Intervista a Joao Pedro Stedile sulle prossime elezioni.
Pubblichiamo, anche se con molto ritardo, l'intervista rilasciata dal dirigente del MST alla Folha di San Paulo (una sorta di "Corriere della Sera" brasiliano), il 16/9. La traduzione è a cura del sito italiano del MST, che ringraziamo per la concessione.


Come valuta le proposte dei candidati alla presidenza del Brasile, rispetto alla riforma agraria? Quale proposta ritiene migliore e quale peggiore?
In realtà le differenze sono molto piccole. E le somiglianze sono dovute al fatto che il clima della campagna non ha portato ad un dibattito sulle vere cause dei problemi del Brasile. Così, riguardo alla riforma agraria, tutti preferiscono proporre soluzioni palliative alla povertà, senza affrontare con chiarezza il fatto che la società brasiliana, per essere democratica, deve eliminare il latifondo, ossia la concentrazione della proprietà della terra, come d'altra parte hanno fatto tutte le società moderne e sviluppate. La società brasiliana deve poter discutere apertamente sul fatto che non possiamo convivere con il latifondo. Non si può parlare di democrazia, mentre soltanto l'1% dei proprietari possiede il 46% di tutte le terre, mentre una multinazionale qualsiasi ha il diritto di possedere 20/30.000 ettari delle nostre terre, o un'impresa come la CR almeida ha più di due milioni di ettari. Per questo il Forum nazionale della riforma agraria sta sostenendo che bisogna discutere nella società la questione del limite della dimensione massima di una proprietà e fissare un limite intorno ai 1.500 ettari. Qualsiasi proprietario produttivo può restare ricco con una azienda di 1.500 ettari.

Come valuta ciò che i candidati hanno detto fino ad ora riguardo alla riforma agraria? L'inclusione del tema nell'agenda è una vittoria dei movimenti sociali o lei pensa che si tratti di un'azione esclusivamente di marketing?
Esiste la coscienza nel popolo che il latifondo è antisociale. Per questo tutti appoggiano la riforma agraria. Quindi i candidati sono obbligati a parlare di riforma agraria, senza tuttavia compromettersi indicando delle modalità concrete. E' una questione che è sempre in agenda perché è un problema sociale e non per marketing. Finché esisterà il latifondo, esisteranno senza terra e povertà nelle campagne. E questo è un problema sociale che non si può nascondere sotto un tappeto. Ma noi non ci preoccupiamo tanto dei discorsi dei candidati, quanto delle forze sociali che ciascuno rappresenta. E' evidente che Serra rappresenta la continuità di questo modello perverso che vediamo impiantato qui. Ciro Gomes, forze che vogliono piccoli cambiamenti, ma che, nelle questioni essenziali, non vogliono cambiare. Garotinho non è riuscito a organizzare intorno a sé forze sociali rappresentative. L'unico candidato che rappresenta forze sociali che vogliono cambiamenti reali in questo paese è Lula.

