Autodeterminazione per Papua Occidentale ora!
Aumentano le truppe di occupazione indonesiana, da
ASIET. Dicembre 2000.


La seguente dichiarazione è stata emessa da Action in Solidarity con Indonesia e Timor Est (ASIET) l'8 novembre in risposta all'incremento delle truppe indonesiane in West Papua.

Action in Solidarity sostiene la richiesta del popolo di West Papua per un libero atto verso l'autodeterminazione nazionale. Da quando gli osservatori dell'ONU hano partecipato al referendum, nell'agosto 1999, a Timor Est nel quale la maggioranza oppressa ha sostenuto l'indipendenza dall'Indonesia, la campagna del popolo di West Papua per avere la stessa opportunità di decidere il proprio futuro è stata intensificata.

Da quando il governo olandese abbandonò il governo coloniale dell'Indonesia tra il 1945-1949, West Papua è rimasta sotto il controllo indonesiano. Sotto gli auspici delle Nazioni Unite, il futuro di West Papua fu rinegoziato nel 1950, ma nessuna consultazione popolare è avvenuta.

Nel 1961 i colonialisti olandesi iniziarono a rafforzare le difese, mentre il 1 dicembre di quell'anno alcuni leaders di West Papua dichiararono l'indipendenza. Nel gennaio 1962 il governo di Sukarno inviò una forza speciale per "liberare" il territorio, che fallì il suo obiettivo. In agosto, come parte dell'Accordo di New York, un'amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite subentrò agli olandesi. Ma il 1 maggio, 1963, sotto la pressione degli Stati Uniti e del governo australiano, l'ONU diede all'Indonesia il compito di amministrare il territorio e di organizzare una consultazione referendaria dopo sei anni.

Succesivamente l'ONU, appoggiato dall'occidente, accettò la richiesta dell'Indonesia che West Papua le fosse "restituita". Questa assunzione di governo fu "ratificata" nel 1969 da 1,025 capi locali selezionati dai militari Indonesiani a prendere parte al cosiddetto "Atto di Libera Scelta". Questa messinscena è stata riconosciuta dall'ONU come un atto legittimo di autodeterminazione. Nel 1973, dopo una immigrazione programmata, l'Indonesia cambiò il nome da Nuova Guinea Olandese a Irian Jaya o "Vittorioso Irian ."

Alcuni documenti segreti rilasciati nel 1999 dal Dipartimento Affari Esteri rivela che il Servizio di Sicurezza Australiano, ASIO, ha giocato un ruolo attivo impedendo ai leader di West Papua di presentare la richiesta di indipendenza all'ONU, giusto poche settimane prima del falso voto. I militari australiani raccolsero le prove delle atrocità indonesiane a West Papua, ma ancora l'Australia giocò un ruolo chiave nella campagna per garantire l'Atto di Libera Scelta che fu accettato senza dibattito all'ONU nella Riunione Generale del novembre 1969.

Dall'inizio degli anni sessanta, la resistenza al brutale governo degli Indonesiani è cresciuta nel paese. Nel 1965 fu formata per coordinare la lotta per autodeterminazione, l'Organisasi Papua Merdeka (Organisation per l'Indipendenza di Papua - OPM). L'Indonesia rispose con azioni militari, arresti arbitrari, scomparse, e con l'assassinio di chi era sospettato di essere tra i sostenitori dell'OPM.

Dopo le massicce dimostrazioni avvenute all'inizio del 2000, per rimarcare il 38° anniversario della dichiarazione di indipendenza del 1961 (più di 80,000 manifestanti hanno preso parte e la bandiera di OPM era innalzata in tutto il paese), il Presidente Abdurrahman Wahid è stato costretto a fare alcuni gesti conciliatori. E' stato d'accordo a cambiare il nome, che ritorna ad essere West Papua e si è scusato per tutti gli anni di repressione e violazioni del diritti umani.

Comunque Wahid, appoggiato da imperialista locali e australiani, ha escluso un referendum sull'autodeterminazione.

West Papua è la terra di Freeport, una delle miniere di rame ed oro più ricche del mondo. Localizzata sulle montagne di Grasberg, la miniera è posseduta dalla Freeport McMoran, una Compagnia del rame e dell'oro di New Orleans che è gestitita da Freeport Indonesia con l'aiuto dei Militari Indonesiani. I popoli indigeni "Amungme e Koworo" non sono mai stati consultati e sono stati attaccati e massacrati per la loro opposizione alla miniera.

Dopo la raffinazione, il valore dell'oro e del rame estratti è stimato in 2 miliardi di dollari all'anno. Freeport Indonesia, una compagnia privata, possiede il 20% di questa società.
Per ora, le elite politiche in Indonesia ed i poteri Occidentali credono che le grandi risorse di West Papua, i minerali e le risorse della selvicoltura possono essere più facilmente sfruttate sotto il dominio Indonesiano. Comunque, il crescente sostegno internazionale per il diritto all'autodeterminazione del popolo Papuano può rendere questa posizione indifendibile. Il Congresso del Popolo Papuano svoltosi per tutta una settimana in giugno, a cui hanno partecipato 2700 militanti da 14 distretti e che ha eletto 501 delegati, ha dichiarato che l'incorporazione di West Papua da parte dell'Indonesia era nulla e che la provincia è divenuta indipendente dagli olandesi il 1 dicembre, 1961.

Questi eventi e la recente riunione del Forum delle Isole del Pacifico a Kiribati, dove i delegati hanno discusso il deterioramento della situazione del diritti umana nel paese, rappresenta un passo significativo della lotta per autodeterminazione.

Il 1 dicembre i Papuani dell'ovest hanno sollevato la bandiera dell'indipendenza e dato l'indicazione di continuare la loro lotta per questo obiettivo. Wahid ha ordinato la proibizione di cerimonie dell'alzabandiera e numerose persone sono state assassinate recentemente per tali atti di disubbidienza civile. 100.000 Papuani dell'ovest sono stati uccisi dall'inizio degli anni sessanta ad oggi ed il terrore è stato intensificato. 5000-10.000 sostenitori delle milizie di Jakarta favorevoli all'integrazione con l'Indonesia continuano la loro campagna di morte e brutalità.

Il governo Australiano di Coalizione e l'opposizione Labor devono essere spinti ad invertire la loro politica e a sostenere il diritto del popolo di West Papua all'autodeterminazione.
ASIET chiama i sostenitori del diritto all'autodeterminazione a fare al governo Howard le seguenti richieste:

- tagliare tutti gli aiuti militari all'Indonesia;
- fare pressione affinchè Jakarta ritiri i suoi militari da West Papua;
- aggiungere il suo peso per richiedere una indagine ONU sule violazioni del diritti umane in Papua dell'ovest,
- sostenere gli osservatori dell'ONU nella richiesta di autodeterminazione per permettere alla gente di West Papua di decidere sul suo futuro.

Per maggiori informazioni contatta asiet@asiet.org.au