Risposta ai dubbi di un compagno.
Il percorso di Progetto Comunista Sicilia nella risposta ai dubbi di un attivista dell'area. Novembre 2002.


Cari compagni non è chiaro il senso della vostra iniziativa, parlate di spostamento a sinistra dell'asse del Prc, ma lo definite riformista disinistra. Il Prc in Sicilia per altro si è caratterizzato per la più deleteria collaborazione di classe con la borghesia e che borghesia (appoggio alle giunte a Palermo e a livello regionale).
Parlate di centralismo eccessivo in "Progetto comunista" (quello concretamente esistente in Italia, almeno datevi un'altro nome per la vostra associazione, in Italia c'è già tanta confusione), forse non avete letto il "Che fare" di Lenin, ma il compagno Benni e non solo ha sempre espresso liberamente le sue opinioni a tutti i livelli.
Mi sembra francamente che puntate ad un adattamento alla maggioranza del Partito tra l'altro da voi espresso all'ultimo congresso regionale.
Vi seguo con attenzione
Saluti comunisti
A.

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caro compagno,
ci sembra che le cose si spieghino da sole. Dire che l'asse politico di un Partito si è spostato a sinistra, vuol dire semplicemente quello che è stato detto: cioè che c'è stata una radicalizzazione delle posizioni. In particolare, non vuol dire, nè apertamente, nè occultamente, che si pensi o che ci si illuda su di una sua possibile evoluzione rivoluzionaria. Noi, almeno, non lo pensiamo.
D'altra parte, negare che un'evoluzione, che rimane comunque sul terreno riformista ci sia stata (e sottolineiamo anche il valore che, in questo, ha la percezione soggettiva che molti compagni hanno), significa rinunciare ad essere capiti; di più: significa non avere alcun interesse ad essere capiti.
Per quanto riguarda la Sicilia, ci preme puntualizzare due cose:
1. Non è vero che qui ci sia qualcuno che pensi di poter convertire Giusto Catania o Fazzese (pare che sia stato detto anche questo).
2. A livello regionale non siamo in alcuna maggioranza. I compagni del CPR hanno espresso voto di astensione sul segretario e, nella successiva riunione, hanno fatto la stessa cosa sulla segreteria. Nessuno di noi fa parte della segreteria regionale. Giusto Catania, sua sponte, seguendo una propria idea, ha distribuito diversi incarichi "operativi" (non di segreteria) a vari compagni, indipendentemente dall'area di appartenenza. Tra questi, a Mario Gangarossa è stato affidato il compito del tesseramento nella Sicilia Occidentale. Se consideri quanta valenza sia stata attribuita in passato al tesseramento in questa regione, capirai che è un fatto positivo. Saprai, ad esempio, che un metodo di governo forgioniano è stato quello di far arrivare le tessere agli amici e agli altri no. Ad ogni modo, a seguito del pretestuoso attacco di Grisolia, Mario si è dimesso da tale incarico. La totalità degli altri compagni dissente da questo suo atto ma, non per questo, è mai saltato in mente ad alcuno che egli sia meno affidabile, nè, come invece succede a livello nazionale in analoghe circostanze, gli si è fatto percepire "un clima mutato". Naturalmente, data anche la disponibilità del segretario regionale ad attendere, insistiamo perchè riveda tale posizione.
3. Perchè ritieni che i caratteri del Prc siciliano siano immutabili? Ci ricordiamo della dialettica solo quando fa comodo? Noi pensiamo che sia in atto un processo. Pensiamo che, di questo processo, Giusto non sia l'artefice, bensì uno degli esiti intermedi. Nel corso di questo processo sono stati eliminati i più laidi ras forgioniani,  ed emarginati i luogotenenti più sciocchi. Si è tenuta, recentemente, una riunione regionale sulle amministrative della prossima primavera. In quella sede, Giusto ha posto dei precisi paletti (anche abbastanza stretti), sulla possibilità di fare accordi di centrosinistra. Sapendo come funzionano le cose a livello locale, ha stabilito che ci sarà una commissione a valutare e a riferire in sede politica. Naturalmente, non è la nostra posizione ma, se ci consenti, non è più neanche quella di Forgione che tu, sinteticamente, illustri. 