In giugno il PT ha approvato un documento nel quale si parlava dell'obiettivo di insediare 500.000 famiglie in quattro anni. Per evitare polemiche ha poi cancellato questo punto. Nel 1994 la promessa di Lula era insediare 800.000 famiglie, nel 1998, un milione. Come giudica questo arretramento?
Non si tratta di un arretramento. Si tratta di diverse forme di quantificare o meno le mete del programma. Dico nuovamente che per noi non è molto importante quel che sta scritto nei programmi. In Brasile i programmi elettorali sono meri esercizi di retorica politica. Confronti quello che era scritto nel programma di Cardoso con quello che ha fatto negli ultimi otto anni. Le élite si divertono a ingannare il popolo durante le campagne elettorali, con programmi e discorsi. Noi non abbiamo mai presentato a nessun candidato, e meno che mai al PT, la richiesta di definire i numeri dei futuri insediamenti. Non vogliamo discutere di numeri. Vogliamo discutere sul fatto che è necessario democratizzare la proprietà della terra in Brasile ed è necessario cambiare l'attuale modello agricolo, che favorisce soltanto un settore del latifondo e dell'esportazione.
In questi ultimi dieci anni, grazie al modello economico attuato dal governo Cardoso, la concentrazione della proprietà è cresciuta. I latifondisti con più di 2.000 ettari hanno accresciuto l'area totale di cui dispongono da 121 a 178 milioni di ettari. Circa 900.000 piccoli proprietari, con meno di cento ettari, sono falliti; due milioni di dipendenti di aziende rurali hanno perso il lavoro. E la povertà e la miseria sono cresciute nelle campagne. Abbiamo bisogno di cambiare il modello agricolo e riorganizzare l'agricoltura orientandola alla soddisfazione del mercato interno, alla distribuzione del reddito e della terra.
E per questo è necessario coniugare due fattori fondamentali: un governo popolare che riunisca forze sociali con questa volontà politica e movimenti contadini organizzati e forti che abbiano capacità di pressione sociale. I mutamenti sociali nelle campagne di tutto il mondo sono avvenuti solo quando si sono uniti questi due fattori.

Lei ha citato in passato studi del professor José Gomes da Silva che mostrerebbero che sarebbe possibile insediare, in due anni di governo, due milioni di famiglie. Sostiene ancora la validità di questi numeri, ossia la possibilità di insediare quattro milioni di famiglie in quattro anni?
Ho citato il nostro caro Jose Gomes da Silva, che oltre che impresario agricolo, era il maggior specialista di riforma agraria, per dire che, se uniamo un governo popolare con un movimento contadino organizzato, è possibile, in breve tempo, realizzare grandi cambiamenti. Nel caso della riforma agraria giapponese, per esempio, fatta dal comando alleato, sono state distribuite terre a quattro milioni di famiglie in un periodo molto breve. Nel caso della riforma agraria nordamericana, sono state distribuite terre a sei milioni di famiglie nello spazio di vent'anni. Ma questo non dipende da promesse e da programmi. Dipende dalla correlazione di forze che si crea nella società, in un certo momento storico.

Come valuta l'attuale discorso politico di Lula? E' deluso?
Lula sta facendo il suo discorso all'interno dei parametri di una campagna elettorale. Chiaramente non si tratta di un discorso in cui sostiene un programma di sinistra e le necessarie trasformazioni radicali di cui la nostra società ha bisogno. E' un discorso di centro, all'interno di questo spettro ideologico. Ma come ho detto prima, la cosa più importante non sono i discorsi, ma le forze sociali che si uniscono intorno a questo o a quel candidato. E la candidatura di Lula ha il segno del cambiamento. Il popolo sa che se Lula vince, ci saranno cambiamenti. E che, tra i quattro candidati, è l'unico che può realmente raccogliere forze per fare cambiamenti.

Come ha valutato le alleanze del PT con il PL e con uomini politici come Sarney, Quércia, Luiz Antônio de Medeiros? Cosa ha pensato degli eleogi di Lula alla crescita economica durante il regime militare?
Si tratta di problemi elettorali del PT. Noi del MST abbiamo già problemi sufficienti per non farci coinvolgere nei problemi degli altri. Anche se, come militante, so che questo tipo di alleanze ha ferito la tradizione di sinistra e la coerenza del partito. E certamente avrà conseguenze positive e negative. Ma sarà la storia a dire quali prevarranno.

