Sintesi del Comitato politico federale del 9/10 aprile 2005
Nel mese di aprile si è tenuto il primo incontro, post congresso, del massimo organo rappresentativo di Rifondazione. Si è discusso della nuova struttura del partito e si è tracciato un bilancio sul voto delle regionali. Le opposizioni unite hanno presentato un odg. Di Maurizio Attanasi. Reds, Giugno 2005



Il CPN del 9/10 aprile è stato un momento importante perché è stato ultimato l'organigramma del partito. Organigramma rimasto incompleto dopo la precedente decisione delle minoranze di non partecipare agli organi eletti dal CPN per protestare contro la modifiche dello statuto (decise con voto a maggioranza semplice) e la derivante nuova struttura del partito con una Direzione (con membri eletti secondo un criterio di proporzionalità rispetto ai risultati congressuali) più ampia numericamente ma svuotata di molte delle sue funzioni a favore di un nuovo organo, l’Esecutivo (ove non c'è una rappresentanza proporzionale delle mozioni congressuali) che é espressione e strumento della maggioranza emersa dal congresso.

Quanto deciso a Roma in questo CPN ha visto una novità sostanziale rispetto a quanto previsto a Venezia, poiché è stata offerta la possibilità alle minoranze di entrare nella nuovo contestato organo. Le minoranze hanno scelto di accettare l'offerta, l'unica eccezione è stata rappresenta dai compagni della mozione cinque, che confermando le critiche e la linea tenuta a Venezia non hanno accettato il posto nell’Esecutivo.

E al tema dell’organizzazione è stato dedicato il secondo giorno del CPN. Segnaliamo le dichiarazione del capogruppo al senato Malabarba che dopo aver affermato “che l’imposizione da parte della maggioranza di una struttura di direzione reale, l’Esecutivo, introdotto dal nuovo statuto svuota la direzione formale ridotta a camera di consultazione del segretario sovrano”, ha sottolineato l’incoerenza tra la critica fatta dal partito al maggioritario dominante nel paese, per poi attuare la stessa pratica all’interno del partito.
Anche all'interno della mozione uno vi sono stati voci critiche. Crippa riferendosi alla nuova struttura ha parlato di di una possibile percezione all’esterno di rifondazione come partito del segretario.

Alcuni punti significativi del nuovo statuto (per visionare o scaricare integralmente lo statuto http://www.rifondazione.it/vi/index.html)
Art. 38 dello statuto.
Il comitato politico nazionale è il massimo organismo del partito.
Esso determina gli indirizzi fondamentali e gli obiettivi dell'attività complessiva del partito, ne verifica l'attuazione e ne risponde collegialmente al congresso nazionale.
Le/i componenti del comitato politico nazionale rappresentano il partito a livello nazionale ed operano in collegamento con le federazioni di appartenenza senza vincolo di mandato
Il comitato politico nazionale elegge, nel suo seno, la/il segretaria/o del partito, la/il tesoriera/e nazionale, la segreteria, la direzione nazionale
Su proposta della segreteria nazionale e sulla base delle funzioni svolte, nomina un esecutivo nazionale che, in conformità con gli orientamenti fissati dal Comitato Politico nazionale medesimo, provvede ad assicurare lo svolgimento delle campagne e iniziative politiche decise dal partito, ne dirige e verifica il lavoro, lo coordina con i livelli istituzionali.

Art. 39 dello statuto.
La direzione nazionale è composta da un numero di membri stabilito dal comitato politico nazionale.
Ne fa parte di diritto la/il segretaria/o del partito
La direzione nazionale opera su mandato del comitato politico nazionale e risponde ad esso.
In conformità agli orientamenti fissati dal comitato politico nazionale, provvede ad esaminare le problematiche inerenti la vita del partito e delle sue relazioni esterne, discute gli orientamenti politici, esprime il parere sulla composizione delle liste per il parlamento italiano e quello europeo e sulla proposta di indicazione per i capigruppo al parlamento italiano ed europeo

Art. 40 dello statuto.
La segreteria nazionale è organo con funzioni operative.
A ciascun componente sono assegnati con l'elezione incarichi specifici.
Ne fa parte di diritto la/il segretaria/o.
Alla segreteria nazionale compete, anche, di convocare la direzione nazionale e l’esecutivo , di definirne l'ordine del giorno e di istruirne i lavori.

