Ripartire dall'Abruzzo, come?
Le prossime scadenze amministrative indicheranno come la sinistra vuole rinascere in Italia dopo la debacle di primavera. Di Maurizio Attanasi. Reds - Settembre 2008


Sono in arrivo nuovi appuntamenti elettorali e sono i primi banchi di prova per vedere se la sinistra riuscirà a risorgere dalle proprie macerie.

In estate si sono celebrati i congressi dei Comunisti italiani, Verdi e Rifondazione comunista.
Il PdCI ha rispolverato il centralismo democratico e proposto una generica riorganizzazione dei comunisti puntando tutto sulla linea politica dell’iconografia della falce e martello e il sostantivo comunismo. I Verdi invece hanno manifestato una indecisione disarmante in tema di alleanze: ipotizzano il dialogo col Pd ma anche una possibile confluenza nelle liste del Prc.

In questo scenario, maggiore interesse ha destato il congresso di Rifondazione, sia per le maggiori dimensioni che esso ha avuto, sia perché il partito che fu di Bertinotti è da sempre stato il soggetto trainante di quella sinistra radicale che si è ritrovata liquefatta all’ombra dell’arcobaleno nelle ultime politiche.

Il partito che è uscito dal congresso è spaccato; la composita maggioranza che ha vinto ha deciso di svoltare a sinistra rispetto alla precedente linea politica bertinottiana di governo col centrosinistra (così come recita il documento conclusivo della nuova maggioranza).

Ma l’enunciazione di principio come si manifesta sul piano pratico?
L’elezioni saranno lì a dimostrare come dalle chiacchiere si passa ai fatti.
Nei giorni caldi di agosto, un caso, in particolare, ha assunto rilevante importanza perché su di esso sono iniziati i giochetti politici che porteranno poi alla formazione di nuove alleanze politiche.
Sono le elezioni regionali dell’Abruzzo; elezioni resesi necessarie dopo che il governo regionale è caduto sotto i colpi dell’inchiesta della magistratura sugli appalti nella sanità.

In questa prospettiva hanno parlato esponenti della sinistra.
Il nuovo segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, ha detto che Rifondazione è disposta a collaborare per un nuovo progetto di centro sinistra, ma a condizioni ben precise: che non sia a guida Pd, perché troppo coinvolto con gli scandali, e che siano fissati dei chiari punti programmatici da rispettare. Non ha escluso la possibilità che a guidarlo sia il leader nazionale dell’Italia dei valori, Di Pietro.

Sinistra critica ha, invece, proposto una coalizione della sinistra anticapitalista e di classe che vada da Rifondazione comunista fino ad includere anche il Partito comunista dei lavoratori (PCL) di Marco Ferrando, e che a guidare tale coalizione sia un proprio esponente.

Di fronte a queste proposte, il PCL ha ribadito l’impossibilità di avviare un percorso comune con Rifondazione comunista ancora troppo legata alle logiche di governo con le forze borghesi, ed ha rilanciato una alleanza anticapitalista, ma guidata da un esponente del proprio partito.

Queste le posizioni, al momento sul tappeto, ma è chiaro che siamo solo agli inizi. Però qualche spunto di riflessione è già possibile farlo.

Innanzitutto sarebbe interessante che il progetto nascesse dal basso, come tutti da tempo dicono. Sarebbe anche utile che i ceti politici non si muovessero per promuovere alleanze, ma entrassero e funzionassero da fermento per le lotte sociali presenti sul territorio.

Fatta questa premessa, la svolta a sinistra di Rifondazione, conferma i dubbi che alcuni, tra cui chi scrive, avevano espresso.

In verità, gli abili politicanti di Rifondazione avevano già preparato il terreno.
Infatti per poter tenere insieme la nuova maggioranza avevano scritto nel documento approvato : “Il Congresso considera chiusa e superata la fase caratterizzata dalla collaborazione organica con il PD nella fallimentare esperienza di governo dell’Unione, dalla presentazione alle elezioni della lista della Sinistra Arcobaleno e dalla sbagliata gestione maggioritaria della direzione del partito”.

E’ quella parolina che spiega tutto: ORGANICA.
Prima rifondazione aveva fatto una scelta di campo organica con le forze del centro sinistra, la nuova Rifondazione sarà disorganica, ma darà vita sempre alla stessa alleanza politica che è fallita in questi anni ed è stata la causa della sua riduzione ai minimi termini!!!
Nelle dichiarazioni di Ferrero si sentono argomentazioni vecchie: punti programmatici chiari erano stati anche alla base del governo Prodi, sappiamo poi come è andata a finire!

Due parole vanno poi anche dette a proposito del sig. Di Pietro.
Antonio di Pietro è l’uomo che non ha permesso la nascita della commissione di inchiesta sui fatti di Genova 2001; non ha voluto lo scioglimento della società che doveva costruire il ponte sullo stretto di Messina; inoltre sulla sicurezza è portatore di argomentazioni tipiche della destra.

Sinistra critica ha fatto bene a fare una proposta ad un fronte ampio che includa anche Ferrando e Ferrero.
Non è chiaro al momento se la coalizione preveda altri soggetti, ma è stato positivo fare la proposta a Rifondazione per metterla davanti alle proprie scelte e per far vedere quale sia il vero progetto politico del “nuovo” gruppo dirigente. Sarebbe stato meglio se avesse indicato un nome al di fuori dei propri militanti, magari trovandolo tra i movimenti o altre forze politiche.

Stesso appunto può essere mosso al Partito Comunista dei Lavoratori, che come nel passato dimostra di essere centrato solo su se stesso. Vuole presentare un proprio candidato e vuole escludere Rifondazione comunista perché troppo legata e compromessa con l’esperienza borghese del centro-sinistra, argomento che nel recente passato era stato usato dalla formazione di Ferrando per rifiutare l’accordo elettorale con Sinistra Critica.

E' auspicabile che da queste premesse possa nascere davvero una formazione di sinistra, di classe e anticapitalista, che percorrerà nuove strade rispetto alle vecchie e logore strade percorse dal centro sinistra e che sia in grado di esprimere nuovi nomi.