Una
nuova scissione
Rifondazione
comunista subisce un nuovo strappo da sinistra. Continuano i malumori nella
corrente bertinottiana. La destra del partito (la mozione due all’ultimo
congresso) ha già vissuto una divisione al suo interno: Essere comunisti
(legata a Claudio Grassi filogovernativa e vicina ai bertinottiani) e L’Ernesto
(con il senatore Pegolo molto critica verso l’esperienza di Prodi).
Di Maurizio Attanasi. Reds - Dicembre 2007
Ennesima microscissione o un progetto politico nuovo in cui credere?
Il partito che fu di Bertinotti e che ora è guidato da Franco Giordano
vive un momento difficile. Ha dovuto accusare il colpo ingoiando il pacchetto
sul welfare (leggi: vittoria dei centristi di Dini), ha chiesto poi, supplicandola,
una verifica di governo (unica tra le forze della cosiddetta sinistra radicale)
ma si è dovuto accontentare di chiederla per il nuovo anno (!). Nei
confronti della base insofferente e recalcitrante, si è posto promuevendo
iniziative populiste di consultazione, in accordo con la cosa rossa, senza
mai realizzarle, e forse sapendo di non poterle realizzare.
In questo contesto di oggettivo disorientamento, ha preso forma Sinistra critica.
Si presenta come associazione nazionale, proponendosi di raccogliere i frutti
di una esperienza che parte da lontano; prima quarta internazionale, poi bandiera
rossa e quindi l’esperienza di Erre. I compagni troskytsti che hanno
contribuito a fondare il partito della rifondazione comunista erano stati
tra i più convinti sostenitori (anche più di tanti bertinottiani)
della svolta movimentista che Fausto Bertinotti aveva impresso al partito
nel corso del precedente congresso (il V°).
lI segretario che, pur giurando sempre di voler privilegiare il rapporto con
i movimenti, intendeva comunque mettere in atto una tattica politica volta
a far pesare nelle scelte del Governo le istanze dei movimenti medesimi, che
grazie alla presenza di Rifondazione nell’Esecutivo avrebbero raggiunto
più agevolmente i loro scopi, conferendo nel contempo al partito un
maggior radicamento.
Ma i compagni di Sinistra Critica, con la propria mozione “Un’altra
Rifondazione è possibile” che, nei confronti della scelta di
allenza con il governo Prodi, proponevano una mera alleanza elettorale (interpretando
il desiderio diffuso, di mandare a casa Berlusconi), pensavano che al massimo
il Prc avrebbe potuto dare il proprio contributo alla nascita del governo
senza farne parte, sostenendone volta per volta quei provvedimenti che condivideva.
Solo in questo modo sarebbe stato possibile dare maggiore autonomia e forza
ai movimenti.
Sinistra critica venne sconfitta, ottenendo un buon 7% dei voti al congresso,
e in occasione dell’elezioni politiche, con il sistema delle liste bloccate
(cioè con candidati scelti dalle segreterie di partito), otteneva due
senatori: Turigliatto e Malabarba, questo poi dimessosi per far posto alla
compagna Heidi Giuliani, mamma di Carlo assassinato durante il G8 di Genova
del 2001 e un deputato, Cannavò ex vicedirettore di Liberazione.
Le scelte di Sinistra Critica in questi mesi di pericoloso scivolamento a
destra del Partito e dell’Esecutivo non sono state semplici.
Forti pressioni e richiami alla disciplina hanno indotto i compagni all’obbedienza,
fino alla cacciata dal Partito del senatore Turigliatto, che non votando a
favore della politica estera del Governo, provocò la caduta di Prodi,
prontamente rimpiazzato da un Prodi bis.
Anche in quel momento topico Sinistra Crtica si era mobilitata a sostegno
del compagno espulso (la campagna era "Siamo tutti Turigliatto")
rimanendo comunque all’interno del partito, tant’è che
in alcuni casi lo stesso Turigliatto aveva votato in linea con il partito
e comunque tentava di limitare i danni che la sua giusta posizione avrebbe
potuto portare al governo Prodi.
Ma gli eventi negli ultimi mesi sono precipitati.
Alla già ricordata sconfitta sul Welfare (la lunga di una lunga serie,
ma la prima ad essere ammessa dai vertici del Partito), si sommavano le operazioni
tutte verticistiche, tese a far terra bruciata della democrazia reale all’interno
del partito, compiute dal gruppo dirigente bertinottiano, come la nascita
del nuovo soggetto politico (la sinistra-l’arcobaleno) e lo spostamento
di un anno della data del Congresso del partito gia convocato per il marzo
2008.