Naturalmente, come in tutti i processi, ci sono episodi in controtendenza.
Lo sappiamo e vigiliamo. Ancora: come in tutti i processi, l'esito non è scontato. Giusto è debole e sottoposto a condizionamento. Lo sappiamo e vigiliamo. Comunque, lo ripeto a scanso di equivoci più o meno interessati (non alludiamo a te), anche l'esito più positivo del processo non sarebbe (a meno di un miracolo), COMUNQUE, il NOSTRO ESITO! Naturalmente, sarebbe, invece, una base più avanzata dalla quale far ripartire la nostra azione. Non vediamo, quindi, perchè dovremmo ostacolarlo.
4. Cosa intendi per adattamento alla maggioranza? Se vuol dire capitolazione alle loro posizioni, a quelle del loro gruppo dirigente, DAVVERO NO! Se vuol dire, invece, presentare le nostre posizioni in modo che possano essere capite; farle apparire come elemento di un processo che investe tutti, EBBENE SI'! Cosa c'è di poco marxista e di poco rivoluzionario?
5. E' vero, invece, che partecipiamo alle segreterie in diverse federazioni.
Ma, anche qui, con articolazioni diverse. A Ragusa sono in segreteria pur avendo votato contro il segretario. La motivazione è semplicissima. Senza i nostri compagni, di quella federazione resterebbe ben poco. Parlo dal punto di vista qualitativo, non quantitativo. In poche parole, avrebbero, senza i nostri, una massa di attivisti assolutamente irrilevante, rispetto a quella degli iscritti, salvo in periodo elettorale (tu sei siciliano e dovresti aver contezza di realtà come Vittoria e Comiso).
6. Per fugare davvero ogni dubbio! In tutto questo possono esserci dei casi singoli di adattamento alla maggioranza nel senso che intendi tu, un modo malinteso di portare avanti il nostro lavoro? Certo che ci possono essere. Ci sono stati. Uno è recente. Ne abbiamo parlato proprio ieri, a margine dell'assemblea costitutiva. Abbiamo lanciato scomuniche, anatemi, prese d'atto? ASSOLUTAMENTE NO! Spieghiamo al compagno dove è l'errore, contemperiamo pazienza ed energia, se è il caso ci incazziamo ma, in alcun modo, davvero mai, faremo percepire, ad alcuno che è in odore di rogo o che gli vogliamo meno bene.
Qualcuno, come l'estensore della presente (indovina chi è) ha una propria naturale propensione (per carattere e per formazione) alla conciliazione. Ma lo sappiamo che ognuno ha il proprio temperamento. Ma il lavoro assieme, la discussione collettiva, allora a che servono se non a raggiungere la sintesi assieme, a correggere le debolezze dei singoli? Siamo davvero ben distanti dalle sciocchezze a cui si è lasciato andare Grisolia (certo, in un momento di irritazione), parlando di cricche, feudi ed altre analoghe amenità.
7. Tralasciamo, chi e come ha potuto parlare liberamente. Hai letto, capiamo, il nostro documento e, di più, hai vissuto passaggi cruciali e traumatici della nostra storia assieme. Hai, nel tuo bagaglio, tutta la possibilità di intendere la vera portata di alcuni passaggi. Forse ti sono sfuggite alcune sfuriate, certe aggressioni di Grisolia, non solo letterarie ma, anche, verbali, nel corso di riunioni.
8. Per concludere, ci chiamiamo "Progetto comunista - Sicilia" perchè, davvero, non consideriamo il nostro assetto attuale come definitivo nè lo concepiamo come passaggio intermedio verso una confluenza nella maggioranza.
Abbiamo capito che, dall'interno, nulla mutava. Ci siamo attrezzati, quindi, per continuare il dibattito dall'esterno, col fine di ricostruire un'unità che, al momento, non c'è. Nè riteniamo che sia utile fingere che ci sia. Ma, la nostra linea politica è la stessa tua. Non siamo d'accordo sulle articolazioni ma la linea è quella. Soprattutto, non vogliamo più che (e qui Grisolia s'incazzerà di nuovo) da Milano, in modo assolutamente autoreferenziale e senza reale contezza materiale delle cose, si decida chi e come, qua e là, sia più o meno eretico o ortodosso.
Non dipende solo da noi se un cammino assieme potrà riprendere appieno. Noi speriamo di sì. Nel frattempo, qualcuno farebbe bene a riflettere sul disastro che ha combinato.

la Redazione