Ordine del giorno di maggioranza
della Direzione Nazionale del PRC del novembre 2000.
La Direzione Nazionale del partito dell'11 novembre ha discusso della tattica elettorale, per il definitivo varo della quale si dovrà attendere il CPN di gennaio. Ne sono emerse due ordini del giorno, uno di maggioranza e uno di minoranza. Da altra parte trovate una analisi critica del documento di maggioranza ed una analisi critica del documento di minoranza scritte dal collettivo redazionale di REDS e che indicano la nostra posizione sulla questione delle alleanze elettorali. REDS.
Si conferma la crisi strategica del centro sinistra.
La critica di Cofferati alle proposte di Rutelli per ulteriori e pesanti sgravi
fiscali alle imprese, le reazioni dello stesso centro sinistra che lo portano
a confliggere con la Cgil dimostrano come la sua corsa al centro lo scopra acutamente
a sinistra e apra un grave disagio anche all'interno della sinistra moderata.
La vicenda della candidatura Veltroni a sindaco di Roma è l'ultima testimonianza
di un grave stato di confusione. Anche alla luce di ciò, si conferma
la validità di fondo della nostra proposta per una sinistra plurale.
La logica dell'alternanza ha portato progressivamente su questioni cruciali,
quali quelle sociali, ad una sostanziale omologazione del centro sinistra al
centro destra. La centralità dell'impresa, del mercato e della flessibilità
del lavoro, della sussidiarietà nelle politiche sociali, dei parametri
monetaristici di Maastricht, rendono di ben difficile percezione le differenze
programmatiche. Queste politiche hanno determinato una condizione permanente
di disoccupazione, in particolare nel meridione e tra
i giovani, un incremento pesante del lavoro precario, un aumento delle diseguaglianze
sociali e delle povertà, un peggioramento delle condizioni del lavoro
testimoniato dal numero degli infortuni, una riduzione delle protezioni sociali.
Né d'altro canto si può dire che tali prezzi abbiano consentito
un rilancio dello sviluppo: l'euro si comporta oggi come la lira ieri, con una
svalutazione che favorisce le imprese ma penalizza i settori sociali più
deboli, mentre non c'è un rilancio qualitativo su settori innovativi
e strategici. Al contrario in Italia le privatizzazioni e le liberalizzazioni
hanno portato ad un indebolimento forte degli interessi nazionali, a gravi problemi
occupazionali, a incrementi tariffari. Né si può tacere che le
recenti alluvioni hanno mostrato un paese incapace di affrontare una politica
di risanamento ambientale e territoriale, tanto meno sa fare dell'ambiente una
risorsa per un diverso sviluppo a partire dal sud d'Italia e dal Mediterraneo.
La finanziaria, in discussione in Parlamento, testimonia tutta l'incapacità
del centro sinistra di proporre una svolta e, fin qui, persino di una significativa
correzione di rotta. A fronte di una disponibilità finanziaria effettiva,
si è fin qui operata la scelta di una elargizione a pioggia, e dunque
ingiusta socialmente ed inefficace nel rilancio di una domanda qualificata.
