Agnoletto: un'occasione mancata per la sinistra ?

Il caso della Lombardia è emblematico: governo saldamente in mano al centro destra, una Lega nord in ascesa, PD deciso a mettere in un angolo la Federazione della Sinistra.Quale futuro per la sinistra radicale? (di Maurizio Attanasi). Reds – Aprile 2010



Nelle regionali di marzo la Federazione della Sinistra (cioè PRC e PdCI) solo in 3 regioni su tredici si è presentata in alternativa al centro sinistra.
Il dato politico è , quindi, evidente: aldilà delle parole della dirigenza post-Bertinotti per il PRC (o federazione della sinistra) l’unica politica perseguibile continua a essere dentro il centro sinistra.
Fatta eccezione per la Campania, dove la candidatura di Ferrero, è servita a sancire una netta linea di demarcazione rispetto certi personaggi non troppo limpidi del centro sinistra, negli altri due casi è stata la volontà del PD a mettere in un angolo la sinistra.
Ma, mentre nelle Marche, la scelta del PD è stata dettata dalla volontà di allearsi col parito di Casini, in Lombardia questa è venuta da una decisione unilaterale del candidato presidente.

Penati non è nuovo a simili trovate politiche.
Eletto presidente della provincia di Milano nel 2004 a capo di una coalizione che comprendeva anche il PRC, nell’ultima parte del suo mandato si è scontrato con il suo gruppo dirigente.
Un PRC, per la verità non troppo battagliero, che però non poteva accettare le uscite di Penati che su alcuni temi (sicurezza, Expo, immigrazione, ambiente) lo vedevano in pericolosa contiguità con Formigoni e Moratti che di centro sinistra proprio non sono.
Questo scontro ha portato il PRC a lasciare, sbattendo la porta, la giunta Penati a pochi mesi dalla sua naturale scadenza. Un’onta che non poteva essere metabolizzata dal sig. Penati e che si è tradotta in ostracismo.

E che sia stato un rifiuto di Penati e non una propria scelta autonoma del PRC, è stato più volte ribadito dai vertici della Federazione della Sinistra che su “il manifesto” del 16 dicembre 2009 per bocca di Ugo Baghetta affermava “Il candidato del Pd Penati, ha affermato che non intende fare un’alleanza con il PRC perché siamo interessati ai conflitti mentre lui ad un’alternativa di governo.
In effetti, siamo con le lotte dei lavoratori, dei pendolari, dei cittadini che difendono l’ambiente dall’aggressione del cemento, contro il nucleare, la privatizzazione dell’acqua, con chi era in piazza il 5 dicembre a difesa della democrazia e contro Berlusconi. Non si comprende, invece, come ci possa essere un’alternativa di governo senza stare con chi lotta per cambiare. Il sospetto è che dietro al rifiuto del confronto ci sia invece una volontà di continuare un’opposizione molle a Formigoni. Avevano forse ragione coloro che nel Pd parlavano di inciuci? Rinunciare a verificare un’alleanza, la più larga e coerente possibile, è un regalo a Formigoni e una rinuncia a batterlo. Questo è ancora più grave nel quadro di attacco mortale alla Costituzione e nella regione di Berlusconi e Bossi. È certo che la nostra proposta mira esplicitamente anche ad unire la sinistra che, pur avendo tante idee comuni, rischia di presentarsi ancora una volta divisa ed inefficace. Potremmo dire: tutti uniti in alleanza con il Pd, o tutti insieme in un polo alternativo. E la bussola sta nei contenuti.”


A stretto giro, Piero Maestri per “Sinistra Critica” rispondeva che l’interesse a costruire un’ alternativa a Formigoni era diversa: non una stanca e già sconfitta alleanza di centro sinistra ma “Una proposta che proviamo a rivolgere all’insieme della sinistra radicale e dei soggetti di movimento, sociali, politici ed associativi, sapendo che non sarà una strada facilmente praticabile. Ma soprattutto sul terreno decisivo delle resistenze sociali continuiamo a proporre alla sinistra sociale, politica e sindacale”
Successivamente, ha dichiarato Maestri, “abbiamo avuto un incontro con il PCL che ci proponeva una “bicicletta” (i nostri due simboli affiancati) e poi anche il Prc ci ha invitato ad un incontro per proporci di candidare qualcuno di noi nella loro lista. A entrambi abbiamo detto di no: al PCL perché la nostra ipotesi politica non è l’autoproposizione di chi è il più comunista, ma la costruzione di una sinistra anticapitalista (e le elezioni potevano rappresentare una prima sperimentazione); alla Federazione della Sinistra perché non ci interessa il loro progetto, che riteniamo perdente, non nella direzione adeguata e comunque subalterno al PD (le manifestazioni … con la rinascita del centrosinistra mi sembra lo dimostrino, tra l’altro)”.

