Il PKK. Partiya
Karkeren Kurdistan.
Scheda
a cura di Maurizio Attanasi. Aprile 2003.
Nel 1978 nella borgata kurda di Fis, presso Lice, Abdulah Ocalan e altri compagni danno vita al PKK, il partito dei lavoratori kurdi. La scelta del nome è già rivoluzionaria. La legge turca, infatti, non ammette formazioni politiche o movimenti culturali che indichino nel loro nome il sostantivo o laggettivo legato ad una questione da sempre negata da Ankara. Fra il 20 e il 25 agosto del 1982 si tiene il II congresso del partito, che delibera di ritornare in patria e iniziare la lotta armata. Nello stesso anno viene realizzato in Libano un campo di addestramento politico e militare con laiuto e il sostegno del Fronte Democratico per Liberazione della Palestina.
Lazione armata contro il regime turco inizia il 15 agosto del 1984 a Eriche Semini. Nel 1985 il PKK contribuisce a fondare lERNK (fronte di liberazione del Kurdistan) che si pone lobiettivo dellindipendenza del Kurdistan, attraverso la liberazione del suolo kurdo dagli invasori turchi. In risposta a queste azioni il governo turco istituisce tra l'altro la figura del "protettore del villaggio", figura già presente nel Kurdistan iracheno. In pratica, vengono assoldati dal regime di Ankara persone dello stesso contesto in cui il movimento di lotta si sviluppa per opporli ai militanti del PKK e ai civili che li appoggiano. Il "protettore" organizza delle milizie che vengono pagate dal governo di Ankara e usate per i lavori sporchi e che possono far arrestare civili anche estranei alle attività del PKK.
Nel 1991 al termine della Guerra del Golfo il governo di Ankara da una parte revoca il diritto di pubblicare libri e giornali kurdi, dallaltra considera tutte le forze politiche kurde emanazione del PKK e quindi organizzazioni terroristiche da perseguire. Si verificano una serie di omicidi di esponenti kurdi, compreso Vedat Aydin: i suoi funerali saranno seguititi da circa centomila persone (sulle quali lesercito turco apre il fuoco).
Nel 1992 il PKK annuncia la formazione di un governo di guerra e di un'assemblea nel territorio kurdo occupato. Nello stesso anno la Turchia sigla un accordo con la Siria in base al quale ottiene la chiusura delle basi del PKK presenti nel territorio di Damasco. Questa operazione si svolge contestualmente alla distruzione di trecento villaggi turchi, con migliaia di morti e cittadini Kurdi arrestati.
Lanno successivo vede il PKK dichiarare un cessate il fuoco unilaterale con la proposta (ignorata dal governo turco) del suo leader Ocalan della creazione di una federazione turco-kurda. Successivamente prende forma una protesta nelle carceri da parte non solo dei detenuti Kurdi, ma da parte di tutti i detenuti politici sulla questione del rispetto dei diritti civili. Lo sciopero della fame "fino alla morte", proclamato in quell'occasione, ha visto 12 militanti del PKK morti nel carcere bunker di Erzurum.
Il
1998 è lanno caratterizzato dalla vicenda Ocalan, con il relativo
cessate il fuoco, proclamato ancora una volta unilateralmente dal PKK.
Abdulah
Ocalan, fondatore e leader indiscusso del partito, viveva da alcuni anni fuori
dai confini del kurdistan turco, decide con laiuto di alcuni parlamentari
italiani di recarsi in Italia per sollevare a livello internazionale il problema
kurdo da decenni negato dallo stato turco e ignorato dalla comunità
internazionale. Ocalan
arriva a Roma a pochi giorni dalla formazione del governo di centrosinistra
presieduto da D'Alema, alla fine del 1998. Scoppia
il caso: il governo italiano non vuole lospite indesiderato per non
irritare i turchi e lalleato americano; la magistratura tedesca, che
aveva emesso un ordine di cattura internazionale, tarda a chiedere lestradizione
e lo stato turco brama di poter mettere le mani su uno storico nemico. Il
governo italiano invia il proprio ministro degli esteri in giro per le capitali
europee per chiedere che altri si facciano carico di un leader cosi scomodo;
la Germania dopo aver emesso un mandato di cattura internazionale rinuncerà
a chiederne lestradizione per motivi di ordine sociale interno, come
affermerà il cancelliere tedesco, avendo al proprio interno una forte
comunità turca e la più grande realtà kurda dEuropa;
la Turchia è pronta a comminare la pena di morte ad Apo (come viene
chiamato Ocalan dai militanti del PKK). Ocalan
sarà indotto ad abbandonare lItalia nel gennaio del 1999 dopo
aver richiesto lasilo politico (gli verrà concesso una volta
rinchiuso nelle carceri turche) e dopo aver sperato inutilmente con il suo
arrivo in Italia di far aprire gli occhi alla "comunità internazionale",
anche con un processo internazionale a suo carico, certo da non svolgersi
in Turchia. Dopo
aver peregrinato in vari stati europei che gli rifiutano la permanenza, Ocalan
riesce a raggiungere il Kenya, ma i servizi segreti di quel Paese in collaborazione
con Turchia e Stati Uniti fanno sì che venga arrestato ed estradato. Il
processo che segue lo vede condannato a morte. La corte europea di Strasburgo
lha definita inaccettabile perché la corte giudicante era formata
in gran parte da militari; associazioni non governative che si battono per
i diritti civili hanno sottolineato come il processo si sia basato su confessioni
"rese" in carcere, senza possibilità di contro-interrogare
i testimoni. La sentenza di morte sarà poi commutata in a carcere a
vita, soprattutto su pressione dell'Unione Europea che vorrebbe adeguare Ankara
agli "standard" continentali. Durante
il soggiorno Italiano Ocalan aveva anticipato un cambio di rotta per il partito;
cambio di rotta confermato dallVIII congresso straordinario del partito,
nellaprile del 2002. I 285 delegati accettano le indicazioni di Ocalan:
il nuovo obiettivo è la 2soluzione democratica e pacifica della questione
kurda". Il PKK abbandona la lotta armata, fa autocritica su alcuni episodi
della sua storia e procede alla riorganizzazione della propria struttura.
Il PKK cessa formalmente le sue attività e la sua eredità viene
assunta dal KADEK (Congresso della libertà e della democrazia del Kurdistan
Kongreya Azadi u Demokrasiya Kurdistan). Il congresso si rivolge alla
Turchia, invitandola a una nuova fase dei rapporti tra i due soggetti; a tal
fine la Turchia deve compiere passi minimi come labolizione della pena
di morte e il riconoscimento di alcuni diritti minimi per il popolo kurdo
(come ad esempio luso della lingua), e chiede inoltre labolizione
della figura del "protettore del villaggio". Ocalan viene nominato
presidente per acclamazione. La
decisione di abbandonare la lotta armata non viene accettata da tutti i membri;
alcuni dissidenti iniziano a firmare le proprie azioni con la sigla "Fronte
Combattente del PKK". Sempre nel 2002 il PKK viene inserito nella lista
nera redatta dalla CIA dei movimenti terroristici; passo che viene seguito
subito dopo anche dall'Unione Europea.