Finanziaria 2007, il documento approvato
dal CD della Cgil

Il Comitato direttivo della Cgil, riunitosi a Roma il 9/10/2006, ha approvato il seguente documento con quattro voti contrari e due astenuti Il CD della CGIL valuta positivamente lo stato dei rapporti unitari, dalla valutazione sul DPEF alla elaborazione della piattaforma per la finanziaria, al documento di ampia e articolata valutazione della stessa.

E’ sulla base della piattaforma unitaria che CGIL CISL UIL hanno maturato il proprio giudizio positivo sull’impronta complessiva della manovra e indicato i punti critici che necessitano di ulteriore confronto in sede di Governo e di Parlamento.
La ripresa del confronto col governo sulle coordinate della politica economica costituisce un passo in avanti significativo rispetto all’autoreferenzialità e indisponibilità al confronto col sindacato del Governo precedente,ma necessita di strutturazione nel metodo, tali da rendere formali ed esigibili i passaggi della negoziazione.
Gli assi portanti della piattaforma unitaria, approvata dai direttivi del 18.9, risultano, in punti significativi, riconoscibili nel complesso della manovra di bilancio : si conferma l’esigenza di combinare contestualmente la necessaria ricostruzione delle condizioni dello sviluppo col risanamento dei conti pubblici, secondo un criterio di equità e di redistribuzione delle risorse, teso a correggere le profonde divaricazioni e disuguaglianze che la politica economica del Governo precedente aveva prodotto.
E’ apprezzabile il segno della manovra fiscale, caratterizzato dalla lotta all’evasione ed elusione, dall’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie e soprattutto dalla revisione del secondo modulo della riforma Tremonti che ristruttura il sistema secondo progressività e ridistribuisce risorse al lavoro dipendente e alle pensioni.
Le scelte fiscali risultano più selettivamente dirette verso il lavoro dipendente, attraverso la reintroduzione e la maggiorazione delle detrazioni, di reddito medio e medio basso, vale a dire dove si concentra la stragrande maggioranza della nostra rappresentanza, con ulteriori agevolazioni sul piano degli assegni familiari: tali misure consentono una restituzione di risorse in maniera progressiva, con maggiori vantaggi per i redditi sotto i 40.000 euro e un decrescere degli stessi in proporzione al reddito.
I pensionati vedono soddisfatte dalla manovra, con l’innalzamento della no tax area, solo una parte delle loro richieste, come affermato con chiarezza nel documento unitario. E’ dunque importante che i sindacati dei pensionati sviluppino, d’intesa e col sostegno delle confederazioni, iniziative di mobilitazione, durante l’iter parlamentare della finanziaria, sugli obiettivi lì contenuti (parificazione della no tax area, aumento delle detrazioni per gli ultra 75enni, misure per gli incapienti, aumento della dotazione del fondo per la non autosufficienza e relativa legge delega).

