Sintesi del Comitato politico federale del 9/10 aprile 2005
Nel
mese di aprile si è tenuto il primo incontro, post congresso, del massimo
organo rappresentativo di Rifondazione. Si è discusso della nuova struttura
del partito e si è tracciato un bilancio sul voto delle regionali. Le
opposizioni unite hanno presentato un odg. Di Maurizio Attanasi. Reds, Giugno
2005
Il
CPN del 9/10 aprile è stato un momento importante perché è
stato ultimato l'organigramma del partito. Organigramma rimasto incompleto dopo
la precedente decisione delle minoranze di non partecipare agli organi eletti
dal CPN per protestare contro la modifiche dello statuto (decise con voto a maggioranza
semplice) e la derivante nuova struttura del partito con una Direzione (con membri
eletti secondo un criterio di proporzionalità rispetto ai risultati congressuali)
più ampia numericamente ma svuotata di molte delle sue funzioni a favore
di un nuovo organo, l’Esecutivo (ove non c'è una rappresentanza proporzionale
delle mozioni congressuali) che é espressione e strumento della maggioranza
emersa dal congresso.
Quanto deciso a Roma in questo CPN ha visto una novità sostanziale rispetto
a quanto previsto a Venezia, poiché è stata offerta la possibilità
alle minoranze di entrare nella nuovo contestato organo. Le minoranze hanno scelto
di accettare l'offerta, l'unica eccezione è stata rappresenta dai compagni
della mozione cinque, che confermando le critiche e la linea tenuta a Venezia
non hanno accettato il posto nell’Esecutivo.
E al tema dell’organizzazione è stato dedicato il secondo giorno
del CPN. Segnaliamo le dichiarazione del capogruppo al senato Malabarba che dopo
aver affermato “che l’imposizione da parte della maggioranza di una
struttura di direzione reale, l’Esecutivo, introdotto dal nuovo statuto
svuota la direzione formale ridotta a camera di consultazione del segretario sovrano”,
ha sottolineato l’incoerenza tra la critica fatta dal partito al maggioritario
dominante nel paese, per poi attuare la stessa pratica all’interno del partito.
Anche all'interno della mozione uno vi sono stati voci critiche. Crippa riferendosi
alla nuova struttura ha parlato di di una possibile percezione all’esterno
di rifondazione come partito del segretario.
Alcuni punti significativi del nuovo statuto (per visionare o scaricare
integralmente lo statuto http://www.rifondazione.it/vi/index.html)
Art. 38 dello statuto.
Il comitato politico nazionale è il massimo organismo del partito.
Esso determina gli indirizzi fondamentali e gli obiettivi dell'attività
complessiva del partito, ne verifica l'attuazione e ne risponde collegialmente
al congresso nazionale.
Le/i componenti del comitato politico nazionale rappresentano il partito a livello
nazionale ed operano in collegamento con le federazioni di appartenenza senza
vincolo di mandato
Il comitato politico nazionale elegge, nel suo seno, la/il segretaria/o del partito,
la/il tesoriera/e nazionale, la segreteria, la direzione nazionale
Su proposta della segreteria nazionale e sulla base delle funzioni svolte, nomina
un esecutivo nazionale che, in conformità con gli orientamenti fissati
dal Comitato Politico nazionale medesimo, provvede ad assicurare lo svolgimento
delle campagne e iniziative politiche decise dal partito, ne dirige e verifica
il lavoro, lo coordina con i livelli istituzionali.
Art. 39 dello statuto.
La direzione nazionale è composta da un numero di membri stabilito dal
comitato politico nazionale.
Ne fa parte di diritto la/il segretaria/o del partito
La direzione nazionale opera su mandato del comitato politico nazionale e risponde
ad esso.
