Odg
conclusivo
Documento che ha raccolto la maggioranza dei consensi al congresso
1 - Il Congresso considera chiusa e superata la fase caratterizzata dalla collaborazione
organica con il PD nella fallimentare esperienza di governo dell’Unione,
dalla presentazione alle elezioni della lista della Sinistra Arcobaleno e dalla
sbagliata gestione maggioritaria della direzione del partito.
Il Congresso prende atto che nessuna delle mozioni poste alla base del VII Congresso
nazionale del PRC è stata approvata.
Ritiene necessario e prioritario un forte rilancio culturale, politico e organizzativo
del Partito della Rifondazione Comunista.
Respinge la proposta della Costituente di sinistra e qualsiasi ipotesi di superamento
o confluenza del PRC in un’altra formazione politica. Il tema dell’unità
a sinistra rimane un campo aperto di ricerca e sperimentazione, partendo da
questa premessa.
2 - Il rilancio del PRC deve essere caratterizzato in primo luogo da una svolta
a sinistra. L’esperienza di governo dell’Unione ha mostrato l’impossibilità,
data la linea del PD e i rapporti di forza esistenti, di un accordo organico
per il governo del paese.
La sconfitta delle destre populiste e della politica antioperaia della Confindustria
è il nostro obiettivo di fase. A tale fine, la linea neocentrista che
caratterizza oggi il Partito Democratico è del tutto inefficace e sarebbe
quindi completamente sbagliata la proposta di ricostruzione del centro sinistra;
ci ridurrebbe in una collocazione subalterna all’interno di un contesto
bipolare.
Al contrario è necessario costruire l’opposizione al governo Berlusconi,
intrecciando la questione sociale con quella democratica e morale, in un quadro
di autonomia del PRC e di alternatività al progetto strategico del PD.
E’ importante recuperare l’idea che l’opposizione non è
una mera collocazione nel quadro politico ma si configura come una fase di ricostruzione,
di radicamento e di relazioni sociali, di battaglia culturale e politica. Nella
crisi della globalizzazione capitalistica l’alternativa la si costruisce
nella lotta sociale e politica contro il governo Berlusconi, i progetti confindustriali
e le visioni fondamentaliste e integraliste. Dentro questa prospettiva è
indispensabile rafforzare la sinistra di alternativa, avviando una collaborazione
fra le diverse soggettività anticapitaliste, comuniste, di sinistra e
aggregando le realtà collettive ed individuali che si muovono al di fuori
dei partiti politici sui diversi terreni sociali, sindacali e culturali.
3 - Il rilancio del PRC parte dalla ripresa dell’iniziativa sociale e
politica. La promozione di lotte, la costruzione di vertenze, la ricostruzione
dei legami sociali a partire da forme di mutualità, sono indispensabili
al fine di qualificare dal punto di vista dell’utilità sociale
il ruolo storico dei comunisti e della sinistra. Così come sono elementi
necessari per valutare l’efficacia della nostra presenza nelle istituzioni
e per ribadire la nostra alterità e intransigente opposizione rispetto
alle degenerazioni della politica. Anche in vista delle prossime elezioni amministrative,
ferma restando la piena sovranità dei diversi livelli del partito, anche
alla luce dell’importanza assunta dai governi locali nel dispiegarsi di
politiche di sussidiarietà, privatizzazione e securitarie, è necessario
verificare se gli accordi di governo siano coerenti con gli obiettivi generali
che il partito si pone in questa fase.
La lotta contro la manovra economica antipopolare del governo delle destre,
l’opposizione alle iniziative razziste e discriminatorie contro i migranti
e i rom, il contrasto ai progetti di attacco al pubblico impiego e alla pubblica
amministrazione, l’opposizione alla controriforma della giustizia e la
questione morale, rappresentano terreni decisivi di iniziativa, di mobilitazione
e di allargamento di un movimento di massa contro le politiche del governo.
E’ quindi necessario, fin da subito, che il nuovo gruppo dirigente del
partito lavori ad ogni possibile forma di coordinamento della sinistra politica,
sociale e culturale al fine di mettere in campo la più ampia e forte
mobilitazione contro il governo e la Confindustria. In questo quadro è
necessario lavorare per la realizzazione di un nuovo 20 ottobre, una grande
manifestazione di massa e una campagna politica di autunno che, partendo da
quanti diedero vita all’appuntamento dello scorso anno, raccolga nuove
forze, in particolare le espressioni di movimento e di lotta. Rientra in questo
percorso l’impegno ad organizzare per il prossimo autunno la Conferenza
Nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori.
