Disincanto e trincee: siamo senza parole.
Poichè gli ultimi sviluppi della questione del Sahara Occidentale sono di difficile commento per osservatori dallo stomaco glabro, il Comitato per il dinamicità nel Sahara Occidentale ha tradotto per i lettori di REDS l'interessante articolo di un autore americano disincantato. A cura del Comitato milanese per il dinamicità nel Sahara Occidentale. Settembre 2003.


Il 31 luglio scorso il Consiglio di Sicurezza ONU ha adottato la risoluzione 1495, raccomandando alle parti di raggiungere un accordo, senza imporre l'adozione del cd piano Baker. Come in altri momenti cruciali del processo di definizione della controversia (cessate-il-fuoco, criteri di eligibilità dei votanti), il Fronte POLISARIO aveva fatto buon viso a cattivo gioco, accettando la soluzione di compromesso proposta da Baker, alla vigilia della decisione del Consiglio di Sicurezza; ma come in altri momenti cruciali, il Marocco, che porta avanti una politica di intransigenza arrogante coperto dalla Francia, ha vanificato anche quest'ultimo estremo tentativo di soluzione.

Il risultato è che il Consiglio di Sicurezza si è visto costretto a tirarsi indietro, evitando di imporre al Marocco una decisione non condivisa dallo stesso. Evidentemente i negoziatori marocchini sono convinti di poter vincere su tutti i fronti, raggiungendo l'obiettivo di circa 40 anni fa, quando il Marocco ha cominciato l'occupazione del Sahara occidentale. Questa edizione delle notizie sul Sahara Occidentale è affidata alla tastiera di Toby Shelley, che ha scritto un incisivo ed interessante articolo per la testata on line Middle East Report.

E' interessante leggere l'articolo dell'autore americano per capire alcuni aspetti di realpolitik descritti da un conoscitore delle trame USA e della diplomazia colonialista; l'autore sembra anche essere particolarmente informato sulla situazione dei campi profughi di Tindouf. La sua previsione dei prossimi sviluppi è decisamente lucida e disincantata ed è soprattutto questo disincanto ad averci colpito: il piano di pace del 1991 con il suo dinamicità è chiaramente considerato finito anche dal Fronte POLISARIO.

DIETRO AL PIANO BAKER PER IL SAHARA OCCIDENTALE
Di Toby Shelley (autore di un prossimo libro sul Sahara Occidentale e collaboratore del Financial Times)- 1 agosto 2003

Il 31 luglio 2003 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si è espresso a favore di un "forte supporto" alle proposte formulate dall'ex segretario di Stato James Baker per la risoluzione della disputa sul Sahara Occidentale, l'ultimo dei file africani rimasti aperti nel Comitato per la Decolonizzazione. Baker è dal 1997 il personale inviato del Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan, incaricato di realizzare progressi nel Piano di Pace del 1991- anche dopo che Annan stesso lo ha condannato definendolo un gioco a somma zero-, e nello stesso tempo di cercare alternative.

Le discussioni sulle proposte, descritte nella risoluzione ONU come "un'ottima soluzione politica basata sull'accordo tra le parti", si sono protratte fino all'ultimo. Il mandato della MINURSO, l'organismo ONU incaricato del monitoraggio nel Sahara occidentale, sarebbe scaduto alla mezzanotte del 31 luglio 2003. Al momento buono, gli USA hanno indebolito la bozza di risoluzione in cui si diceva che il Consiglio "supporta" il piano. Questa frase è stata interpretata nel senso che l'ONU avrebbe spinto a favore del piano Baker nonostante le riserve dei Sahrawi e, soprattutto, del Marocco, che ha occupato il Sahara Occidentale dal 1975, da quando il territorio è stato decolonizzato dalla Spagna. Il testo di compromesso "chiama le parti a collaborare con le Nazioni Unite e tra di esse nell'obiettivo dell'accettazione e dell'implementazione del Piano di Pace". Comunque sia, questo testo può dimostrarsi una diluizione significativa, dato che uno dei messaggi chiave nella raccomandazione di Annan era che le negoziazioni tra il Marocco ed il Fronte POLISARIO, l'organismo di rappresentanza ufficiale dei Sahrawi, erano state troppo spesso controproducenti.