In conformità agli orientamenti fissati dal comitato politico nazionale,
provvede ad esaminare le problematiche inerenti la vita del partito e delle sue
relazioni esterne, discute gli orientamenti politici, esprime il parere sulla
composizione delle liste per il parlamento italiano e quello europeo e sulla proposta
di indicazione per i capigruppo al parlamento italiano ed europeo
Art. 40 dello statuto.
La segreteria nazionale è organo con funzioni operative.
A ciascun componente sono assegnati con l'elezione incarichi specifici.
Ne fa parte di diritto la/il segretaria/o.
Alla segreteria nazionale compete, anche, di convocare la direzione nazionale
e l’esecutivo , di definirne l'ordine del giorno e di istruirne i lavori.
Da LIBERAZIONE del 12/04/05
L’esecutivo nazionale è stato votato a maggioranza dal CPN e sarà
cosi composto: la segreteria nazionale, il tesoriere, il coordinatore dei giovani
comunisti, il coordinatore ufficio di segreteria, i capigruppo di camera, senato
e parlamento europeo, 20 segretari regionali, 5 rappresentanti aree metropolitane
(Milano, Torino, Roma, Napoli e Palermo), due rappresentanti della mozione 2 (Velentini
e Cimaschi), uno della mozione 3 (Ricci), anche uno alla 4 (D’angeli). I
presentatori della 5 hanno rinunciato ad avere un loro rappresentante.
Marco Ferrando, condividendo l’analisi di fine del berlusconismo
fatta dal segretario, nella sua premessa, si chiede chi sta approfittando di questa
situazione.
Ferrando ritiene che i poteri forti (banche, grandi famiglie industriali, associazioni
del padronato) sono un elemento condizionante nella politica dell’unione:
si starebbe verificando “un cambio di cavallo delle classi dirigenti su
scala nazionale e locale”.
Per Ferrando, con l’unione siamo in una stagione di alternanza e non di
alternativa, in cui il nostro partito è parte integrante. “La svolta
governista non ha pagato, se è vero, come è vero, che dopo anni
di movimento siamo l’unico partito dell’unione che arretra, in particolare
nel sud dove maggiore è stata la spinta antiberlusconiana”.
Rifondazione per l’immaginario collettivo è diventata la sinistra
del centro sinistra, applaudita da tutta la stampa liberale come matura sinistra
di governo (questo giudizio è stato espresso da D’alema per spiegare
la vittoria di Vendola in Puglia).
Ferrando propone un cambio di rotta che può essere fatto solo rompendo
con il centro liberale e “recuperando la propria autonomia e indipendenza”.
Ferrando ritiene che rifondazione debba sottolineare che il governo dell’alternanza
di Prodi, non vuole chiedere la caduta del governo Berlusconi, per fargli fare
il lavoro sporco contro i lavoratori; rifondazione dovrebbe mettersi insieme alle
altre “forze della sinistra” per far cadere il governo con una serie
di lotte.
Ferrando auspica che su questo invito ci sia una unità delle opposizioni
del partito, che porti ad un odg unitario, e che per il futuro le minoranze si
adoperino “per salvaguardare una opposizione di classe e comunista”,
superando “ogni illusione di condizionamento del centro sinistra per via
negoziale o di movimento”.
Anche per Salvatore Cannavò abbiamo assistito alla fine
di Berlusconi e all’inizio dell’era prodiana, con una Unione che ha
“risaputo motivare i propri elettori e riconquista i voti”, un alleanza
che valorizza tutte le sfumature inclusa quella della radicalità di Vendola
in Puglia.
Le elezioni hanno premiato il volto più moderato dell’alleanza dando
vigore al progetto di riassorbimento di rifondazione comunista, con l’elaborazione
di una nuova politica concertativa che giochi di sponda con rifondazione come
soggetto politico e dal versante sindacale con la CGIL.
Secondo Cannavò l’obbiettivo della caduta di Berlusconi è
un argomento importantissimo perché il modo della caduta dell’esecutivo
(se da una tornata elettorale o attraverso la lotta dei movimenti) inciderà
in modo pesante la nuova fase che si andrà aprendo.