Il PdAC, invece, non è stato contattato da nessun altro soggetto riuscendo, però, a presentare una propria autonoma candidatura alla giuda della regione Puglia.
Partendo da questa siyuazione caratterizzata da una evidente frammentazione, sorge spontanea una domanda: quali potrebbero essere le prospettive future per la sinistra radicale?
A questo proposito abbiamo raccolto un’affermazione di Ricci (PdAC) che ci sembra sintetizzi efficacemente lo stato dell’arte:”in generale noi siamo disponibili al dialogo purché basato su un confronto senza diplomazie, anche sulla base di una polemica politica. Le altre due forze non sono interessate a confrontarsi: ignorano noi, si ignorano tra loro”.
Vani i tentativi di Sinistra Critica rivolti nei confronti del PCL per arrivare alla convocazione di una assemblea pubblica nazionale con al centro della discussione un confronto sulle elezioni regionali. Tentativi abortiti sul nascere.

Il PCL è riuscito a presentarsi nella Basilicata , in modo autonomo e in Lombardia ha invitato a votare per Agnoletto, candidato della federazione della sinistra. “La nostra contrapposizione - si legge in un loro comunicato - ai due poli può dunque esprimersi, sul piano elettorale, in un solo modo: votando e dando indicazione di voto per la Federazione della Sinistra (PRC-PdCI) che in Lombardia si presenta, alle elezioni in forma autonoma indicando come candidato presidente Vittorio Agnoletto. Il nostro è un voto necessariamente critico: sia per le politiche nazionali di questi partiti, che ripropongono in quasi tutte le regioni l’internità al centrosinistra, sia perché la stessa presentazione autonoma in Lombardia è stata il prodotto essenzialmente della scelta di Penati. E' indubbio tuttavia che, nonostante tutto ciò, nelle condizioni date, la presentazione autonoma della Federazione contrasta obiettivamente i due poli borghesi; contraddice la semplificazione bipolare della politica dominante; contribuisce a contenere l’avanzata tra i lavoratori del populismo imbroglione di Di Pietro; può raccogliere l’attenzione di quella parte del mondo del lavoro e dei movimenti di lotta che cerca una propria rappresentanza indipendente.
Al tempo stesso non ci facciamo illusioni. Sosteniamo una volta di più la necessità di costruire un partito indipendente del mondo del lavoro che si batta, oggi e domani, per un’alternativa anticapitalistica, in aperta contrapposizione a tutti i partiti padronali. Il PCL è l’unico partito della sinistra italiana che non si limita a criticare le politiche dominanti ma rivendica il potere dei lavoratori. L’unico partito che in ogni lotta parziale, lavora per la rivolta sociale. Proprio per questo l’unico partito che non ha mai tradito gli sfruttati e mai li tradirà. Di questo partito ha bisogno il mondo del lavoro e la sua avanguardie.”


Affermare, come ha fatto giustamente Sinistra Critica che l’elettoralismo fine a se stesso è un atteggiamento da respingere senza alcuna reticenza, ciò non deve comportare l’aprioristico rifiuto della competizione elettorale, pur in un contesto di democrazia borghese. Anche se il sistema di regole che lo caratterizzano comporta e ha comportato forti limitazioni al sistema proporzionale, è importante che si utilizzino al meglio tutte le possibilità, affinchè anche piccoli risultati possano essere raggiunti.

Il futuro è nero: dal punto di vista economico, sociale e politico. Ma la strada da percorrere non sembra presentare grandi alternative.
Rifondazione Comunista, della quale tutti abbiamo fatto parte, ha messo in luce, cammin facendo tutti i suoi limiti e le sue manchevolezze, ma il fatto che oggi anche una forza ampiamente criticabile come il PRC è scomparsa dalla scena politica nazionale, diventando una forza residuale, rappresenta un brutto segnale, anche perchè all’orizzonte non si scorge nulla che possa avere una sufficiente credibilità.
Ecco perché il futuro è tutto nelle mani dei compagni, nelle loro intelligenze e nella loro volontà di dialogo. E non deve essere delegato a nessun altro.
Le parole d'ordine devono essere: unità dal basso, unità nelle lotte, rispetto reciproco, tanta umilità, capacità di superare vecchi rancori e antichi dissidi.
E a questo proposito ci piacerebbe che questo sito diventasse uno dei luoghi in cui questo confronto possa avvenire.