Ecuador: il cancro del petrolio.
I disastri ambientali e le malattie derivate ai popoli indios della regione equatoriana dallo sfruttamento petrolifero delle compagnie multinazionali. Di Kintto Lucas (IPS), Traduzione di Giona di Giacomi. Maggio 2002.


Un'alta incidenza di cancro si manifesta tra le comunità situate nelle aree petrolifere dell'Amazzonia dell'Ecuador, e il rischio di contrarre la malattia è lì tre volte superiore ad altre parti del paese, come risulta da una ricerca medica.
Lo studio è stato realizzato tra il 1999 e il 2001 da una equipe diretta da Miguel San Sebastian e Anna-Karin Hurtig, dell'Istituto di Epidemiologia e Salute comunitaria Manuel Amunarriz, di Coca, capitale della provincia di Orellana, 220 kilometri ad est di Quito.
I risultati del lavoro scientifico suggeriscono una relazione tra la alta incidenza di cancro e la prossimità dei pozzi petroliferi.
"Si conferma e si ampia un altro rapporto realizzato nel 1999, che registrò una elevata incidenza di cancro nelle comunità indios che abitano in aree prossime alla produzione petrolifera nelle province di Orellana e Sucumbios, nella regione amazzonica prossima alla Colombia", ha affermato San Sebastian. Spiega che vari punti del lavoro appoggiano la possibile relazione di casualità tra produzione petrolifera e malattie cancerogene, come sono l'associazione tra l'esposizione ai componenti chimici del crudo e alcune forme di tale malattia.
La nuova ricerca, che ha avuto il sostegno del Vicariato di Aguarico e della organizzazione internazionale Medicus Mundi, è stata realizzata nelle province amazzoniche di Sucumbios, Orellana, Napo e Pastaza, dove vivono 280.000 indios e contadini. I contadini sono coloni arrivati nella regione negli anni '70 seguendo le strade aperte dallo Stato o dalle compagnie petrolifere.
Uno degli obiettivi della ricerca è stato quello di conoscere l'incidenza dei tumori maligni nell'area amazzonica e la sua distribuzione secondo l'età e il sesso.
"Su questa base, l'idea è stata quella di determinare se vi erano delle differenze tra l'incidenza di cancro tra le popolazioni che vivono nelle zone di sfruttamento petrolifero e quelle che risiedono nelle aree libere da questo sfruttamento", informa Anna-Karig Hurtig.
Le conclusioni sono preoccupanti. Il rischio ammalarsi di cancro alla laringe è lì 30 volte maggiore che in altre zone del paese, e quello alle vie biliari, 18 volte maggiore, quello del fegato e della pelle, 15 volte, e quello dello stomaco, 5 volte.
Lo studio è stato basato sull'analisi dell'acqua dei fiumi e sugli effetti cancerogeni dei componenti del petrolio, inoltre dall'esame delle popolazioni colpite e della ricerca statistica della crescita dell'incidenza del cancro rispetto all'aumento dello sfruttamento negli ultimi 30 anni.
San Sebastian ha attribuito l'incidenza di tumori maligni all'alto inquinamento con elementi tossici che ha presentato la zona studiata negli ultimi 20 anni, ed ha lanciato l'allarme sul rischio di continuare lo sfruttamento del petrolio senza controllo ambientale.
"I fiumi, utilizzati abitualmente dai residenti, sono inquinati con petrolio in una proporzione 200 e 300 volte maggiore al limite consentito per l'acqua consumata dall'uomo", ha sottolineato.
Il rapporto indica che l'inquinamento dell'acqua si produce a causa dell'assorbimento di parte dei 4.000 metri cubi di rifiuti per ogni pozzo perforato, i quali vengono depositati in piscine scavate nella terra. Inoltre, la separazione del petrolio, l'acqua e il gas nello sfruttamento di più di 300 pozzi della zona, espelle altri 16 milioni di litri di rifiuti liquidi al giorno, che vengono riversati senza trattamento nelle piscine. Oltre a ciò nella Amazzonia ecuatoriana si bruciano ogni giorno circa 1.5 metri cubi di gas provenienti dal processo di separazione, senza alcun controllo della temperatura o delle emissioni. A tutto questo si devono sommare le perdite di crudo dei pozzi e dell'oleodotto.