Ed è in questa fase che in cui rifondazione deve sapere “recuperare
l’autonomia del partito pur mantenendo un’unità sociale con
il resto delle sinistre”. Per procedere su questa strada individua 4 punti:
mobilitazione per la caduta del governo; referendum contro la legge 40; campagna
di boicottaggio delle regioni sulla legge trenta; mobilitazione per il ritiro
delle truppe.
Per il partito il risultato delle regionali è deludente. Cannavò
individua le cause nello “schiacciamento sull’Ulivo che ha avuto il
nostro profilo politico complessivo”. Altra causa importante è il
mancato radicamento del partito nel territorio un tema che andrebbe sviscerato
e che doveva essere al centro dell’azione di rifondazione.
Per invertire il risultato negativo è necessario sia un nuovo rapporto
con il territorio sia il “ripristino di un clima di collegialità
e unitarietà a partire da un rinnovato rapporto con le minoranze”.
Per Francesco Maringiò il voto che segna la crisi del
centro destra è un voto contro le politiche del governo; in particolar
modo nell’Italia meridionale è un voto contro le politiche nordiste
del governo Berlusconi.
Ha vinto il centro sinistra, e all’interno dell’alleanza hanno avuto
una buona affermazione le forze moderate, ma anche i verdi e il pdci. Maringiò
esclude, come da altri ipotizzato, che il calo dei consensi sia da imputare alla
dispersione di voti a favore dei comunisti italiani, perché ciò
farebbe presupporre un elettorato essenzialmente anziano. La risposta secondo
Maringiò è “che il popolo della sinistra italiana ha premiato
quei partiti della sinistra alternativa, che oltre ad avere un atteggiamento unitario,
non hanno abbandonato il loro profilo di autonomia e radicalità”.
Sintesi delle conclusioni di Bertinotti.
Per Bertinotti la caduta del governo è un problema che rifondazione deve
porsi “dentro la questione più generale della costruzione dell’alternativa
programmatica di governo”.
La costruzione di un nuovo blocco sociale e della nuova classe dirigente è
tema di fondo nella crisi e nella implosione del centro destra; una scelta, secondo
Bertinotti non già decisa a favore dei moderati ma tutta da costruire.
“Chi nei poteri forti ha preso le distanze da Berlusconi non ha ancora scelto”.
La vittoria di Vendola alle regionali indica chiaramente che anche una componente
non moderata può guidare la coalizione.
Assistiamo ad un cambio di fase: in precedenza la priorità era di cacciare
Berlusconi ; adesso se ne apre una nuova “che non cancella la questione
della caduta del governo, ma in cui la centralità è data dalla fisionomia
e dal programma dell’unione.”
“In estrema sintesi i risultati del voto sono: siamo entrati nella fase
della fine dell’era berlusconiana; le forze dell’unione conquistano
la maggioranza reale del paese, fatto senza precedenti, e all’interno di
questa alleanza le forze riformiste colgono un particolare successo; la vittoria
di Nichi Vendola rappresenta una sperimentazione di prima grandezza; il Prc colloca
il suo risultato tra le precedenti regionali e le Europee. Nella combinazione
di questi fattori, il popolo delle sinistre ha vissuto la propria vittoria e c’è
l’ha attribuita. Non si può prescindere da questo sentire comune.
C’è una serie di problemi che Rifondazione non può sottovalutare.
Problemi di insediamento, difficoltà legate alla competizione amministrativa
con il prevalere in queste competizione dell’affidamento personale e del
voto di scambio, la dispersione nei simboli simili.”
Per il segretario questi problemi vanno affrontati e risolti “nel quadro
di una iniziativa che accentui il lavoro sull’alternativa di società
e dell’apertura del partito nella costruzione della sinistra di alternativa.”
