Per i 150 anni. Portella della Ginestra
La festa dei lavoratori trasformata in eccidio. La prima strage dell'Italia
repubblicana. Uno dei tanti misteri del nostro paese. "il
1 maggio 1947, qui celebrando la festa del lavoro e la vittoria del 20 aprile
su uomini donne e bambini di Piana, s Cipirello , s Giuseppe si abbatte il
piombo della mafia e degli agrari per stroncare la lotta dei contadini contro
il feudo” (frase incisa su una pietra nel luogo che commemora
la strage)(
Di
Maurizio Attanasi). Reds - Novembre 2011.
In Sicilia nel dopoguerra le cose stavano cambiando veramente.
L'isola era piena di truppe alleate che l'avevano liberata con l'aiuto dei
boss della mafia; e in quei mesi, tanti di quei boss si vedevano in giro
nelle strade di Palermo o Catania.
Amministrazioni provvisorie erano state nominate dagli Usa appoggiandosi
a uomini d'onore.
Non mancavano inoltre molti ex fascisti, pronti a rifarsi una verginità
e a cambiare campo, con l'unico obiettivo di difendere i propri interessi.
I latifondisti che ieri avevano scelto di appoggiare il regime fascista,
oggi si scoprivano monarchici e filo americani, pronti nuovamente a combattere
e ad appoggiare chiunque, pur di non vedere intaccare i propri privilegi
e interessi.
In Sicilia, al referendum del 46 il no alla repubblica è stato prevalente.
E' in questo contesto che nasce e si sviluppa il fenomeno del separatismo,
ossia il progetto politico militare mirante a separare la Sicilia dal resto
dell'Italia, per farne uno stato indipendente, secondo alcuni uno stato
federato agli Usa.
Il progetto non va in porto e la concessione di un ampia autonomia all'isola
fa cambiare strategia a molti separatisti.
Il governo nazionale del Cnl formato da tutti i partiti antifascisti procede
ad emanare norme che favoriscono l'occupazione delle terre incolte e dei
grandi latifondi non coltivati adeguatamente: sono i provvedimenti emanati
dal ministro comunista all’agricoltura Gullo.
I comunisti al governo, il re che va in esilio in Portogallo, i contadini
che occupano la terra; la situazione in Sicilia non appare essere più
tollerabile per i ceti privilegiati che fino ad allora avevano detenuto
il potere reale e il controllo sul tessuto sociale. L'esplosione di una
reazione appare sempre più inevitabileile.
In questo contesto gioca un ruolo importante il cambiamento che si produce
a livello internazionale; l'unità antifascista si sfalda sotto il
nuovo modello egemonico mondiale, vale a dire il mondo, delineato da Yalta,
diviso in due blocchi contrapposti.
In questo schema l'Italia è collocata nel blocco occidentale, anche
se ha una anomalia che condizionerà non poco la sua storia : ha il
più grande partito comunista dell'occidente capitalista!
L'Italia deve comunque rientrare nei ranghi e quindi, complice la comune
volontà dei democristiani italiani e dei governanti americani e un
congruo assegno per la ricostruzione, Alcide De Gasperi mette fine all'esperienza
unitaria antifascista.
Nel 47 de Gasperi, incassati i soldi degli Stati Uniti e recependone le
direttive, forma un nuovo governo senza la presenza di socialisti e comunisti.
Ma in Sicilia, le prime elezioni per l’assemblea regionale siciliana
(ARS) vedono la vittoria del Blocco del Popolo, l'alleanza che univa socialisti
e comunisti.
Le forze di sinistra si trovano così ad essere la forza di maggioranza
relativa dell'isola.
Il quadro che si delinea quindi alla vigilia degli avvenimenti del 1 maggio
del 1947 è quanto mai chiaro:
- nel mondo si assiste ormai ad una netta divisione del mondo in due blocchi;
- gli usa adottano una linea ferocemente anticomunista;
- la dc , dopo gli anni di collaborazione con tutte le forze antifasciste
adotta anch'essa una politica anticomunista;
- la chiesa guidata dal principe Pio XII è anch'essa fortemente conservatrice
e avverserà il comunismo e i comunisti in tute le forme (scomunica
ai comunisti del dicembre del 1946!).
