Un altro sindacato è
possibile.
A
partire da una adesione vera al movimento antiglobal questo documento del
Coordinamento Nazionale delegati RSU, propone un approccio, che condividiamo
in gran parte, al congresso CGIL con annesse severe critiche ai limiti della
sinistra interna. Settembre 2001.
"Un
altro mondo è possibile" non
è una parole d'ordine che indica solo una possibilità, ma
innanzitutto la necessità di rompere lo stato di subordinazione all'interesse
del profitto a cui sono oggi costretti i bisogni sociali ed i diritti di
intere popolazioni, dei lavoratori e delle loro famiglie. E' anche un bisogno
di maggiore partecipazione e di democrazia che mette in discussione ed investe
anche il modo di essere e fare oggi lotta e organizzazione sindacale. Portiamo
dentro al congresso della Cgil le proposte e le linee del Movimento dei
Movimenti Le
delegate e i delegati Rsu iscritti alla Cgil e che si riconoscono nel movimento
per un "Coordinamento nazionale delle Rsu", lavorano per sostenere
l'affermazione del documento alternativo presentato come "Lavoro Società
- cambiare rotta" al Congresso Cgil. Una scelta importante e necessaria
contro la linea della concertazione e la sua deriva neocorporativa presenti
nella prassi e nella piattaforma della maggioranza della Cgil. Il
Congresso della Cgil incrocia oggi elementi nuovi ed importanti che modificano
e qualificano il quadro generale di riferimento. Elementi che come Sinistra
Sindacale dobbiamo considerare e far irrompere nei contenuti Congressuali. Ci
riferiamo all'insorgere di un grande movimento internazionale che da Seatle
a Porto Alegre, fino a Genova, ha indicato una strategia fortemente efficace
ed unificante per tutte quelle forze che si riconoscono contro la globalizzazione
e contro la subordinazione alle leggi di mercato dei diritti e dei bisogni
di intere popolazioni e dei lavoratori. Un
movimento che protesta e propone una concezione del mondo capace anche di
sconvolgere il modo di fare sindacato, di aggiornarlo e qualificarlo nell'impianto
strategico, nel modello e nell'organizzazione, nel maggior bisogno di democrazia
e partecipazione. La
proposta dei "Bilanci Partecipativi" (veri e propri "Bilanci
Sociali di base") presentata e assunta a Porto Alegre dal movimento
antiglobalizzazione, è il modello a cui dobbiamo fare riferimento
per sconfiggere ogni tipo di concertazione e di neocorporativismo che da
più parti si tenta di imporre anche alle relazioni sindacali. I
"Bilanci Partecipativi, sociali di base " si fondano sui bisogni
popolari. La concezione, le scelte, la prassi conseguenti liquidano ogni
tipo di referenza al mercato, sia quello neoliberista violento Berlusconiano,
sia quello liberista moderato difeso dalla maggioranza della Cgil. Quest'ultimo
(che è anche quello della "contingente necessità"
della guerra, delle ambiguità sulle lotte dei meccanici e dei Social
Forum, ecc.) oppone la sua concertazione a quella sostenuta dalla destra
governativa ed economica, caricandola di rivendicazionismo e la gioca in
politica come l'unica soluzione della ineluttabile crociata "antiberlusconiana",
cercando di ricondurre pezzi di sinistra critica, anche di quella sindacale,
nelle spire del mercato, nell'accettazione di una linea di difesa e sostegno
di una concertazione "più democratica". Il
gioco è particolarmente insidioso poiché ogni tipo di concertazione
(sia quella liberista/moderata sostenuta dalla maggioranza della Cgil, sia
quella neoliberista/violenta sostenuta dalla destra governativa ed economica)
produce sempre, anche se in forme e tempi diversi, l'affermazione del mercato
sui bisogni sociali, con la conseguente pesante ed ormai inaccettabile subordinazione
del salario e del lavoro agli interessi dei profitti e delle rendite (una
subordinazione che, come abbiamo visto in questi anni arriva a comprimere
anche i diritti e la stessa democrazia). Scegliere
di operare secondo i principi dei "Bilanci Partecipativi" assunti
dalla "Carta di Porto Alegre" significa contrapporsi immediatamente
alla scelta del modello concertativo, sia che si presenti nella forma più
democratica proposta dalla maggioranza della Cgil, sia che si presenti nella
forma più retriva come quella proposta da Confindustria e Governo.