Non possiamo abbandonare il progetto unitario. Dobbiamo “giocare fino in
fondo la carta della relazione tra il movimento e la costruzione del programma…
L’unione ha messo fine all’era berlusconiana. È un fatto storico.
Risolve il problema dell’alternativa programmatica? No non lo risolve. Ma,
senza quella scelta, il problema non potrebbe neanche essere posto… Occorre
rompere con la cultura politica che privilegia la propria caratterizzazione rispetto
al corso politico. Ciò ti renderebbe estraneo al processo di cambiamento…Non
escludersi, ma incidere nel corso ... rilanciare la sfida con i riformisti”.
Bertinotti ritiene che il percorso intrapreso a Venezia sia da sperimentare ed
eventualmente correggere in corsa. Sul tema dell’organizzazione del partito
Bertinotti afferma che “c’è un Comitato Politico Nazionale
eletto proporzionalmente così come la direzione, c’è un esecutivo,
che deve mettere in operatività la linea scelta a maggioranza, costituito
per funzioni in cui le minoranze hanno comunque una presenza. Si propone un funzionamento
classico: organi deliberativi proporzionali, organi operativi di maggioranza con
la presenza delle minoranze. Rappresenta, come è stato detto, una scissione
di maggioranza? Se lo pensi, come fai, poi ad entrarci? E’ una deriva maggioritaria?
Se fosse così, allora sarebbe più coerente starne fuori. Sarebbe
meglio, per tutti lo dico, un invito alla sobrietà.”Il Cpn ha visto
un momento importante, ripetizione di quanto gia accaduto a Venezia, dove avevamo
assistito ad una dichiarazione congiunta da parte delle minoranze di critica sull’operato
del segretario.
Le opposizioni si sono nuovamente unite nel presente un Odg che ovviamente è
stato respinto.
Sintesi del documento approvato dalla maggioranza.
La sconfitta del centro destra e del berlusconismo è senza dubbi. Anche
nelle regioni in cui vince (Veneto e Lombardia) perde consensi. L’unione
raccoglie un consenso in termini numerici superiore di molto a quello della desistenza
con rifondazione; importante il nuovo meridione con l’unione al governo
in tutte le regioni.
La sconfitta è dovuta “al congiungersi di due fattori: la crescita
dei movimenti e la crisi del blocco sociale delle destre”.
Solo per rispetto del carattere amministrativo delle elezioni il partito non ha
chiesto elezioni anticipate. Ma la situazione economica del paese, le condizioni
di vita delle masse popolari spingono alla cacciata di Berlusconi alla caduta
del suo governo e a nuove elezione, visto anche che l’approssimarsi di scadenze
importanti come la manovra finanziaria faranno ulteriormente esplodere i contrasti
all’interno della maggioranza e continuare nella pericolosa scia involutiva
(vedasi la data fissata per il referendum sulla procreazione assistita) intrapresa
dal governo di centro destra. In questo contesto è necessario fermare la
riforma autoritaria e conservatrice della costituzione e qualsiasi modifica alla
legge elettorale e a quella sulla par condicio oltre che a chiedere la nomina
di organismi di garanzia nel sistema dell’informazione.
La destra, quindi, anche se sconfitta può essere pericolosa. L’ostacolo
a questo punto ad una politica di cambiamento può essere rappresentato
da una politica neocentrista che però il voto ha sconfitto. “Rifondazione
Comunista non è determinante solo numericamente per il successo dell’unione
ma risulta essere indispensabile politicamente per raccogliere l’istanza
di cambiamento , che proviene dal paese. Il ‘taglio delle ali’, elemento
costitutivo dell’ipotesi neocentrista è, quindi, irrealizzabile”.
Il pericolo neocentrista potrebbe ripresentarsi a livello di programma dell’unione,
giustificato dall’uscita dalla crisi, che comporterebbe la contrattazione
dell’arretramento sociale “la costruzione partecipativa del programma
diviene, quindi, il terreno fondamentale per contrastare e sconfiggere questo
progetto”.