Lei voterà Lula? Perché? Perché il MST non sta facendo apertamente campagna per Lula? E' stato negoziato un accordo per sospendere le invasioni, per non danneggiare la candidatura petista?
Prima di tutto, in tutti i periodi elettorali, si crea un clima nella società per cui il centro delle discussioni e delle preoccupazioni sono le elezioni. Quindi, ogni due anni, in periodo elettorale, tutte le lotte sociali, si raffreddano, non solo nelle campagne ma anche nelle città. Quindi il fatto che le occupazioni sono diminuite in questo periodo non è tipico di questo anno elettorale, né legato a nessun accordo. Le occupazioni di terra non succedono per volontà dei dirigenti, avvengono in relazione a particolari situazioni e alla correlazione di forze presente in ogni luogo.
Voterò Lula e, anche se non ci sono decisioni di congressi o di organismi dirigenti, con tutti i nostri militanti sociali, tanto del MST, come degli altri movimenti di Via Campesina, siamo impegnati nella campagna e a favore della vittoria di Lula. Per i motivi che ho già spiegato. Quella di Lula è l'unica candidatura che raccoglie forze sociali che possono produrre mutamenti in questo paese. Nel modello economico, che è la cosa principale, e in particolare rispetto al modello agricolo e alla riforma agraria. E una vittoria di Lula darà molto coraggio a tutto il popolo brasiliano e genererà un processo di nuova crescita dei movimenti di massa. E un governo Lula avrà bisogno di movimenti di massa organizzati, per sostenere i necessari cambiamenti.

Lula ha fatto la seguente dichiarazione: "Se il compagno João Pedro Stedile ripeterà nella campagna del 2002 quel che ha detto nel 1998, non mi aiuterà. Stedile ha detto nel 1998: 'Se il compagno Lula vincerà le elezioni, non parteciperò al suo insediamento, perché starò occupando tutte le terre del Brasile'.". Dove starà lei, il primo di gennaio, se Lula vince le elezioni?
L'espressione che ho usato non aveva il significato di una bravata o di una sfida a un futuro governo Lula. Aveva un senso pedagogico. Voleva sostenere e chiarire ai nostri militanti, e a tutto il popolo sofferente, che non basta eleggere un nuovo governo. Bisogna che il popolo si organizzi e lotti per il cambiamento sociale. Nessun governo farà cambiamenti sociali solo per propria volontà. Tutte le trasformazioni sociali che ci sono state nella storia dell'umanità sono state frutto di mobilitazioni sociali, dell'azione di un popolo organizzato, che si coscientizza, si mobilita e lotta per affrontare le cause dei problemi... E i senza terra sanno che continueremo cercando di organizzarci sempre meglio, di riunire più persone, per fare grandi mobilitazioni sociali, perché realmente il latifondo sia sconfitto in questo paese.

Lei ha detto la frase seguente: "Per essere giusto, le critiche di Delfim ci aiutano più di quanto ci abbia aiutato lo stesso PT". Potrebbe spiegarcela?
Quello che ho detto si riferisce al fatto che, ultimamente, l'economista Delfim Neto era più critico rispetto al modello agricolo vigente e ai suoi effetti perversi per la società brasiliana, che alcuni economisti del PT. E resto della stessa opinione. L'ultimo saggio del professor Neto sulla rivista Carta capital sul modello economico di Cardoso è un'analisi incisiva, di una chiarezza impressionante. Noi stiamo usando questo saggio come testo di studio per i nostri militanti, per capire perché il modello economico realizzato dal governo Cardoso è fallito. In questo testo, Neto dimostra, con numeri e analisi, come il governo servile di Cardoso, abbia collocato l'economia brasiliana in vicoli ciechi. Uno di questi è la vulnerabilità esterna che ci obbliga a inviare all'estero un miliardo di dollari alla settimana. Neto dimostra come, in otto anni, il Brasile sia diventato esportatore di capitali e il bilancio delle transazioni estere fa vedere che in otto anni abbiamo inviato all'estero più di quanto abbiamo ricevuto, non meno di 200 miliardi di dollari....
Vede a che punto siamo arrivati, la sinistra deve usare economisti di destra per fare una critica seria al modello. Dico questo, ora, come economista-apprendista...

