Ordine del Giorno per la
rigenerazione dal basso del Partito.
Odg proposto
da Andrea Vigni, del Circolo "Stella Rossa" della Federazione di Torino
del PRC. Marzo 2002.
Il presente o.d.g.
volutamente non entra nel merito dei documenti congressuali presentati, ma affronta
solo questioni su natura e prassi del Partito. In particolare intende promuovere
atti e impegni per la costruzione di un partito che sia strumento adeguato al
"movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" (vedi tessera).
Ciò richiede individuazione rapida dei conflitti palesi e latenti, sperimentazione
e iniziativa, lavoro collettivo e coinvolgimento decisionale del suo intero
corpo. Questo argomento è determinante in un processo di rifondazione
del quale a tutt'oggi non si è visto nemmeno l'inizio, tranne che in
astratti proclami.
Il congresso in
corso è stato ampiamente definito in seno al PRC "di svolta".
Definizione impropria e demagogica, perché caso mai si può parlare
di "svolte" dopo le conclusioni dei congressi e non prima. Nel caso
presente la "svolta" è stata negata già da prima con
la ratifica da parte degli organismi nazionali di regole congressuali che, esattamente
come quattro anni fa, chiamano la base del partito a schierarsi sotto l'egida
di mozioni preconfezionate e non certo a creare e impegnare capacità
di elaborazione e di lavoro politico, con buona pace delle molte dichiarazioni
in senso contrario. Peraltro il PRC si fregia di una patente (finta) di democrazia
interna in quanto è consentita la presentazione di diverse mozioni. Ma
se si verifica nel concreto dello svolgimento congressuale che il primo e fondamentale
atto richiesto è quello di schierarsi a favore dell'una o dell'altra,
vuol dire che lo scopo principale del congresso è quello di fare la conta
in vista della lottizzazione del Partito fra gruppi di vertice. In questa situazione
gli stessi contenuti delle mozioni perdono di significato politico reale, per
mantenerne solo uno di astratta opzione strategica, e le stesse modifiche alternative
elaborate da alcuni membri del CPN dimissionario rivelano in realtà solo
gli interessi di bottega presenti all'interno degli schieramenti precostituiti.
Al fine di iniziare a spezzare il metodo di tipo plebiscitario sopra sintetizzato, che tanti guasti ha portato nel PRC, (basti pensare alla scontata ritualità delle votazioni nelle assemblee, alla fuga dalla militanza, al turn over degli iscritti, all'incapacità di fare emergere e unificare i conflitti sociali, allo strapotere lobbystico degli eletti nelle istituzioni), vanificando ogni sforzo di cosruire un partito di massa, si invitano le compagne e i compagni di base a:
- esprimere voto di astensione sulle mozioni e loro derivati;
- sottoscrivere,
sostenere e far votare il presente o.d.g.;
- esigere che sia messo in votazione nei congressi di circolo;
- battersi perché
le istanze in esso contenute siano rappresentate nei congressi provinciali e
nazionale.
L'astensione motivata,
lungi dal prefigurare disimpegno, è in questo caso assunzione di iniziativa
che comporta: coinvolgimento attivo in ogni fase di decisione politica e organizzativa,
svincolato da condizionamenti di parrocchia; vigilanza costante affinché
i gruppi dirigenti operino sulla base di mandati che scaturiscono da partecipazione
di base ai diversi e concreti momenti di decisione politica più che da
deleghe permanenti; in sintesi un segnale tangibile di rigenerazione dal
basso del Partito