La contrapposizione è immediata perché tali principi escludono
qualsiasi subordinazione dei diritti e dei bisogni alle compatibilità
ed ai vincoli imposti dal regime del mercato e della flessibilità. Nel
nostro agire sindacale, questa scelta comporta il coraggio di riproporre
alla Cgil, e praticare, un impianto vertenziale che assume come riferimento
il quadro dei bisogni generali e complessivi delle classi subalterne e ripropone,
e pratica, un modello organizzativo democratico e di mandato, che opera
la verifica continua della capacità della nostra azione di rispondere
a tale quadro di bisogni attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti
che questi bisogni esprimono. A
partire dai principi di Porto Alegre, si tratta quindi di ordinare la nostra
proposta di lotta sindacale, contro il capitale (contro ogni tentativo di
proseguire con la linea concertativa, contro ogni deriva neocorporativa)
sulla base di "Bilanci sociali per il lavoro", espressione del
quadro di bisogni corrispondente al raggiungimento ed al mantenimento della
dignità sociale e materiale del lavoro In
questo senso anche le posizioni ultime assunte dalla maggioranza della Cgil,
che cercano di presentare una concertazione democratica come obiettivo da
difendere, devono essere considerate sbagliate e da battere, quindi, anche
inadeguate a rispondere a quella che ormai appare la possibile offensiva
di autunno di Confindustria e Governo ed alle difficoltà della stagione
contrattuale (a partire dai meccanici). Il
direttivo nazionale Cgil di settembre ha alzato dei no importanti all'offensiva
del Governo, ma non basta. Con una posizione di semplice difesa e correzione
della concertazione il sindacato rimane intrappolato in un quadro di compatibilità
e di subordinazione al mercato che non ci porta da nessuna parte. E' venuto
il momento di cambiare. Alla piattaforma dei padroni dobbiamo rispondere
con una piattaforma sindacale capace di rappresentare i bisogni sociali
(salario, assistenza, stato sociale, pensione, orario e condizioni di lavoro)
e chiamando al confronto ed all'azione comune i lavoratori occupati e non,
le loro famiglie, il movimento antiglobalizzazione. Alla
strategia complessiva del Capitale bisogna rispondere con un "Bilancio
sociale per il lavoro", cioè con un programma-piattaforma generale
delle classi subalterne, capace di rappresentarne i bisogni, capace di produrre
unità, confronto e democrazia. In
particolare occorre caricare la nostra posizione contro la concertazione
di obiettivi vertenziali che la mettano subito ed esplicitamente in discussione. La
questione del salario è questione centrale. La lotta contro i guasti
della concertazione non può essere condotta solo con la critica alla
concertazione e con la richiesta di maggiore carica rivendicativa. Occorre
contrapporre la nostra idea di salario come bisogno a chi invece ne propone
o accetta forme di subordinazione al mercato. Lo
strumento principale di difesa del salario è la conquista di tutele
che rendano certa ed esigibile la salvaguardia del suo potere d'acquisto.
E' questo un bisogno generale, non mediabile, che non può essere
risolto con lotte categoriali o estemporanee ma che richiede la messa in
campo di un movimento di lotta generale per la conquista di un sistema periodico
ed automatico di adeguamento delle retribuzioni all'inflazione reale. Il
documento congressuale della sinistra sindacale non riesce ad essere esplicito
su questa questione centrale, eppure è evidente che una risposta
di lotta alla concertazione è impossibile se non si rompono le dipendenze
a cui il salario è oggi subordinato. Su questa questione, come sinistra
sindacale, dobbiamo saper qualificare la nostra posizione e renderla esplicita. Così
come occorre chiarire la necessità di rispondere al diritto al salario
ed al lavoro anche riguardo le questioni legate all'assegno di inoccupazione.