Con questa sfida aperta non è possibile per Rifondazione tirarsi indietro
“o peggio rinchiudersi in un illusorio rinculo identitario. Al contrario
occorre rilanciare la sfida in una competizione unitaria che si presenta come
occasione per incidere nelle scelte di fondo: una sfida con i riformisti e nella
capacità di incidenza sul programma complessivo dell’unione”.
La vittoria di Vendola dimostra che la conventio ad ecludendum verso Rifondazione
e verso un candidato comunista è caduta e che la sinistra radicale riesce
a farsi “egemone” quando è radicata nelle lotte, e quando il
carattere radicale diviene un fenomeno di massa “perde ogni minorità
e si presenta come necessità storica”.
Qual’è bilancio del risultato di Rifondazione alle regionali?
Rifondazione diventa importante non solo da un punto di vista numerico, ma “per
la qualificazione sociale che promuove” come dimostra la vittoria di Vendola.
Complessivamente a livello nazionale il risultato del partito si colloca tra le
scorse europee e le precedenti regionali, ma con una differenziazione tale nelle
singole regioni da richiedere una analisi più approfondita.
Si può segnalare, però, un aumento delle nostre rappresentanze istituzionali
nelle varie regioni.
Le cause sono da segnalare nella “nostra tradizionale sofferenza nelle elezioni
amministrative, la crescita esponenziale delle liste presentate, il prevale specie
nel sud del voto di scambio e del voto personale, la dispersione per la confusione
dei simboli presentati” ed in oltre dal fatto che in uno scontro tra poli
vengono premiate le forze più grandi.
La sfida ai riformisti va collegata alla creazione della sinistra di alternativa
Il punto decisivo è su chi ha le proposte più efficaci nella costruzione
di un nuovo corso politico. “ Il coinvolgimento democratico alla definizioni
delle discriminanti programmatiche è quindi l’impegno fondamentale
di questa fase”., dove devono incidere le lotte dei movimenti e le tante
vertenze territoriali del mondo del lavoro e del popolo della pace. La sinistra
europea può diventare un soggetto capace di unire queste istanze e questi
soggetti (della sinistra comunista e radicale) che guardano il nostro partito.
Rifondazione si impegna ad una iniziativa generale per un coinvolgimento “
di massa, dei movimenti, delle mille realtà del conflitto del lavoro, sociali
e delle vertenze territoriali per la costruzione del programma dell’alternativa
di governo alle destre”. Viene poi dato mandato perché venga avviata
una campagna nazionale contro la precarizzazione e per determinare una piattaforma
articolata anche con la sponda dei nuovi governi regionali.
Approvato con 135 voti a favore e 90 contrari
SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI GRASSI (MOZIONE II)
Si coglie la portata storica della sconfitta del centro destra definito come “una
coalizione di forze reazionarie, postfasciste e razziste” che nel giro di
quattro anni hanno trascinato l’Italia in una criminale avventura bellica
e hanno dispiegato i dannosi effetti delle loro politiche su una vasta serie di
terreni. La sconfitta apre la speranza per chi vuole politiche di giustizia sociali.
A questo risultato positivo si aggiunge la vittoria di Nichi Vendola. Pur ribadendo
le critiche all’attuale legge elettorale, che esaspera le tendenza bipolarista,
la vittoria di Vendola è una vittoria per chi aspira ad una politica di
pace, di sicurezza del lavoro, di risanamento del territorio dall’inquinamento
politico mafioso.