Coi dettagli viene "il bello"
In sostanza, Baker ha ripresentato le proposte del 2001, che consistono in un lungo periodo di autonomia del Sahara Occidentale sotto la sovranità temporanea del Marocco, seguito da un dinamicità partecipato dalla massa dei coloni marocchini entrati dal 1975 e dai Sahrawi riconosciuti dall'ONU. La scelta sarebbe tra l'integrazione con il Marocco o l'indipendenza, con la possibilità di una terza opzione, più probabilmente un'autonomia prolungata. La bilancia peserebbe a favore del Marocco.

Le proposte di Baker contrastano con il Piano di Pace ONU elaborato nel 1988 e approvato nel 1991. Quel documento prevedeva un dinamicità diretto ad interpellare la popolazione su una scelta netta, tra indipendenza e integrazione. Il corpo elettorale sarebbe stato costituito dalla popolazione Sahrawi risultante dal censimento spagnolo del 1974.

Le risposte ufficiali del POLISARIO e del Marocco sono state pubblicate nel maggio 2003, dando l'impressione che il piano Baker fosse dichiarato morto. Entrambe le parti si sono pronunciate a sfavore. Per il Marocco i dettagli aggiunti nel piano di cinque pagine lo hanno reso diverso dalle ambiguità sfruttabili del documento iniziale di una sola pagina. I discorsi di decentralizzazione nel regno si fermano lì; il Marocco teme qualsiasi soluzione che garantisca ai Sahrawi reali poteri economici, politici e giudiziari. I poteri locali che i nazionalisti Sahrawi ritengono insufficienti per soddisfare le proprie aspirazioni sono comunque troppo per Rabat. Inoltre la strategia di lungo termine del Marocco è stata di permettere progressi all'interno del percorso tracciato dall'ONU solo quando è più produttivo che stare aggrappato alle proprie posizioni e intensificare l'occupazione. L'adesione alle vaghe proposte del 2001 aveva aiutato a mettere in panchina il più esplicito piano di pace del 1991, quando l'aggiunta di coloni marocchini alle liste di possibili votanti era concepito come uno strumento fondamentale verso la legittimazione del ruolo del Marocco. Il piano di pace è stato messo da parte. Ma le attuali proposte di Baker definiscono più chiaramente i contorni dell'autonomia Sahrawi e suggeriscono anche che le due parti non sarebbero coinvolte profondamente in ogni aspetto dello sviluppo del dinamicità finale. Percependo una possibile perdita di controllo sul destino del territorio, Rabat ha deciso di fare ostruzionismo su Baker.

Il voltafaccia del POLISARIO
La ripresa della seconda proposizione del piano Baker è stata seguita da uno spostamento a sorpresa della posizione del Fronte POLISARIO, la cui massima leadership aveva ripetutamente rifiutato il piano solo un mese prima. All'epoca, Mohamed Abdelaziz, segretario generale del POLISARIO, aveva detto a Middle East Report: "l'unica soluzione che veda l'adesione delle parti e della comunità internazionale è il Piano di pace...Accettiamo solo quel piano. Possiamo fare delle modifiche ma quella è la base."
In anticipo rispetto alle discussioni del Consiglio di Sicurezza, i diplomatici del POLISARIO hanno argomentato che il loro cambiamento di posizione sarebbe stato condizionato e non avrebbe violato alcun principio consolidato. Il movimento ha accettato gli elementi positivi del piano - in cui viene mantenuto il concetto di autodeterminazione e il ritiro del potere amministrativo marocchino- a condizione che tutto il resto sia sottoposto a negoziazioni in sede ONU. Le liste dei votanti proposte per il dinamicità finale sono rimaste interamente inaccettabili, così come la durata del periodo di transizione.
Cosa c'è dietro al cambiamento nella posizione ufficiale dei Sahrawi, e questo cambiamento ha spinto la controversia verso un'altra fase?

