Risulta avviato
un percorso di ricostituzione della progressività del sistema, che
abbiamo sempre rivendicato, anche se sarebbe necessario affermare tale progressività
anche in alto, attraverso l’introduzione di un’aliquota maggiorata
al 45-48% per i redditi superiori ai 150-200.000 euro.
L’insieme di queste scelte riconsegna alla politica delle entrate il
ruolo fondamentale di asse portante del patto tra lo Stato e i cittadini,
secondo principi di giustizia sociale, coesione e solidarietà, valori
che sono alla base del contributo di ciascuno, secondo le differenti possibilità,
allo sviluppo e al risanamento. Il C.D. impegna le strutture al una larga
discussione di lavoratori e pensionati per riaffermare il valore di questi
principi, pesantemente messi in discussione dall’azione del Governo
precedente, contro ogni tentativo di manomissione durante l’iter parlamentare.
La redistribuzione di risorse si configura anche come un possibile e parziale
rafforzamento della domanda di consumi e dunque misura significativa di sostegno
ai segnali di ripresa, verso i quali va dirottato un grande sforzo di iniziativa
politica ed economica che aumenti la produttività e la competitività
del nostro sistema.
La priorità del sostegno allo sviluppo con interventi mirati e selettivi
verso l’innovazione tecnologica, la ricerca , il ruolo centrale della
scuola e dell’università , con un’attenzione particolare
al Mezzogiorno, risulta minacciata dalla carenza di investimenti adeguati
e presente in maniera netta nel ddl Industria 2015, che introduce finalmente
nel nostro Paese un’idea organica e moderna di politica industriale
e che va dunque considerato parte integrante della manovra. Tale esigenza
di selettività non può dirsi, come abbiamo più volte
affermato, completamente soddisfatta dalla decisione di riduzione del cuneo
fiscale,la cui originaria generalizzazione è però corretta ,nella
legge finanziaria ,dalla destinazione alle imprese esposte alla concorrenza,
al lavoro a tempo indeterminato, con maggiorazioni per il Mezzogiorno e l’occupazione
femminile.
Gli interventi per il Mezzogiorno registrano un riavvio importante, secondo
le linee del documento CGIL CISL UIL, Regioni e Confindustria.
La lotta al lavoro nero trova un significativo e positivo risultato nell’accoglimento
dei principali punti della piattaforma unitaria, mentre le norme sul precariato
vanno corrette e siamo impegnati nella presentazione di proposte unitarie
di modifica al testo sia per la stabilizzazione che per l’estensione
di diritti.
La lotta alla precarietà non corrisponde all’entità e
all’urgenza del problema, sia per il pubblico che per il privato. C’è
bisogno di un impegno solido e continuativo nell’azione di governo:
essa si intreccia nettamente con la costruzione delle condizioni dello sviluppo,
che non può che articolarsi intorno alla valorizzazione della qualità
e della dignità del lavoro. Se davvero il Governo intende impegnarsi
verso un riposizionamento qualitativo del nostro modello di specializzazione
produttiva, deve sapere che senza un lavoro forte di diritti e di contenuto
professionale quell’obiettivo è difficilmente raggiungibile.
In questo senso assumono per noi un importante rilievo l’annunciata
modifica del D.Lgs. 368/01 entro la conclusione dell’iter della Legge
Finanziaria, così come l’apertura a gennaio del tavolo generale
sulla riscrittura delle regole del lavoro a partire dal tema della L.30 e
degli ammortizzatori sociali.
La legge Finanziaria dovrà prevedere un impegno serio e quantitativamente
rilevante per un piano di legislatura per la stabilizzazione dei lavoratori
pubblici, della scuola, della ricerca e dell’università, oggi
precari.
La CGIL lavorerà per costruire insieme a CISL e UIL una grande iniziativa
per la lotta al precariato.
La dizione presente in finanziaria sull’obbligo scolastico a 16 anni
non ci convince: è necessario dunque un confronto che renda quell’obbligo
omogeneo nel sistema scolastico.
Il complesso della manovra di bilancio, sin dal DPEF, ha registrato le maggiori
difficoltà sul versante delle correzioni delle dinamiche della spesa
nei quattro capitoli della sanità, previdenza, enti locali, contratti
pubblici.
Non essendoci mai sottratti a impegni per la qualificazione della spesa pubblica,
abbiamo lavorato perché il criterio dell’equità attraversasse
visibilmente anche le scelte su questioni per noi così sensibili.
Sulla sanità, abbiamo condiviso le linee strategiche del Patto per
la salute, che recepiscono molte delle elaborazione del sindacato e della
CGIL in particolare e apprezzato la fase concertativi che le realizzerà.