Date queste circostanze è chiaro che in Sicilia, terra di grandi
forze reazionarie, la scelta anticomunista fa subito presa e coaugala il
coarcevo di forze presenti (agrari, monarchici, ex indipendentisti, ex fascisti,
mafiosi siciliani, mafiosi italo americani giunti al seguito delle forze
alleate, forze di occupazione statunitensi).
Portella della Ginestra 1 maggio 1947: Festa del lavoro.
Una tradizione secolare, interrotta dal fascismo, vuole che i lavoratori
si trovino nella località detta della Ginestra a festeggiare la loro
ricorrenza, trovandosi presso quello che viene chiamato il sasso di Barbano,
dal nome del socialista che nell'ottocento arringava la folla per parlare
di diritti dei lavoratori, di terra, di lotta all'ignoranza. Anche i fasci
siciliani celebravano qui la loro giornata sul finire del secolo diciannovesimo.
E' una festa di paese, una sagra.
Ci arrivano intere famiglie, mamme con in braccio i bambini, anziani con
figli al seguito.
Si trovano in tanti , con le bandiere rosse ma anche con i tricolori repubblicani
senza più l'inviso stemma sabaudo.
Si ritrovano fin dalla prima mattinata, si ascolta il comizio e poi si mangia
insieme all'aperto. Alla sera si ritornerà nei paesi, felici per
la giornata di festa trascorsa insieme.
E’ ancora un'Italia semplice quella del 47, un’Italia che si
accontenta di poco, del poco cibo che c'è in giro e di stare insieme
a festeggiare una ricorrenza, che per decenni il regime ha vietato di celebrare.
Attendevano come oratore il senatore Girolamo Li Causi, ma non arriverà.
Il comizio inizia poco dopo le dieci.
Poi si sentono delle esplosioni. Qualcuno pensa siano i botti della festa,
ma ben presto si capisce che la realtà è diversa.
Stanno sparando, stanno sparando contro i contadini, contro i loro familiari,
contro chi festeggia la festa dei lavoratori.
E’ una strage !
11 morti e 27 feriti (ma i feriti sono di più perché alcuni
non si sono fatti medicare negli ospedali).
Tra i morti ci sono anche due bambini.
A decenni di distanza, nelle parole di chi c’era quel giorno a Portella
emerge il dolore, la rabbia la disperazione.
Dolore, rabbia e disperazione che colpisce tutti quegli italiani che vedono
Portella della Ginestra annoverarsi tra quegli episodi non chiari e mai
chiariti che costellano tutta la nostra storia repubblicana.
Lo Stato troverà subito e condannerà quasi tutti i colpevoli;
molti moriranno in circostanze strane; ma non troverà mai i mandanti.
L’esecutore materiale è subito individuato: si tratta di Salvatore
Giuliano; un bandito, come si diceva all’epoca.
Lo hanno visto e riconosciuto dei cacciatori che la banda di Giuliano sequestra
nella mattina di quel giorno e che libera dopo la strage.
Salvatore Giuliano è un personaggio noto alle forze dell’ordine.
Prima semplice assassino, poi a capo di una banda che si muove liberamente
nella sua Castelvetrano; Giuliano viene assoldato dai separatisti e diventa
una figura di primo piano dell’Evis (esercito volontario per l’indipendenza
della Sicilia).
Quando poi i suoi padrini politici abbandonano la causa del separatismo,
Giuliano viene arruolato ed è un soldato fedele della nuova causa
anticomunista che come già detto, in Sicilia e non solo, aveva tanti
sostenitori.
Ed è proprio per combattere questa battaglia che va a Portella della
Ginestra.
Secondo alcuni Giuliano vuole punire i comunisti che con la loro azione
e le loro promesse di terra ai contadini gli stanno togliendo il consenso;
i comunisti, sostiene Giuliano, invitano i contadini a denunciare alle autorità
facendo perdere appoggio e sostegno.
Altri ritengono che a Giuliano venne dato l’ordine di eliminare l’oratore
e il gruppo dirigente comunista e socialista che sarebbe intervenuto alla
manifestazione, ignaro di quale fosse l’obbiettivo vero dell’azione.
