Il PRC e la Cecenia.
Dalla
lettura di Liberazione si deduce una posizione sulla Cecenia, che, visto il
numero di morti, non esitiamo a definire inquietante. Continuiamo a non comprendere
come mai il nostro partito non difenda a spada tratta il diritto del popolo
ceceno all'autodeterminazione, posizione che certo non implica l'appoggio ai
gruppi islamici, coi quali, com'è ovvio, non simpatizziamo. REDS. Novembre
1999.
Nell'assenza di una nostra posizione ufficiale come partito sulla Cecenia fa fede ciò che scrive il nostro quotidiano, Liberazione. E da lì si deduce una posizione, che, visto il numero di morti, non esitiamo a definire inquietante. Continuiamo a non comprendere come mai il nostro partito non difende a spada tratta il diritto del popolo ceceno all'autodeterminazione, posizione che certo non implica l'appoggio ai gruppi islamici, coi quali, é evidente, non simpatizziamo. Ci sforzeremo di compiere un ragionamento pacato, utilizzando come dati quelli che lo stesso giornale fornisce, anche se questi dati, dobbiamo dirlo, sono assolutamente parziali: sulla Cecenia danno conto per larghissima parte del punto di vista russo e non parlano mai delle stragi compiute dagli stessi russi.
Prendiamo ad esempio il giornale dell'11 novembre. Della Cecenia si parla in due articoli. Un commento di Fulvio Grimaldi ed un articolo a pag.11 che fa la cronaca della giornata appena trascorsa, assemblando lanci dell'ANSA.
Fulvio Grimaldi é noto ai più come punta di lancia dell'ala estremista pro serba della nostra sgarruppata sinistra. Durante la crisi kosovara s'é distinto per negare l'esistenza dei rifugiati e dei morti albanesi kosovari causati dalla pulizia etnica portata avanti dai serbi, e per levare alte grida poi per quelli, assai più ridotti di numero secondo gli stessi dati pubblicati da Liberazione (400 da un lato contro un numero imprecisato di migliaia dall'altro), di quelli a danno dei serbi causati dal ritorno degli esuli albanesi. Ci teniamo a sottolineare, per non ingenerare interessati equivoci, che noi abbiamo denunciato con forza le stragi compiute dai serbi, così come oggi denunciamo i morti causati dagli albanesi. La visione del mondo di Grimaldi é molto semplice: gli USA dominano il mondo, ogni conflitto é spiegabile con oscuri complotti orditi dalla CIA. Questi complotti si servono dell'estremismo islamico, visto dunque come longa manus degli americani, e hanno per fine mettere nell'angolo gli slavi (serbi, russi, ecc.). La complessità della visione geopolitica del Nostro é tutta qui. Visione rassicurante, che evita di mettere al lavoro le meningi, che mette alla sbarra i soliti noti.
Il suo commento della situazione cecena segue esattamente questo canovaccio. Dei morti ceceni sotto le bombe russe Grimaldi letteralmente se ne frega: sono diversi da quelli che morivano sotto i bombardamenti della NATO? (che noi ovviamente abbiamo ferocemente denunciato, precisiamo a beneficio dei furbetti). Si prodiga poi nel definire i dirigenti ceceni "una banda di trafficanti e malfattori che speravano di estendere i loro traffici al vicino Daghestan". Si veda la furbizia dell'argomentazione: accusa di narcotraffico un gruppo dirigente per il quale non esistono prove di coinvolgimenti in tal senso, mentre salva il gruppo dirigente russo i cui traffici, per dimensioni senza precedenti nella storia europea di questo secolo, tutti sanno ed hanno provocato anche la caduta di Camdessus (un complotto CIA anche quello? Un "gioco delle parti"?). Dopo altre nefandezze antislamiche di sapore vagamente razzista (ci piacerebbe ogni tanto leggere dalla penna di Grimaldi una qualche invettiva contro gli estremisti cristiani - cattolici ed ortodossi) arriva ad affermare che la strage del mercato a Grozny lo trascina "ineluttabilmente al ricordo di quelle altre stragi assegnate ai serbi e scoperte dall'ONU opera dei loro nemici". Dunque Grimaldi é "trascinato" a pensarla in maniera ancora più sinistra degli stessi russi, che non si sono mai sognati di proporre l'idea che la strage del mercato sia stata opera dei ceceni (perché é evidente anche a un demente che i ceceni non avrebbero avuto nulla da guadagnarci a tirarsi delle bombe addosso, poiché di bombe gliene piovano già abbastanza e dunque non avevano alcun bisono di "dimostrare" di essere massacrati), ma si limitano al no comment, o a negare l'esistenza della strage stessa. Forse bisognerebbe ricordare che la strage al mercato NON ha colpito pericolosi estremisti islamici ma donne del popolo, bambini, anziani, e la cosa, ci pare, a noi comunisti non dovrebbe lasciare indifferenti. E poi ecco la visione "geopolitica" del Nostro: "Si allestisce un bell'assedio alla Russia per tagliarle e accaparrare per sé gli oceani di petrolio di quelle aree e costruirsi i famosi corridoi energetici ed infrastrutturali verso l'Occidente".
