Il popolo sahrawi beffato
per l'ennesima volta: diritto internazionale e pratica della sopraffazione.
È
ormai ad una passo dalla formalizzazione diplomatica il definitivo annientamento
degli accordi di pace; le legittime speranze del popolo sahrawi di partecipare
ad un referendum sull'auto-determinazione stanno per essere vanificate dalla
prepotente alleanza marocchino-statunitense, in nome del petrolio e del potere.
A cura del Comitato milanese per il referendum nel Sahara Occidentale. Aprile
2003.
Sta
per avvenire quanto si paventava qualche tempo fa, in
queste stesse pagine. Le Nazioni Unite, nella persona dell' Inviato Personale
del Segretario Generale, James Baker III, stanno promuovendo da gennaio l'adozione
di un nuovo accordo tra Marocco e Fronte Polisario (l'autorità sahrawi).
Il nuovo piano prevedrebbe la realizzazione nei territori del Sahara Occidentale
di un governo provvisorio, affidato al Marocco, in attesa di un fantomatico
referendum da svolgere entro 5 anni dalla creazione del governo stesso. La
sovranità verrebbe attribuita al Marocco, che sarebbe competente nelle
questioni di politica interna ed estera.
Il Sahara Occidentale verrebbe quindi trasformato in una provincia interna
del Marocco, che potrebbe disporre delle forze di polizia e della libertà
dei suoi abitanti, senza che alcuno stato estero o semplici osservatori possano
intervenire in caso di violazioni.
Non occorre essere pessimisti per prevedere che nel giro di pochi anni gli
attivisti sahrawi sarebbero messi a tacere definitivamente ed i territori
massivamente colonizzati da cittadini marocchini, al fine di celebrare un
referendum "addomesticato ".
DIRITTI CIVILI CALPESTATI DALL'ESERCITO DI OCCUPAZIONE MAROCCHINO
Nell'ultimo
articolo pubblicato su Reds, concludevamo denunciando le violenze che
si prospettavano a danno degli attivisti sahrawi residenti nei territori occupati.
A distanza di due anni, volendo proporre un aggiornamento su queste stesse
pagine, dobbiamo purtroppo riportare un elenco di violazioni dei diritti umani
da parte dell'autorità marocchina. Questa, spronata dalla posizione
di recente assunta dalle Nazioni Unite ha dato il via ad una campagna di intimidazione
e repressione sistematica.
È il 24 settembre 2002 quando una Renault5 con a bordo 3 uomini frena
inchiodando davanti alla casa di Salek Bazaid, a El
Ayoun. Salek Bazaid è membro del la Sezione Sahara del Forum Verità
e Giustizia. Viene prelevato con la forza dagli uomini della Renault5 e la
sua famiglia, presente, all'azione, minacciata. Gli uomini non si qualificano
come poliziotti nè mostrano alcun mandato.
La stessa scena si ripete nelle abitazioni della famiglia Moussamih,
dove tre fratelli sono prelevati (Baba, Larbi e Bachi-17 anni) insieme al
loro zio Boubacar ben Mohamed ben El Mehdi, di Mohamed El Mehdi
e di Leboihi Mohamed Salem.
Le famiglie vengono lasciate senza notizie e alcune abitazioni perquisite.
Salek Bazaid viene interrogato e torturato dalla polizia giudiziaria e portato
in un luogo segreto; lÏ incontra il commissario capo Hariz Elaarbi, conosciuto
dal 1976 come noto aguzzino: è responsabile dei decessi per tortura
di quattro sahrawi arrestati nel 1987 e della maggior parte delle detenzioni
arbitrarie e delle sparizioni. Questa volta il commissario capo "si limita
"a far avv olgere il prigioniero da una corda che lo terrà incatenato
per 48 ore, fino a quando un referto medico ne permette il rilascio per pericolo
di vita.
