PRC: Comitato Politico Nazionale 9/10 giugno 2012
Documento approvato dopo il dibattito.
Reds - Giugno 2012
Un Salto
di qualità
Il Consiglio Politico Nazionale di Rifondazione Comunista ringrazia tutti
i compagni e le compagne che hanno messo tutto il loro impegno nella campagna
elettorale delle amministrative e nella piena riuscita della manifestazione
del 12 maggio. Non si tratta di un ringraziamento rituale ma della piena consapevolezza
che la nostra forza risiede nella libera adesione e nel lavoro gratuito che
migliaia e migliaia di compagni e compagne danno al nostro partito.
Il risultato della tornata elettorale e la drammatica situazione in cui versa
il paese ci chiedono un deciso salto di qualità nel lavoro politico.
Il risultato elettorale di tenuta e l’ottima riuscita della manifestazione
del 12 maggio ci permettono di affrontare questo compito con maggiore serenità
e con la necessaria determinazione.
Il dato elettorale.
Il voto amministrativo ha registrato un vero terremoto politico. Una ulteriore
riduzione della partecipazione al voto. La proliferazione di liste civiche
che hanno raccolto oltre il 35% del totale dei voti espressi. La forte avanzata
delle Liste 5 stelle, in particolare nel centro nord. Il pesante arretramento
della Lega Nord e del PdL (hanno perso 2/3 dei voti in relazioni alle ultime
regionali). Il significativo arretramento del PD (ha perso 1/3 dei voti in
relazione alle ultime regionali). La disarticolazione del centro. Il pesante
arretramento delle forze che sostengono il governo Monti.
In questo contesto, la Federazione della sinistra ha avuto un risultato di
tenuta, positivo tenendo conto del terremoto che è avvenuto, ma che
segnala però la nostra inadeguatezza nell’intercettare il crescente
disagio sociale.
Gli elementi di fondo che emergono sono due:
In primo luogo, il disagio sociale determinato dalla crisi e dalle politiche
del governo, assume le caratteristiche di una complessiva critica del sistema
dei partiti e del sistema politico. Questo elemento è sovra determinante
le stesse differenze tra le forze politiche in particolare nel cento Nord,
in un contesto in cui il più forte fattore di produzione di antipolitica
e di forme populiste è proprio il governo Monti. Si tratta di una situazione
che ha qualche superficie di contatto con la situazione tedesca , dove il
partito dei pirati ha raccolto larghe parti di criticità giovanile
e che si differenzia molto dai risultati ottenuti in Grecia, Francia e Spagna
dalle forze della sinistra di alternativa. La richiesta di cambiamento radicale
– che si esprime attraverso le culture che vi sono a disposizione nella
società - è vissuta in primo luogo come la richiesta di rovesciamento
del sistema dei partiti e solo in seconda battuta come utilizzo dei partiti
della sinistra per cambiare l’esistente.
In questo contesto assistiamo alla disarticolazione delle forme in cui erano
aggregate e definite le forze di centro e di destra.
La situazione attuale
Ci troviamo quindi in una situazione in cui la crisi economica si intreccia
con la crisi sociale e con la crisi del sistema politico. Una crisi organica
del sistema in cui tutto cambia e in cui in particolare vengono oggi messi
in discussione gli strumenti tradizionali dell’agire politico. Ecco
così che la critica della casta e della politica assume un aspetto
totalizzante che mette in secondo piano il tema delle scelte di politica economica.
Così appare più radicalmente antisistema chi critica i partiti
piuttosto che chi critica le banche. Se – come abbiamo detto più
volte - la crisi è una crisi costituente che determinerà una
trasformazione sociale, culturale e politica della profondità di una
guerra, stiamo assistendo ai primi violenti scossoni di questa grande trasformazione.
La situazione si è messa in veloce movimento e decisiva è la
nostra capacità di aggiornare passo passo la nostra posizione al fine
di essere efficaci nella battaglia politica per determinare una uscita da
sinistra dalla crisi.