Lei ha detto alla New Left Review, rivista inglese di sinistra, che la sinistra brasiliana non ha un progetto chiaro per il Brasile, cadendo nella semplificazione del socialismo contro il capitalismo, senza formulare le tappe che si dovrebbero percorrere. Lei potrebbe spiegare che cammino sostiene per questa sinistra?
Noi abbiamo discusso di questi aspetti in ambiti più grandi del MST, con altri movimenti di Via Campesina, della consulta popolare, delle chiese, del movimento popolare. E riteniamo che il Brasile abbia bisogno di un progetto popolare. Cos'è un progetto popolare? E' riorganizzare l'economia, l'uso delle risorse economiche, naturali e tecniche disponibili perché, nella nostra società, OGNI brasiliano e TUTTI i brasiliani possano avere assicurato il lavoro, la terra per lavorare, una abitazione dignitosa, cibo di qualità, educazione e cultura. Ma non si tratta di una dichiarazione di diritti, c'è bisogno di misure concrete, che possano portare a garantire questi diritti, che si potranno realizzare se un governo popolare utilizzerà lo stato e le forze organizzate della società per affrontare le cause dei problemi che hanno reso la nostra società così ingiusta e disuguale. E quali sono queste cause? Bisogna eliminare il latifondo. Bisogna democratizzare laricchezza accumulata, con pesanti penalizzazioni di fortune e eredità. Rendere i salari più giusti. Rompere con la dipendenza dall'estero che fa sì che inviamo fuori dal paese un miliardo di dollari a settimana. Affrontare il capitale finanziario che è oggi il grande centro di accumulazione e di sfruttamento. Affrontare il monopolio dei mezzi di comunicazione, perché siano usati per educare il popolo e non manipolarlo, come succede oggi. E finalmente il Brasile deve recuperare la sua sovranità nazionale, sulla sua economia, sulle sue risorse naturali e sulla nostra cultura. Oggi sta diventando una neo-colonia degli Stati Uniti.

Nella stessa intervista lei ha detto che la sinistra ha preferito la negoziazione per comporre le pressioni di classe. Se non è la negoziazione, qual è secondo lei la via d'uscita?
Nell'intervista faccio una critica alla istituzionalizzazione dei partiti di sinistra che pensano solo alla elezioni. Il ruolo di un partito di sinistra è elevare il livello della coscienza sociale dei lavoratori. E' aiutare a organizzare i movimenti sociali, aiutare a organizzare la lotta sociale, aiutare a mobilitare il popolo perché sostenga i suoi interessi e conquisti i suoi diritti. Le elezioni sono solo un aspetto del gioco democratico di una società. La borghesia e i suoi mezzi di comunicazione vivono facendo propaganda, riducendo la democrazia all'atto di votare perché questa è la forma che hanno per controllare il popolo, illudendolo con le false promesse durante le elezioni. La vera democrazia c'è quando il popolo ha coscienza della sua condizione e lotta, si organizza per migliorare il funzionamento della società in tutti i suoi aspetti.
La vera democrazia c'è quando il popolo può camminare con le sue gambe e avere realmente uguaglianza di opportunità. Non basta che ci siano i diritti scritti nella Costituzione. Non è la carta che garantisce le conquiste sociali, è il popolo organizzato, nelle più diverse forme, a seconda del paese e della tradizione culturale.