Ma dopo il 1 maggio tanti sono i misteri, le omissioni, le incongruenze,
i segreti.
Innanzitutto le indagini. Si indirizzano subito verso la banda di Giuliano,
ma i carabinieri che le conducono fanno incredibili errori nella rilevazioni
dei bossoli, nei controlli della scena del crimine; non vengono eseguite
le autopsie sui cadaveri, le diverse “caserme” coinvolte non
comunicano tra di loro né con i magistrati.
Il 2 maggio Mario Scelba, siciliano, ministro degli interni riferisce all’assemblea
costituente sull’episodio. Scelba arriva ad un vergognoso paradosso:
attribuisce la strage alla criminalità comune (leggi il banditismo)
ma nega il riferimento politico, perché quella manifestazione non
è ascrivibile a nessuno.
L’incriminazione è comunque fatta e il processo si celebra
a Viterbo dal 1950 al 1952.
Ma sono tanti i membri della banda che non arriveranno al processo.
Nel giugno del 1947 vengono uccisi i due fratelli Pianello e Salvatore Ferreri.
Secondo la versione ufficiale, i due fratelli vennero uccisi da una pattuglia
dei carabinieri guidati dal capitano Giallombardo. Secondo la versione ufficiale
Ferreri, confidente della polizia viene catturato vivo, ma poi morirà
poco dopo ucciso dal capitano Giallombardo costretto a difendersi da un’aggressione
del bandito.
Il 5 luglio del 1950 muore Salvatore Giuliano.
E la morte di Giuliano rappresenta un altro mistero; i carabinieri sostengono
che il bandito sia stato ucciso durante un conflitto a fuoco. Le incongruenze
sono tante e alla fine Pisciotta rivendicherà l’omicidio compiuto
nella casa dell’avvocato Giuffrida.
Il processo termina nel 52.
Verrà condannato Giuliano e parte della sua banda. Altri appartenenti
non verranno condannati perché viene riconosciuto che agirono sotto
la minaccia di un pericolo maggiore.
Pisciotta è disperato. Paga lui e i picciotti per tutti mentre i
mandati, cui ha fatto spesso riferimento, sono liberi e non hanno mantenuto
neppure i patti stretti prima con Giuliano e poi con lui.
Promette di fare i nomi nelle successive sedi giudiziarie: il processo per
l’assassinio dei Giuliano e l’appello per Portella della Ginestra.
Ma la promessa non verrà mantenuta; gli sarà impedito: verrà
ucciso il 9 febbraio del 54 nel carcere dell’Ucciardone di Palermo
con un caffè alla stricchinina.
Che ci fosse anche la complicità della mafia nell’azione di
Portella, è dimostrata da diverse testimonianze che riportarono frasi
di uomini affiliati a cosa nostra che rivolsero a chi si dirigeva verso
Portella della ginestra: “andrete cantando, tornerete piangendo; portatevi
dietro quello che occorre per la medicazione!”
Nell’ottobre del 1951 Giuseppe Montalbano, ex sottosegretario, deputato
regionale e dirigente comunista, presentava denuncia al procuratore generale
di Palermo, contro dirigenti monarchici come mandanti.
Il tribunale decideva per l’archivazione!!!
Negli anni successivi, si avranno altre morti sospette, di personaggi legati
alle tragiche vicende di Portella.
La verità su questa strage sta venendo fuori pezzo per pezzo, man
mano che vengono desecretati documenti e fino a quando ci saranno uomini
e donne disposti a lottare per la verità.
Portella della Ginestra rimane purtroppo una pagina nerissima della nostra
storia, che però sarà replicata più e più volte.
Servizi segreti italiani e stranieri, depistagli, collusioni con la malavita,
morti di innocenti senza mai giustizia.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
P. Baroni-P.Benvenuti, Segreti di Stato, Fandango , 2003
Giuseppe Cassarrubea, Storia Segreta della Sicilia, Bompiani 2005
Nicola Tranfaglia, Mafia,politica e affari, Laterza 2001
Carlo Lucarelli, Misteri d’Italia
FILMOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Salvatore Giuliano di Francesco Rosi;
Segreti di Stato di Paolo Benvenuti;
Storia d’Italia di Giovanni Minoli dvd 15, 16;