Non è però sufficiente una manifestazione; la ripresa di una iniziativa
di lotta, richiede in primo luogo la messa in campo di una forte iniziativa
in difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle classi popolari; dalla
difesa dei Contratti Nazionali di Lavoro alla questione dei salari e delle pensioni,
dalla questione dirimente della lotta alla precarietà all’iniziativa
contro la disoccupazione nel Mezzogiorno, dalla lotta per la casa alla difesa
e sviluppo del welfare.
E’ centrale la questione del reddito, a partire dalla difesa del potere
di acquisto di salari e pensioni che va tutelato anche attraverso un meccanismo
di difesa automatica del valore reale delle retribuzioni e dal tema ineludibile
del salario sociale.
Si tratta di terreni decisivi per ricostruire l’unità del mondo
del lavoro, tra nord e sud, tra lavoratori pubblici e privati, tra italiani
e migranti, e per ricomporre le attuali cesure tra lavoratori garantiti e atipici.
Si tratta di declinare queste lotte intrecciandole al conflitto di genere ed
alle relazioni intergenerazionali. Solo la ripresa del conflitto di classe può
evitare che la guerra tra i poveri prenda piede nel nostro paese, sedimentando
razzismo e xenofobia.
Pur nel rispetto dell’autonomia del sindacato, non possiamo che sottolineare
la necessità assoluta che vengano superate le logiche concertative che
hanno reso impossibile la difesa dei lavoratori e delle fasce a basso reddito.
In questo quadro, riaffermando la necessità di una piena autonomia del
sindacato da partiti, governo e padronato, auspichiamo la costruzione di una
ampia sinistra sindacale che ponga al centro i nodi della democrazia e della
ripresa del conflitto. Così come salutiamo positivamente ogni forma di
coordinamento e di cooperazione nell’ambito del sindacalismo di base.
Riteniamo opportuno favorire ogni elemento di conflitto dal basso nei luoghi
di lavoro, la rinascita di un protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici,
l’emergere di momenti di auto-organizzazione, tutti elementi decisivi
affinché la battaglia anticoncertativa assuma una dimensione di massa.
In questo quadro è necessario un forte investimento nella costruzione
della presenza organizzata del partito nei luoghi di lavoro.
Intrecciati con la questione sociale in senso stretto, sono cresciuti nel paese
importanti movimenti di lotta su temi decisivi quali la laicità dello
Stato, la difesa della Costituzione repubblicana e antifascista, il rilancio
della scuola e dell’università pubblica, il diritto alla libertà
di orientamento sessuale e la lotta contro ogni forma di discriminazione, omofobia,
violenza alle donne e attacco alle loro libertà, al diritto di scelta
e di decisione sul loro corpo com’è il tentativo di attacco alla
194 e la legge sulla procreazione assistita, la difesa dell’ambiente su
questioni che interessano contesti locali ma pongono problemi generali relativi
al modello di sviluppo. Basti pensare alle lotte contro la Tav, contro le grandi
opere, contro la proliferazione di inceneritori e rigassificatori. Si deve dare
un sostegno attivo a questi movimenti lavorando per una ricomposizione dei conflitti
in una strategia globale di trasformazione.
Diritti sociali, civili, ambientali sono per noi le diverse facce di uno stesso
progetto: l’alternativa di società.
In questo quadro il VII Congresso del PRC ritiene necessario il lancio di una
stagione referendaria sulle questioni della precarietà, della democrazia
sui luoghi di lavoro, dell’antiproibizionismo, da gestire con il più
vasto schieramento possibile.
4 - Il PRC, riprendendo il percorso cominciato a Genova, ribadisce la propria
internità al movimento mondiale contro la globalizzazione capitalistica
e, in questo quadro, la volontà di intensificare la collaborazione e
le relazioni con i partiti comunisti e progressisti, con tutti i movimenti rivoluzionari
e le importantissime esperienze latino-americane che si collocano contro le
politiche neoliberiste e di guerra, con i popoli in lotta contro l’occupazione
militare e per l’autodeterminazione.
In Europa, in particolare, lavora ad un rafforzamento dell’unità
delle forze comuniste e di sinistra alternative al Partito Socialista Europeo,
sia nell’ambito del Partito della Sinistra Europea sia in quello del Gruppo
Parlamentare Europeo della Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica,
al quale aderiranno i futuri eletti.