Risulta avviato un percorso di ricostituzione della progressività del sistema, che abbiamo sempre rivendicato, anche se sarebbe necessario affermare tale progressività anche in alto, attraverso l’introduzione di un’aliquota maggiorata al 45-48% per i redditi superiori ai 150-200.000 euro.
L’insieme di queste scelte riconsegna alla politica delle entrate il ruolo fondamentale di asse portante del patto tra lo Stato e i cittadini, secondo principi di giustizia sociale, coesione e solidarietà, valori che sono alla base del contributo di ciascuno, secondo le differenti possibilità, allo sviluppo e al risanamento. Il C.D. impegna le strutture al una larga discussione di lavoratori e pensionati per riaffermare il valore di questi principi, pesantemente messi in discussione dall’azione del Governo precedente, contro ogni tentativo di manomissione durante l’iter parlamentare.
La redistribuzione di risorse si configura anche come un possibile e parziale rafforzamento della domanda di consumi e dunque misura significativa di sostegno ai segnali di ripresa, verso i quali va dirottato un grande sforzo di iniziativa politica ed economica che aumenti la produttività e la competitività del nostro sistema.
La priorità del sostegno allo sviluppo con interventi mirati e selettivi verso l’innovazione tecnologica, la ricerca , il ruolo centrale della scuola e dell’università , con un’attenzione particolare al Mezzogiorno, risulta minacciata dalla carenza di investimenti adeguati e presente in maniera netta nel ddl Industria 2015, che introduce finalmente nel nostro Paese un’idea organica e moderna di politica industriale e che va dunque considerato parte integrante della manovra. Tale esigenza di selettività non può dirsi, come abbiamo più volte affermato, completamente soddisfatta dalla decisione di riduzione del cuneo fiscale,la cui originaria generalizzazione è però corretta ,nella legge finanziaria ,dalla destinazione alle imprese esposte alla concorrenza, al lavoro a tempo indeterminato, con maggiorazioni per il Mezzogiorno e l’occupazione femminile.
Gli interventi per il Mezzogiorno registrano un riavvio importante, secondo le linee del documento CGIL CISL UIL, Regioni e Confindustria.
La lotta al lavoro nero trova un significativo e positivo risultato nell’accoglimento dei principali punti della piattaforma unitaria, mentre le norme sul precariato vanno corrette e siamo impegnati nella presentazione di proposte unitarie di modifica al testo sia per la stabilizzazione che per l’estensione di diritti.
La lotta alla precarietà non corrisponde all’entità e all’urgenza del problema, sia per il pubblico che per il privato. C’è bisogno di un impegno solido e continuativo nell’azione di governo: essa si intreccia nettamente con la costruzione delle condizioni dello sviluppo, che non può che articolarsi intorno alla valorizzazione della qualità e della dignità del lavoro. Se davvero il Governo intende impegnarsi verso un riposizionamento qualitativo del nostro modello di specializzazione produttiva, deve sapere che senza un lavoro forte di diritti e di contenuto professionale quell’obiettivo è difficilmente raggiungibile.
In questo senso assumono per noi un importante rilievo l’annunciata modifica del D.Lgs. 368/01 entro la conclusione dell’iter della Legge Finanziaria, così come l’apertura a gennaio del tavolo generale sulla riscrittura delle regole del lavoro a partire dal tema della L.30 e degli ammortizzatori sociali.


