Comunicato di REDS sulle elezioni regionali del 16 aprile 2000
La congiuntura politica, le errate scelte del partito, le indicazioni elettorali di REDS. Aprile 2000.


 

Il collettivo redazionale di REDS sulla base argomentativa espressa negli articoli pubblicati sul sito riguardo alle alleanze elettorali, considera che:

1) La destra (Polo e Lega) rappresenta socialmente l'alleanza tra la parte maggioritaria del capitalismo italiano (che si é espressa nell'elezione di D'Amato a presidente di Confindustria), parte della gerarchia ecclesiastica (che punta per questa strada ad una politica di più aperto sostegno alla scuola privata e di oscurantismo antidonna ed omofobico), il nazionalismo italiano (attraverso una politica peggiorativa delle condizioni di vita degli stranieri in Italia).

2) Il centrosinistra rappresenta socialmente l'alleanza tra una parte della borghesia minoritaria oggi ma dominante sul piano economico (FIAT, Pirelli, ecc. lo schieramento perdente nell'ultima elezione in Confindustria), una parte della gerarchia ecclesiastica (che punta a far passare senza conflitto sociale misure volute dalla Chiesa), la burocrazia del movimento operaio (tutti e tre i sindacati confederali e i DS).

3) La destra punta a risolvere i problemi legati alla competizione mondiale ed alle difficoltà vissute dal capitalismo italiano attraverso lo scontro diretto con il movimento operaio, le donne, i giovani, le nazionalità oppresse, gli omosessuali. Ha fiducia sul fatto che anni ed anni di riflusso rendono possibile oggi affondare il coltello e thatcherianizzare l'Italia. Il centrosinistra vuol raggiungere gli stessi obiettivi, rendere l'Italia "competitiva" aumentando la flessibilità, riducendo lo stato sociale, militarizzando l'imperialismo italiano, ecc. ma senza lo scontro con gli stessi soggetti sociali oppressi.

4) Nello schieramento di centrosinistra troviamo partiti che sono espressione, deformata, della classe lavoratrice ed altri espressione, anche questa a volte deformata, della classe dominante. Il controllo sugli apparati di massa del movimento operaio (soprattutto i sindacati) ha fatto sì che lo schieramento di centrosinistra sia riuscito là dove la destra non sarebbe mai arrivata (perché storicamente quando ci ha provato é stata travolta dalla mobilitazione popolare): la controriforma pensionistica, l'attacco al "lavoro autonomo" (piccolo commercio, benzinai, edicole, ecc.), lo "snellimento" della burocrazia, la controriforma scolastica, ecc. Oggi però il declino elettorale dei partiti di sinistra e la paura delle burocrazie sindacali di perdere il controllo della propria base, rende difficile al centrosinistra andare oltre nell'attacco alle condizioni di vita delle classi subalterne, come invece la classe dominante ritiene necessario per poter reggere la sfida con gli altri imperialismi (USA, Giappone, ecc.).

5) Questi anni di governo di un centrosinistra che ha portato avanti una politica di destra hanno creato un clima di disinteresse e sfiducia crescente tra i soggetti sociali oppressi sui quali gli stessi partiti di sinistra dovrebbero cercare il proprio consenso. Viviamo in un periodo di crollo della conflittualità sociale (misurabile con l'abbassamento senza precedenti del numero di ore di sciopero) che si esprime politicamente nella diminuzione del consenso elettorale ai partiti di sinistra e nell'astensionismo.

6) In queste condizioni la sinistra si sarebbe dovuta presentare unita su un programma di vero cambiamento e che rispondesse ai bisogni elementari dei soggetti sociali oppressi: aumenti salariali, difesa dei livelli pensionistici, fine della flessibilità, più risorse alla scuola pubblica, blocco delle privatizzazioni, approvazione di leggi attive a favore di gay e lesbiche, aumento dei servizi a favore delle donne e dei bambini (nidi, ecc.) e così via. Nulla di tutto questo: i DS hanno confermato al loro ultimo congresso il loro legame "strategico" con il centro, mentre il PRC ha implicitamente avvallato quest'impostazione cercando di nuovo l'alleanza elettorale con il centrosinistra.

7) Il PRC avrebbe dovuto invece offrire ai DS un'alleanza elettorale basata su un programma di difesa degli interessi elementari dei soggetti sociali oppressi e in caso di rifiuto presentare liste separate ed autonome. Il prezzo che si pagherà sarà il consolidarsi dell'idea nell'opinione pubblica di sinistra dell'inevitabilità dell'esistenza di una alleanza strategica tra centro e sinistra e dunque un aumento della sfiducia nelle possibilità di un cambiamento reale.

8) Il PRC rappresenta comunque oggi il partito che, pur tra mille contraddizioni, ha difeso più conseguentemente gli interessi dei soggetti sociali oppressi: é l'unico che ha sostenuto la lotta degli insegnanti, che si é battuto contro la legge sulla fecondazione assistita, contro il finanziamento pubblico alla scuola privata, contro le privatizzazioni, ecc. Per questo noi riteniamo che si debba votare il PRC e che una buona affermazione di questo partito sarebbe un segnale di incoraggiamento per la classe lavoratrice e le sue lotte sulla strada della ricostruzione di una rappresentanza degna di questo nome.

9) Dato che però ovunque, a parte la Toscana, il PRC sostiene candidati a presidente di regione del centrosinistra e dunque un voto alla lista di partito implica automaticamente un voto anche al candidato a presidente, in quelle regioni dove si presenta un candidato a presidente di sinistra autonomo dal centrosinistra diamo indicazione perché si voti quel candidato assicurando però il voto di lista al PRC.