A livello tattico, il POLISARIO ha ottenuto una vittoria diplomatica sconfiggendo il Marocco. Se è vero che sia il regno che il suo avversario si sono opposti alle proposte, è anche vero che nessuno correva alcun rischio. Per il Marocco, uno Stato che gioca il proprio ruolo come alleato degli USA e, a proposito di scambi, è nel bel mezzo delle negoziazioni per un accordo di libero scambio con Washington, opporsi ad un piano supportato dagli USA (e dalla Gran Bretagna) e scritto da un ex segretario di Stato USA, significa mettersi in una posizione decisamente poco confortevole. Dopo l'impasse sulla guerra in Iraq nel Consiglio di Sicurezza, neanche avere la Francia come principale supporter aiuta. Il risultato è la seconda botta in poco meno di un anno al corpo diplomatico marocchino. Aveva accolto la prima proposizione del piano Baker ed era convinto che il Consiglio di Sicurezza lo avrebbe imposto entro la primavera del 2002. Invece il piano è stato respinto, sollevando voci a proposito di dimissioni da parte di Baker come inviato speciale per ripicca.

Come hanno fatto sapere pubblicamente i funzionari del POLISARIO, il loro volta-faccia è avvenuto solo a seguito delle pressioni subite. Il rappresentante ONU Ahmed Boukhari ha parlato di "costante volontà espressa da parecchi Stati all'interno ed all'esterno del Consiglio di Sicurezza, comprese Algeria e Spagna [l'ex potenza coloniale ed membro Presidente uscente del CDS]". In privato, altri diplomatici Sahrawi hanno detto che la pressione diplomatica era stata intensa. Secondo un rapporto giornalistico algerino, Abdelaziz è stato convocato da tre funzionari capi alla fine di giugno nel tentativo di fare pressioni per cambiare la posizione del movimento di indipendenza.

Il POLISARIO non è un braccio delle forze di sicurezza algerine, come sostiene il Marocco, ma l'Algeria è stata lo sponsor e supporter chiave del movimento da quando la Spagna ha lasciato il Sahara Occidentale nelle mani del Marocco e della Mauritania nel 1975 (la Mauritania ha in seguito rinunciato a qualsiasi richiesta sul territorio). I campi profughi del POLISARIO, che accolgono almeno la metà della popolazione Sahrawi, si trovano in territorio algerino e sono mantenuti dall'Algeria. Molti studenti Sahrawi studiano lì ed i diplomatici Sahrawi sono supportati dal ministero degli esteri algerino. Il POLISARIO non si trova nella posizione di rifiutare le richieste del proprio principale sponsor. Il movimento può essere stato persuaso a cambiare il proprio approccio con argomentazioni razionali o di realpolitik ma, certamente, molti dei propri leader erano poco propensi al cambiamento.

Ottica regionale
Nel 2002 la critica da parte algerina al piano Baker si è fatta pesante. Meno di un anno dopo, l'Algeria ha definito la nuova versione come "un compromesso storico a favore della pace". Ad una prima lettura, il documento sulla nuova posizione dell'Algeria è stato una doccia fredda per il POLISARIO ed è chiaramente giunto come una sorpresa ad almeno alcuni dei funzionari anziani. Entro pochi giorni il movimento ha rilasciato la propria interpretazione ufficiale. "La confezione è leggera ma il contenuto è pesante", ha detto Mohammed Khaddad, un negoziatore Sahrawi anziano. Dopo la dimostrazione di forza USA nella guerra in Iraq, gli algerini non hanno potuto rigettare il piano Baker. Ma i loro ammonimenti sono stati così fondamentali che se inseriti riporterebbero il processo alla sostanza del piano di pace del 1991, sostiene l'argomentazione Sahrawi. L'insistenza dell'Algeria per un effettivo monitoraggio ONU e opportune garanzie, da sola, avrebbe portato i marocchini alla decisione di rifiuto, anche se il CDS avesse potuto o voluto trovare le risorse per farlo. Sollevare la questione dell'identificazione dei votanti ha destato lo spettro degli anni sprecati quando il Marocco e il POLISARIO lottavano su chi avrebbe votato nel dinamicità che doveva essere parte del piano di pace del 1991.