Da LIBERAZIONE del 12/04/05
L’esecutivo nazionale è stato votato a maggioranza dal CPN e sarà cosi composto: la segreteria nazionale, il tesoriere, il coordinatore dei giovani comunisti, il coordinatore ufficio di segreteria, i capigruppo di camera, senato e parlamento europeo, 20 segretari regionali, 5 rappresentanti aree metropolitane (Milano, Torino, Roma, Napoli e Palermo), due rappresentanti della mozione 2 (Velentini e Cimaschi), uno della mozione 3 (Ricci), anche uno alla 4 (D’angeli). I presentatori della 5 hanno rinunciato ad avere un loro rappresentante.

Marco Ferrando, condividendo l’analisi di fine del berlusconismo fatta dal segretario, nella sua premessa, si chiede chi sta approfittando di questa situazione.
Ferrando ritiene che i poteri forti (banche, grandi famiglie industriali, associazioni del padronato) sono un elemento condizionante nella politica dell’unione: si starebbe verificando “un cambio di cavallo delle classi dirigenti su scala nazionale e locale”.
Per Ferrando, con l’unione siamo in una stagione di alternanza e non di alternativa, in cui il nostro partito è parte integrante. “La svolta governista non ha pagato, se è vero, come è vero, che dopo anni di movimento siamo l’unico partito dell’unione che arretra, in particolare nel sud dove maggiore è stata la spinta antiberlusconiana”.
Rifondazione per l’immaginario collettivo è diventata la sinistra del centro sinistra, applaudita da tutta la stampa liberale come matura sinistra di governo (questo giudizio è stato espresso da D’alema per spiegare la vittoria di Vendola in Puglia).
Ferrando propone un cambio di rotta che può essere fatto solo rompendo con il centro liberale e “recuperando la propria autonomia e indipendenza”.
Ferrando ritiene che rifondazione debba sottolineare che il governo dell’alternanza di Prodi, non vuole chiedere la caduta del governo Berlusconi, per fargli fare il lavoro sporco contro i lavoratori; rifondazione dovrebbe mettersi insieme alle altre “forze della sinistra” per far cadere il governo con una serie di lotte.
Ferrando auspica che su questo invito ci sia una unità delle opposizioni del partito, che porti ad un odg unitario, e che per il futuro le minoranze si adoperino “per salvaguardare una opposizione di classe e comunista”, superando “ogni illusione di condizionamento del centro sinistra per via negoziale o di movimento”.

Anche per Salvatore Cannavò abbiamo assistito alla fine di Berlusconi e all’inizio dell’era prodiana, con una Unione che ha “risaputo motivare i propri elettori e riconquista i voti”, un alleanza che valorizza tutte le sfumature inclusa quella della radicalità di Vendola in Puglia.
Le elezioni hanno premiato il volto più moderato dell’alleanza dando vigore al progetto di riassorbimento di rifondazione comunista, con l’elaborazione di una nuova politica concertativa che giochi di sponda con rifondazione come soggetto politico e dal versante sindacale con la CGIL.
Secondo Cannavò l’obbiettivo della caduta di Berlusconi è un argomento importantissimo perché il modo della caduta dell’esecutivo (se da una tornata elettorale o attraverso la lotta dei movimenti) inciderà in modo pesante la nuova fase che si andrà aprendo.
Ed è in questa fase che in cui rifondazione deve sapere “recuperare l’autonomia del partito pur mantenendo un’unità sociale con il resto delle sinistre”. Per procedere su questa strada individua 4 punti: mobilitazione per la caduta del governo; referendum contro la legge 40; campagna di boicottaggio delle regioni sulla legge trenta; mobilitazione per il ritiro delle truppe.
Per il partito il risultato delle regionali è deludente. Cannavò individua le cause nello “schiacciamento sull’Ulivo che ha avuto il nostro profilo politico complessivo”. Altra causa importante è il mancato radicamento del partito nel territorio un tema che andrebbe sviscerato e che doveva essere al centro dell’azione di rifondazione.
Per invertire il risultato negativo è necessario sia un nuovo rapporto con il territorio sia il “ripristino di un clima di collegialità e unitarietà a partire da un rinnovato rapporto con le minoranze”.

