Il Primo maggio: storia di una ricorrenza
Il
1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori,
senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i
propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione.
"Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola
d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento
sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada
a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto,
in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di
lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.
Le
origini La decisione Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul
1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886,
una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel
sangue. Il 1 Maggio 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa, ma
in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono
le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo
in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi
e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali
americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la
polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per
protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta
fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre
la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio,
fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine
si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia
sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime.
Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali
e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui
dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte
otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione
all'attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne
trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l'11
novembre 1887. Il ricordo dei "martiri di Chicago" era diventato
simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata:
il 1 Maggio. "Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli
il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli
operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro
per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità,
di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare
la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è
dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari,
allertano gli apparati repressivi. Tra Ottocento e Novecento Il Ventennio fascista Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori
di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
Dal congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima
Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una
proposta concreta: "otto ore come limite legale dell'attività
lavorativa".
A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono
soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell'Illinois,
nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa
di otto ore, ma con limitazioni tali da impedirne l'estesa ed effettiva applicazione.
L'entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1 Maggio 1867 e per
quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione. Diecimila
lavoratori diedero vita al più grande corteo mai visto per le strade
della città americana.
Nell'ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions
indicò nel 1 Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli
operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore
al giorno.
Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea
è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni
nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita,
in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello
stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di
ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto
le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori
intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa
conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene
tappati in casa, di fare provviste, perchè non si sa quali gravi sconvolgimenti
potranno accadere.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche
misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per
la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.
In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior
numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione
alla giornata festiva.
Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza
di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista
e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta
un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura
i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo,
quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del
movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà
internazionale di classe.
Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa,
un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta
dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più
collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.
In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno
registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio
significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro,
ci vanno vestiti a festa.
In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno
registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio
significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro,
ci vanno vestiti a festa.
"La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola
- ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti
e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti
socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich
Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come
un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi
ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione
unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo.
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce
la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in
avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".
Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il
movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore
consapevolezza.
L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto
ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti.
La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le
manifestazioni di fine Ottocento.
Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per
il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo
a Milano.
Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione
del suffragio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro
la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.
Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa,
di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ?
Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1
maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una
e dell'altra caratterizzazione.
Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle",
ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda
delle circostanze più lotta o più festa.
Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare
il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori,
anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro,
si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.
Appena due anni dopo il 1 maggio 1947 è segnato dalla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i
lavoratori che assistono al comizio.
Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di
lì a poco, porterà alla scissione sindacale.
Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto
che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire
la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali
forme di celebrazione del 1 maggio.
tratto da http://www.romacivica.net/anpiroma/larepubblica/repubblica11.htm#anchor341462