Vorremmo chiedere non a Grimaldi, al quale non concediamo il beneficio della buona fede, ma ai lettori che lui influenza: per quale ragione i comunisti dovrebbero difendere l'imperialismo russo a scapito di quello USA? Tralasciamo infatti delle ovvietà che dovrebbero comunque far riflettere tutti e cioé che USA ed Europa (a parte qualche sparata tanto per far credere che l'Occidente difende i "diritti umani") é COMPLICE del genocidio del popolo ceceno e dunque non si vede come si possa da ciò dedurre che é il deus ex machina della situazione. Ma ammettiamo per un istante l'interesse USA: ebbene perché mai dovremmo considerarlo peggiore di quello russo? Una domanda: la Russia ha forse qualcosa di progressista? Dobbiamo essere a favore degli imperialismi deboli e contro quelli forti? E allora perché non difendiamo l'imperialismo turco che é più debole di quello USA? O quello italiano? Come comunisti non dovremmo semplicemente stare dalla parte dei popoli oppressi, contro TUTTI gli imperialismi? Contro quello turco a favore del popolo curdo, contro quello indonesiano a favore dei popoli timorese e aceh, contro quello USA e israeliano e a favore del popolo palestinese, ecc.
Più subdola la posizione dell'articolo di pag.11, il cui titolo é tutto un programma, "Cecenia, Mosca contro tutti. Sul conflitto l'ombra dell'oleodotto turco-azero". Vediamo come é costruito. Ignora deliberatamente di parlare delle vittime civili dei bombardamenti russi, a parte una finestra asettica dove si parla dei rifugiati dando la parola all'OSCE e alla Russia. Per 3/4 dell'articolo ci si dilunga nella descrizione di notizie di stampa russe e delle reazioni da queste suscitate. Dopodiché ecco la brillante interpretazione geostrategica: "dietro il conflitto in Cecenia in realtà c'é un problema economico legato al passaggio degli oleodotti nella regione del Caucaso". Noi tiriamo un sospiro di sollievo: in effetti la Russia non molla la Cecenia per questa ragione. Ma dal resto dell'articolo capiamo che non é con le mire dell'imperialismo russo, ma con quelle degli USA che l'articolo se la prende, dato che questi sostengono la costruzione di un oleodotto che passerà a sud della Cecenia passando dalla Georgia, dall'Azerbajgian e dalla Turchia: "la costruzione del nuovo oleodotto é stata caldeggiata dal vice segretario americano Strobe Talbott nella sua recente missione a Baku".
E qui raggiungiamo il massimo della contraddizione della posizione di Liberazione. Seguiteci, perché utilizzeremo solo i dati pubblicati in questi due articoli: SE il conflitto in Cecenia é frutto del complotto USA, nel senso che questi vorrebbero l'indipendenza della Cecenia per puntare sull'oleodotto, PERCHÈ contemporaneamente sostengono un oleodotto che NON passa dalla Cecenia? Dato che avrebbero già raggiunto il loro scopo perché avrebbero architettato la guerra in Cecenia?
E' un esempio delle terribili contraddizioni in cui si cade quando si sceglie di non difendere gli oppressi, sempre, in ogni momento, ovunque si trovino. Il prezzo é quello della stupidità interpretativa, l'impossibilità cioé a spiegare in maniera coerente la realtà del mondo. E' difendendo le stragi dei potenti che speriamo di conquistare i giovani? E' con le polverose macerie del filosovietismo, convertitosi in un ancor più squallido filoslavismo, che speriamo di formare una nuova generazione di comunisti?
ULTIMA ORA:
La posizione di Liberazione é diventata quella ufficiale di partito.
Ecco il "pezzo" sulla Cecenia del documento approvato a maggioranza
dal CPN: "La fine della guerra guerreggiata in Kosovo, non interrompe un
processo di costruzione di un nuovo ordine imperiale, il cui cuore é
rappresentato dalla potenza statunitense, e il suo braccio armato é costituito
dalla NATO che si propone di intervenire in ogni parte del globo, mantenendo
uno stato di guerra permanente, che a sua volta alimenta conflitti subregionali,
come quello in Cecenia". Senza parole.