Per Francesco Maringiò il voto che segna la crisi del centro destra è un voto contro le politiche del governo; in particolar modo nell’Italia meridionale è un voto contro le politiche nordiste del governo Berlusconi.
Ha vinto il centro sinistra, e all’interno dell’alleanza hanno avuto una buona affermazione le forze moderate, ma anche i verdi e il pdci. Maringiò esclude, come da altri ipotizzato, che il calo dei consensi sia da imputare alla dispersione di voti a favore dei comunisti italiani, perché ciò farebbe presupporre un elettorato essenzialmente anziano. La risposta secondo Maringiò è “che il popolo della sinistra italiana ha premiato quei partiti della sinistra alternativa, che oltre ad avere un atteggiamento unitario, non hanno abbandonato il loro profilo di autonomia e radicalità”.

Sintesi delle conclusioni di Bertinotti.
Per Bertinotti la caduta del governo è un problema che rifondazione deve porsi “dentro la questione più generale della costruzione dell’alternativa programmatica di governo”.
La costruzione di un nuovo blocco sociale e della nuova classe dirigente è tema di fondo nella crisi e nella implosione del centro destra; una scelta, secondo Bertinotti non già decisa a favore dei moderati ma tutta da costruire. “Chi nei poteri forti ha preso le distanze da Berlusconi non ha ancora scelto”.
La vittoria di Vendola alle regionali indica chiaramente che anche una componente non moderata può guidare la coalizione.
Assistiamo ad un cambio di fase: in precedenza la priorità era di cacciare Berlusconi ; adesso se ne apre una nuova “che non cancella la questione della caduta del governo, ma in cui la centralità è data dalla fisionomia e dal programma dell’unione.”
“In estrema sintesi i risultati del voto sono: siamo entrati nella fase della fine dell’era berlusconiana; le forze dell’unione conquistano la maggioranza reale del paese, fatto senza precedenti, e all’interno di questa alleanza le forze riformiste colgono un particolare successo; la vittoria di Nichi Vendola rappresenta una sperimentazione di prima grandezza; il Prc colloca il suo risultato tra le precedenti regionali e le Europee. Nella combinazione di questi fattori, il popolo delle sinistre ha vissuto la propria vittoria e c’è l’ha attribuita. Non si può prescindere da questo sentire comune.
C’è una serie di problemi che Rifondazione non può sottovalutare. Problemi di insediamento, difficoltà legate alla competizione amministrativa con il prevalere in queste competizione dell’affidamento personale e del voto di scambio, la dispersione nei simboli simili.”
Per il segretario questi problemi vanno affrontati e risolti “nel quadro di una iniziativa che accentui il lavoro sull’alternativa di società e dell’apertura del partito nella costruzione della sinistra di alternativa.”
Non possiamo abbandonare il progetto unitario. Dobbiamo “giocare fino in fondo la carta della relazione tra il movimento e la costruzione del programma… L’unione ha messo fine all’era berlusconiana. È un fatto storico. Risolve il problema dell’alternativa programmatica? No non lo risolve. Ma, senza quella scelta, il problema non potrebbe neanche essere posto… Occorre rompere con la cultura politica che privilegia la propria caratterizzazione rispetto al corso politico. Ciò ti renderebbe estraneo al processo di cambiamento…Non escludersi, ma incidere nel corso ... rilanciare la sfida con i riformisti”.
Bertinotti ritiene che il percorso intrapreso a Venezia sia da sperimentare ed eventualmente correggere in corsa. Sul tema dell’organizzazione del partito Bertinotti afferma che “c’è un Comitato Politico Nazionale eletto proporzionalmente così come la direzione, c’è un esecutivo, che deve mettere in operatività la linea scelta a maggioranza, costituito per funzioni in cui le minoranze hanno comunque una presenza. Si propone un funzionamento classico: organi deliberativi proporzionali, organi operativi di maggioranza con la presenza delle minoranze. Rappresenta, come è stato detto, una scissione di maggioranza? Se lo pensi, come fai, poi ad entrarci? E’ una deriva maggioritaria? Se fosse così, allora sarebbe più coerente starne fuori. Sarebbe meglio, per tutti lo dico, un invito alla sobrietà.”Il Cpn ha visto un momento importante, ripetizione di quanto gia accaduto a Venezia, dove avevamo assistito ad una dichiarazione congiunta da parte delle minoranze di critica sull’operato del segretario.
Le opposizioni si sono nuovamente unite nel presente un Odg che ovviamente è stato respinto.