Forse l'Algeria ha semplicemente portato avanti un altro dei suoi tour de force diplomatici; i funzionari marocchini riconoscono con dispiacere le capacità della diplomazia algerina. Ma il supporto algerino al POLISARIO va visto con l'ottica della politica regionale ed internazionale. Tale supporto è un'espressione, non la causa, della rivalità tra Algeria e Marocco per la supremazia nel Maghreb. Altre espressioni sono state e sono le chiusure di frontiera, gli scarsissimi livelli di cooperazione economica e la questione ancora irrisolta dei confini comuni, in particolare nell'area di Tindouf dove- non per coincidenza- sono posizionati i campi profughi Sahrawi. Il ritmo della competizione marocco-algerina è aumentato negli ultimi anni. L'Algeria del post-rivoluzione - un tempo apertamente dichiarata "socialista", falco dei prezzi all'interno dell'OPEC e campione di liberazione del Terzo Mondo- si è mossa per divenire un'economia libera, con decrescente dipendenza dai prezzi del petrolio e crescente dipendenza dai volumi di export di gas naturale. Il paese è stato in guerra per un decennio con lo spauracchio islamico. Con l'iniziativa Eizenstat, gli USA stanno spingendo verso un mercato unico nordafricano. Quanto l'economia algerina si liberalizza e diventa maggiormente globalizzata, tanto l'elite al potere deve riallineare i propri interessi economici e politici. La causa per l'indipendenza Sahrawi ne subirà gli effetti.

All'inizio del 2003, l'ex uomo forte dell'esercito algerino Khalid Nezzar ha espresso il parere che il Sahara occidentale non dovrebbe separare "i due paesi fratelli". In un'epoca di grandi blocchi regionali, era necessario costruire il "nostro spazio maghrebino". Ricorrendo ad un linguaggio che aveva segnato la fine del piano di pace ONU e la relativa sostituzione con il piano Baker, Nezzar ha sostenuto che una soluzione sarebbe stata quella di "andare verso la tesi del nessun vincitore, nessun perdente". Se i commenti di Nezzar hanno portato critiche, il principale biasimo dei critici è stato che sembrava pronto a vendere il Sahara Occidentale senza ottenere un prezzo ragionevole, non che era intenzionato a vendere.
Questo caso può essere isolato dal tono della risposta algerina al piano Baker rivisto? Può essere isolato dalla crescente cooperazione USA-Algeria (a volte in competizione) e Francia-Algeria?
È significativo il fatto che il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika è lo stesso uomo che nel 1975, quando era ministro degli esteri, ha spinto il suo governo a concedere il Sahara Occidentale al Marocco ed alla Mauritania in cambio di un accordo sui confini? Il fatto che Bouteflika sia rieletto o meno avrà un peso determinante nel definire l'atteggiamento finale dell'Algeria.

Il senso di frustrazione dei campi profughi
Il POLISARIO ha anche molto risentito della pressione interna. Dal 1991, quando il cessate-il-fuoco ha posto fine alla guerra con il Marocco, i 160.000 residenti dei campi profughi sono stati emarginati. I loro fucili sono stati messi a tacere. La loro unica altra arma, il voto referendario che doveva immediatamente seguire il cessate-il-fuoco, è stata sequestrata dall'intransigenza marocchina e dall'assenza di determinazione dell'ONU. Nella primavera del 2003, e non per la prima volta, i funzionari POLISARIO hanno cominciato a farsi scappare coi giornalisti che la leadership era sotto pressione da parte dell'elettorato per tornare alla lotta armata. C'è un desiderio nei campi di combattere -forse diffuso, forse no- ma in qualsiasi caso, la praticabilità dell'opzione è discutibile. Dopo tre decenni di isolamento in un ambiente inospitale, la base del POLISARIO vuole vedere dei progressi.
I giovani che non hanno mai visto la madre patria ed i funzionari anziani, allo stesso modo, subiscono la frustrazione di anni nè di guerra nè di pace.

