Contributo alla discussione per il seminario nazionale di Progetto Comunista di Marina di Massa del 20 e 21 luglio 2002.
Di Serena Biondi (CB), Beppe Brizzolari (SP), Marco Cataldo (CB), Pasquale D'Angelo (CH), Antonello Manocchio (CB). Luglio 2002.


Un’area pluralista, libera confluenza di differenti identità nella sinistra del partito, impegnata ad implicare pienamente il proprio corpo militante nell’elaborazione e realizzazione di indirizzi programmatici e strategici necessari per rilanciare e garantire il processo della rifondazione comunista; uno spazio aperto e permanente di confronto tra le diverse sensibilità, fuori da ogni logica di intergruppi, per definire e approfondire i contenuti degli obiettivi generali, i percorsi operativi comuni, la verifica delle differenti modulazioni e la stessa fisionomia organizzativa dell’area programmatica congressuale.

Questi restano, nello spirito originario, tra i caratteri peculiari d Progetto Comunista, nonostante i non pochi limiti, le difficoltà oggettive e quelle risultanti dai comportamenti delle sue componenti costitutive e dalle loro conseguenze.

Una vera rifondazione comunista, d’altronde, processo necessario per rilanciare nell’oggettiva realtà attuale di lotta nel mondo l’alternativa di società al liberismo, è reale solo se scaturisce dal pluralismo praticato; e quest’ultimo è possibile solo se ha spazi reali e garantiti ed è capace di sintesi permanente per giungere a proposte fruibili nella realtà politica e sociale.

In un contesto pluralistico va sempre distinta la legittimità di difendere l’omogeneità interna propria di una componente da dissonanze o di operare per accrescerla, da forzature di fatto tendenti a utilizzare peso e agibilità, conseguiti con la forza reale che Progetto Comunista ha nel corpo del partito, per inglobare le differenti identità e "semplificare" la ricchezza delle proposte; va distinta,soprattutto, dall’obbligo di operare per garantire stabili condizioni di confronto tra componenti, agibilità e assetti organizzativi idonei a maturare comuni livelli unitari sui contenuti e sintesi necessaria a favorire l’operatività.

Ne deriva che è legittimo e necessario disporre le cose in modo che i compagni e le aree organizzate in Progetto Comunista risultino impegnati a valicare i limiti e le contraddizioni che non hanno consentito, sino ad oggi, all’area programmatica di essere pienamente conseguente e operativa e di disporsi come necessario.

E’ altrettanto pienamente legittimo che i compagni di "Proposta" si misurino con l’esigenza di accrescere la propria "omogeneità" e magari -pur se da altri non condiviso- di interrogarsi sulla stessa loro funzione interna al partito. Dunque, assoluta liceità della decisione di sciogliere "Proposta" per dar vita, nel contesto statutario delle associazioni di tendenza, ad una nuova "associazione marxista rivoluzionaria nel PRC" per guadagnare altri consensi e adesioni.

Lecito non è, invece, forzare dentro un legittimo obiettivo di componente lo scioglimento dell’area programmatica congressuale di Progetto Comunista, nella quale persistono, altrettanto legittimamente,modulazioni non riducibili nei fatti a"pensiero unico". Modulazioni di cui danno conto, tra l’altro, diversi emendamenti al documento congressuale, avanzati -anche in questo congresso- territorialmente dai compagni che hanno fatto riferimento a Progetto Comunista, mai approfonditi nello specifico e o "sbrigativamente" rigettati col peso dei numeri (salvo poi a presentare come vanto questo perseguito elemento di "purismo") oppure forzatamente"congelati" nelle strettoie degli adempimenti congressuali, in attesa di spazi distesie condizioni di sereno confronto; spazi e condizioni oggi configurabili, prima di ogni cosa, come mantenimento e rivitalizzazione dell’area di Progetto Comunista, di cui l’eventuale "nuova associazione" risulterebbe uno dei termini, ancorché maggioritario, del pluralismo comunista dentro la sinistra nel PRC. Non un pluralismo generico, ma il pluralismo rivoluzionario, che è altra cosa dal pluralismo borghese.

I termini proposti dall’appello in discussione realizzano di fatto una regressione rispetto all’esigenza -sempre più pressante di fronte al crescente scadimento neo-socialdemocratico degli indirizzi della gran parte della maggioranza nel PRC- di riportare la lotta sulla via maestra di una rifondazione, risultante processuale di pluralismo e pratica della democrazia sostanziale. Una regressione che problematicizzerebbe i termini, la vitalità e la stessa esistenza pluralistica della sinistra comunista, oggi necessario riferimento e avanguardia del processo rifondativo, mettendo così in forse la possibilità di riaprire la prospettiva comunista.

Senza una reale dimensione pluralista la sinistra comunista, nonostante le buone volontà, si espone, con la trappola della legittimazione, a ritrovarsi ingabbiata in quel modello di aggregazione di potentati, appena ammantati da corporativismi ideologizzati; perché questo è il modello sul quale le tendenze socialdemocratiche intendono disarticolare e sciogliere il tessuto e l’identità di classe del partito. Questo lo diciamo con chiarezza, oggi, a margini di tenuta ancora esistenti.

Per rendere concreta la praticabilità di queste premesse, sul versante organizzativo e gestionale, non è eludibile l’esigenza di individuare e rendere strutturale e permanentemente operativo, nella dimensione della collegialità, un livello di coordinamento nazionale dell’area, che comprenda esplicitamente tutte le modulazioni che si sono manifestate o che intendessero farlo, a partire dalle sensibilità giˆ emerse attraverso i vari emendamenti -congressuali e nella stessa conferenza nazionale dei Giovani Comunisti- che concorrono a rappresentare il patrimonio complessivo di Progetto Comunista. Il che, sia altrettanto chiaro, esclude il ripiegamento a dimensioni individuali di coordinamento,a tutti gli altri livelli.

In questo contesto, l’utilizzo delle eventuali maggiori e più specifiche agibilità che dovessero derivare alla "nuova associazione", nel mentre ovviamente non potrebbe che accrescere di fatto il potenziale di tutta l’area, non esaurisce l’obbligo di appartenenza del comune perseguimento di agibilità e spazi per l’area nel suo insieme,per soddisfare le diverse esigenze di presenza e operatività ad ogni livello, a partire dal mantenimento di un respiro nazionale, di cui gli appuntamenti come questo di Massa restano cose da confermare, potenziare e calendarizzare come impegno inderogabile.