Se partiamo dal fatto che il salario ed il lavoro sono bisogni primari non
mediabili diventa per noi necessario rivendicare questo diritto a tutti,
indipendentemente dall'età anagrafica. In questo modo si darebbe
una risposta importante anche allo sviluppo del lavoro precario, possibile
solo in presenza di forte sottomissione del diritto al lavoro ed al salario
alle regole del mercato. Per
rendere esplicite ed efficaci la nostra opposizione alla concertazione,
la nostra richiesta di maggiore democrazia nei luoghi di lavoro e nel sindacato,
la necessità di strategie rivendicative adeguate, dobbiamo quindi
caricare del coraggio, della convinzione e della spregiudicatezza del "movimento"
le nostre proposte alla Cgil, non solo con la nostra critica alla concertazione,
ma anche e soprattutto rivendicando e praticando quel modello "partecipativo"
capace di contrapporsi ad essa ed a ogni tentativo di subordinare alle regole
del mercato e delle flessibilità il quadro dei bisogni che la classe
lavoratrice esprime. Come
delegate e delegati Rsu iscritti alla Cgil che si riconoscono nel movimento
per un "Coordinamento nazionale delle Rsu" riteniamo quindi che
queste questioni debbano irrompere nel dibattito congressuale in Cgil. Dobbiamo
portare ed affermare, anche nel sindacato, il cambiamento e la richiesta
di maggior partecipazione che il grande movimento antiglobalizzazione sta
producendo a livello internazionale. Come
Sinistra Sindacale non possiamo considerare esaustivo dei nostri compiti
l'avere aderito al Genova Social Forum ed il partecipare più o meno
formalmente alle sessioni di lavoro avviate a Porto Alegre. Come sinistra
sindacale dobbiamo diventare soggetto attivo di costruzione di un rapporto
di merito ed operativo con quel movimento, assumendone concretamente le
intuizioni e le proposte come precisi riferimenti per la nostra azione sindacale. Riteniamo
quindi necessario, sopratutto dopo Genova, e quindi proponiamo, che anche
il documento congressuale che abbiamo presentato come "Lavoro e Società
- cambiare rotta" per il prossimo congresso Cgil sia presentato agli
iscritti e qualificato in modo da corrispondere a questa idea, creando così
un rapporto organico (e non solo emotivo o solidale) tra la nostra battaglia
per cambiare il sindacato e la battaglia più generale per "Un'altro
Mondo è possibile", sostenuta oggi da un vasto movimento, una
nuova generazione, sempre più cosciente e matura, raccogliendo queste
speranze e queste necessità per portarle ed organizzarle anche all'interno
dello scontro Capitale - lavoro. Non
partiamo da zero. Il nostro documento già comprende queste necessità.
La nostra stessa esperienza sindacale in Italia ha inoltre, già in
passato, saputo rappresentare esperienze analoghe con i Consigli di Fabbrica
e i Consigli di Zona che hanno saputo portare il sindacato a rendere vertenziabile
l'insieme delle condizioni di vita, anche i diritti, i bisogni fuori dalla
fabbrica coinvolgendo in questo modo, oltre ai lavoratori nei luoghi di
lavoro anche le famiglie ed i movimenti sul territorio. Centrale
è quindi il disporre di un programma-piattaforma attorno a cui ordinare
la nostra iniziativa di lotta. Ma altrettanto importante e centrale è
affermare un modo di fare sindacato capace di determinare coerenze vertenziali
e comportamentali (dalla fase di elaborazione, alla fase di lotta e direzione
della lotta, alla verifica dei gruppi dirigenti) a cui tutta l'organizzazione
deve attenersi. Per
un'area programmatica della Sinistra Sindacale in Cgil La
battaglia per portare tutta la Cgil su posizioni adeguate alle attuali condizioni
dello scontro di classe non si esaurirà nel percorso congressuale. Anche
se importante, il momento congressuale è sopratutto occasione utile
per chiamare tutta la Cgil ad un confronto di idee e proposte. Il vero cambiamento
potrà avvenire però essenzialmente nello svolgimento del lavoro,
nella realizzazione delle lotte, adeguando nell'iniziativa quotidiana e
concreta la stessa organizzazione ed il modo di lavorare della Cgil verso
una maggiore democrazia interna e verso la realizzazione di una autonomia
di classe capace di rappresentare prima di tutto l'interesse ed i bisogni
dei lavoratori e delle loro famiglie. Sappiamo
che questo può avvenire solo sconfiggendo la linea concertativa,