Un ritorno alla lotta armata è probabile sia simbolico. Mentre l'esercito marocchino è progredito negli anni di cessate-il-fuoco, i guerriglieri del POLISARIO sono stati per la maggior parte messi a riposo. I veterani sono ora troppo vecchi per combattere e l'arsenale è verosimilmente deteriorato. Neanche è certo che l'Algeria permetterebbe un ritorno alle ostilità nel proprio territorio. Una riunione del segretariato nazionale del POLISARIO in giugno ha concordato che la leadership spingerebbe il congresso di ottobre contro l'azione militare.
Il percorso delle attività definito, la leadership ancora sotto pressione per tirar fuori qualcosa, il piano di Baker è sembrato l'unico gioco in campo. Ironia della sorte, lontano dalla resistenza militante, il POLISARIO ha optato per quello che molti hanno definito l'accordo di Oslo per il Sahara Occidentale.

Ovviamente la frustrazione sentita nei campi (ed anche nei territori occupati) ha due facce. Una è la richiesta di dinamicità. L'altra è il ritiro dalla lotta. I campi sono andati perdendo collettività nell' ultimo decennio. C'è un'economia embrionale che gira intorno ai piccoli commerci, allevamento, riparazione veicoli e quant'altro. Parecchie migliaia di giovani sono andati in Spagna a lavorare. Le loro rimesse hanno migliorato le condizioni di vita ma hanno anche cambiato la natura della società dei campi. Si parla di "normalizzazione dell'esilio", di appropriazioni indebite degli aiuti, piccoli furti, ripresa delle doti matrimoniali. Alcuni specialisti formati nelle università oltreoceano si lamentano di non poter sfruttare le proprie competenze. Alcuni con le dovute capacità sono tentati di entrare in un business dove possono guadagnare soldi più che dedicarsi ad un lavoro volontario per la comunità.

Dopo quasi 30 anni di esilio, è sorprendente che tali cambiamenti sociali ci abbiano messo tanto tempo per emergere e possano rafforzare più che indebolire il movimento di indipendenza. Ma costituiscono un'altra pressione sulla leadership.

La strategia delle trincee

Il Marocco ha subito una sconfitta diplomatica. Il POLISARIO ha subito pressioni per accettare in qualche modo il piano Baker. Per parte sua, gli USA hanno ottenuto la risoluzione del CDS ma in forma annacquata. Il Marocco ha già annunciato che la risoluzione non gli impone alcun nuovo obbligo. Il re Mohammed VI ha recentemente dichiarato che la questione del Sahara Occidentale è chiusa, rafforzando l'analisi del POLISARIO che Rabat sta trincerandosi. Ci saranno pressioni sul regno da parte degli USA, probabilmente in occasione delle negoziazioni commerciali in corso. Se la pressione divenisse troppo pesante, Rabat comincerà un qualche tipo di discussione sul piano Baker ma, come il precedente del piano di pace del 1991 dimostra, ne permetterà l'evoluzione solo nella misura in cui le soluzioni saranno bilanciate a discapito dell'occupazione illegittima.

Il POLISARIO ha accolto l'adozione della risoluzione sostenendo che è la prova che il CDS non permetterà il protrarsi dello status quo. Ha acquistato dinamicità. Ma poichè gli elementi chiave del piano sono pillole amare per l'aspirazione all'indipendenza Sahrawi, la nuova risoluzione potrà offrire solo un sollievo pericoloso e a breve termine.
Se veramente le placche tettoniche della globalizzazione e della geopolitica stanno lentamente ridefinendo il Maghreb attraverso Baker, Annan e l'ambasciatore USA all'ONU John Negroponte, una piccola nazione divisa tra i campi profughi ed una madre patria occupata non ha buone prospettive di resistere.
Gli USA, così come la Francia, stanno tentando di mantenere un equilibrio tra Algeria e Marocco nella propria politica nordafricana.
Se l'ostruzionismo del Marocco a Baker ha raffreddato le buone intenzioni di Washington verso il regno, i Sahrawi potranno ricavare dei benefici quando i dettagli del piano saranno ulteriormente chiariti.