Sintesi del documento approvato dalla maggioranza.
La sconfitta del centro destra e del berlusconismo è senza dubbi. Anche nelle regioni in cui vince (Veneto e Lombardia) perde consensi. L’unione raccoglie un consenso in termini numerici superiore di molto a quello della desistenza con rifondazione; importante il nuovo meridione con l’unione al governo in tutte le regioni.
La sconfitta è dovuta “al congiungersi di due fattori: la crescita dei movimenti e la crisi del blocco sociale delle destre”.
Solo per rispetto del carattere amministrativo delle elezioni il partito non ha chiesto elezioni anticipate. Ma la situazione economica del paese, le condizioni di vita delle masse popolari spingono alla cacciata di Berlusconi alla caduta del suo governo e a nuove elezione, visto anche che l’approssimarsi di scadenze importanti come la manovra finanziaria faranno ulteriormente esplodere i contrasti all’interno della maggioranza e continuare nella pericolosa scia involutiva (vedasi la data fissata per il referendum sulla procreazione assistita) intrapresa dal governo di centro destra. In questo contesto è necessario fermare la riforma autoritaria e conservatrice della costituzione e qualsiasi modifica alla legge elettorale e a quella sulla par condicio oltre che a chiedere la nomina di organismi di garanzia nel sistema dell’informazione.
La destra, quindi, anche se sconfitta può essere pericolosa. L’ostacolo a questo punto ad una politica di cambiamento può essere rappresentato da una politica neocentrista che però il voto ha sconfitto. “Rifondazione Comunista non è determinante solo numericamente per il successo dell’unione ma risulta essere indispensabile politicamente per raccogliere l’istanza di cambiamento , che proviene dal paese. Il ‘taglio delle ali’, elemento costitutivo dell’ipotesi neocentrista è, quindi, irrealizzabile”.
Il pericolo neocentrista potrebbe ripresentarsi a livello di programma dell’unione, giustificato dall’uscita dalla crisi, che comporterebbe la contrattazione dell’arretramento sociale “la costruzione partecipativa del programma diviene, quindi, il terreno fondamentale per contrastare e sconfiggere questo progetto”.
Con questa sfida aperta non è possibile per Rifondazione tirarsi indietro “o peggio rinchiudersi in un illusorio rinculo identitario. Al contrario occorre rilanciare la sfida in una competizione unitaria che si presenta come occasione per incidere nelle scelte di fondo: una sfida con i riformisti e nella capacità di incidenza sul programma complessivo dell’unione”.
La vittoria di Vendola dimostra che la conventio ad ecludendum verso Rifondazione e verso un candidato comunista è caduta e che la sinistra radicale riesce a farsi “egemone” quando è radicata nelle lotte, e quando il carattere radicale diviene un fenomeno di massa “perde ogni minorità e si presenta come necessità storica”.
Qual’è bilancio del risultato di Rifondazione alle regionali?
Rifondazione diventa importante non solo da un punto di vista numerico, ma “per la qualificazione sociale che promuove” come dimostra la vittoria di Vendola. Complessivamente a livello nazionale il risultato del partito si colloca tra le scorse europee e le precedenti regionali, ma con una differenziazione tale nelle singole regioni da richiedere una analisi più approfondita.
Si può segnalare, però, un aumento delle nostre rappresentanze istituzionali nelle varie regioni.
Le cause sono da segnalare nella “nostra tradizionale sofferenza nelle elezioni amministrative, la crescita esponenziale delle liste presentate, il prevale specie nel sud del voto di scambio e del voto personale, la dispersione per la confusione dei simboli presentati” ed in oltre dal fatto che in uno scontro tra poli vengono premiate le forze più grandi.
La sfida ai riformisti va collegata alla creazione della sinistra di alternativa Il punto decisivo è su chi ha le proposte più efficaci nella costruzione di un nuovo corso politico. “ Il coinvolgimento democratico alla definizioni delle discriminanti programmatiche è quindi l’impegno fondamentale di questa fase”., dove devono incidere le lotte dei movimenti e le tante vertenze territoriali del mondo del lavoro e del popolo della pace. La sinistra europea può diventare un soggetto capace di unire queste istanze e questi soggetti (della sinistra comunista e radicale) che guardano il nostro partito.
Rifondazione si impegna ad una iniziativa generale per un coinvolgimento “ di massa, dei movimenti, delle mille realtà del conflitto del lavoro, sociali e delle vertenze territoriali per la costruzione del programma dell’alternativa di governo alle destre”. Viene poi dato mandato perché venga avviata una campagna nazionale contro la precarizzazione e per determinare una piattaforma articolata anche con la sponda dei nuovi governi regionali.

