MANDARINI
PERCHE'
I COMUNISTI CHIAMANO MANDARINI I FUNZIONARI SINDACALI RIFORMISTI
23 giugno 1921, di Antonio Gramsci, da L'Ordine
Nuovo, I, n. 173. Sotto la robrica " La lotta su due
fronti degli operai metallurgici torinesi".
Riproduciamo qui di seguito questo articolo di Gramsci sul ruolo nefasto dei funzionari sindacali riformisti. La parte dove si indica come soluzione ai mali del funzionarismo la fiducia da assegnare ai funzionari comunisti, ci pare ovviamente superata da una esperienza storica che ha visto fior di funzionari che si definivano comunisti farne di tutti i colori, ma ci pare che le ragioni polemiche nei confronti delle degenerazioni della burocrazia sindacale mantengano un intatto valore.
Perché i comunisti chiamano mandarini i funzionari sindacali riformisti? Chi sono i mandarini?
Il mandarinato è una istituzione burocratico-militare cinese, che, su per giú, corrisponde alle prefetture italiane. I mandarini appartengono tutti a una casta particolare, sono indipendenti da ogni controllo popolare, e sono persuasi che il buono e misericordioso dio dei cinesi abbia creato apposta la Cina e il popolo cinese perché fosse dominato dai mandarini. Chi fa il bel tempo? I mandarini. Chi rende fertili i campi? I mandarini. Chi dà la fecondità al bestiame? I mandarini. Chi permette all'ingenuo popolo cinese di respirare e di vivere? I mandarini. È dunque naturale che il popolo cinese sia nulla e i mandarini siano tutto. E' naturale che solo i mandarini possano deliberare e comandare e il popolo cinese debba solo obbedire, senza recriminazioni, pagar le tasse senza fiatare, dare al mandarino tutto ciò che il mandarino domanda, senza preoccuparsi di sapere il perché e il percome.
Perché i comunisti chiamano mandarini i funzionari sindacali riformisti e non li chiamano con altri nomi, per es. bonzi come in Germania, o in altro modo che indichi solo il dominio assoluto, I'intrigo burocratico per mantenersi al potere ad ogni costo, la prepotenza e l'altezzosità? Per questa ragione: perché i funzionari sindacali riformisti disprezzano le masse, sono convinti che gli operai sono tante bestie, senza intelligenza, senza carattere, senza principi morali, bestie che si tengono tranquille e mansuete dando loro modo di comprare un litro di vino e di andare all'osteria a ingozzarsi di cibo. I funzionari riformisti disprezzano le masse operaie cosí come i mandarini, uomini di alta casta, gente uscita dalla corte imperiale cinese, disprezzano i loro sudditi, ignoranti, sporchi, superstiziosi. Quando fu fondato l'" Ordine Nuovo " settimanale e fu iniziata la campagna per i Consigli di fabbrica, che dovevano essere gli organismi in cui si incarna la tendenza storica proletaria verso l'autonomia industriale e l'autogoverno, i compagni dell'" Ordine Nuovo " erano continuamente tartassati dall'ironia rinocerontesca di tutti gli Oreste Bertero della Fiom: " Voi siete degli illusi, siete degli intellettuali non conoscete le masse operaie; gli operai sono egoisti, sono bestiame senza anima e senza intelligenza: bisogna trattarli col bastone, come i cani, e riempire il loro truogolo, perché si riempiano il ventre e siano tranquilli ".
I compagni dell'" Ordine Nuovo " si stropicciavano gli occhi dalla maraviglia:
" Ma perché queste cose non le dite nei comizi, agli operai stessi? E come mai voi, che siete operai, che avete lavorato in fabbrica potete parlare in tal modo dei vostri compagni di lavoro? E perché accettate di dirigere uomini che in questo modo disprezzate? E come mai continuate a chiamarvi socialisti, se avete perduto ogni fede nella possibilità che la classe operaia si redima e migliori e si affermi come classe degna di guidare i destini dell'umanità intiera? Che la classe operaia possa essere demoralizzata e avvilita, non deve far meraviglia a un socialista; il socialismo ha sempre sostenuto che l'oppressione capitalistica si manifesta anche spiritualmente e fisicamente, oltre che economicamente, e ha fatto enormi sforzi per sollevare le masse, per educarle, per ingentilirle, per liberarle dalle abitudini viziose, come l'alcoolismo, che determinano una degenerazione fisica. Se voi, funzionari sindacali riformisti, parlate cosí, voi siete indegni di continuare a dirigere I'organizzazione operaia. È necessario che a dirigere le masse siano chiamati uomini che conservino intatto lo spirito proletario, che non siano diventati scettici, che non si siano imborghesiti, che sentano come cosa loro i dolori e le speranze delle moltitudini oppresse e lottino sinceramente per la redenzione del l'umanità ".
Ecco perché pur essendo nello stesso partito coi riformisti, i comunisti lottano per dare agli operai un poter nell'organizzazione, potere che doveva servire a spezzare il sistema mandarinesco e a introdurre la democrazia nella Confederazione generale del lavoro. I comunisti avevano persino cercato un piano di accordo coi mandarini. Essi dicevano: " Voi mandarini, che affermate di esser gli unici competenti nel compilare memoriali, nel guidare gli scioperi, nell'ottenere buone condizioni di lavoro e di salario per gli operai, rimanete pure al vostro posto, ma siate funzionari, non mandarini. Voi dovete rappresentare, nell'organizzazione sindacale, ciò che nello Stato borghese è rappresentato dalla burocrazia: dovete eseguire, non dovete deliberare. Nello Stato borghese il Parlamento, eletto dal popolo, fa le leggi, dà l'indirizzo politico generale alla vita del paese, e l'amministrazione esegue, applica le leggi, sempre sotto il controllo parlamentare (cosí almeno dovrebbe essere, sebbene oggi non sia perché il Parlamento è diventato una turlupinatura). Nell'organizzazione sindacale, i Consigli di fabbrica, il sistema dei Commissari di reparto deve essere il potere deliberativo, deve imprimere l'indirizzo politico generale ai sindacati e alle federazioni e i funzionari devono eseguire, devono applicare, con la loro competenza con il loro sapere tecnico. Altrimenti l'organizzazione sindacale è ancora indietro alla democrazia borghese: essa è ancora allo stadio dell'assolutismo, essa rassomiglia all'impero dello zar, dove comandava la burocrazia, dove il funzionario era anche il padrone del paese ".
