Uno dei due documenti di
minoranza.
Documento
presentato dai compagni Claudio Bellotti, Gabriele Donato, Alessandro Giardiello,
Jacopo Renda.
Presentiamo i principali documenti che hanno segnato lo svolgimento del CPN del PRC del 3-4 febbraio 2001 che era chiamato a scegliere definitivamente la tattica elettorale. Il Comitato Politico Nazionale è stato segnato dalla relazione politica del segretario Fausto Bertinotti, che ha delineato la tattica elettorale del partito. Ecco dunque la relazione di Fausto Bertinotti e il documento approvato a maggioranza (233 voti a favore). Riportiamo anche i due documenti di minoranza: il documento sottoscritto da compagni che fanno riferimento prevalentemente alla rivista Proposta e qui sotto il documento sottoscritto dai compagni che fanno prevalentemente riferimento alla rivista Falce e Martello. Spieghiamo nel seguente articolo invece il perché del nostro dissenso: Il CPN e la tattica elettorale: la nostra posizione. REDS. Febbraio 2001.
La prossima campagna elettorale prepara una fasa di grandi cambiamenti nella politica italiana. Il centrosinistra prepara con le sue stesse mani una dura sconfitta e apre le porte al ritorno delle destre al governo.
Una volta di più è necessario ribadire che le cause profonde di questa crisi risiedono nelle politiche antipopolari applicate nell'ultimo decennio e in particolare negli ultimi 5 anni. I dati pubblicati recentemente, secondo i quali nel corso dello scorso decennio il reddito dei lavoratori è sceso dal 56 al 40 per cento del reddito nazionale totale, indicano quanto profondo sia stato l'arretramento causato dalle politiche concertative a livello sindacale e politico.
Particolarmente profonda appare la crisi dei Ds. Il gruppo dirigente di questo partito ha ormai introiettato la prospettiva della sconfitta, e appare paralizzato di fronte agli avvenimenti, fino al punto che il segretario Veltroni abbandona di fatto la sua posizione nel partito per candidarsi a sindaco di Roma.
Di fronte a questo sfacelo è primo dovere del Prc avanzare un programma alternativo su tutti i terreni a quanto applicato in questi anni dal centrosinistra (incluso il periodo della nostra partecipazione al governo Prodi). Un programma che non solo sia la base della campagna elettorale, ma che indichi gli elementi centrali sui quali, nella fase successiva, organizare la resistenza e la risposta al prevedibile governo delle destre.
Alcuni punti centrali di questo programma dovrebbero essere:
- Una lotta generale contro il precariato dilagante, basata sulla rivendicazione della trasformazione di tutti i contratti atipici in contratti a tempo indeterminato, sull'assunzione di tutti i Lpu e Lsu nella pubblica amministrazione, sull'istituzione di un salario garantito per tutti i disoccupati pari all'80 per cento di un salario operaio.
- Una battaglia salariale generale per un nuovo meccanismo di scala mobile, per l'effettiva rottura della concertazione che ingabbia la lotta sindacale, contro tutti i meccanismi che contribuiscono a creare divisioni salariali fra i lavoratori (contratti d'area, "patti per il lavoro", ecc.).
- Una completa inversione della politica fiscale, con una drastica riduzione delle imposte indirette e una revisione delle aliquote in senso maggiormente progressivo, sulla tassazione delle rendite e dei profitti.
- Blocco delle privatizzazioni in corso e rinazionalizazione delle aziende privatizzate, senza indennizo per i grandi capitali.
- Nazionalizzazione senza indennizzo delle aziende che chiudono o licenziano (si veda il caso Goodyear).
- Aumento generale delle pensioni, a partire da quelle minime.
- Abolizione delle misure di privatizzazione e di aziendalizzazione dei servizi sociali e della scuola.
- Permesso di soggiomo e diritto di voto pergli immigrati..
- Uscita dell'ltalia dalla Nato, pubblicazione e denuncia di tutti i protocolli segreti dell'Alleanza, ritiro delle truppe dai Balcani.
- Opposizione al "patto di stabilità".
- Opposizione ai progetti militari dell'imperialismo europeo e italiano.
Le lotte della Fat, dei McDonald's, gli scioperi per la sicurezza sul lavoro costituiscono segnali incoraggianti di ripresa dell'iniziativa operaia, segnali ai quali purtroppo non corrisponde alcuna seria iniziativa organizzata della sinistra Cgil. Su questo terreno il Prc non può subordinarsi alle scelte errate del gruppo dirigente di "Cambiare rotta", che con il suo esplicito rifiuto di organizzare una campagna di massa fra i lavoratori metalmeccanici contro la piattaforma presentata da Fiom Fim e Uilm per il prossimo rinnovo contrattuale, conferma una volta di più la propria natura di opposizione d'apparato, incapace di portare a fondo la battaglia contro la concertazione sindacale.
