Per i 150 anni. Emigranti!
Ora che
siamo noi a ricevere poveri che scappano dalla miseria e dalla guerra e iniziamo
a scoprirci razzisti, ci affanniamo a spiegare che i nostri emigranti erano
diversi da quelli di oggi ( Di
Maurizio Attanasi). Reds - Giugno 2011.
Li raccontano vincenti, onesti e sempre benvoluti, rispettati dagli abitanti
delle nazioni dove andavano a lavorare. La realtà è stata un
po’ diversa !!!
Sono stati quasi trenta milioni, cifra ovviamente calcolata per difetto, non
essendo possibile conteggiare gli emigrati irregolari quelli che non volevano
e non potevano farsi vedere dall’autorità.
L’emigrazione in Italia è iniziata prima dell’unità;
successivamente al 1870 è possibile, per grandi linee, individuare
tre tappe.
La prima dall’unità fino al novecento (gli emigranti partivano
dalle regioni del nord Veneto e Piemonte in testa); la seconda dal novecento
alla prima guerra mondiale, detta "grande emigrazione", ha ancora
in larga parte come meta i paesi extraeuropei con, questa volta, prevalenza
di emigranti dalle regioni meridionali; la terza è tra le due guerre,
ed è il momento storico in cui i flussi migratori sono estremamente
ridotti (per diverse ragioni: la politica fascista contraria per motivi di
prestigio a lasciar partire gli italiani, le politiche restrittive all’immigrazioni
da parte degli stati esteri - in primis degli usa- e, infine, la grande crisi
del 29).
L’ultima fase è quella che va dalla fine del secondo conflitto
mondiale fino agli anni settanta: nuova grande ondata con milioni di italiani
che lasciano il paese sia verso le mete extraeuropee sia verso le altre nazioni
del nostro continente; ma forte è anche l’ondata migratoria che
dal sud Italia si dirige verso il nord, soprattutto verso il triangolo industriale.
Migranti italiani che erano costretti a vendere tutto per acquistare un biglietto,
verso un sogno che spesso si rivelava una truffa. Tantissimi sono stati i
casi di uomini e donne che dopo aver venduto i pochi averi ed aver affrontato
un lungo e fortunoso viaggio per raggiungere il porto per l’imbarco
(Genova, Napoli o Palermo) scoprivano di non aver avuto nessun biglietto e
nessun viaggio da affrontare.
Oppure venivano imbarcati su nave dirette verso destinazioni diverse da quelle
che gli agenti che percorrevano in lungo e largo l’Italia del 1800,
avevano promesso loro; veri incantatori e affabulatori che, al soldo delle
agenzie di navigazione, raccontavano di terre promesse e facili ricchezze
in paradisi terrestri.
Poi accadeva che gli sfortunati, dopo la traversata oceanica, venivano sbarcati
ad esempio in America centrale invece che negli Stati Uniti, oppure, arrivati
nella terra promessa, scoprivano che l’isolotto sperduto nell’Australia
non solo era una terra arida, ma infestata da cannibali!!!
Migranti italiani che attraversavano illegalmente la frontiera con la Francia
o la Svizzera, spesso con abbigliamento inadatto per quelle altezze e che,
quindi, spesso finivano per morire di stenti e di freddo, mentre cercavano
di ricongiungersi a familiari a parenti (celebre la donna siciliana rappresentata
dalla domenica del corriere sorpresa da una bufera di neve mentre con i figli
cercava di raggiungere il marito!).
Nella relazione Iacini alla camera nel 1922 si affermava che “alla frontiera
del Col di Tenda ogni notte decine e decine di operai, per non dire centinaia,
passano clandestinamente (…) Il numero di questi immigrati clandestini
in Francia è tale che le autorità consolari sono obbligate a
considerare il clandestino alla stessa stregua di colui che ha le carte in
regola.”
Il viaggio, poi, rappresentava una vera odissea: quando riuscivano a salire
sulle navi evitando truffe, malattie e lunghi soggiorni nei porti di imbarco
(tra furti e violenze) si trovavano ad essere alloggiati in vere e proprie
carrette del mare.
Gli armatori a metà ottocento capirono che l’emigrazione era
un business. Crearono una rete di agenti e sub agenti che andavano in giro
ad “attirare” la gente, trasportavano gli emigranti in navi merci
adattate alla meglio per ospitare uomini; crearono anche un gruppo di uomini
incaricati di gestire le rimesse che dall’estero venivano inviate in
patria.
Erano trattati come bestie nelle navi: ospitati in locali indecenti, il cibo
era scarso e di cattiva qualità, il personale di bordo insufficiente,
così come i mezzi di emergenza (scialuppe di salvataggio) in caso di
naufragio.
Spesso alloggiati nelle stanze vicino alle caldaie, vivevano in una promiscuità
e in condizioni igieniche tali da far spesso scoppiare epidemie a bordo durante
il viaggio.
I decessi erano sempre numerosi e colpivano, solitamente, i soggetti più
deboli: bambini, anziani e donne. Non erano rari, poi, i naufragi!
A volte per imperizia dei marinai, a volte per le condizioni dei battelli
e delle navi, a volte per la bramosia di rispettare i tempi di navigazione,
non tenendo conto delle condizioni atmosferiche.
Quando poi succedevano le tragedie, i superstiti riferivano di equipaggi incapaci
di gestire la tragedia, di inadeguatezza dei mezzi per salvarsi , di tristi
episodi di egoismo.