Accanto a questi due elementi positivi non si può sottacere il risultato
negativo del nostro partito che perde sia in termini di voti che in termini percentuali
rispetto alle ultime elezioni europee. La nostra sconfitta arriva dopo le lusinghiere
aspettative di queste consultazioni che ci davano in crescita. Contestualmente
al nostro risultato negativo, assistiamo ad una sconfitta del centro destra e
delle sue politiche, con gli italiani che scaricano Berlusconi e chi si avvantaggia
nell’unione state le forze moderate. La causa è da rintracciarsi
nel fatto che la poca caratterizzazione della politica del partito ha fatto percepire
all’elettorato “il nostro contributo alla comune battaglia democratica
contro le destre, ma non è stato posto in condizione di comprendere quale
apporto specifico il prc intende fornire a questa battaglia e al progetto di un
eventuale nuovo governo” e quindi in una coalizione allargata hanno preferito
premiare i partiti più grandi. Rifondazione paga anche il fatto di “aver
condotto il confronto con le altre forze di opposizione anteponendo la decisione
di entrare nell’alleanza a qualsiasi discussione sui programmi e sugli obbiettivi
concreti cui condizionare questa nostra partecipazione” indebolendo cosi
il nostro profilo politico
A questo elemento si aggiunge il deficit di radicamento del nostro partito, che
evidenzia ancora di più i suoi effetti negativi “in occasione delle
elezioni amministrative nelle quali è quanto mai essenziale il rapporto
con il territorio, con i luoghi del conflitto…. Altrettanto preoccupante….
appare la tendenza, nel nostro partito, da trasformarsi in un partito di opinione,
che concentra la propria attenzione intorno agli appuntamenti elettorali e vive
per il tramite di poche figure visibili”. Occorre quindi sia ritornare a
discutere dell’organizzazione del partito sia del suo radicamento sul territorio.
La sconfitta del centro destra e la crisi del suo blocco sociale di riferimento
non escludono la possibilità che si aggreghino intorno all’altro
polo, ora vincente, i poteri forti per condizionarne la propria politica ( e di
ciò pericolosi segnali si hanno nelle dichiarazione nelle forze dell’unione
che non esplicitano apertamente lo smantellamento della legislazione berlusconiana).
Grave errore è stato quello di non incalzare il governo per farlo cadere
con un forte movimento di massa assecondando cosi gli ambienti più moderati
dell’unione.
Occorre tutt’altra risposta. “Il partito deve farsi subito promotore
di una iniziativa congiunta con le altre forze politiche e sociali della sinistra
di alternativa, affinché il programma dell’unione assuma impegni
programmatici avanzati sul terreno sociale e politico, sul piano internazionale
guardando a quel passaggio delicato e niente affatto acquisito che sono le sempre
più prossime elezioni politiche”.
SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI MARCO FERRANDO (MOZIONE III)
E innegabile la sconfitta di Berlusconi (vistosa la caduta del partito del presidente)
e di tutto il governo del centro destra. Nello stesso tempo abbiamo avuto la vittoria
dell’unione in cui la “coalizione di centro liberale (uniti per l’ulivo)
ha conosciuto un successo politico reale e incontestabile. Elettoralmente , a
differenza che nelle elezioni europee, l’unità delle liste liberali
non ha disperso voti ma è, obbiettivamente, avanzata in tutte le otto regioni
in questione. Parallelamente nelle regioni rimanenti, le forze di centro (maggioranza
ds-margherita-sdi) conoscono un buon successo”.
Il centro liberale ha beneficiato del malcontento popolare, del travaso diretto
elettorato e dei “benefici della ricollocazione in campo di ampi settori
di classi dirigenti”.
Il risultato rafforza l’ipotesi di un soggetto largo del liberalismo italiano.
Le forze della sinistra dell’unione (sinistra ds, verdi, pdci e prc) ottengono
risultati diversi con un avanzamento dei primi soggetti e un nostro deludente
risultato ben al di sotto delle aspettative; anche in Puglia la vittoria di Vendola
non comporta una crescita del partito; “ Vendola vince anche come candidato
ed espressione del centrosinistra, non come espressione di Rifondazione”
col sostegno di poteri forti come Divella (NdR industriale nel settore molitorio
e della pastificazione. Presidente della provincia di Bari)
La sconfitta elettorale del centro destra oggi è capitalizzata dall’alternanza
non dall’alternativa.