Dal Congresso ad oggi abbiamo seguito una linea politica corretta che ha messo
al centro l’opposizione al governo Monti, il tema della costruzione
del partito sociale e delle lotte, l’unità a sinistra.
E’ però evidente che quanto abbiamo fatto è stato utile
e corretto ma non è sufficiente. Siamo in una fase di guerra di movimento
e non di guerra di posizione e quindi non è sufficiente tenere la posizione
ma è necessario muoversi rapidamente. A partire da questa consapevolezza
dobbiamo sviluppare la nostra azione politica al fine di ottenere quella efficacia
nel rapporto di massa che è per noi decisivo. E’ infatti del
tutto evidente che la pura prosecuzione dell’azione politica sin qui
condotta non è sufficiente a raccogliere il disagio sociale su un progetto
di alternativa.
La riprogettazione della nostra azione deve avere tre indirizzi di fondo:
Occorre partire dalla critica della politica per arrivare alla critica dell’economia
politica. Si tratta di connettere i due terreni e non di pensare di sostituire
il secondo al primo. La critica della politica è oggi così forte
da assumere un carattere non aggirabile per rendere efficace la critica del
sistema economico. Questa critica riguarda anche noi e siamo chiamati ad una
risposta in avanti. La critica del sistema dei partiti ha infatti una dimensione
tale da rappresentare un punto di non ritorno: il nodo è se questa
critica approderà alla demolizione della democrazia in nome della gestione
tecnica degli interessi forti oppure se sfocerà in una rinnovata democrazia
partecipata.
Sul terreno della critica della politica come attività separata noi
siamo stati ad oggi molto timidi. Anche le giuste intuizioni hanno avuto difficoltà
a trasformarsi in pratiche politiche ed in una nuova identità adeguata
alla fase. Assumiamo troppo spesso un tratto difensivo di chi ha giustamente
paura che venga gettato il bambino con l’acqua sporca ma in questo modo
rischiamo di avere una pratica politica poco efficace. Basti pensare al tema
della corruzione su cui non abbiamo insistito abbastanza, delle retribuzioni
degli eletti e dello stesso tema del finanziamento pubblico dell’attività
politica, che abbiamo accettato si restringesse al finanziamento pubblico
dei partiti. Basti pensare alla Federazione della Sinistra che abbiamo proposto
e praticato con l’intento di intrecciare pratiche sociali, culturali
e politiche ma la cui realizzazione concreta non è che una copia sbiadita
dell’obiettivo che ci siamo posti. Non è in primo luogo un problema
di linea politica ma di forme concrete di un processo di effettiva riaggregazione
della sinistra.
Il primo terreno di riflessione, ricerca ed azione riguarda la costruzione
di un effettivo spazio pubblico della sinistra che faccia i conti fino in
fondo con la critica della politica e sia portatore di una forte critica dell’economia
politica. Occorre uscire da ogni politicismo per avviare un processo costituente
di una sinistra di alternativa e di una terza repubblica basata sulla democrazia
partecipata. Questo è l’obiettivo centrale che ci poniamo, che
poniamo ai compagni e alle compagne con cui abbiamo costruito la Federazione
della Sinistra, che poniamo al complesso delle forze e degli uomini e delle
donne che vogliono costruire una sinistra antiliberista nel nostro paese.
La costruzione di un processo inclusivo e partecipato, che allarghi il terreno
della partecipazione politica unitaria a sinistra, la costruzione in Italia
del corrispettivo di Syriza, del Front de Gauche, di Izquierda Unida è
l’obiettivo fondante il nostro progetto politico, a cui subordinare
ogni tattica politica e su cui lavorare nei prossimi mesi.