Nel plebiscito del 2000, lei ha sostenuto il non-pagamento del debito estero e si era detto favorevole alla limitazione del pagamento degli interessi del debito interno - che può essere inteso come una specie di furto. Come economista, può spiegare la sua posizione su questi temi, tenendone presenti gli impatti politici ed economici per il paese?
Il debito estero non è un problema morale: Chi è in debito, paga. Il debito estero è un meccanismo che il capitale internazionale ha creato per sfruttare i paesi del terzo mondo. Nel periodo coloniale ci sfruttavano rubando le nostre risorse naturali. Nel secolo ventesimo ci hanno sfruttato venendo qui con le loro fabbriche, hanno sfruttato la nostra manodopera. E ora ci sfruttano con prestiti e interessi. La prova è in queste cifre. Quando Cardoso è arrivato il nostro debito estero era di 128 miliardi di dollari. Come ha denunciato Delfim Neto, in otto anni abbiamo inviato all'estero 200 miliardi di dollari in più rispetto a quel che abbiamo ricevuto e il nostro debito è arrivato a 258 miliardi!
Ossia il nostro paese non può svilupparsi, non può farla finita con la povertà, non può generare una società più giusta e democratica, senza fermare questo trasferimento ingiusto di ricchezza di tutto il popolo verso l'estero. La forma in cui realizzare questo possiamo discuterla. Prima di tutto è necessario sospendere completamente il pagamento del debito e fare un pubblico processo, come prevedeva la Costituzione, per vedere quello che dobbiamo, quel che è già stato pagato. 'Bisogna imporre limiti alla rimessa dei profitti delle multinazionali. Bisogna finirla con la CC5. Con la crisi che stiamo vivendo, sono stati trasferiti in questo primo semestre, 4,5 miliardi di dollari di risparmio interno, della classe media, verso conti privati all'estero... questo è risparmio che dovrebbe finaziare il nostro paese, le industrie, la produzione e va invece verso Miami, Parigi, New York. Non so perché i mezzi di comunicazione si spaventano tanto quando si parla di sospensione del pagamento del debito estero, si tratta di una tesi sostenuta da documenti della chiesa, dal Papa, da economisti conservatori e perfino Tancredo Neves aveva annunciato che non avrebbe pagato il debito con la fame del popolo...
La questione del debito interno è quasi uguale. Il bilancio dell'unione è divenuto ostaggio delle banche. E questo sta producendo una concentrazione di reddito e ricchezza inimmaginabile. Poiché oggi, il governo utilizza 140 miliardi di reali all'anno solo per pagare gli interessi. Ossia, prende denaro di tutti noi, con le tasse e lo consegna alle banche. Bisogna farla finita con tutto questo. Come? Ci sono molte forme possibili. Ma se ne deve discutere. Perché, per esempio, la tassa di interesse del Brasile, del 19.75% non è la stessa del mercato finanziario internazionale che varia da 0,2 in Giappone a 2,5 a NewYork?
Quel che tutti gli economisti seri stanno dicendo (ho letto a questo proposito anche l'intervista di un banchiere internazionale) è che se non risolveremo queste due strozzature strutturali, il Brasile sarà la nuova Argentina, molto presto, nel primo semestre del 2003. State attenti.

Il MST è nell'organizzazione del plebiscito sull'ALCA. In che modo questo può modificare la negoziazione dell'accordo? E' un evento solo di marketing? Come valuta l'assenza del PT in questa occasione?
L'ALCA non è un accordo commerciale qualsiasi, o bilaterale, che porterà benefici alle due parti. E' un piano strategico delle 200 maggiori corporazioni nordamericane e del governo degli Stati Uniti, per impossessarsi delle nostro ricchezze, dei nostri investimenti, dellenostre industrie, del nostro mercato, della nostra tecnologia, dei nostri mezzi di comunicazione, della nostra moneta, della nostra cultura. E con questo accrescere i propri tassi di profitto e affrontare in condizioni migliori i concorrenti europei e asiatici. Esistono nove gruppi di negoziazione nell'Alca e solo uno è relativo al commercio. Quindi i movimenti sociali e sindacali e le chiese di tutta l'America Latina hanno costruito una campagna continentale di lotta contro l'Alca, perché si tratta della lotta contro la ricolonizzazione dell'America Latina. E la campagna brasiliana è solo una parte di questa campagna più grande. Il Plebiscito è stato uno strumento pedagogico, non solo per contare i voti, ma per coscientizzare la nostra popolazione. E questo lo abbiamo ottenuto, milioni di brasiliani hanno preso coscienza, si sono coinvolti, hanno partecipato. E andremo avanti con altre forme didattiche per spiegare questo problema al popolo finché vinceremo la battaglia contro l'Alca.
Noi, della campagna brasiliana, abbiamo sostenuto che il nuovo governo brasiliano deve uscire immediatamente dalle negoziazioni e speriamo che lo faccia. Bisogna dire al governo USA: non vogliamo l'ALCA. E basta. Questo non è radicalismo. E' una posizione sostenuta anche dall'ambasciatore Samuel Pinheiro Guimaraes, e la stessa Camera dei deputati ha approvato una mozione, all'unanimità, chiedendo al governo Cardoso di ritirarsi immediatamente dai negoziati.
Il Brasile ha altre forma di integrazione internazionale. Integrazione e non sottomissione. Noi dobbiamo fare un piano di integrazione economica e culturale con i paesi dell'America del Sud, prima di tutto. In secondo luogo con le altre economie forti dell'emisfero Sud, come l'Africa del Sud, l'India, l'Iran e la Cina e formare un grande blocco che ci difenda dall'offensiva imperiale degli americani e allo stesso tempo crei condizioni di aiuto reciproco.
Coloro che hanno portato avanti il plebiscito contro il debito e sono ora impegnati nella campagna contro l'ALCA sono più di cento organizzazioni della società civile brasiliana. I partiti non hanno mai partecipato in quanto istituzioni. Solo le singole persone come militanti. Per questo il PT non è mai uscito perché non era mai entrato in questa campagna. Ma i militanti dei partiti, del PT, PDT, PSB, PcdoB, PSTU, e in alcune zone anche del PMDB, hanno partecipato attivamente a tutta la campagna.

