"Esiste il pericolo di una guerra civile".
Un dirigente della Confederazione Nazionale degli Indios dell'Ecuador (Conaie), Antonio Vargas, spiega le differenze e le somiglianze tra il movimento indio ecuadoriano e lo zapatismo. Analizza la situazione politica e sociale e l'agendadi dialogo con il governo, la dollarizzazione e il Plan Colombia. Giugno 2001.


Un dirigente della poderosa Confederazione Nazionale degli Indios dell'Ecuador (Conaie), Antonio Vargas, spiega le differenze e le somiglianze tra il movimento indio ecuadoriano e lo zapatismo. Analizza la situazione politica e sociale e l'agenda di dialogo con il governo, la dollarizzazione e il Plan Colombia.

Intervista di Mercedes Lopez.

Quali sono le differenze e le somiglianze tra la Conaie e il movimento zapatista?
I problemi sociali ed economici sono gli stessi. La differenza è il modo in cui ciascuno opera in accordo con la situazione geografica in cui si trova; per questo le lotte sono state diverse. Gli zapatisti fanno la lotta solo in uno stato (Chiapas) e non a livello nazionale. Forse per il fatto che l'Ecuador è un paese molto piccolo, noi controlliamo quasi tutte le zone del paese dove esiste il problema indio. Allo stesso modo, noi e gli zapatisti condividiamo le richieste sulla questione della povertà degli indios.
Gli zapatisti sono arrivati dopo una lunga marcia a Città del Messico; che cosa volete ottenere voi con i blocchi delle strade?
Abbiamo fatto varie sollevazioni e l'ultima è stata la più dura. Esiste il pericolo di una guerra civile se il governo ed i politici non cambiano il loro atteggiamento. Può accadere che una nuova sollevazione sbocchi in una esplosione sociale o addirittura in una guerra civile. Inoltre, con il Plan Colombia ed i problemi sociali che stiamo soffrendo, si radicalizzano i grandi temi che da tanto tempo non sono stati risolti. Noi qui stiamo cominciando un dialogo e speriamo che funzioni.

Quali sono i temi principali dell'agenda per il dialogo formale con il governo?
I problemi più urgenti sono l'indennizzo per i feriti e per i morti, invertire l'aumento delle tariffe e la realizzazione dell'accordo sulle provviste: questi ed altri accordi che ancora non abbiamo firmato. Gli argomenti a lungo termine sono il debito estero, il Plan Colombia, l'emigrazione; infine, chiediamo cambiamenti nella politica economica e sociale.

A che cosa vi opponete del Plan Colombia?
Noi ci siamo opposti sin dall'inizio, ma purtroppo l'Ecuador già si trova dentro il Plan Colombia. Noi pensiamo che si potrà creare una situazione come quella occorsa in Africa e in Vietnam, perché è un problema a lungo termine e potrebbe generare una Terza Guerra Mondiale. Ciò significa che non è solo un problema dell'Ecuador, ma che compromette tutta l'America del Sud.

Perché volete dialogare con il governo nella sede delle Nazioni Unite? Sarebbe come essere riconosciuti dall'ONU come parte belligerante?
Molti colloqui che abbiamo realizzato nella sede del governo non sono stati fruttiferi. Questo ci indica che dobbiamo avere una specie di testimone, per questo vogliamo che l'ONU partecipi al dialogo, per ottenere cose effettive. In questo modo, potremo verificare se si realizzeranno gli accordi che raggiungeremo.

C'è un certo livello di appoggio alla Conaie da parte dei gradi intermedi dell'esercito?
Non da parte dell'esercito. L'85 per cento della popolazione ecuadoriana appoggia la causa india.
Mi riferisco, per esempio, al caso del colonnello Lucio Gutierrez, che all'inizio dell'anno scorso comandò l'assalto alle sedi dei tre poteri dello Stato, alcune ore prima del colpo di stato.

Con Lucio e con la sua politica non abbiamo nulla a che vedere, abbiamo però l'appoggio di alcuni colonnelli dissidenti.
Qual è la vostra posizione sulla dollarizzazione?

Siamo sempre stati contro, in primo luogo perché difendiamo la sovranità monetaria, secondo perché ogni anno andremo a pagare 500 milioni di dollari a causa della sovranità monetaria, ed inoltre perché con la dollarizzazione qui in Ecuador l'inflazione non si è ridotta, al contrario, i beni sono aumentati. Non si è guadagnato nulla con la dollarizzazione.

In che cosa consiste la riforma tributaria e la legge di sicurezza sociale che propone la Conaie?
Riguardo alla riforma tributaria, non siamo d'accordo con l'aumento dell'IVA del 15 per cento, e un paese dollarizzato deve avere la tendenza ad abbassarla, per esempio fino ad un 6 o 7 per cento. E' ciò che conosciamo dei paesi dollarizzati come l'Argentina, ma qui non succede la stessa cosa. Allo stesso modo chiediamo che le dogane siano controllate da servizi interni e non dagli imprenditori. In quanto alla sicurezza sociale, chiediamo garanzie affinché non includa solo un gruppo privilegiato ma la maggioranza della popolazione.

Come ritiene che sarà la risposta del governo?
Non sono pessimista, spero che ci siano dei risultati, ma non voglio anticipare nulla, il destino ce lo dirà.