Dal
Partito di Alternativa Comunista
Elezioni
regionali: per una lista operaia su un programma di indipendenza di classe
(di Michele Rizzi). Reds - Gennaio 2010
La
prossima primavera vedrà una tornata elettorale, quella che riguarda
le elezioni che si terranno in quasi tutte le regioni a statuto ordinario.
I due schieramenti dell'alternanza borghese, centrodestra e centrosinistra si
confronteranno per stabilire: nel caso del centrosinistra, una insperata tenuta
nelle regioni già amministrate da anni, da quelle definite "rosse"
a quelle dove la vittoria fu sul filo di lana, come la Puglia del leader di
Sinistra e Libertà Niki Vendola; nel caso del centrodestra, per confermare
il governo delle regioni amministrate da sempre, come Veneto e Lombardia, e
per tentare lo sfondamento nelle altre Regioni perse nella tornata elettorale
del 2005.
Bersani, nuovo segretario del Partito Democratico, rilancia una nuova stagione
ulivista che, messa da parte la cosiddetta autosufficienza veltroniana, punta
a ricomporre i tasselli di una nuova alleanza di centrosinistra che vada, possibilmente,
dall'Udc di Casini a Rifondazione Comunista di Ferrero. Mentre i cattolici reazionari
del duo Cesa-Casini
opteranno per accordi con il centrosinistra solo in alcune regioni e per il
resto, a parte qualche caso isolatissimo in cui si alleeranno con il Pdl, andranno
da soli.
Certamente,
il piano di apertura all'Udc del duo D'Alema- Bersani va visto a lunga scadenza
e, per la precisione, nella direzione della costruzione di un'alternativa di
governo al Pdl ed alle truppe berlusconiane.
A sinistra, mentre Sinistra e libertà di Niki Vendola (in forte difficoltà,
tra l'altro, dopo l'abbandono dei Verdi e il distacco dei socialisti di Nencini)
ha fatto una scelta coerente con l'orientamento politico datosi dopo la scissione
da Rifondazione comunista, ossia di abbandono anche formale di ogni riferimento
al comunismo e di internità assoluta allo schieramento liberale di centrosinistra,
il duo Rifondazione-Pdci, dopo il lancio della cosiddetta "federazione
della sinistra di alternativa", imprime una forte svolta a destra (sancita
anche dall'entrata degli ex vendoliani nella segreteria nazionale del Prc) con
una linea che si riposiziona sul tentativo di ricerca di alleanze con il Pd
e con tutto il carrozzone del centrosinistra.
Nei fatti, Ferrero e Diliberto passano di colpo dal tanto ventilato anticapitalismo
delle elezioni europee, a nuove aperture a Bersani e soci, ossia a coloro rispetto
ai quali fino all'altro giorno, sempre a parol, si definivano alternativi. Tra
l'altro, il Prc è attraversato in questi giorni da una forte discussione
interna soprattutto nella sua base - circoli e iscritti - che, avendo preso
sul serio la proclamata "svolta a sinistra" dell'anno scorso, non
è intenzionata ad accettare un nuovo patto con i liberali di centrosinistra.
Ciò non fa che aumentare le contraddizioni di fondo di questo partito,
d'altronde in forte crisi di militanza. La Direzione nazionale del Prc ha già
dato mandato ai comitati regionali di ricercare ovunque alleanze con il centrosinistra
per tentare di salvare l'elezione di qualche consigliere regionale e la nomina
di qualche assessore, il che significherebbe salvare una parte di apparato burocratico
locale già in forte sofferenza dopo la chiusura di numerosi circoli e
l'abbandono di numerosi militanti.
A sinistra del Prc risentono di grandi difficoltà (e soprattutto di uno
scostamento tra i proclami di autosufficienza e la ben più magra realtà)
il Pcl di Ferrando e Sinistra Critica di Flavia d'Angeli e Turigliatto: entrambe
si sono caratterizzate, nelle precedenti consultazioni elettorali, per una interessata
posizione di chiusura ad ogni interlocuzione a sinistra del Prc.
Nelle elezioni nazionali hanno ricercato, oltre che il consistente bottino derivante
da un eventuale 1% (cui puntavano sperando realmente di farcela), l'esposizione
mediatica dei loro leader nazionali, sulla base di un programma generico e centrista
(basti pensare alla richiesta di "abolizione del Senato" avanzata
dal Pcl di Ferrando per cavalcare il sentimento di anti-politica diffuso tra
il popolo di Grillo e Di Pietro...). Per le prossime regionali non sembrano
al momento intenzionate a mutare atteggiamento.
"Una giusta tattica rivoluzionaria esige, anche quando esistono tutte le
condizioni proprie di un'epoca rivoluzionaria, la partecipazioni alle elezioni"
(Lenin, 1907). E' con questo spirito che Alternativa comunista ha lanciato,
a tutte le organizzazioni a sinistra del Prc, sia alle elezioni politiche che
a quelle europee, un chiaro appello alla costruzione di una lista operaia e
anticapitalista su un programma di indipendenza di classe. Per utilizzare cioè
le elezioni come momento di propaganda e di visibilità delle esigenze
e delle lotte del mondo del lavoro in contrapposizione agli interessi capitalistici
rappresentati, di fatto, da tutte le altre liste. Per le prossime elezioni regionali,
Alternativa comunista propone nuovamente di presentare una lista operaia, anticapitalista,
comunista, basata su un programma che affermi chiaramente che la crisi capitalista
deve essere pagata dal padronato che l'ha generata e non dai lavoratori che
la stanno subendo, con candidati espressione del movimento operaio, studentesco
e dei vari movimenti di lotta.
A partire da questo chiediamo a tutte le organizzazioni dei lavoratori di rompere
con i governi dei padroni e con ogni forma diretta o indiretta di sublaternità
ai partiti padronali e di costruire, in occasione delle prossime elezioni regionali,
una lista basata su un programma di indipendenza di classe.