Se le elezioni fossero oggi, Lula vincerebbe. Lei riproporrebbe l'avviso che ha mandato in un seminario internazionale agli investitori stranieri, "Non venite in Brasile, perché perderete denaro. Prima o dopo, recupereremo la sovranità nazionale"?
Questo non è un avviso è una tesi. Il Brasile deve avere un governo che respinga l'ingresso di capitale straniero speculativo (ed è stato questo che ho detto a Vienna) che viene qui solo per comprare le nostre imprese (per trarne profitto), investire nella borsa e vivere di interessi. Noi dobbiamo accettare il capitale straniero, quando viene qui per costruire una fabbrica, quando viene qui per essere impiegato nella produzione e si impegna a reinvestire il profitto in Brasile.
Che i capitali speculativi siano a rischio, lo sanno da soli, per la stessa logica del mercato, senza bisogno delle mie minacce. D'altra parte nel caso brasiliano, hanno già cominciato a perdere denaro e andar via...lasciandoci con il pennello in mano. I titoli del debito estero brasiliano vengono oggi negoziati all'estero al 50% del loro valore, perché tutti sanno che all'interno di questo modello non c'è Gesù Cristo che salvi l'economia brasiliana dalla crisi e possa mantenere questi livelli per cui viene inviato un miliardo di dollari alla settimana all'estero.

Lei ammette che ci sono pochi negri nel MST e ha attribuito questo fatto alla vicende della agricoltura brasiliana. Non è una pecca del movimento non occuparsi di questo problema, visto che i negri sono la maggior parte dei cosiddetti esclusi? Questo non può essere visto come conseguenza o forma di continuità della segregazione razziale brasiliana?
Il MST è orgoglioso di essere un movimento che ha contribuito al riscatto della cittadinanza e delle opportunità per i poveri, che oltre che poveri sono anche negri. Ma purtroppo le élite brasiliane hanno condannato storicamente la popolazione negra all'esclusione. Prima ci sono stati 400 anni di schiavitù e poi, con la legge della terra del 1850, si è impedito che gli schiavi liberati si trasformassero in contadini. E quindi la maggior parte di loro è dovuta emigrare dalle aziende agricole verso le città portuali. E' per questo che c'è una piccola parte di popolazione negra tra i contadini senza-terra. La popolazione negra, tra i senza-terra, è maggioritaria solo negli stati del Maranhao e di Bahia. E in questi stati sono maggioranza anche all'interno del MST. La maggioranza della popolazione contadina senza terra, è localizzata nel sud e nel nordest, e riflette la formazione etnica di queste due regioni. Nel sud prevalentemente di origine europea e nel nordest mistura di mulatti e meticci in genere.