In secondo luogo dobbiamo rafforzare enormemente la nostra capacità
di produrre una demistificazione delle spiegazioni dominanti della crisi e
delle ricette che vengono messe in campo e nello stesso tempo dobbiamo avanzare
una proposta compiuta e comprensibile di una politica economica radicalmente
alternativa. In questo quadro decisivi sono i terreni della formazione e della
elaborazione partecipata del programma per uscire a sinistra dalla crisi.
In terzo luogo dobbiamo riorganizzare il partito al fine di renderlo più
efficace nella costruzione del conflitto e nella costruzione delle pratiche
mutualistiche e del partito sociale. La nostra risposta alla critica della
politica non deve concedere nulla ad una idea di delega al leader o alla personalizzazione
della politica. Noi dobbiamo costruire una risposta alla critica della politica
basata sull’autorganizzazione dei soggetti sociali su tutti i terreni:
sociale, culturale, politico. Questa è la frontiera che oggi deve porsi
un partito comunista per essere protagonista dello scontro sociale.
A tal proposito individuiamo i seguenti terreni di sviluppo del concreto lavoro
politico:
Prosecuzione e intensificazione della mobilitazione per impedire la riforma
del lavoro, la manomissione dell’articolo 18 e proponendo il reddito
sociale. Occorre determinare la visibilità a livello di massa della
nostra ferma opposizione, annunciando il referendum su queste norme.
1) Costruzione di una campagna per abolire l’IMU e sostituirla con la
Patrimoniale.
2) Costruzione di una campagna contro il Fiscal Compact con l’obiettivo
di impedirne l’approvazione a parte del Parlamento.
3) Costruzione di una bozza di programma da far discutere nel corso dell’estate
e su cui costruire un confronto largo con le forze della sinistra di alternativa
e a livello di massa.
4) Lancio nel mese di luglio di una campagna sulle emergenze sociali e democratiche
con la raccolta di firme su 3 leggi di iniziativa popolare su cui raccogliere
le firme durante l’estate.
- Politiche pubbliche per:
la creazione diretta da parte pubblica di un milione di posti di lavoro in
settori ad alta intensità occupazionale, nel riassetto del territorio,
nell’ efficientamento energetico degli edifici e in un piano di “piccole
opere”, in sinergia con gli enti locali e dentro la definizione di meccanismi
partecipativi di indirizzo e controllo;
il rilancio di un intervento sul terreno delle politiche industriali in particolare
attraverso un piano per la mobilità sostenibile (cantieristica, trasporto
ferroviario, trasporto pubblico locale, mobilità privata) e lo sviluppo
delle energie da fonte rinnovabile.
- Istituzione del reddito sociale, secondo il modello della risoluzione europea
del 20 ottobre 2010 sul reddito minimo garantito, volta ad affermare la necessità
che tutti gli stati adottino norme che assicurino almeno il 60% del reddito
mediano alle persone a rischio di esclusione sociale. Campagna da sviluppare
assieme alla raccolta di firme sull’ICE europea, che siamo impegnati
a far sostenere a tutto il partito della Sinistra Europea.
- Inserimento in Costituzione dopo l’approvazione della modifica dell’articolo
81, dell’obbligo di destinazione di una quota fissa di risorse derivanti
dalle entrate dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, alla garanzia diretta
o indiretta dei diritti sociali, secondo il modello della Costituzione brasiliana
(proposta Ferrara).
5) Apertura di una campagna referendaria, con la costruzione di Comitati referendari
il più ampi possibile e prevedendo la raccolta di firme nel corso del
2013, su:
- il ripristino dell’articolo 18
- l’abrogazione dell’articolo 8 della manovra di agosto del governo
Berlusconi.
- L’abolizione delle tipologie lavorative più precarizzanti.
Paolo Ferrero, Roberta Fantozzi, Claudio Grassi, Marco Gelmini, Rosa Rinaldi,
Irene Bregola, Mimmo Caporusso, Gianluigi Pegolo, Augusto Rocchi