La questione del Sahara Occidentale. Cenni storici.
A cura del Comitato Milanese per il referendum nel Sahara Occidentale. Ottobre 2001.


IL PERIODO PRE-COLONIALE
La struttura sociale delle comunità nomadi del Sahara Occidentale e una storia marcata da costanti correnti migratorie rendono l'entità territoriale di questo Paese, così come di altri paesi africani, difficilmente definibile se non con il ricorso ai confini tracciati dalle colonie. E' quindi dal XIV secolo che si può constatare una netta distinzione politica che separa la regione dal resto del Maghreb.
A partire dal XIII sec. i Maqil, nomadi provenienti dall'oriente arabo, si sono insediati progressivamente nel territorio che si estende dall'Oued Draa all'attuale Mauritania, entrando in simbiosi con i berberi, anch'essi nomadi. E' da questa unione che nasce l'attuale popolazione del Sahara Occidentale.
Ciò che fa oggi del Sahara Occidentale una "nazione" e un popolo, come per altri Paesi, africani e non, non è il riferimento a frontiere del passato precoloniale ma la volontà di un popolo che si identifica nella medesima impronta sociale e linguistica.

LA COLONIZZAZIONE (1400-1900)
Verso il 1433-34 il portoghese Gil Eanes tocca per la prima volta la costa dell'attuale Sahara Occidentale.
Alla fine del XV sec. la Spagna si assicura, grazie alla mediazione papale, il controllo delle isole Canarie e di parte della costa africana (da Cap Bojador all'attuale Agadir), mentre il Portogallo si assicura il controllo della costa a sud di Cap Bojador.
L'occupazione spagnola si limita al litorale ed è solo alla fine XIX sec. che la sua presenza diviene effettiva, nel quadro della corsa alla colonizzazione dell'Africa. Nel 1884, in seguito alle spedizioni intraprese da Emilio Monelli, la Spagna dichiara sotto la propria protezione la regione del Rio de Oro e conclude accordi con i capi-tribù locali. L'anno seguente, alla Conferenza di Berlino, viene ratificata la partizione dell'Africa e la Spagna vede riconosciuti i propri diritti sui territori del Sahara.
In seguito, altri trattati vengono conclusi tra la Spagna e la Francia per stabilire le rispettive zone d'influenza nell'Africa Occidentale:
trattato di Parigi (27 giugno 1900): fissa le frontiere meridionali e orientali del Rio de Oro;
convenzione di Parigi (3 ottobre 1904): fissa la frontiera settentrionale includendo il Saguiet El Hamra e la zona di Tarfaya fino all'Oued Draa;
convenzione di Madrid (27 novembre 1912): conferma le frontiere e limita quelle dell'enclave di Ifni.

LA RESISTENZA ALL'OCCUPAZIONE SPAGNOLA E FRANCESE (1400-1950).
La scarsa penetrazione della Spagna nelle zone interne della colonia, garantisce libertà d'azione alla popolazione sahrawi impegnata contro l'occupazione.
Il leader religioso (cheick) Ma El Ainin, che si stabilisce nella zona del Saguiet El Hamra (fiume rosso) e fonda Smara, rendendola centro religioso e politico, dirige azioni di resistenza contro l'occupazione coloniale sia al nord che al sud del Sahara; in un primo tempo trova l'appoggio del sultano del Marocco per rifiutarlo immediatamente dopo, quando il sultano decide la collaborazione con la Francia.
Il 23 giugno del 1910 è l'esercito francese a bloccare l'avanzata dei patrioti sahrawi; la lotta, dopo la morte nell'ottobre dello stesso anno di Cheick Ma El Ainin, viene portata avanti dal figlio che entra a Marrakesh nel 1912. La Francia reagisce violentemente, radendo al suolo la città di Smara e distruggendo la biblioteca, che conteneva più di 5000 manoscritti. Sotto il protettorato francese del Marocco ed in particolare tra il 1924 e il 1932, i sahrawi conducono azioni di guerriglia, sfruttando la loro conoscenza del territorio. La repressione francese è dura e supportata dalla collaborazione spagnola che dal 1934 diviene effettiva.
E' la scoperta dei giacimenti di fosfati di Bou Craa negli anni Cinquanta ad aprire una fase di colonizzazione più intensa e ad una trasformazione della società tradizionale. Lo sfruttamento economico delle nuove risorse richiede nuova forza lavoro e comporta la sedentarizzazione della popolazione. La scuola è un privilegio raro e solo a pochissimi sahrawi è permesso di studiare in Spagna.