"Il petrolio crudo è una miscela di composti chimici, molti dei quali sono cancerogeni, per cui, se una persona si trova esposta permanentemente ad essi, corre un rischio molto maggiore di prendere il cancro" secondo quanto afferma la dottoressa Hurtig.
I medici hanno preso in considerazione le ricerche realizzate negli USA, Gran Bretagna, Cina e altri paesi, i quali assicurano che prodotti chimici come il benzene, il toluene, lo xilene e gli idrocarburi aromatici polinucleari causano il cancro.
"Il benzene causa leucemia e altri tumori ematologici, il toluene è associato al cancro dell'esofago e del retto e lo xilene sembra vincolato ai tumori del colon e del retto", secondo quanto ha puntualizzato San Sebastian.
Sono stati anche comprovati gli effetti cancerogeni degli idrocarburi aromatici polinucleari sulla pelle, i testicoli, la vescica urinaria e i polmoni.
San Sebastian ha osservato che "l'incidenza di cancro in Amazzonia era minima prima che si iniziasse lo sfruttamento del crudo, per aumentare successivamente all'aumento dell'inquinamento [...]. La salute di questa ed altre popolazioni continuerà ad essere gravemente colpita finché persistono le fonti inquinanti".
Ma la costruzione dell'oleodotto di crudo pesante tra l'Amazzonia e la costa del Pacifico stimolerà l'incremento dello sfruttamento petrolifero in quella regione.
Franco Viteri, del Consiglio di Governo del popolo kichwa di Sarayacu, nella provincia di Pastaza, ha assicurato che negli ultimi mesi sono aumentate le pressioni delle imprese che pretendono sfruttare il petrolio nel loro territori.
Questa terra è l'unica garanzia di vita per i kichwas, che non accetteranno mai la presenza delle compagnie petrolifere, come ha affermato lo stesso Viteri.
"Siamo stati testimoni di come negli ultimi trent'anni l'attività petrolifera ha traslocato la vita di altri popoli fratelli, senza che ciò comportasse alcun beneficio. Il petrolio porta il cancro e l'imposizione di una economia estranea, che distrugge il nostro ambiente".
L'organizzazione ambientalista Accion Ecologica ha indicato che "l'attività petrolifera nell'oriente ecuatoriano sta distruggendo una delle zone di maggior biodiversità del pianeta e minaccia la sopravvivenza di molte comunità indios".
Tuttavia i problemi arrecati dallo sfruttamento del petrolio non sono nuovi in Ecuador. I primi lavoratori che arrivarono nella decade degli anni '30 nell'Amazzonia con la multinazionale Shell introdussero malattie sconosciute nella zona, che provocarono la morte di centinaia di indios huaorani.
L'estrazione del crudo in Amazzonia è stata realizzata tra il 1967 e il 1990 solo dalla compagnia Texaco, per poi essere sostituita dalla compagnia statale Petroecuador e da altre 10 compagnie straniere. Dopo il ritiro della Texaco, diverse popolazioni indios appoggiate da organizzazioni ecologiste hanno avviato negli USA una denuncia contro questa compagnia per danni ecologici e ambientali. I denuncianti dimostrarono che la Texaco non aveva utilizzato tecnologia per la protezione ambientale, come era comune in altri posti, la qual cosa causò danni ai fiumi, alla flora e alla fauna.
Il petrolio dell'Amazzonia ha contribuito in modo decisivo alla casse dello Stato, ma solo il tre per cento del bilancio del governo viene destinato a questa zona, che registra i più alti indici di povertà dell'Ecuador.