Approvato con 135 voti a favore e 90 contrari

SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI GRASSI (MOZIONE II)
Si coglie la portata storica della sconfitta del centro destra definito come “una coalizione di forze reazionarie, postfasciste e razziste” che nel giro di quattro anni hanno trascinato l’Italia in una criminale avventura bellica e hanno dispiegato i dannosi effetti delle loro politiche su una vasta serie di terreni. La sconfitta apre la speranza per chi vuole politiche di giustizia sociali. A questo risultato positivo si aggiunge la vittoria di Nichi Vendola. Pur ribadendo le critiche all’attuale legge elettorale, che esaspera le tendenza bipolarista, la vittoria di Vendola è una vittoria per chi aspira ad una politica di pace, di sicurezza del lavoro, di risanamento del territorio dall’inquinamento politico mafioso.
Accanto a questi due elementi positivi non si può sottacere il risultato negativo del nostro partito che perde sia in termini di voti che in termini percentuali rispetto alle ultime elezioni europee. La nostra sconfitta arriva dopo le lusinghiere aspettative di queste consultazioni che ci davano in crescita. Contestualmente al nostro risultato negativo, assistiamo ad una sconfitta del centro destra e delle sue politiche, con gli italiani che scaricano Berlusconi e chi si avvantaggia nell’unione state le forze moderate. La causa è da rintracciarsi nel fatto che la poca caratterizzazione della politica del partito ha fatto percepire all’elettorato “il nostro contributo alla comune battaglia democratica contro le destre, ma non è stato posto in condizione di comprendere quale apporto specifico il prc intende fornire a questa battaglia e al progetto di un eventuale nuovo governo” e quindi in una coalizione allargata hanno preferito premiare i partiti più grandi. Rifondazione paga anche il fatto di “aver condotto il confronto con le altre forze di opposizione anteponendo la decisione di entrare nell’alleanza a qualsiasi discussione sui programmi e sugli obbiettivi concreti cui condizionare questa nostra partecipazione” indebolendo cosi il nostro profilo politico
A questo elemento si aggiunge il deficit di radicamento del nostro partito, che evidenzia ancora di più i suoi effetti negativi “in occasione delle elezioni amministrative nelle quali è quanto mai essenziale il rapporto con il territorio, con i luoghi del conflitto…. Altrettanto preoccupante…. appare la tendenza, nel nostro partito, da trasformarsi in un partito di opinione, che concentra la propria attenzione intorno agli appuntamenti elettorali e vive per il tramite di poche figure visibili”. Occorre quindi sia ritornare a discutere dell’organizzazione del partito sia del suo radicamento sul territorio.
La sconfitta del centro destra e la crisi del suo blocco sociale di riferimento non escludono la possibilità che si aggreghino intorno all’altro polo, ora vincente, i poteri forti per condizionarne la propria politica ( e di ciò pericolosi segnali si hanno nelle dichiarazione nelle forze dell’unione che non esplicitano apertamente lo smantellamento della legislazione berlusconiana).
Grave errore è stato quello di non incalzare il governo per farlo cadere con un forte movimento di massa assecondando cosi gli ambienti più moderati dell’unione.
Occorre tutt’altra risposta. “Il partito deve farsi subito promotore di una iniziativa congiunta con le altre forze politiche e sociali della sinistra di alternativa, affinché il programma dell’unione assuma impegni programmatici avanzati sul terreno sociale e politico, sul piano internazionale guardando a quel passaggio delicato e niente affatto acquisito che sono le sempre più prossime elezioni politiche”.

SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI MARCO FERRANDO (MOZIONE III)
E innegabile la sconfitta di Berlusconi (vistosa la caduta del partito del presidente) e di tutto il governo del centro destra. Nello stesso tempo abbiamo avuto la vittoria dell’unione in cui la “coalizione di centro liberale (uniti per l’ulivo) ha conosciuto un successo politico reale e incontestabile. Elettoralmente , a differenza che nelle elezioni europee, l’unità delle liste liberali non ha disperso voti ma è, obbiettivamente, avanzata in tutte le otto regioni in questione. Parallelamente nelle regioni rimanenti, le forze di centro (maggioranza ds-margherita-sdi) conoscono un buon successo”.
Il centro liberale ha beneficiato del malcontento popolare, del travaso diretto elettorato e dei “benefici della ricollocazione in campo di ampi settori di classi dirigenti”.
Il risultato rafforza l’ipotesi di un soggetto largo del liberalismo italiano.
Le forze della sinistra dell’unione (sinistra ds, verdi, pdci e prc) ottengono risultati diversi con un avanzamento dei primi soggetti e un nostro deludente risultato ben al di sotto delle aspettative; anche in Puglia la vittoria di Vendola non comporta una crescita del partito; “ Vendola vince anche come candidato ed espressione del centrosinistra, non come espressione di Rifondazione” col sostegno di poteri forti come Divella (NdR industriale nel settore molitorio e della pastificazione. Presidente della provincia di Bari)
La sconfitta elettorale del centro destra oggi è capitalizzata dall’alternanza non dall’alternativa.
“Giorno dopo giorno tutti gli accadimenti dimostrano una volta di più che una prospettiva di governo con i liberali è priva di ogni base programmatica e di principio”.
E’ illusoria e deviante l’idea di poter condizionare per via negoziale o con l’agire del movimento l’intesa di governo.
Bisogna trasformare la cacciata di Berlusconi in una vittoria dei lavoratori e del movimento. I lavoratori hanno l’interesse di vedere Berlusconi a casa, mentre Fassino, Rutelli e Prodi hanno interesse che rimanga per fargli fare il lavoro sporco prima del loro insediamento al potere.
È necessaria una proposta a tutta la sinistra per un programma di mobilitazione che ha come obbiettivo la cacciata di Berlusconi, e questa cacciata assuma anche una funzione di svolta alla prossima linea politica. “solo una grande mobilitazione di massa può scompaginare la tela dell’alternanza , rovesciare dal basso i rapporti di forza, aprire il varco ad una alternativa anticapitalistica.” È necessario un cambio di rotta completo, di mutare la collocazione del nostro partito in funzione di un’altra proposta al movimento operaio e ai movimenti di lotta visto che la “svolta governista celebrata a Venezia e la ‘rivoluzione culturale’ indentitaria ad essa connessa non hanno premiato il partito neppure sul terreno elettorale”.

SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI SALVATORE CANNAVO’ (MOZIONE IV)
Le elezioni hanno dato vita ad un cambiamento rilevante anche se in linea con i cambiamenti degli ultimi anni: Berlusconi ha perso seccamente, ha vinto Prodi, Rifondazione, nonostante il successo di Vendola, non avanza ponendo una riflessione “sul proprio progetto politico”.
La sconfitta di Berlusconi è il risultato più evidente, avendo il voto sconfessato non solo le giunte di centro destra che governavano le regioni, ma lo stesso governo nazionale. Si è assistito ad una erosione del blocco sociale, con un allontanamento del berlusconismo non solo dei ceti popolari ma anche di quelli medi e imprenditoriali con la perdita quindi di consenso del liberalismo. Le destre, però, hanno ancora un insediamento importante e pericoloso.
È urgente, quindi, cacciare Berlusconi, ma le elezioni anticipate vanno indotte dalle lotte (contro la precarietà, contro la riforma moratti, per il ritiro delle truppe dall’Iraq, “per il ripristino di uno stato sociale decente, contro le privatizzazioni e le speculazioni”).
L’altro risultato innegabile è la vittoria di Prodi.“Ma questo risultato è il prodotto ancora di un voto ‘contro’ e non di un voto per un’alternativa di società e avviene in presenza di una stasi e di una difficoltà dei movimenti”.
Il progetto che porta avanti l’unione è quello di una coalizione in cui il nucleo forte è rappresentato dai moderati con rifondazione ormai componente organica: il governo che si prepara a dare al paese è la riedizione della concertazione con l’ausilio della CGIL, un governo senza strappi, senza conflitti e senza traumi. Per evitare questa alternanza il nostro partito deve evitare di schiacciarsi sull’ulivo e “rilanciare il proprio profilo di forza anticapitalista e impegnata nei movimenti. Si tratta di recuperare l’autonomia della propria proposta con una concezione più di movimento dell’unità che non può esaurirsi al confronto programmatico ma deve radicarsi nel vivo del conflitto sociale”.
Rifondazione ha avuto un risultato scarso, la cui negatività è accentuata dal fatto che nell’unione è l’unica forza a non avanzare. Il risultato ritorna a quello del 2000 prima dell’esplosione dei movimenti e prima di Genova. “segno evidente di uno schiacciamento eccessivo sull’alleanza e sul suo leader; il prodinotti fa vincere solo Prodi.”
La vittoria di Vendola che non spinge il partito ci impegna ad una dimostrazione che la teoria del pendolo è sbagliata ed è necessario imprimere all’azione di governo una forza e una novità capace di soddisfare larghe masse.
Il risultato negativo pone un dubbio sul radicamento della forma partito e rende attuale la discussione sulla ‘rifondazione comunista troppo rimandata’ nel nostro partito. “Il mancato voto del prc specie in elezioni locali in cui la presenza sul territorio diventa essenziale, parla della reale capacità del partito di essere nei movimenti e di esistere in quanto partito…. Anche per questo il ripristino di un reale coinvolgimento delle minoranze e la loro piena partecipazione alla gestione del partito diventa oggi un valore per l’insieme di militanti e delle militanti di rifondazione comunista. La proposta di nuova organizzazione non va invece in questa direzione: lo svuotamento della direzione, la nuova centralità conferita ad esecutivi a totale appannaggio della maggioranza, il rifiuto di una gestione unitaria, restituiscono una concezione del partito maggioritaria ed escludente e, in ultima istanza poco efficace”.

SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI CLAUDIO BELLOTTI (MOZIONE V)
La sconfitta di Forza Italia e di Berlusconi è la conseguenza del logoramento di questi quattro anni.
“L’elemento decisivo che ha determinato la sconfitta di Berlusconi e che probabilmente prelude persino alla scomparsa, nella prossima fase, del suo partito, si può così riassumere: Forza Italia si è dimostrata incapace di fronteggiare la pressione delle forti mobilitazioni della classe operaia e di vasti settori popolari, e anche laddove pareva che i movimenti di massa non riuscissero nell’immediato a strappare delle vittorie, alla lunga essi sono stati decisivi nel demolire il blocco di consenso delle destre.
Questa vittoria va, quindi, in primo luogo ascritta a merito dei milioni di persone che hanno alimentato le lotte; Berlusconi è sconfitto nonostante Prodi, nonostante le politiche moderate dell’Ulivo, nonostante candidati che nella stragrande maggioranza dei casi non avevano alcuna reale sintonia con le ragioni dei lavoratori.”
La sconfitta delle destre non si deve vedere nella logica dell’alternanza, ma potrebbe precluderle il governo per molto tempo essendo una crisi, non solo elettorale, ma strutturale del suo elettorale.
Il risultato negativo per il nostro partito va visto alla luce della politica seguita dal partito di fondamentale rispetto della linea tracciata da Prodi, facendo cosi perdere qualsiasi elemento di radicalità e alternatività che in precedenza caratterizzava il prc.
Rifondazione appare poco differenziabile dalle altre forze per questo l’elettore ha scelto di premiare i partiti più grandi e più forti non intravedendo opzioni diverse all’interno della coalizione.
È necessario invertire la rotta orientandosi all’intervento nelle mobilitazioni di massa e alla loro promozione, “contrastando sul campo le ipotesi di ricomposizione concertativa sotto gli auspici del centrosinistra. Solo per questa via il Prc può conquistare quella posizione centrale e autorevole in grado di porlo nei prossimi anni come possibile punto di riferimento di quei milioni di persone che, inevitabilmente, resteranno disilluse quando proveranno direttamente gli effetti delle politiche del centrosinistra”.

ORDINE DEL GIORNO respinto (testo integrale)
Il Cpn del Prc rileva che dopo il terremoto politico provocato dal voto regionale e amministrativo del 3-4 aprile si è aperta una nuova fase caratterizzata dalla crisi verticale della Casa della Libertà e dalla forte domanda di cambiamento che sale dal Paese.
In questo scenario appare incomprensibile la scelta di evitare qualsiasi iniziativa di mobilitazione contro un governo ormai privo di legittimità politica affinché abbandoni la guida del Paese. Grave appare in particolare l’offerta di collaborazione sul piano della politica economica rivolta al presidente del Consiglio da Romano Prodi a nome dell’Unione. Appellarsi oggi a Berlusconi, come ha fatto Prodi, chiedendogli di realizzare «misure impegnative, serie e severe» nel nome del Patto europeo di stabilità, garantendogli in quel caso il proprio sostegno, significa interpretare le domande di Confindustria e dei poteri forti e, di fatto, offrire una sponda a Berlusconi.
I lavoratori, le masse popolari, il popolo della pace di questo Paese hanno un’esigenza opposta: chiedono una forte iniziativa sociale e politica di massa – nelle lotte, nei movimenti e nelle istituzioni – volta a cacciare subito il governo di centro-destra (impedendogli di causare ulteriori danni contro il lavoro e la pace e di procedere nelle proprie “riforme” istituzionali di segno autoritario) e tesa a creare i rapporti di forza capaci di imporre una alternativa vera.

Claudio Grassi
Marco Ferrando
Salvatore Cannavò
Claudio Bellotti