LE RIVENDICAZIONI ESTERNE (1956-1966)
La fine degli anni Cinquanta, con la maturazione dei movimenti indipendentisti africani e arabi, rappresenta il punto di svolta nella storia della regione.
Il 2 marzo del 1956 il Marocco ottiene l'indipendenza e reclama ufficialmente i territori del Sahara Occidentale sotto l'occupazione spagnola, in vista della realizzazione del"Grande Marocco", ottenendo la zona di Tarfaya (10 gennaio 1958).
La Spagna amministra il Sahara come una provincia interna, rappresentata da tre deputati nel Parlamento spagnolo e governata da un delegato del gen. Franco.
La proclamazione d'indipendenza della Mauritania il 28 novembre 1960 aggiunge un nuovo soggetto nella questione della rivendicazione del territorio del Sahara.
Il 16 ottobre 1964 il Comitato per la decolonizzazione dell'ONU adotta una risoluzione che demanda alla Spagna l'applicazione, per Ifni e il Sahara Occidentale, della risoluzione dell'Assemblea Generale ONU datata 14 dicembre 1960 sul diritto all'indipendenza dei Paesi sotto dominazione coloniale. Due risoluzioni analoghe sono adottate, in tempi successivi (16 dicembre 1965 e 20 dicembre 1966), dall'Assemblea Generale ONU con il comune obiettivo di sollecitare la Spagna a organizzare un referendum, sotto il controllo delle Nazioni Unite, che permetta alla popolazione autoctona di esprimersi liberamente e preveda il ritorno degli esiliati.

IL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE (1957-1973)
La guerra del 1957-58 contro la presenza coloniale spagnola rappresenta un'autentica manifestazione del nazionalismo sahrawi; la guerra è persa e il popolo sahrawi è di nuovo oggetto di sterminio e persecuzione ma si rafforza la coscienza nazionale e politica.
Malgrado la persistenza del controllo coloniale e la repressione sistematica da parte del Marocco, a partire dai primi anni Sessanta infatti, si inizia una riorganizzazione delle forze indipendentiste nelle città, nei centri abitati e presso i rifugiati nei paesi vicini.
Tale processo si traduce materialmente nella formazione di un'organizzazione politica indipendentista e clandestina il cui obiettivo è di riunire e canalizzare le forze e la aspirazioni popolari: il Movimento di Liberazione del Sahara, che si svilupperà nei territori all'interno e si espanderà a tutta la colonia.
Le prime azioni del Movimento non hanno carattere militare e prendono la forma di resistenza civile: scioperi, manifestazioni, insegnamento della lingua araba e della storia nazionale sahrawi.
Il coprifuoco decretato nel 1969 e la serie di carcerazioni ed espulsioni dello stesso anno muovono l'ONU a richiamare la Spagna all'applicazione della risoluzione 1514 sulla decolonizzazione.
Il 17 giugno del 1970, quando il governo coloniale convoca a El Ayoun una manifestazione sahrawi per esprimere l'adesione alla Madre Patria (la Spagna), il Movimento sfrutta l'occasione per manifestare apertamente il rifiuto del colonialismo da parte dei sahrawi e presentare alla Spagna un documento di richiesta di indipendenza del territorio.
Un generale spagnolo ordina alle forze di polizia e alla legione (El Tercio) di fare disperdere la folla, composta da migliaia di persone: è un massacro, seguito dalla persecuzione e carcerazione di centinaia di militanti.
La manifestazione di El Ayoun viene duplicata a Smara e Dakhla (i maggiori centri del Sahara Occidentale).
La notizia del massacro porta la controversia e la lotta del popolo sahrawi per la libertà a conoscenza della comunità internazionale.
Riorganizzatosi, il 10 maggio 1973 il Movimento si trasforma in un'organizzazione armata denominata Fronte Popolare per La Liberazione del Saguia el Hamra e Rio de Oro (FRONTE POLISARIO).
La lotta armata è annunciata il 20 maggio, in contemporanea con lo sviluppo di un'azione politica volta a organizzare il popolo in favore dell'indipendenza nazionale, spiegare a livello internazionale la situazione della colonia e sollecitare l'appoggio morale e materiale alla causa.
Dopo anni di intensa azione su tutti i fronti, la Spagna è obbligata a riconoscere il diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza; le truppe abbandonano le numerose postazioni all'interno.

LA RIPRESA DELLE RIVENDICAZIONI DEL MAROCCO E DELLA MAURITANIA (1974-75)
Nell'ottobre del 1974, l'Assemblea Generale ONU decide il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja per un parere sulla questione seguente: "Il Sahara, al momento della decolonizzazione spagnola era un territorio di nessuno ? E se non lo era, quali erano i suoi legami giuridici con il Marocco e la Mauritania?"
Il rapporto della missione ONU composta da rappresentanti della Costa d'Avorio, Cuba e Iran, viene reso pubblico il 15 settembre 1975 e, a proposito dell'opinione della popolazione, rileva che "la quasi unanimità si pronuncia a favore dell'indipendenza e contro le rivendicazioni di Marocco e Mauritania", aggiungendo che "il Fronte Polisario all'arrivo della missione si è manifestato come la forza politica predominante nel territorio. Attraverso tutto il territorio la missione ha assistito a manifestazioni di massa in suo favore." La missione conclude con un'espressione a favore del referendum, rimandando alla Spagna la responsabilità per l'effettiva decolonizzazione.
La sentenza della Corte di Giustizia, nel proprio parere datato 16 ottobre 1975, afferma che il Sahara Occidentale non era terra di nessuno (terra nullius) al momento della colonizzazione spagnola e riconosce l'esistenza di legami giuridici di alleanza tra il Marocco e alcune tribù del Sahara Occidentale, così come con la Mauritania. Cionondimeno, la Corte conclude che non sussistono valide ragioni per non applicare la risoluzione ONU del 1960 sulla decolonizzazione e conferma la necessità del principio di autodeterminazione, attraverso una libera espressione della volontà delle popolazioni del territorio.