Con analoga nettezza abbiamo manifestato chiaramente la nostra contrarietà
alle scelte sui ticket che, ferme restando le esenzioni, penalizzano in particolare
il lavoro dipendente, così come non condividiamola riduzione dei fondi
per la contrattazione integrativa.
Non condividiamo le scelte della Finanziaria riguardanti i tagli ai trasferimenti
agli Enti Locali, come chiaramente espresso nel documento unitario. Nella
piattaforma avevamo chiesto un confronto con governo e AA.LL., senza ottenere
nessuna risposta, ritroviamo nella finanziaria una combinazione di tagli ai
trasferimenti e possibilità di aumento di imposte locali, che, lungi
dal rappresentare avanzamenti sul piano del federalismo fiscale, rischia di
vanificare, per lavoratori e pensionati, gli effetti positivi della riforma
fiscale e di ridurre servizi pubblici o in alternativa privatizzarli o esternalizzarli.
E’ fuori discussione che quella misura va corretta. A tal fine le strutture
territoriali e il sindacato pensionati sono impegnate a iniziative di pressione
e mobilitazione insieme agli enti locali.
Per quanto riguarda i contratti pubblici, fermo restano le valutazioni espresse
nel documento unitario, abbiamo costruito le condizioni per il rinnovo contrattuale
mentre bisogna conquistare le condizioni per un ragionamento a tutto campo
in quello che dovrà diventare un patto per il lavoro pubblico, sulla
riforma della P.A. finalizzata a rendere centrale il ruolo del pubblico nei
processi di sviluppo, attraverso semplificazione, efficacia, trasparenza,
valorizzazione del lavoro e ricambio generazionale.
Sulla previdenza, la sottoscrizione del Memorandum d’intesa vuole corrispondere
agli impegni assunti, in sede CGIL e unitaria, per evitare interventi strutturali
in Finanziaria, con la sola finalità di cassa. Il nostro impegno si
è orientato dunque nell’immediato, vale a dire dentro la legge
finanziaria, verso l’armonizzazione dei contributi previdenziali onde
garantire sostenibilità ed equità al sistema e successivamente
ad un tavolo di confronto nel quale affrontare i problemi rimasti irrisolti
dalla legge Dini e quelli aperti dalla riforma Maroni. Il Memorandum si compone
dei titoli degli argomenti che saranno oggetto di confronto, senza che vengano
né precostituite le soluzioni né tanto meno indicati i vincoli
di spesa, operazione impossibile attraverso lo strumento della legge delega,
come il Governo ci aveva richiesto.
In quella discussione dovrà anche essere affrontata la questione dell’aumento
della contribuzione dello 0,30 a carico del lavoro dipendente, che il Governo
ha motivato come un’esigenza strutturale di armonizzazione nel sistema
ma che dovrà pesare per rispondere ad una domanda di solidarietà
a favore dei lavoratori dipendenti a basso reddito e/o con attività
precarie e al rafforzamento delle prestazioni sociali per i lavoratori parasubordinati.
Sempre in quella sede dovrà essere garantita la partecipazione dei
sindacati dei pensionati per un confronto sulle forme di rivalutazione delle
pensioni in essere.
Prima di questo confronto sarà necessaria una discussione nostra e
con CISL e UIL, finalizzata ad una piattaforma unitaria da sottoporre alla
consultazione di strutture e lavoratori.
Per quanto riguarda infine la misura di utilizzo del TFR inoptato, ribadiamo
la necessità che si sviluppi un confronto tra parti sociali ed esecutivo,
teso a costruire modalità di gestione che favoriscano la libertà
di scelta del lavoratore e che non ostacolino la scelta prioritaria della
previdenza complementare.
Restano comunque aperte molte questioni per noi rilevanti quali, per esempio,
le politiche della casa (vedi la mancanza di risorse per il rilancio dell’edilizia
residenziale pubblica), o come le politiche per la famiglia nel piano per
gli asili nido, che saranno oggetto di un documento articolato e specifico
da consegnare in sede di audizione alle commissioni parlamentari.
Il CD della CGIL, fermi restando il giudizio positivo espresso sull’impronta
complessiva della manovra e l’indicazione dei punti critici esprimerà
una valutazione conclusiva sul complesso della legge di bilancio al termine
dei confronti con il Governo, le Commissioni, e l’iter parlamentare
Il CD della CGIL impegna le proprie strutture alla più ampia discussione
sul documento unitario di valutazione della manovra.Roma,
9 ottobre 2006