Per questo, Rifondazione comunista insiste su una distribuzione della ricchezza
che sia centrata effettivamente sui settori sociali del mondo del lavoro e del
non lavoro. Questo è il senso delle nostre proposte: un salario sociale
finalizzato al lavoro per i disoccupati di lunga durata, 200mila lire di aumento
mensile per tutti i minimi di pensione, riduzione dell'Irpef concentrata sui
redditi da lavoro, abolizione dei ticket sanitari e dell'Ici sulla prima casa,
uso dei criteri sociali per le tariffe. Questi punti rappresenterebbero primi
segnali di un avvio di inversione di tendenza. Esso richiederebbe un diverso
orizzonte analitico e programmatico, che è ben lungi dall'essere riscontrabile
nelle tesi del centro sinistra, ma sarebbe pur sempre un segno di equità
conquistato che incoraggerebbe ad una crescita di un più ampio movimento
di lotta. Di questo movimento oggi la vertenza scuola costituisce un momento
assai importante. La nostra proposta per la costruzione di una sinistra plurale,
che propone la rottura della gabbia del centro sinistra e il superamento della
sua impostazione politico culturale, è stata fin qui rifiutata dallo
stesso. Ma proprio le difficoltà interne al centro sinistra, nonché
il crescente consenso che rischiano di acquisire le destre, sono un incoraggiamento
per il nostro partito a fare di questa proposta uno degli elementi centrali
della campagna elettorale e della fase ad essa successiva. Le destre non si
battono, infatti, con gli appelli, tanto meno in un quadro di passivizzazione
della politica. Le destre sono oggi una miscela sempre più inquietante
di liberismo economico e di neo-populismo fatti di intolleranze, xenofobie e
fenomeni razzisti, misoginia, omofobia e sessismo. La messa sotto tiro del principio
dell'autodeterminazione femminile, attraverso una complessa e crescente iniziativa
nelle regioni a guida del centro destra, tesa a delegittimare e svuotare la
legge 194, non rappresenta soltanto un'aggressione a conquiste e diritti fondamentali
delle donne, ma è una parte costitutiva dei processi di costruzione di
assetti politico - istituzionali ademocratici e reazionari a cui le destre mirano.
La loro impostazione punta a rompere la costituzione materiale e formale del
paese, ridisegnando le relazioni sociali, territoriali e istituzionali in un
ordine regressivo. La loro pericolosità è sotto gli occhi di tutti,
ma esse hanno la forza di un'idea generale di società, che chiede perciò
la messa in opera di una vera alternativa. In questo il Prc è da tempo
impegnato, lavorando alla costruzione di una sinistra alternativa. In questi
mesi siamo stati protagonisti di quello che è stato chiamato il movimento
di Seattle, e che ha visto il susseguirsi e il crescere di appuntamenti su scala
internazionale e nazionale. In questo movimento abbiamo consolidato rapporti
con forze critiche e antagoniste del mondo sindacale, pacifista, ambientalista,
femminista, dell'associazionismo laico e cattolico e ci siamo misurati anche
su terreni innovativi, come quelli della contestazione della brevettazione genetica.
Anche nei singoli territori e nelle città sono in corso esperienze interessanti,
programmatiche e di movimento, con cui aggregazioni di sinistra alternativa
sono state in grado anche di aprire contraddizioni nel centro sinistra, lavorando
quindi per la costruzione di una sinistra plurale. Procede, inoltre, la costruzione
di una sinistra sindacale che riunifichi e rilanci le esperienze critiche in
Cgil, e la riaggregazione di forze del sindacalismo di base. Questi processi
saranno tanto più forti, quanto sapranno incontrare nuove mobilitazioni
ed esperienze di lotta, di cui abbiamo alcuni primi segnali positivi, come nel
caso della Zanussi, o dello sciopero autogestito nel genovese di lavoratori
del trasporto contro le privatizzazioni. Siamo altresì impegnati in queste
settimane nel cammino per il salario sociale che sta attraversando le regioni
meridionali, e ha rappresentato un positivo e importante momento di ripresa
e di iniziativa del partito in quel territorio. Dopo l'importante esperienza
internazionale a Praga, dopo lo straordinario successo della tappa europea della
marcia mondiale delle donne contro la povertà, la violenza, la guerra
a Nizza, in occasione della chiusura del semestre francese, si terranno il 5,