“Giorno dopo giorno tutti gli accadimenti dimostrano una volta di più
che una prospettiva di governo con i liberali è priva di ogni base programmatica
e di principio”.
E’ illusoria e deviante l’idea di poter condizionare per via negoziale
o con l’agire del movimento l’intesa di governo.
Bisogna trasformare la cacciata di Berlusconi in una vittoria dei lavoratori e
del movimento. I lavoratori hanno l’interesse di vedere Berlusconi a casa,
mentre Fassino, Rutelli e Prodi hanno interesse che rimanga per fargli fare il
lavoro sporco prima del loro insediamento al potere.
È necessaria una proposta a tutta la sinistra per un programma di mobilitazione
che ha come obbiettivo la cacciata di Berlusconi, e questa cacciata assuma anche
una funzione di svolta alla prossima linea politica. “solo una grande mobilitazione
di massa può scompaginare la tela dell’alternanza , rovesciare dal
basso i rapporti di forza, aprire il varco ad una alternativa anticapitalistica.”
È necessario un cambio di rotta completo, di mutare la collocazione del
nostro partito in funzione di un’altra proposta al movimento operaio e ai
movimenti di lotta visto che la “svolta governista celebrata a Venezia e
la ‘rivoluzione culturale’ indentitaria ad essa connessa non hanno
premiato il partito neppure sul terreno elettorale”.
SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI SALVATORE CANNAVO’ (MOZIONE
IV)
Le elezioni hanno dato vita ad un cambiamento rilevante anche se in linea con
i cambiamenti degli ultimi anni: Berlusconi ha perso seccamente, ha vinto Prodi,
Rifondazione, nonostante il successo di Vendola, non avanza ponendo una riflessione
“sul proprio progetto politico”.
La sconfitta di Berlusconi è il risultato più evidente, avendo il
voto sconfessato non solo le giunte di centro destra che governavano le regioni,
ma lo stesso governo nazionale. Si è assistito ad una erosione del blocco
sociale, con un allontanamento del berlusconismo non solo dei ceti popolari ma
anche di quelli medi e imprenditoriali con la perdita quindi di consenso del liberalismo.
Le destre, però, hanno ancora un insediamento importante e pericoloso.
È urgente, quindi, cacciare Berlusconi, ma le elezioni anticipate vanno
indotte dalle lotte (contro la precarietà, contro la riforma moratti, per
il ritiro delle truppe dall’Iraq, “per il ripristino di uno stato
sociale decente, contro le privatizzazioni e le speculazioni”).
L’altro risultato innegabile è la vittoria di Prodi.“Ma questo
risultato è il prodotto ancora di un voto ‘contro’ e non di
un voto per un’alternativa di società e avviene in presenza di una
stasi e di una difficoltà dei movimenti”.
Il progetto che porta avanti l’unione è quello di una coalizione
in cui il nucleo forte è rappresentato dai moderati con rifondazione ormai
componente organica: il governo che si prepara a dare al paese è la riedizione
della concertazione con l’ausilio della CGIL, un governo senza strappi,
senza conflitti e senza traumi. Per evitare questa alternanza il nostro partito
deve evitare di schiacciarsi sull’ulivo e “rilanciare il proprio profilo
di forza anticapitalista e impegnata nei movimenti. Si tratta di recuperare l’autonomia
della propria proposta con una concezione più di movimento dell’unità
che non può esaurirsi al confronto programmatico ma deve radicarsi nel
vivo del conflitto sociale”.
Rifondazione ha avuto un risultato scarso, la cui negatività è accentuata
dal fatto che nell’unione è l’unica forza a non avanzare. Il
risultato ritorna a quello del 2000 prima dell’esplosione dei movimenti
e prima di Genova. “segno evidente di uno schiacciamento eccessivo sull’alleanza
e sul suo leader; il prodinotti fa vincere solo Prodi.”