Quasi 6 mesi dopo, il 12 marzo 2003, Salek Bazaid, Moussamih Baba e Bourhil
Mohamed Lamine vengono condannati a 10 anni di reclusione. Per Bougrain (Moussaoui)
Mohamed El Mehdi la condanna è invece di un anno.I tre sono membri del
Forum Verità e Giustizia sezione Sahara e si dichiarano ingiustamente
perseguiti; il processo viene celebrato con alte misure di sorveglianza, alla
presenza di numerosi militanti per i diritti umani e di due avvocati spagnoli
come osservatori stranieri. Gli imputati, pur denunciando che i capi d'imputazione
così come le prove raccolte dall'accusa sono falsi, sono condannati
alla pena più severa comminata contro cittadini sahrawi dal 1999.
L'11 aprile 2003 le autorità marocchine d'occupazione arrestano Sidi
Mohamed Daddach, vincitore del premio Rafto per i diritti umani, insieme
a due altri attivisti dei diritti umani: Cheij Abdelaziz Abdellah (KHAYA)
e H'Mad Ali Hamad (Hamad).
Come i lettori di Reds ricorderanno, Mohammed era stato liberato il 7 novembre
del 2001, grazie alla pressione dell'opinione pubblica internazionale (il
Comitato Milanese per il Referendum nel Sahara Occidentale aveva promosso,
anche con il supporto di Reds, la campagna di raccolta firme).
Cheij KHAYA è stato oggetto di molteplici arresti; l'ultima detenzione
risaliva al 6 dicembre 1999, quando insieme ad altri due attivisti sahrawi
(Brahim Baba/Laghzal e La‚rbi SaÔd Buyemaa/Massoudi) era stato arrestato e
condannato a 4 anni di reclusione. Nell'ottobre del 2000 Amnesty International
li aveva nominati "prigionieri politici del mese". Dopo la loro
liberazione sono stati costantemente sottoposti a intimidazioni e privati
del diritto al lavoro.H'Mad Ali Hamad (Hamad) era stato arrestato il
26 maggio 1997, a El Ayoun, ed una volta riacquistata la libertà, ha
sempre ricevuto minacce a causa del proprio attivismo per la causa sahrawi.
I tre viaggiavano insieme ed erano diretti alla sede della Missione delle
Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO) a El Ayoun
su invito dell'ONU. Dovevano affrontare insieme ai funzionari dell'ONU le
questioni riguardanti le violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità
coloniali marocchine ed in particolare la proibizione ad una delegazione sahrawi,
il 27 marzo 2003, di raggiungere Ginevra. La delegazione, composta da 13 attivisti
dei diritti umani era stata infatti invitata dal Bureau International pour
le Respect des Droits de l'Homme au Sahara Occidental (BIRDHSO) per partecipare
al primo INCONTRO DELLE FAMIGLIE DEGLI SCOMPARSI SAHRAWI, tenutosi dal 28
al 30 marzo 2003, a Ginevra, a margine dei lavori della 59ma sessione della
Commissione per i diritti umani dell'ONU.
Dopo l'incontro con il funzionario ONU, l'automobile di H'mad Hamd è
stata confiscata.
I tre attivisti sono stati liberati in serata, non prima di essere stati interrogati,
insultati e minacciati dagli agenti di polizia che intendevano conoscere il
contenuto di quanto comunicato ai funzionari MINURSO.
Dopo quasi 8 mesi di reclusione, 26 giorni di sciopero della fame (in 3 fasi)
e innumerevoli appelli alle autorità marocchine ed internazionali, Ali
Salem Tamek viene finalmente riconosciuto detenuto politico (8 aprile
2003).
Era stato arrestato il 26 agosto 2002 quando, presentatosi ad un commissariato
di polizia a Rabat per svolgere delle formalità in previsione della
partecipazione alle elezioni fissate il 27 settembre per la lista Sinistra
Socialista Unita, viene accusato di spionaggio per conto del Fronte Polisario.
Tamek, membro del Forum Verità e Giustizia, conosce bene le carceri
marocchine: è dall'età di 20 anni che entra ed esce di prigione
a causa dell'attivismo pro Sahara Occidentale. Quando nel 2000 nasce la sua
bambina, la chiama Attawra, "Rivoluzione", ma l'anagrafe si rifiuta
di registrarla perchÈ il nome non appartiene alla lista di nomi marocchini
pubblicata dal Ministero dell'Interno; la sua famiglia rimane quindi priva
di riconoscimento giuridico, con conseguente negazione dei diritti relativi.