rompendo ogni forma di subordinazione dell'azione sindacale alle regole
del mercato ed assumendo come riferimento i principi assunti a Porto Alegre. La
stessa organizzazione della sinistra sindacale dovrà a nostro parere
corrispondere a questi obiettivi attraverso lo strumento organizzativo dell'area
programmatica all'interno della Cgil. Notiamo
con non poca perplessità che di questo si parla poco o nulla nel
dibattito aperto nella sinistra sindacale. La risposta più frequente
a questo quesito è quella che sostiene l'importanza, per ora, di
avere sul documento alternativo al congresso il maggior numero di forze
possibili per disporre di una larga aggregazione congressuale, che nella
sua eterogeneità vivrebbe come una forzatura la discussione di come
e se organizzare la sinistra sindacale in area programmatica. Dopo il congresso,
si dice, si vedrà. Ognuno sarà libero di comportarsi come
meglio crede. In
realtà dietro a queste attenzioni e sensibilità particolari
si nasconde il verme che potrebbe fare marcire la mela. E'
bene sottolineare come, a nostro parere, la questione urgente non è
solo la presentazione di un documento alternativo al congresso, ma anche
(e per certi versi sopratutto) l'organizzazione di un'area programmatica
che renda visibile e concretamente praticato anche dopo il congresso il
nostro programma-piattaforma, e sia strumento per cambiare la Cgil. Inoltre,
in occasione del congresso verranno definite le presenza negli organismi
dirigenti (direttivi categoriali e territoriali a vari livelli) negli apparati
e nelle segreterie. Tutti
i compagni che vi entreranno a far parte lo saranno in virtù di una
battaglia congressuale sostenuta e portata avanti da tutti. Tutti i compagni
che rappresenteranno la sinistra sindacale negli organismi e nelle strutture
della Cgil dovranno pur rendere conto a qualcuno, dovranno essere strumenti
per la continuazione di una discussione e di una lotta che richiede momenti
continui di discussione, valutazione e proposta collettive. Dovranno inoltre
garantire le coerenze con gli obiettivi e la disponibilità alla verifica
(di fronte al movimento di lotta per il cambiamento della Cgil) sulla adeguatezza
del loro essere rappresentanti e riferimenti di questo progetto. La
scelta di dare continuità anche dopo il congresso alla nostra battaglia,
organizzandoci in area programmatica, con regole, momenti e luoghi certi
e democratici di discussione, direzione e verifica del l'iniziativa di sinistra
sindacale è per noi altrettanto importante e pregiudiziale quanto
il merito del documento alternativo al congresso. Vediamo
nell'ambiguità e nelle non scelte riguardo a questo passaggio fondamentale,
rischi concreti di svilimento ed indebolimento della nostra battaglia in
Cgil, rischi di burocratizzazione e di una gestione tutta in mano agli apparati,
alle correnti ed alle tante cordate che, seppur non ufficialmente, vivono
e si muovono anche dentro la sinistra sindacale. Noi
crediamo invece nella necessità di dare regole precise e democratiche
all'azione della sinistra sindacale, e luoghi concreti per esercitare la
democrazia e la partecipazione dove rendere possibile e praticare il ruolo
di direzione da parte delle delegate e dei delegati Rsu, degli attivisti,
di quanti rappresentano il corpo e la risorsa principale per cambiare il
sindacato. Per
questo riteniamo necessario che da subito, dentro la sinistra sindacale
ci si esprima, come si è fatto in occasione dell'adesione al documento
alternativo, anche a sostegno dell'area programmatica e delle sue regole. Dopo
la fusione delle due precedenti aree congressuali (Alternativa sindacale
ed Area dei comunisti) e l'allargamento dell'aggregazione in Lavoro Società
- cambiare rotta, abbiamo notato un ulteriore peggioramento nel rapporto
tra strutture e delegati di fabbrica. La
nuova area ha funzionato solo a livello di apparati e si è manifestata
solo con momenti generali di discussione (per altro molto blindati per non
suscitare problemi tra le varie aree) e attraverso la figura dei coordinatori
che non sempre hanno operato per lo sviluppo di una democrazia interna basata
sul coinvolgimento dei delegati alle discussioni ed alle decisioni. In
diverse occasioni e vertenze si sono registrati scollamenti tra i compagni
dell'apparato di sinistra sindacale e la base categoriale e/o confederale.
