Berlusconi ha vinto: colpa
di Bertinotti?
Come
rispondere alle accuse del centrosinistra. REDS. Maggio 2001.
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"Se Berlusconi ha vinto deve ringraziare Bertinotti." E' la cantilena che ci sentiamo ripetere da un po' di giorni. All'inizio trascurata dai dirigenti DS che si limitavano a mandare avanti i vignettisti, poi, dopo le grottesche dichiarazioni di Nanni Moretti, oramai devastato dal delirio di onnipotenza che lo affligge sin da piccolo, è stata una valanga in cui si è buttato anche D'Alema parlando di matematica: "basta fare una addizione e una sottrazione e si vede bene che Moretti ha ragione", ha affermato un uomo che, come è noto, della debacle del centrosinistra e del suo partito non porta alcuna responsabilità. Se si trattasse solo di questi furbacchioni, la cosa ci preoccuperebbe poco assai, ma la cantilena ce la sentiamo ora ripetere anche sui posti di lavoro da colleghi di area ulivista, ma anche da gente che una qualche volta ha votato per il nostro partito. Inoltre abbiamo notato che la militanza PRC di fronte a questa offensiva sta un po' sbandando. Vediamo compagni retrocedere, qualcuno che dice d'essersi pentito, altri che per difendersi si vantano d'aver votato all'uninominale per l'Ulivo, alcuni che minimizzano, e altri ancora che si giustificano in modo un po' patetico: "noi del PRC l'accordo lo volevamo tanto, ma voi dell'Ulivo non avete voluto". La destra del partito (quella per intenderci che quando Milosevic è stato arrestato si sono vestiti a lutto), che in contrasto con le indicazioni del partito aveva dato un pubblico sostegno a candidati del centrosinistra all'uninominale, alza la cresta.
La voglia che notiamo tra i compagni è di archiviare rapidamente queste discussioni. Noi pensiamo invece che sia assolutamente ineludibile affrontarle. Si deve comprendere esattamente, e si deve far comprendere, perché il centrosinistra ha perso. Dobbiamo far divenire senso comune la nostra intepretazione della sconfitta, e non la loro, perché se passa la loro si prepareranno ancor più pesanti sconfitte. Se passa l'idea che il centrosinistra ha perso a causa del PRC la sinistra avrà perso due volte, perché oltre che perdere non ne avrà compreso nemmeno le ragioni.
Non è possibile in alcun modo sommare i voti del PRC con quelli del centrosinistra, per la semplice ragione che se il PRC fosse stato intruppato nel centrosinistra una parte del suo elettorato non l'avrebbe seguito. La somma e la sottrazione dunque è un'operazione astratta, falsa e illegittima. Gli elettori del PRC non sono una massa di pecoroni manovrabili dalle scelte dei loro leader: il legame che il partito ha con il suo elettorato è flebilissimo, purtroppo; vi è un rapporto tra militante (non semplice iscritto) del PRC ed elettori che non va oltre l'uno a venti. Del resto se fosse stata così diffusa la spinta verso l'Ulivo, un bel po' di voti si sarebbero spostati dalla Camera verso il Senato, cosa che non si è vista. Il PRC è espressione, anche al di là delle intenzioni del suo gruppo dirigente, di una domanda di radicalità politica che se non trovasse un canale nel nostro partito, ne troverebbe rapidamente un altro, o migrerebbe verso l'astensione. Per questo, come troppo spesso si tende a dimenticare, il declino del PRC è iniziato non dopo la scissione, ma durante il nostro sostegno al governo Prodi (vedi "Amministrative 1997: un passo avanti per l'Ulivo, un passo indietro per la sinistra", "Amministrative 1998: a volte ritornano").
La critica che ci sentiamo ripetere riguarda prevalentemente gente che ha superato i quaranta anni, come si vede dall'articolo che abbiamo pubblicato ("Cosa hanno votato i giovani e perché"), non coinvolge in alcun modo i giovani che non si sono affatto posti il problema se votare o no Ulivo o PRC per la semplice ragione che hanno votato in massa per Berlusconi o si sono astenuti. Di quello che hanno votato i giovani e perché evidentemente a coloro che ci accusano non frega un bel nulla, eppure è la chiave per la comprensione della sconfitta. Dobbiamo spingere l'intera sinistra a comprendere perché i giovani votano a destra, e perché la destra continua a raccogliere consensi di massa nelle regioni a più alta concentrazione operaia, ed anche negli stessi quartieri operai delle metropoli. Chi ci lancia accuse ridicole è perché non ha intenzione di porsi queste scomode domande.
Quando un elettore diessino ci accusa di aver favorito Berlusconi dobbiamo realizzare un collegamento tra quello che lui stesso ci diceva sino al giorno prima delle elezioni (quando ci esprimeva tutta la sua delusione verso il governo) e dirgli: non pensi che siano proprio quelle ragioni che hanno spinto altri a non votare l'Ulivo?
Il centrosinistra ha perso perché ha deluso il suo blocco sociale di riferimento. I diessini dimostrano di non aver capito nulla della propria sconfitta e dunque si apprestano a perdere anche domani. E dimostrano una doppia viltà, perché in realtà per loro il mancato accordo elettorale con il PRC ha costituito un'ottima patente di affidabilità da presentare alle classi dominanti di questo Paese, classi che poi si è visto, comunque, chi hanno preferito.
Però. Se con tanta facilità il PRC è accusato di aver favorito la vittoria di Berlusconi un po' è colpa del PRC stesso. I nostri dirigenti non comprendono che la gran parte dell'elettorato mantiene nei confronti della politica un atteggiamento distante. A troppi appariamo comunque parte della stessa famiglia del centrosinistra e dunque sembra loro naturale che quando non ci stiamo è per far dispetto, per far casino, ma comunque sempre con quelli stiamo. Come potersi difendere da una contestazione del tipo: perché diavolo non avete permesso a qualche senatore del centrosinistra di essere eletto quando a Napoli votate la Russo Jervolino che non è nemmeno radicale o verde o diessina, ma democristiana? Perché in quasi tutte le amministrative state con il centrosinistra e al senato no? La risposta che viene data a questa obiezione (le liste civetta presentate dal centrosinistra) è debole perché solo pochi in Italia sanno davvero spiegare cosa è una lista civetta. I nostri saliscendi dal centrosinistra creano confusione. E' inutile che diciamo di voler rompere il centrosinistra, quando poi lo sosteniamo quasi sempre a livello locale.
Infine. E' giusto voler intervenire sulla crisi dei DS, ma il terreno che dobbiamo privilegiare è quello delle lotte che si preparano. Deve essere chiaro a tutti (compreso il nostro elettorato) che non per il fatto che è stato eletto un governo di destra, questo riuscirà a fare una politica di destra. Le mille cautele con cui si circondano i leader della destra paventando che si ripeta uno scenario come quello dell'autunno del 1994, dovrebbero per lo meno dirci che il nostro avversario di classe ha più fiducia nelle possibilità di mobilitazione della nostra classe di quante normalmente ne abbiamo noi militanti della sinistra.