Le mobilitazioni di questi mesi sono sintomi della crisi politica e sociale che si prepara. Comincia ad apparire una disponibilità alla lotta, segno indiscutibile che le politiche concertative non convincono più i lavoratori, un fatto gravido di conseguenze positive per la prossima fase e per chi, come noi, si pone l'obiettivo di rompere la gabbia della concertazione e della collaborazione di classe, tanto a livello sindacale che politico, e di far emergere le profonde contraddizioni che attraversano la Cgil e i Ds.
Tuttavia è necessario comprendere come la piena esplosione di queste contraddizioni difficilmente avverrà prima delle elezioni politiche. Per quanto la tensione nei gruppi dirigenti dei Ds e della Cgil sia ormai vicina a livelli intollerabili, tutti attendono lo scioglimento del nodo elettorale prima di cominciare a far valere le proprie istanze.
Il Prc deve quindi posizionarsi nel modo migliore, sia in vista della campagna elettorale che della fase successiva, nella quale tutte le contraddizioni oggi in gestazione giungeranno a maturazione. La parola d'ordine della rottura al centro assumerà quindi un'importanza centrale nella fase successiva alle elezioni. Al momento, tuttavia, non può trovare un'applicazione immedia nella forma di un appello ai vertici dei Ds affinché si sciolgano dall'abbraccio mortale con i partiti del centro borghese. La stroncatura da parte di Veltroni della candidatura di Dario Fo a sindaco di Milano ha mostrato in modo inequivocabile la volontà del gruppo dirigente diessino di percorrere sino in fondo la strada che hanno scelto. Da qui l'inevitabile unilateralità delle scelte elettorali che siamo chiamati a compiere.
Il Cpn considera scorretto applicare due tattiche radicalmente differenti per la Camera e per il Senato. Le considerazioni sui diversi meccanismi elettorali e istituzionali devono necessariamente passare in secondo piano di fronte alle valutazioni sull'effetto politico che le nostre scelte hanno sulla coscienza e la comprensione politica delle larghe masse, e in primo luogo della classe lavoratrice.
Il Cpn decide quindi di articolare la tattica elettorale su quattro punti:
1. Dichiarare la completa alternatività politica del Prc al centrodestra e al centro con la conseguente indisponibilità a sostenere in qualsiasi forma un governo dell'Ulivo nel caso improbabile di una sua vittoria elettorale.
2. Articolare la nostra tattica elettorale in modo tale da andare incontro a un sentimento positivo ancora diffuso di voler fermare la pericolosa avanzata delle destre
3. Intercettare la delusione, il disincanto e la voglia di alternativa che stanno maturando nel "popolo di sinistra", tra i giovani e tra i lavoratori, e che tanto più vedremo crescere nei prossimi anni.
L'unica tattica elettorale che nella situazione data ci permette di applicare la linea della rottura al centro è quindi la seguente.
- Presentarsi nel proporzionale alla Camera.
- Nell'uninominale, tanto alla Camera che al Senato, presentare un candidato comunista in tutti quei collegi nei quali l'Ulivo presenta candidati del centro borghese (popolari, diniani, democratici, Udeur, Sdi); lo stesso valga per i Verdi, che stanno oggi ripercorrendo la parabola dei radicali
- Desistere unilateralmente in tutti quei collegi nei quali si presentano candidati dei Ds, mantenendo nella campagna elettorale un'assoluta indipendenza politica e programmatica e una piena libertà di critica nei loro confronti.
- Escludere da ogni desistenza l'ala organicamente borghese dei Ds, espressasi nel congresso del Lingotto con la mozione in appoggio al referendum radicale sull'art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Si tratta di una proposta tattica necessaria a superare l'attuale fase di transizione e ad aprire al Prc la possibilità di un intervento a tutto campo nella crisi dei Ds e della Cgil in primo luogo.
Le condizioni intemazionali e inteme (segnali di crisi economica negli Usa, mobilitazioni a livello internazionale, crisi di autorità dei partiti maggioritari della sinistra) indicano che ci avviciniamo a una nuova epoca nella quale vedremo una rimessa in discussione a livello di massa della legittimità e della validità del capitalismo come sistema dominante, e nella quale gli effetti economici, sociali, ambientali indotti dalle contraddizioni del sistema stesso apriranno la strada per una rinascita di spinte anticapitaliste e rivoluzionarie.
In questa prospettiva
dobbiamo riaprire la discussione programmatica nel partito, sviluppando appieno
il metodo e il concetto delle rivendicazioni transitorie che aprano la strada,
nei movimenti sociali e nella coscienza di massa, alla rinascita della prospettiva
comunista e rivoluzionaria.