Scollamenti causati da divergenti valutazioni di merito e dall'assenza di
momenti di confronto aperto e democratico al nostro interno. Troppo spesso
le discussioni si sono fermate solo ai livelli dei componenti i direttivi
nazionali, non sempre rappresentativi delle posizioni espresse dalla maggior
parte delle delegate e dei delegati di luogo di lavoro. Siamo
in presenza di un grave deficit di organizzazione, di democrazia e di partecipazione
che ha ridotto sensibilmente il ruolo della base e che ha reso meno visibile
la presenza della sinistra sindacale. Questione questa da risolvere al più
presto. Proponiamo
quindi che già nell'organizzazione che ci diamo per lo svolgimento
della campagna congressuale siano create le premesse di quella che dovrà
essere l'area programmatica che necessariamente dovrà essere formalmente
costituita subito dopo il congresso. Proponiamo inoltre che da subito i
compagni e le compagne che hanno aderito al documento alternativo siano
chiamati a dare la loro formale adesione all'area programmatica. La
non adesione, il non impegno a riconoscersi in un modo di lavorare organizzato
e collettivo, con regole certe di democrazia di mandato di fronte ai delegati
ed agli attivisti che avranno reso possibile la battaglia congressuale,
ci libera dall'impegno di sostenere candidature negli organismi e negli
apparati di quei compagni che non si riconoscono nella necessità
di continuare a lavorare come area programmatica. Con
questi compagni ci continuerà a legare la condivisione di un merito
che assieme avremo sostenuto in occasione del congresso, sapendo che questi,
legittimamente, si sono riservati la possibilità di continuare il
loro percorso fuori da una ipotesi organizzata. Sosterremo
con convinzione invece l'ingresso negli organismi dirigenti e negli apparati
della Cgil di quei compagni che a partire dalla condivisione del documento
alternativo si dichiarino sin da subito convinti di un procedere organizzato
in area programmatica. Il
Congresso non risolve tutto. Gran parte del lavoro e delle lotte per cambiare
la Cgil dovrà realizzarsi con la capacità di essere effettivamente
rappresentanti dei bisogni non mediabili dalle leggi del mercato capitalistico,
con un costante e continuo procedere di iniziative, in un costante lavoro
di rafforzamento di un'area programmatica capace di convincere, coinvolgere,
dare ruolo ai tanti militanti, delegate e delegati, attivisti di base di
cui si compone il sindacato e da cui deriva la stessa possibilità
di riuscita della battaglia congressuale. La
nostra proposta di area, sulla linea di Porto Alegre e del più generale
movimento antiglobalizzazione. Il
soggetto principale della battaglia per cambiare la Cgil sono gli iscritti,
le delegate ed i delegati di luogo di lavoro. Per questo proponiamo che
a tutti i livelli (categoriali e territoriali) siano costituiti i coordinamenti
di Sinistra Sindacale che facciano riferimento agli attivi delle delegate
e dei delegati di sinistra sindacale. L'attivo
delle delegate e dei delegati di sinistra sindacale. E'
un momento periodico ed un luogo aperto di confronto, discussione e decisione
sulle iniziative della sinistra sindacale che si costituisce a tutti i livelli,
nazionale, territoriale sia confederale che categoriale. Agli
attivi possono partecipare tutti quelli che hanno aderito all'area programmatica
di sinistra sindacale privilegiando sopratutto il corpo dei delegati eletti
nelle assemblee congressuali di luogo di lavoro. Compito
dell'attivo nazionale confederale è quello di definire annualmente
"Il Bilancio Sociale e partecipativo per il lavoro", ossia il
programma di lavoro e gli obiettivi su cui la sinistra sindacale si impegna
a lavorare. Gli attivi, ai vari livelli territoriali e categoriali, articolano
successivamente il programma alle condizioni specifiche. Ogni anno gli attivi
procedono alla verifica del lavoro svolto e adeguano il programma. Agli
