No ai criminali bombardamenti
della NATO! Autodeterminazione per il Kosova!
Dichiarazione
di cinque membri del Comitato Politico Federale di Milano. Aprile 1999.
L'attacco della NATO ha per obiettivo la stabilizzazione dei Balcani: una loro definitiva pacificazione che metta termine sia alle velleità nazionaliste di alcuni sia alle richieste di autodeteminazione di altri. Il capitale internazionale ha bisogno della stabilità politica assicurata dai confini disegnati dalle grandi potenze, e non dai popoli, per poter garantire la penetrazione economica nell'area. A questo interesse sono legati allo stesso modo, pur con diverse sfumature, USA ed Europa, con identiche responsabilità. Il comportamento ambiguo dell'Italia non é certo dovuto ad un maggior pacifismo di personaggi quali Dini, ma a precisi interessi e legami economici che l'imperialismo italiano vuole tutelare nella zona.
I bombardamenti della NATO sono atti criminali compiuti contro il popolo serbo e non contro Milosevic e il gruppo di arricchiti di cui difende gli interessi. I bombardamenti non solo producono un numero enorme di morti e feriti tra la popolazione civile, ma con la distruzione dell'apparato industriale e delle infrastrutture getta la popolazione della Jugoslavia in una situazione di miseria destinata a protrarsi ben al di là della conclusione del conflitto. Sottolineiamo particolarmente la drammatica situazione in cui versano decine di migliaia di operai della Jugoslavia che si ritrovano oggi, e chissà per quanto tempo ancora, senza lavoro. Le bombe NATO dunque compromettono anche la forza strutturale della classe operaia jugoslava, la forza sociale sulla quale cioé si poteva realisticamente contare, dopo che l'opposizione borghese é stata cooptata dal governo, per rovesciare il regime di Milosevic.
Agli imperialismi non importa nulla dei diritti del popolo kosovaro. Nel 1989 hanno accolto con la più grande indifferenza la cassazione dell'autonomia del Kosovo da parte di Milosevic. Nei lunghi anni in cui gli albanesi della regione hanno intrapreso una eroica lotta di resistenza pacifica contro l'apartheid imposto da Belgrado, l'Occidente ha ignorato le loro sofferenze ed hanno firmato l'accordo di Dayton senza nemmeno menzionare il problema. Hanno sino all'ultimo negoziato con Milosevic ignorando la controparte albanese. Solo dal momento in cui i kosovari hanno deciso di abbandonare le vie pacifiche le grandi potenze si sono mosse per evitare che la situazione sfuggisse loro di mano e l'intera regione si destabilizzasse.
Quello di Milosevic é un regime nazionalista borghese che punta a costruire uno stato con annesso più territorio possibile, con una struttura sociale di tipo capitalista e a dominanza serba. Questo regime é responsabile di anni di repressione nel Kosovo che hanno accentuato l'oppressione nazionale subita dagli albanesi già prima dell'89.
In Kosovo questo regime sta attuando una pulizia etnica totale nei confronti della popolazione albanese. Si tratta di un atto criminale che ha già provocato danni immani al territorio (che vanno ad aggiungersi a quelli portati dalla NATO) per impedire il ritorno della popolazione e che ha dato vita ad un'ondata di profughi senza precedenti in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Il popolo del Kosova si sta difendendo come può dato che la NATO preferisce investire le sue risorse per alimentare i bombardamenti, guardandosi bene dall'armare direttamente la popolazione kosovara per renderle possibile l'autodifesa.
L'UCK ha compiuto l'errore fatale di fidarsi della NATO nonostante che questa avesse dato sostanzialmente via libera all'offensiva dell'esercito serbo tesa ad eliminarla l'estate scorsa e nonostante che l'abbia costretta a firmare l'accordo di Rambouillet che ne prevedeva il disarmo. Gli appelli dell'UCK alla NATO sono serviti solo a dare legittimità ad un intervento che non serve alla causa kosovara: per gli imperialismi l'unico fine é la stabilità, non vogliono creare il precedente di un popolo che si é ribellato ai confini creati dalle grandi potenze; dunque non concederanno mai l'autodeterminazione e magari stanno già progettando piani di spartizione di fatto. Nonostante questi errori non può esserci però indifferente il fatto che l'UCK raccolglie oggi il consenso della quasi totalità della popolazione kosovara e sta eroicamente difendendo il diritto alla sopravvivenza del proprio popolo.
I comunisti devono dunque in questo momento battersi con la stessa energia contro l'intervento NATO e contro la pulizia etnica operata dal regime di Belgrado. La chiave per la risoluzione del problema sta nel garantire l'esercizio del diritto all'autodeterminazione del popolo kosovaro. I comunisti devono essere alfieri, come nella migliore tradizione del marxismo, di questo diritto democratico e proporlo sistematicamente in occasione di ogni conflitto che opponga i popoli.