Decisioni, queste, che ne ricordano altre intraprese in passato da questo
gruppo dirigente.
Ne citiamo due sole: la Sinistra Europea, soggetto politico dai contorni ancora
oggi incomprensibili, sia dal punto di vista dei soggetti coinvolti e della
sua progettualità; la nomina del segretario Giordano in sostituzione
di Bertinotti, diventato con l’Unione Presidente della Camera.
Percorso prevedibile e alla fine, potremo dire, obbligato, quello della scissione.
Da Sinistra Critica ci tengono però a far sapere che è più
opportuno parlare di esperienza terminata e non di scissione, in quanto l’attuale
partito avrebbe imboccato una strada completamente diversa da quella che i
suoi fondatori avevano pensato nel momento in cui esperienze diverse provenienti
dal Pci, da Democrazia Proletaria, dal sindacato, dall’ambientalismo,
decidevano di intraprendere un percorso politico teso a mantenere in vita
una serie di valori legati a importanti lotte, che una certa sinistra smaniosa
di andare al governo invece stava abbandonando.
La decisione è sembrata, appunto, scontata, come pure sono apparse
ineccepibili le argomentazioni addotte al Comitato Politico nazionale del
16; ma quale futuro si prospetta ora per Sinistra Critica?
Nei mesi scorsi (vedi erre n 24 giugno/agosto 2007) in “Sinistra critica”
l’opzione politica appariva abbastanza fumosa (nel nostro futuro , si
leggeva nella rivista, il terreno elettorale dovrà essere praticato
come possibilità e non come necessità).
Una scelta apparentemente inspiegabile.
Sarebbe stato legittimo aspettarsi da chi per tanti anni ha messo al centro
del proprio agire la militanza e l’azione sul piano politico, una prospetiva
sul medesimo piano. E’ evidente infatti che solo il respiro politico
è in grado di portare a sintesi le lotte di chi si mobilita nei vari
movimenti (ecologismo, sindacato, pacifismo, internazionalismo).
Secondo
le intenzioni dei firmatari della dichiarazione (tra cui figure storiche come
Turigliatto, Malabarba e Cannavò) il percorso che il nuovo soggetto
vorrebbe compiere è quello di un percorso alternativo e diverso a quello
che Rifondazione sta seguendo.
“… sinistra critica, con forze certamente più modeste ma
senza per questo rinunciare ‘all’utopia concreta’ e allo
slancio politico dei suoi compagni e delle sue compagne propone di continuare
a costruire una sinistra di classe, anticapitalista, di opposizione, centrata
sui movimenti e in grado di riappropriarsi dello spazio teorico e pratico
di una moderna sinistra rivoluzionaria”. (dichiarazione al cpn fonte
liberazione 18/12/07 pg 5)
Il tentativo di questi compagni sembra riscuotere interesse, tanto che alla
due giorni di inizio dicembre erano presenti esponenti del sindacato (sia
di base, che della cgil con esponenti della rete 28 aprile), sia dei centri
sociali del nord est, sia pezzi dei movimenti che vanno dalla No Tav al movimento
contro l’ampliamento della base USA a Vicenza.
La speranza è che il nuovo soggetto sia capace di andare oltre i vecchi
steccati della corrente troskytsta per poter abbracciare chi ha altre esperienza
e magari sia capace di costituire un polo di attrazione per i delusi che sono
in Rifondazione, per quelli che sono gia usciti dal prc (magari già
coinvolti in precedenti scissioni) o quelli che non sono mai entrati in politica
perché non vedevano un referente credibile.
Mancanza di democrazia, burocrazia, partecipazione, rotazione negli incarichi
e scelte condivise sono gli elementi con cui si dovrà confrontare Sinistra
Critica (o il nuovo soggetto che nascerà con un nuovo nome) contando
anche sulla possibilità che hanno gli eletti nelle istituzioni (provincia,
regioni e parlamento) di dare maggiore visibilità e risonanza alle
posizioni e alle battaglie di Sinistra Critica.
Come è stato detto nell’intervento all’ultimo cpn l’esperienza
che nasce vuole fuggire dal settarismo, speriamo che sia cosi, e comunque
nell’attuale contesto politico credo personalmente che sia necessario
scommettere sul progetto, ancora un po’ vago, di Sinistra Critica.