L'ACCORDO DI MADRID (1975-76)
Lo stesso giorno della pubblicazione del parere della Corte, Hassan II annuncia l'organizzazione di una grande marcia pacifica, la "marcia verde", composta da 350.000 persone, verso il Sahara Occidentale, per riaffermare le rivendicazioni del Marocco. Questa mossa serve a premere sulla Spagna, che, anche a causa della delicata situazione di passaggio di poteri (il gen. Franco muore il 20 novembre), preferisce essere sollevata dalla responsabilità del referendum.
Il 14 novembre 1975 viene firmato un accordo tra la Spagna, il Marocco e la Mauritania, che verrà reso pubblico qualche giorno dopo e prevede "l'istituzione di un'amministrazione temporanea nel territorio con la partecipazione del Marocco e della Mauritania" e la fine della presenza spagnola entro il 28 febbraio 1976.
Il territorio del Sahara Occidentale viene dunque spartito tra i due Paesi africani a partire dal 14 aprile 1976.

LA NUOVA FASE DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE (1975-1989)
L'esercito marocchino, già impegnato nel territorio prima dell'accordo di Madrid, continua l'azione di invasione occupando gli spazi abbandonati dall'esercito spagnolo; Smara è occupata, così come altri centri. La resistenza del Fronte cerca di opporre un freno immediato, le zone occupate dal Marocco sono abbandonate dalla popolazione che si sposta verso zone libere.
Anche l'esercito mauritano sferra l'attacco e dopo 10 giorni di bombardamenti prende il controllo di Guera.
L'ONU approva due risoluzioni (10 dicembre 1975) in contraddizione tra loro, sostanzialmente non prendendo posizione; l'Inviato Speciale mandato il 2 febbraio non può che constatare l'impossibilità di una consultazione libera della popolazione.
Il 27 febbraio 1976, a Bir Lahlou, il segretario generale del Fronte Polisario proclama l'indipendenza della Repubblica Araba Sahrawi Democratica; il primo governo della RASD è formato il 4 marzo sotto la Presidenza di Mohammed Lamine.
La battaglia diplomatica e la lotta armata si affiancano nella strategia della RASD; il 5 agosto del 1979, dopo aver decretato un cessate il fuoco unilaterale sul fronte Sud, il Polisario conclude un accordo con la Mauritania, che recede dalle rivendicazioni, stremata dalla guerra.
Sul fronte Nord, al contrario, la lotta contro l'esercito marocchino prosegue; il Marocco costruisce un muro di sabbia per contenere l'armata sahrawi, circondandolo con ampi campi minati e sofisticati apparati elettronici.
Il 22 febbraio 1982 la RASD è ammessa ufficialmente come membro dell'Organizzazione dell'Unità Africana; successivamente, 73 Stati procedono al riconoscimento della RASD.

IL PIANO DI PACE (1990-91)
Appare evidente che nessuna delle due parti in conflitto può sperare in una vittoria militare sull'altro ma occorre attendere fino al 20 giugno 1990 perché le speranze di pace comincino ad essere concrete: il nuovo Segretario Generale dell'ONU, Perez de Cuellar, annuncia il piano disegnato dall'ONU e dall'Organizzazione per l'Unità Africana per realizzare il referendum nel Sahara Occidentale.
Il 27 giugno il Consiglio di Sicurezza ONU adotta la risoluzione 690 sulla creazione della Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO), dotandola di uomini e risorse.
Il cessate-il-fuoco è concordato tra i belligeranti il 6 settembre 1991; il referendum è previsto per il mese di febbraio 1992.
Ad oggi, trascorsi quasi dieci anni dagli accordi di pace, il mandato MINURSO è stato protratto ogni semestre ma il referendum non si è potuto svolgere. Il nodo centrale riguarda la composizione del corpo elettorale; il Marocco insiste nel rifiuto di criteri, concordati nel piano di pace, che riconducano al censimento condotto dalla Spagna nel 1974.
I nuovi coloni, continuamente mandati nel territorio del Sahara Occidentale, intasano gli uffici MINURSO con cause di appello contro l'esclusione dalle liste elettorali. Oltre alla ripresa dello sfruttamento delle miniere di fosfati e dei ricchissimi banchi di pesca lungo le coste atlantiche, il Marocco ha iniziato dalla fine degli anni '80 una intensa colonizzazione. Si calcola che attualmente tra coloni, soldati, poliziotti e personale amministrativo ci siano circa 250.000 marocchini nei territori occupati.