I mandarini non vollero entrare in questo ordine di idee. Essi volevano comandare, essi volevano essere padroni assoluti. Perciò si opposero ferocemente al sistema dei commissari di reparto. E apparve chiaro allora che le masse operaie non solo dovevano lottare contro il capitalismo per l'autonomia industriale, ma dovevano lottare anche contro i mandarini per l'autonomia sindacale della massa organizzata. La lotta operaia divenne piú difficile, piú aspra, ma bisognò e bisogna ancora combatterla. Il primo episodio di questa lotta feroce lo si ebbe nell'aprile 1920, il secondo episodio nell'aprile scorso. I mandarini, abusando delle cariche detenute, sabotarono la lotta contro i capitalisti: essi fecero in Italia ciò che avevano fatto in Russia gli impiegati dello zar, tenuti al loro posto da Kerensky: immobilizzarono la macchina amministrativa, rifiutandosi di compiere le funzioni per cui erano pagati dagli operai. Posti al bivio: scegliere tra gli operai in lotta e la loro vanità offesa, abbandonarono gli operai, sdegnosamente ritirandosi nella loro tenda. Essi non sentivano i dolori e le sofferenza dei 14.000 operai della Fiat, non sentivano che erano in giuoco la tranquillità e il pane quotidiano di 14.000 famiglie. No, essi non tesero la mano a questa massa sterminata di popolo, calpestata e taglieggiata dai capitalisti, essi non lottarono a rafforzare la causa operaia e per indebolire il capitalismo; essi invece dettero armi ai capitalisti per stroncare il movimento operaio. Essi volevano allo stesso modo dei capitalisti, distruggere i Consigli di fabbrica e il sistema dei commissari di reparto: essi avevano, come i capitalisti, una posizione politica ed economica da salvare e fecero causa comune con gli avversari del proletariato.
Ed ecco come si spiega la tattica del Partito comunista nell'organizzazione sindacale. Ed ecco come avviene che i funzionari sindacali comunisti non possono essere e non possono diventare mandarini. Il Partito comunista presenta i suoi candidati alle cariche sindacali, col suo programma, che è il programma dell'Internazionale comunista, approvato dai congressi cui hanno partecipato le avanguardie proletarie di tutti i paesi del mondo. Se la maggioranza accetta questo programma, se la maggioranza di un sindacato o di una federazione dichiara: " Questo è il mio programma, voglio che i funzionari ai quali do la mia fiducia, applichino questo programma ", allora anche il Partito comunista si interessa dell'applicazione e controlla l'operato del funzionario comunista e lo richiama all'ordine se devia, e lo espelle dalle sue file se tradisce. Quanto piú, nelle attuali condizioni sociali, è necessario un accentramento delle funzioni sindacali, quanto piú si dimostra l'inutilità degli scioperi e dei movimenti locali e la necessità assoluta di coordinare gli sforzi e di evitare le dispersioni di energia, e tanto piú i segretari federali diventano mandarini, per l'impossibilità del controllo da parte delle grandi masse locali. Unica garanzia di libertà e di sicurezza per gli operai, unica garanzia che i funzionari non diventino mandarini è il controllo del Partito comunista, che ha dimostrato di saper imporre la disciplina ai suoi inscritti e di non aver paura di espellere " pezzi grossi "; il funzionario comunista è controllato da tutte le organizzazioni del Partito comunista, dalla sezione locale, dalla federazione provinciale, dal comitato, dal comitato esecutivo nazionale, dal comitato esecutivo internazionale: egli non può diventare un mandarino, egli non può essere un dominatore delle masse, ma deve essere un disciplinato milite della causa operaia, della rivoluzione mondiale.
Il Partito socialista non controlla i funzionari sindacali inscritti nelle sue file, non fa loro rispettare la disciplina dei congressi. Anzi, il Partito socialista è lo schiavo dei mandarini, per ragioni elettorali. Sempre infatti si è verificato che i mandarini siano stati degli ultrariformisti, anche se la maggioranza del Partito socialista era rivoluzionaria. Il Partito socialista era diventato ed è ancora, peggio di prima, una specie di casta Penelope: di giorno i rivoluzionari, nei comizi, nella propaganda, tessono la tela rivoluzionaria, parlano di comunismo, di soviet, di internazionalismo; di notte i riformisti, tranquillamente padroni del meccanismo confederale, distruggono questa tela, rovinano i movimenti rivoluzionari, legano mani e piedi alla classe operaia e l'abbandonano impotente alla vendetta dei capitalisti. Cosa è stato il Congresso di Livorno? La prova che il Partito socialista era prigioniero dei mandarini sindacali: infatti i cosiddetti unitari preferirono uscire dall'Internazionale comunista, pugnalare alla schiena la Russia dei Soviet, separarsi da 58.000 operai comunisti, piuttosto che separarsi da 14.000 riformisti, tra i quali troneggiavano i supermandarini D'Aragona, Buozzi, Bertero e compagnia gialla.