La resistenza dei sahrawi: la situazione attuale.
I campi profughi. La pseudo soluzione del giugno 2001. A cura del
Comitato Milanese per il referendum nel Sahara Occidentale. Ottobre 2001.


I CAMPI PROFUGHI
E' nel deserto di Tindouf, nell'estremo sud-ovest dell'Algeria, che dall'inizio del 1976 i primi profughi Saharawi hanno trovato rifugio dopo estenuanti marce nel deserto sotto le bombe dell'aviazione marocchina. In una corsa contro il tempo, la Mezza Luna algerina e le organizzazioni umanitarie assicurarono un minimo di accoglienza. La fitta concentrazione di persone provocò ben presto lo scoppio di epidemie. Si dovette disperdere la popolazione in diversi accampamenti su un'area molto più vasta e ancor più inospitale.
Nel tentativo di avvicinare i profughi alla patria, furono assegnati agli accampamenti i nomi delle città abbandonate; El-Ayoun, Smara, Dakhla sono i nomi delle wilaya ("regioni"), in cui si distinguono i gruppi di tendopoli; le wilaya sono suddivise in daira ("provincie"), singole tendopoli ribattezzate con i nomi delle località minori. Le giunte che reggono le singole comunità sono regolarmente e democraticamente elette. In un contesto materiale estremamente povero, la vita dei rifugiati si è organizzata in un modello comunitario unico, improntato all'utopia di una società libera ed egualitaria.
Le tende sono state sostituite da costruzioni in muratura ma prevale comunque il senso della provvisorietà: l'obiettivo finale è il ritorno in patria.

LA PSEUDO-SOLUZIONE DEL GIUGNO 2001
Il 20 giugno 2001 il Segretario Generale ONU Kofi Hannan ha appoggiato l'adozione, da parte dei contendenti, dell'accordo quadro* presentato dall'Inviato Personale James A. Baker III. Tale piano prevede la trasformazione del Sahara Occidentale in una provincia interna ai confini marocchini, il cui governo sia competente in materia di amministrazione locale, educazione, sanità, commercio, risorse agricole, minerarie e ittiche, sviluppo urbano, ambiente, strade.
Le competenze in materia di sicurezza interna, difesa, politica estera, produzione, vendita e possesso di armi, protezione dell'integrità territoriale contro attacchi secessionisti interni ed esterni sarebbero demandate al governo di Rabat.
Lo status di provincia dovrebbe terminare con l'espressione della volontà della popolazione, attraverso un referendum da celebrare entro 5 anni dalla creazione della provincia stessa.
Questa presa di posizione dell'ONU, e della comunità internazionale che tace e acconsente, rappresenta la vanificazione degli sforzi di pace di un popolo che ha sempre rispettato gli accordi internazionali, pur nel sacrificio della vita dei campi profughi.
L'effettiva realizzazione del nuovo piano riporterebbe la situazione indietro di 10 anni, addirittura a prima della firma del piano di pace e della costituzione della MINURSO (missione che è costata 420 milioni di dollari= circa 1000 miliardi di lire).
Il Marocco otterrebbe la sostanziale annessione del territorio e avrebbe mano libera per ripulirlo dagli oppositori ed in generale dall'intero popolo Sahrawi.
Non solo infatti si tratterebbe di un'annessione forzata ma anche di una concreta opportunità di sterminio.
Ogni questione riguardante il rispetto dei diritti umani diverrebbe di politica interna, le forze ONU sarebbero ritirate e nessun osservatore internazionale sarebbe ammesso. I profughi rifugiati nei campi di Tindouf perderebbero per sempre la speranza di tornare a casa, in patria.
Sul piano legale la nuova proposta, la cd. "terza via", rappresenta una palese negazione del diritto di autodeterminazione ed un'offesa al diritto internazionale.

* DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE SU REDS:
Accordo quadro sullo status del Sahara Occidentale (allegato 1 del Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite-20 giugno 2001)
Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 29 giugno 2001 (nr.1359)