La legge Finanziaria dovrà prevedere un impegno serio e quantitativamente rilevante per un piano di legislatura per la stabilizzazione dei lavoratori pubblici, della scuola, della ricerca e dell’università, oggi precari.
La CGIL lavorerà per costruire insieme a CISL e UIL una grande iniziativa per la lotta al precariato.
La dizione presente in finanziaria sull’obbligo scolastico a 16 anni non ci convince: è necessario dunque un confronto che renda quell’obbligo omogeneo nel sistema scolastico.
Il complesso della manovra di bilancio, sin dal DPEF, ha registrato le maggiori difficoltà sul versante delle correzioni delle dinamiche della spesa nei quattro capitoli della sanità, previdenza, enti locali, contratti pubblici.
Non essendoci mai sottratti a impegni per la qualificazione della spesa pubblica, abbiamo lavorato perché il criterio dell’equità attraversasse visibilmente anche le scelte su questioni per noi così sensibili.
Sulla sanità, abbiamo condiviso le linee strategiche del Patto per la salute, che recepiscono molte delle elaborazione del sindacato e della CGIL in particolare e apprezzato la fase concertativi che le realizzerà. Con analoga nettezza abbiamo manifestato chiaramente la nostra contrarietà alle scelte sui ticket che, ferme restando le esenzioni, penalizzano in particolare il lavoro dipendente, così come non condividiamola riduzione dei fondi per la contrattazione integrativa.
Non condividiamo le scelte della Finanziaria riguardanti i tagli ai trasferimenti agli Enti Locali, come chiaramente espresso nel documento unitario. Nella piattaforma avevamo chiesto un confronto con governo e AA.LL., senza ottenere nessuna risposta, ritroviamo nella finanziaria una combinazione di tagli ai trasferimenti e possibilità di aumento di imposte locali, che, lungi dal rappresentare avanzamenti sul piano del federalismo fiscale, rischia di vanificare, per lavoratori e pensionati, gli effetti positivi della riforma fiscale e di ridurre servizi pubblici o in alternativa privatizzarli o esternalizzarli.
E’ fuori discussione che quella misura va corretta. A tal fine le strutture territoriali e il sindacato pensionati sono impegnate a iniziative di pressione e mobilitazione insieme agli enti locali.
Per quanto riguarda i contratti pubblici, fermo restano le valutazioni espresse nel documento unitario, abbiamo costruito le condizioni per il rinnovo contrattuale mentre bisogna conquistare le condizioni per un ragionamento a tutto campo in quello che dovrà diventare un patto per il lavoro pubblico, sulla riforma della P.A. finalizzata a rendere centrale il ruolo del pubblico nei processi di sviluppo, attraverso semplificazione, efficacia, trasparenza, valorizzazione del lavoro e ricambio generazionale.
Sulla previdenza, la sottoscrizione del Memorandum d’intesa vuole corrispondere agli impegni assunti, in sede CGIL e unitaria, per evitare interventi strutturali in Finanziaria, con la sola finalità di cassa. Il nostro impegno si è orientato dunque nell’immediato, vale a dire dentro la legge finanziaria, verso l’armonizzazione dei contributi previdenziali onde garantire sostenibilità ed equità al sistema e successivamente ad un tavolo di confronto nel quale affrontare i problemi rimasti irrisolti dalla legge Dini e quelli aperti dalla riforma Maroni. Il Memorandum si compone dei titoli degli argomenti che saranno oggetto di confronto, senza che vengano né precostituite le soluzioni né tanto meno indicati i vincoli di spesa, operazione impossibile attraverso lo strumento della legge delega, come il Governo ci aveva richiesto.


In quella discussione dovrà anche essere affrontata la questione dell’aumento della contribuzione dello 0,30 a carico del lavoro dipendente, che il Governo ha motivato come un’esigenza strutturale di armonizzazione nel sistema ma che dovrà pesare per rispondere ad una domanda di solidarietà a favore dei lavoratori dipendenti a basso reddito e/o con attività precarie e al rafforzamento delle prestazioni sociali per i lavoratori parasubordinati.
Sempre in quella sede dovrà essere garantita la partecipazione dei sindacati dei pensionati per un confronto sulle forme di rivalutazione delle pensioni in essere.
Prima di questo confronto sarà necessaria una discussione nostra e con CISL e UIL, finalizzata ad una piattaforma unitaria da sottoporre alla consultazione di strutture e lavoratori.
Per quanto riguarda infine la misura di utilizzo del TFR inoptato, ribadiamo la necessità che si sviluppi un confronto tra parti sociali ed esecutivo, teso a costruire modalità di gestione che favoriscano la libertà di scelta del lavoratore e che non ostacolino la scelta prioritaria della previdenza complementare.
Restano comunque aperte molte questioni per noi rilevanti quali, per esempio, le politiche della casa (vedi la mancanza di risorse per il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica), o come le politiche per la famiglia nel piano per gli asili nido, che saranno oggetto di un documento articolato e specifico da consegnare in sede di audizione alle commissioni parlamentari.
Il CD della CGIL, fermi restando il giudizio positivo espresso sull’impronta complessiva della manovra e l’indicazione dei punti critici esprimerà una valutazione conclusiva sul complesso della legge di bilancio al termine dei confronti con il Governo, le Commissioni, e l’iter parlamentare
Il CD della CGIL impegna le proprie strutture alla più ampia discussione sul documento unitario di valutazione della manovra.Roma,

9 ottobre 2006