6 e 7 dicembre mobilitazioni sul tema della carta dei diritti e per l'Europa
sociale. A Nizza mobilitazioni sono promosse dalle varie forze del movimento
di Seattle e dalla stessa Ces seppure su diverse piattaforme. Rifondazione comunista
parteciperà con la propria caratterizzazione politica, ribadendo i propri
giudizi critici sul processo di costruzione europea in corso e sulla carta dei
diritti. Il Prc è una forza europeista. Abbiamo però contestato
il carattere monetaristico, tecnocratico e liberista che ha segnato fin qui
il processo, e di cui va cambiato il segno. Abbiamo contestato l'internità
dell'Europa alle scelte bellicistiche della Nato. La carta dei diritti che è
stata predisposta non rappresenta questo cambiamento: è, anzi, subalterna
ai trattati di Maastricht, rende perciò subalterni e aleatori gli stessi
diritti riconosciuti, consegna centralità alla proprietà e alla
sussidiarietà. Da questo punto di vista apre rischi di arretramento anche
per le costituzioni nazionali. E' per questo che il Prc ha votato contro nel
Parlamento europeo e ribadisce questa scelta per il Parlamento nazionale. Siamo,
al contrario, impegnati per un processo di costituzione sociale europea, che
leghi diritti individuali e collettivi in una nuova stagione progressiva. Questi
movimenti sono ancora del tutto inadeguati, ma rappresentano una indicazione
di lavoro e una possibilità. Così come l'impegno del partito è
complessivamente ancora al disotto della necessità, ma si vedono esperienze
impegnate e innovative che vanno incoraggiate ed estese. La costruzione della
sinistra di alternativa che costituisce uno dei punti centrali della nostra
politica deve essere rilanciata in connessione alla crescita di queste esperienze
e nella stessa sfera politica ed istituzionale. Questo intenso lavoro, che ci
vede impegnati nella ricostruzione di processi sociali e politici, rappresenta
il retroterra della proposta politica che il Prc avanza, anche per la prossima
competizione elettorale nazionale. La eventuale "non belligeranza",
quale tattica elettorale autonomamente praticata dal Prc, è pensata in
questa logica di investimento sulla prospettiva. I risultati della finanziaria,
nuove battaglie per i diritti civili, l'impegno per una nuova legge elettorale
sono le questioni che abbiamo posto alla base del nostro confronto con il centro
sinistra e della realizzazione di quella proposta politica. Il voto americano
rappresenta peraltro un'ulteriore conferma della crisi strategica del sistema
bipolare, proprio laddove esso si era già compiutamente affermato, che
riguarda anche l'Italia, e quindi della necessità di approvare subito
una legge elettorale che garantisca rappresentanza e governabilità, come
il referendum ha proposto alle forze politiche. Dalle valutazioni che autonomamente
Rifondazione comunista trarrà rispetto a questi elementi, nella loro
connessione con la prospettiva e la nostra proposta della sinistra plurale,
deriverà il nostro orientamento finale nella tattica elettorale. Dobbiamo
dire che i segnali registrati non sono incoraggianti, né per quanto attiene
la legge elettorale, né per la finanziaria. Persino alcune parole del
candidato premier del centro sinistra, relativamente ai rapporti con Rifondazione
comunista, se perseguite, rischiano di aprire un vero e proprio conflitto a
sinistra. Bisogna che si cambi strada. Da parte nostra, terremo ferma la barra
dei contenuti e della prospettiva politica, quella cioè che mette in
primo piano la necessità di intervenire positivamente sulle condizioni
di vita di milioni di persone, tentando, anche in questo modo di ridare credibilità
ed efficacia alla politica, e cerca di delineare una vera idea di sinistra della
società. Dunque, fermo restando l'assunto che nessun accordo politico
è possibile tra Prc e centro sinistra per le prossime elezioni nazionali,
e che, stante l'attuale legge elettorale, Rifondazione comunista sarà
presente con il proprio simbolo, comunque, nel proporzionale alla camera e in
tutti i collegi senatoriali, il Cpn di gennaio sancirà le scelte definitive
e le indicazioni per la campagna elettorale che costituiranno l'impostazione
politica del partito e la sua piattaforma programmatica.
Questo documento, presentato dalla Segreteria nazionale, è stato votato dalla Direzione del Prc a larghissima maggioranza, con 7 voti contrari.