attivi, oltre che l'organizzazione delle iniziative, è demandata
la risoluzione di questioni di merito ed organizzative quando si è
in presenza di opzioni diverse. In
fase congressuale dovranno essere gli attivi dei delegati (formati in primo
luogo dai delegati eletti nei congressi di luogo di lavoro) che dovranno
indicare i compagni da candidare in rappresentanza dell'area programmatica
negli organismi dirigenti (direttivi) della Cgil. I
coordinamenti di Sinistra Sindacale. I
coordinamenti di sinistra sindacale (ai vari livelli, categoriale e confederale)
sono eletti dagli attivi delle delegate e dei delegati di sinistra sindacale
a cui rendono conto periodicamente ed a cui demandano la risoluzione di
eventuali divergenze. I coordinamenti di sinistra sindacale, a tutti i livelli,
sono formati per non meno del il 50% da delegate e delegati Rsu di luogo
di lavoro e per il restante 50% da delegate e delegati presenti negli organismi
e da compagni nelle segreterie e negli apparati. Tra
i compiti dei Coordinamenti di sinistra sindacale, oltre alla convocazione
degli attivi ogni volta si renda necessario (e comunque almeno due volte
all'anno per le realtà decentrate ed almeno una volta all'anno per
gli attivi nazionali) c'è quello di organizzare una informazione
periodica a tutti i delegati che aderiscono all'area sulle attività
e sulle questioni nella quale sono assunte posizioni come area programmatica
a livello territoriale e/o confederale. Almeno
ogni due anni, in sede di convocazione degli attivi delle delegate e dei
delegati aderenti all'area programmatica si procederà alla verifica
di mandato (ed alle eventuali sostituzioni) dei componenti i Coordinamenti
di sinistra sindacale. La
discussione sulla necessità di dar vita subito ad una nostra operatività
su base democratica, organizzata e programmatica non nasce solo dalla necessità
di far fronte ai compiti organizzativi per il congresso o ad una generica
richiesta di democrazia al nostro interno. Il
porsi da subito la questione dell'organizzazione, della sua forma e delle
sue regole (basate sul ruolo delle delegate e dei delegati Rsu e della democrazia
di mandato) parte dalla necessità, come sinistra sindacale, di determinare
un "fare sindacato" capace di contenere le tendenze alla burocratizzazione
(presenti anche nella sinistra sindacale) e di rispondere (anche nelle scelte
dei modelli organizzativi) alla riduzione di democrazia ed alla centralizzazione
decisionista che la deriva neocorporativa produce. Ma
sopratutto ciò determina un rapporto più stretto tra l'organizzazione
ed il merito, permette di verificarne le coerenze nella prassi oltre che
nelle posizioni e dichiarazioni. Chiariamo
che il nostro obiettivo principale deve essere quello di fare funzionare
le strutture organizzative della Cgil cercando di dare a queste il massimo
di apertura democratica alla capacità di rappresentare tutti. Se
assieme elaboriamo e sosteniamo una piattaforma alternativa, assieme (quindi
in modo organizzato) dobbiamo poterne verificare e costruire le coerenze
generali e particolari nello sviluppo della nostra azione futura. 6
SETTEMBRE 2001 Le
delegate ed i delegati Cgil che si riconoscono nel movimento info
alma@pmp.it
Dobbiamo cioè produrre immediatamente un controllo diretto, una partecipazione
attiva dei lavoratori alla gestione del loro sindacato e frenare la tendenza
alla burocratizzazione ed al realismo sindacale. E ciò può
avvenire se i "bisogni" e la loro non mediabilità vengono
rappresentati e assunti a elemento discriminante della nostra strategia.
Quando ci riferiamo alla necessità, per la sinistra sindacale di
avere anche un proprio ambito organizzativo lo facciamo riferendoci alla
possibilità statutaria prevista in Cgil di organizzarsi in area programmatica,
sopratutto per coordinare e dirigere l'attività della sinistra sindacale
e non già della Cgil tutta.
"Per un Coordinamento Nazionale delle RSU"