“ Abbiamo sentito un urto violento contro lo scoglio, poi uno scricchiolio
prolungato e alla fine un colpo violento come una cannonata (…) Siamo
d’un colpo piombati in acqua. Io venni quasi subito gettato da una forte
ondata contro la nave cosi che potei attaccarmi a una corda e arrampicarmi
su per le vele (…) Gino era colla testa fuori dall’acqua e gli
gridai: “Gino, salvati !” “Si papà” mi rispose
il piccino, ed un flutto d’acqua lo portò lontano dai miei occhi”;
cosi in una lettera a “Il berico” un sopravvissuto, Felice Serafini.
L’arrivo era spesso sinonimo di ostilità: negli Usa, non furono
pochi i casi di linciaggio. In pieno clima di segregazione razziale un processo
assolse un cittadino americano di colore perché fu riconosciuto innocente
e di non aver violato la legge che impediva i matrimoni tra la razza bianca
e quella negra, perché la donna con cui aveva rapporti sessuali era
una italiana di origine siciliane.
Ostilità in Francia dove nell’ottocento si verifica un terribile
eccidio.
Quando nell’agosto si apriva la stagione del sale c’era una fortissima
tensione tra gli abitanti francesi egli stagionali italiani.
Il sale era l’unica
ricchezza. Era l’oro. Da estrarre nelle saline di Peccais o di Fangose
a prezzo di spaventose fatiche.
Un pretestuoso motivo scatenò una rissa con il ferimento di un francese;
nel pomeriggio dello stesso giorno è un gruppo di italiani che attaccano
una baracca abitata da stagionali francesi, sempre per motivi futili.
Mentre i gendarmi intervenivano per sedare i tafferugli, i francesi si spargevano
per le cittadine accanto gridando che gli italiani avevano ammazzato degli
operai francesi alle saline.
Una folla inferocita sempre più numerosa, pestò a sangue tutti
gli italiani che trovava; in particolare ne assediò una sessantina
in un panificio. Il prefetto decide l’espulsione degli italiani.
Una marcia di pochi chilometri. Ma fu una rotta. Spaventosa. Sotto un sole
cocente. Con centinaia di francesi che urlavano e colpivano da tutte le parti
con forche e bastoni, pietre e pallottole.
Una decina di italiani caddero nel canale; i gendarmi fecero affrettare il
passo alla colonna abbandonando, forzatamente, i caduti.
Fu a questo punto che si scatenò la rabbia.
Dell’eccidio non abbiamo neppure un numero ufficiale dei morti!
Lavoratori italiani che erano malvisti da tutti: dalla forza lavoro locale
erano guardati con diffidenza perché spesso pur di lavorare e di portare
a casa qualche soldino erano disposti ad accettare i peggiori lavori e i salari
più bassi, inoltre, non erano propensi allo sciopero: erano crumiri!
Per il padrone,invece, erano una riserva da utilizzare per tenere sulla corda
i lavoratori locali, ma spesso erano considerati dei sovversivi, delle teste
calde visto che quelli che venivano dall’Italia erano considerati quasi
tutti socialisti e anarchici!
Lavoratori che andavano a fare il lavapiatti negli Usa, il contadino in sud
America, il muratore in Svizzera, il minatore in Belgio.
Ne morirono tanti di italiani nelle minerarie belghe.
Come quelle decine nel più triste e tragico episodio a Martinelle,
dove a morire furono anche giovani ragazzini.
Lo stato italiano secondo un accordo con il Regno del Belgio avrebbe importato
dal Belgio una quota di carbone in proporzione alla produzione mensile dei
migranti italiani.
Gli italiani morti nelle miniere belghe dal 1946 al 1965 saranno 867.
Migranti italiani che vivevano in dieci, quindici in un appartamento o facendo
i turni per dormire in tre nello stesso letto.
I migranti italiani erano quelli che coloravano con le loro usanze, i loro
“profumi” le città in cui andavano a vivere.
Erano accusati di essere mafiosi, criminali, violenti , di “vendere”
i propri figli per quattro soldi. Di usare lo stesso coltello per tagliare
il pane e la gola del proprio nemico.
Tanto da far scrivere nel “reports of immigration commission”
del 1911 negli Stati Uniti : “Noi protestiamo contro l’ingresso
nel nostro paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli standard
di vita americani e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza
inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità
e civiltà americana”.
Migranti italiani che non trovavano casa perché puzzavano, perché
avevano bambini rumorosi o perché avevano usanze diverse.
A proposito dei bambini di questi nostri migranti, qualcuno ha parlato di
migliaia di Anna Frank, perché venivano introdotti clandestinamente
in svizzera , dove una legge della Confederazione Elvetica vietava di far
ricongiungere i nuclei familiari e vivevano chiusi nelle umili stanzette attenti
a non farsi vedere e sentire da vicini ostili e dalle autorità pronte
a rimpatriarli.
Migranti italiani che non riuscivano a superare il test per l’ingresso
negli Stati Uniti perché erano analfabeti, o che come in Australia
in base ad una legge del 1901, erano divisi da parenti e amici perché
gruppi troppo estesi di immigrati rendevano difficile l’apprendimento
delle lingua e poteva intaccare la razza locale.
Migranti italiani che lo Stato Italiano ignorava!
Leggi per la loro tutela nei viaggi della speranza vengono promulgate solo
nel 1901, ma le pur blande norme vengono disattese con l'incuria complice
delle autorità.
Uno stato italiano completamente assente nella tutela dei propri connazionali
all’estero, anche quando erano oggetto di linciaggi o attacchi da cittadini
della nazione in cui avevano deciso di andare a vivere.
Migranti, ieri come oggi !
Ieri come oggi sfruttati come bestie!
Ieri come oggi a fare lavori umili e a subire atteggiamenti umilianti !
Ieri italiani, oggi marocchini, pakistani, cinesi !