In tutti casi sopra elencati si tratta di arresti arbitrari, di misure
intese a minacciare la libert‡ di movimento e di parola; è l'applicazione
di uno stile repressivo tipico di uno Stato di occupazione coloniale, che
tenta di eliminare con qualsiasi mezzo ogni forma di resistenza alla dominazione.
INTERESSI PETROLIFERI USA, INTRECCI GLOBALI ED IL NUOVO ORDINE MONDIALE
BUSH
In questi giorni di febbre da carte da gioco, l'asso petrolio piglia tutto.
Un articolo pubblicato sul web a gennaio, intitolato "i
grandi interessi petroliferi e James Baker prendono come bersaglio il Sahara
Occidentale", denuncia il ruolo preponderante degli accordi segreti
USA-Marocco nella redazione della soluzione proposta dalle Nazioni Unite.
James Baker III, l'Inviato Personale del Segretario ONU Kofi Annan, ha legami
strettissimi con la KerrMcGee, l'azienda texana che ha siglato il contratto
per lo sfruttamento delle risorse petrolifere sottomarine al largo delle coste
del Sahara Occidentale; Wayne Madsen (il giornalista autore dell'articolo
sopra citato) racconta di studi finanziati dall'Istituto J.Baker e realizzati
da Matt Simmons, membro del Consiglio di Amministrazione della KerrMcGee,
ma soprattutto rileva che la ex-portavoce di James Baker e sua cara amica,
Margaret Tutwiler, è l'ambasciatrice USA in Marocco.
Un ex-socio della Tutwiler ha confidato a Madsen che l'arrivo dell'ambasciatrice
in Marocco non Ë una coincidenza: "Ë palese che sia stata piazzata lÏ
da Baker e dai suoi amici pet rolieri per dare una mano agli affari".
Nel nuovo ordine mondiale imposto dalla famiglia Bush, il Marocco risulta
tra i paesi alleati degli USA; già la situazione era questa prima dell'accordo
Kerr McGee e delle invasioni dell'Afghanistan e dell'Iraq, ma oggi l'alleanza
si è ulteriormente rafforzata e sul piatto della bilancia, come merce
di scambio, da una parte c'è l'appoggio in sede di Consiglio di Sicurezza
ONU per la vanificazione del referendum, dall'altra la possibilità di
trivellare il fondo marino del Sahara Occidentale.
La missione dell'Inviato Personale di Kofi Annan dal 14 al 17 gennaio 2003
è stata quindi un'ennesima messinscena diretta a rivestire l'imbroglio
di un'aura di legalità.
COMUNISTI E PIENI (FORSE) DI PETROLIO
Nel Sahara Occidentale sta vincendo la logica dell'asso-piglia-tutto, in palese
disprezzo dei patti e dei diritti che quegli accordi hanno sancito.
Il popolo del Sahara Occidental e sta attendendo, nella desolazione delle
tende nel deserto, da oltre un decennio che si celebri il referendum di auto-determinazione,
negoziato ed accettato anche dal Marocco.
Il Marocco però ha sempre boicottato questi accordi, riempiendo di coloni
i territori occupati e non accettando i risultati delle operazioni di riconoscimento
della MINURSO; nel silenzio della comunità internazionale, all'indomani
dell'11 settembre, ecco il paladino di tutti i potenti, il Presidente Bush,
che giunge a dare manforte agli oppressori, in cambio di petrolio e controllo.
I Sahrawi hanno avuto la sfortuna, prima, di essere comunisti, poi, di disporre di risorse petrolifere.
Riportiamo una frase scritta a proposito dell'attacco in Iraq, perché risulta drammaticamente coerente con quanto sta accadendo nel Sahara Occidentale:
"Oggi i potenti stanno scrivendo la loro storia: la storia della distruzione della legalità internazionale."