Per questo motivo il Congresso dà mandato agli organismi dirigenti affinché
alle prossime elezioni europee siano presentati il simbolo e la lista di Rifondazione
Comunista – SE sulla base del programma che sarà definito nel prossimo
autunno. Questa decisione si deve accompagnare alla ricerca di convergenze,
in occasione delle elezioni europee, tra forze anticapitaliste, comuniste, di
sinistra, sulla base di contenuti contrari al progetto di Trattato di Lisbona
e all’impostazione neoliberista e di guerra dell’ Unione Europea.
Il Congresso ritiene gravissima qualsiasi manomissione della legge elettorale
per le europee e impegna tutto il partito a contrastare questo progetto con
il massimo di mobilitazione democratica di massa.
In Italia, in vista del prossimo vertice del G8, il PRC si deve impegnare, nelle
istanze del movimento contro la globalizzazione, a ricostruire lo schieramento
di forze politiche e sociali che condusse la mobilitazione contro il G8 di Genova,
senza tacere sulle responsabilità del governo Prodi e sull’accondiscendenza
del governo Soru nell’individuazione della sede del vertice in Italia
alla Maddalena.
Il PRC deve impegnarsi, nell’ambito del movimento pacifista, in ogni lotta
contro le guerre in corso nel mondo, contro la NATO e contro tutte le basi militari
straniere, a partire da quella di Vicenza, e deve impegnarsi per il ritiro dei
contingenti italiani dai teatri di guerra.
5 - Il Congresso ritiene necessario rilanciare il partito e il progetto strategico
della rifondazione comunista ed impegna il nuovo gruppo dirigente a promuovere
ed incoraggiare un effettivo e pluralistico dibattito politico e teorico che
prosegua nel segno dell’innovazione e della ricerca. In questo quadro,
la ricerca sul tema della nonviolenza non riguarda per noi un assoluto metafisico
ma una pratica di lotta da agire nel conflitto e nella critica del potere.
E’ parimenti necessario rilanciare l’indagine sulla morfologia del
capitalismo contemporaneo, allargare il lavoro di inchiesta sulla nuova composizione
di classe e sulle forme di organizzazione del conflitto.
Il rilancio del partito è impossibile senza la cura del partito stesso.
Il Congresso impegna il nuovo gruppo dirigente a procedere nella riforma del
partito, in particolare mettendo in discussione il carattere monosessuato e
separato della politica, muovendo dalle indicazioni emerse dalla Conferenza
di Organizzazione di Carrara.
E’ necessario impedire ogni degenerazione del partito in senso leaderistico
e plebiscitario ed ogni subordinazione del partito alle rappresentanze istituzionali
e ai rapporti verticistici con altre forze politiche.
La gestione unitaria del partito, nel rispetto di eventuali dialettiche interne
agli organismi dirigenti a tutti i livelli, deve essere intesa come partecipazione
ai processi decisionali e non come mero diritto di critica a decisioni assunte
da maggioranze o, peggio ancora, da cerchie ristrette di dirigenti.
La democrazia non è una forma qualsiasi di funzionamento del partito.
Non si deve ridurre alla pura dialettica tra diverse posizioni né confondere
in alcun modo con forme plebiscitarie di consenso. Il tesseramento deve essere
strumento di partecipazione alla vita del partito, al suo progetto politico
e alle sue decisioni. Non deve mai ridursi a strumento burocratico di conta
interna. La democrazia necessita di partecipazione libera ed informata alla
formazione di decisioni circa gli indirizzi politici di fondo e le scelte più
importanti. In questo quadro la democrazia di genere è elemento essenziale
della trasformazione della società per un mondo in cui eguaglianza e
differenza siano elementi fondativi dell’autocostituzione di soggettività
critiche, consapevoli, sessuate.
Gli organismi dirigenti a tutti i livelli non devono essere retti da una logica
elitaria e devono essere fondati sul principio di responsabilità. La
rotazione degli incarichi, la non commistione di incarichi di partito con incarichi
istituzionali di governo, il rinnovamento costante degli organismi e il superamento
del loro carattere monosessuato, l’introduzione di codici etici relativi
ai comportamenti connessi ai privilegi sono obiettivi che il Congresso indica
come prioritari al nuovo gruppo dirigente.
Il Congresso impegna infine il nuovo gruppo dirigente a lavorare, con gli strumenti
opportuni, al miglioramento della formazione di tutti gli iscritti, dai militanti
di base ai dirigenti nazionali”.
Chianciano, 27 Luglio 2008