Lei ha definito come "una stronzata" l'invasione della fazenda di Cardoso. Perché?
Ci sono stati molti errori. Un errore di ingenuità da parte dei senza-terra, che avevano pianificato di andare solo di fronte alla fazenda e che hanno poi deciso di entrare nella proprietà e nella casa quando hanno visto che non erano difese, non capendo che si trattava di una trappola. Il servizio di Intelligence aveva spiato l'assemblea che aveva deciso la manifestazione otto ore prima. Un errore dei senza-terra quello di lasciarsi illudere da misteriosi cineasti, che li hanno indotti a entrare all'interno dell'abitazione.
Un errore del governo che ha tentato di creare un fatto politico per diffamare il MST, i senza-terra e la riforma agraria . Che ci ha umiliato con quella forma di prigione. Errore c'è stato nel non rispettare le negoziazioni dell'Incra, i cui rappresentanti hanno dovuto dimettersi, vergognandosi delle menzogne del governo. Un errore del governo che ha cercato di coinvolgere il PT e la campagna di Lula. Un errore della stampa servile, che, invece di spiegare quel che stava succedendo realmente, ha fatto il gioco del governo, in modo particolare la Rete Globo, che ha già causato tante sofferenze al nostro popolo. Infine abbiamo perso tutti con quell'episodio. Ha perso il MST che ha visto la sua immagine danneggiata. Ha perso il governo con le sue bugie. Ha perso la stampa con il suo vegognoso asservimento al potere. Ha perso il potere giudiziario di Buritis che si è lasciato manipolare. Ma cosa ancora più tragica, tutti i problemi che le famiglie insediate vicino alla fazenda del Presidente, avevano, sono restati gli stessi. Il governo non ne ha risolto nessuno... L'unica disgrazia o fortuna loro, è che sono poveri e vicini del Presidente e questo è molto pericoloso a volte. Ma l'opinione pubblica non sa, per esempio, che in questo insediamento sono state sviate le risorse per la scuola dalle autorità locali, che la scuola è l'antico ovile.. che più di cento bambini studiano in un ovile a meno di cento chilometri dalla fazenda-magione del Presidente sociologo, che certamente deve averla comprata con denaro ottenuto con il sudore di un duro lavoro... insieme a Sergio Motta...

La Folha ha pubblicato una serie di servizi sulle irregolarità rilevate dal Pubblico Ministero relativamente ai finanziamenti delle cooperative legate al MST, includendo la riscossione di tangenti. Lei ha detto che se fossero state rilevate irregolarità ci sarebbero state punizioni. Qualcuno è stato indagato? Qualcuno è stato punito?
La Folha si è prestata al gioco della propaganda del governo Cardoso. I senza-terra non si mobilitano per motivi ideologici, si mobilitano per necessità sociali. Ogni volta che abbiamo fatto mobilitazioni nazionali per spingere il governo a risolvere i problemi, il governo Cardoso, invece di risolvere i problemi, ha adottato meccanismi di propaganda, di utilizzazione dei mezzi di comunicazione per tentare di sconfiggere politicamente il MST. In una di queste mobilitazioni ha inventato questa storia delle tangenti, della distrazione di denaro delle cooperative.
Delle innumerevoli inchieste, non ho notizia che qualcuna sia sfociata in un processo, perché di fatto non c'è stata distrazione di denaro pubblico. E' chiaro che le nostre cooperative, come d'altra parte la maggioranza degli stessi fazendeiros, hanno sempre problemi amministrativi. E questo si cerca di correggerlo, rinnovando le direzioni ecc;
Ma quel che voglio dire è che gli associati delle nostre cooperative e lo stesso MST avevano meccanismi di controllo per evitare la corruzione e se ci fossero problemi sarebbero gli stessi associati a prendere le appropriate misure.
Per quanto riguarda la corruzione, la società brasiliana sta aspettando risposte a molte denunce che sono state fatte, dal fatidico processo di acquisto di voti dei deputati per garantire la rielezione di Cardoso, fino al caso Sivam che ancora non è stato spiegato al popolo.