La vittoria di Vendola che non spinge il partito ci impegna ad una dimostrazione
che la teoria del pendolo è sbagliata ed è necessario imprimere
all’azione di governo una forza e una novità capace di soddisfare
larghe masse.
Il risultato negativo pone un dubbio sul radicamento della forma partito e rende
attuale la discussione sulla ‘rifondazione comunista troppo rimandata’
nel nostro partito. “Il mancato voto del prc specie in elezioni locali in
cui la presenza sul territorio diventa essenziale, parla della reale capacità
del partito di essere nei movimenti e di esistere in quanto partito…. Anche
per questo il ripristino di un reale coinvolgimento delle minoranze e la loro
piena partecipazione alla gestione del partito diventa oggi un valore per l’insieme
di militanti e delle militanti di rifondazione comunista. La proposta di nuova
organizzazione non va invece in questa direzione: lo svuotamento della direzione,
la nuova centralità conferita ad esecutivi a totale appannaggio della maggioranza,
il rifiuto di una gestione unitaria, restituiscono una concezione del partito
maggioritaria ed escludente e, in ultima istanza poco efficace”.
SINTESI DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DI CLAUDIO BELLOTTI (MOZIONE V)
La sconfitta di Forza Italia e di Berlusconi è la conseguenza del logoramento
di questi quattro anni.
“L’elemento decisivo che ha determinato la sconfitta di Berlusconi
e che probabilmente prelude persino alla scomparsa, nella prossima fase, del suo
partito, si può così riassumere: Forza Italia si è dimostrata
incapace di fronteggiare la pressione delle forti mobilitazioni della classe operaia
e di vasti settori popolari, e anche laddove pareva che i movimenti di massa non
riuscissero nell’immediato a strappare delle vittorie, alla lunga essi sono
stati decisivi nel demolire il blocco di consenso delle destre.
Questa vittoria va, quindi, in primo luogo ascritta a merito dei milioni di persone
che hanno alimentato le lotte; Berlusconi è sconfitto nonostante Prodi,
nonostante le politiche moderate dell’Ulivo, nonostante candidati che nella
stragrande maggioranza dei casi non avevano alcuna reale sintonia con le ragioni
dei lavoratori.”
La sconfitta delle destre non si deve vedere nella logica dell’alternanza,
ma potrebbe precluderle il governo per molto tempo essendo una crisi, non solo
elettorale, ma strutturale del suo elettorale.
Il risultato negativo per il nostro partito va visto alla luce della politica
seguita dal partito di fondamentale rispetto della linea tracciata da Prodi, facendo
cosi perdere qualsiasi elemento di radicalità e alternatività che
in precedenza caratterizzava il prc.
Rifondazione appare poco differenziabile dalle altre forze per questo l’elettore
ha scelto di premiare i partiti più grandi e più forti non intravedendo
opzioni diverse all’interno della coalizione.
È necessario invertire la rotta orientandosi all’intervento nelle
mobilitazioni di massa e alla loro promozione, “contrastando sul campo le
ipotesi di ricomposizione concertativa sotto gli auspici del centrosinistra. Solo
per questa via il Prc può conquistare quella posizione centrale e autorevole
in grado di porlo nei prossimi anni come possibile punto di riferimento di quei
milioni di persone che, inevitabilmente, resteranno disilluse quando proveranno
direttamente gli effetti delle politiche del centrosinistra”.
ORDINE
DEL GIORNO respinto
(testo integrale)
Il Cpn del Prc rileva che dopo il terremoto politico provocato dal voto regionale
e amministrativo del 3-4 aprile si è aperta una nuova fase caratterizzata
dalla crisi verticale della Casa della Libertà e dalla forte domanda
di cambiamento che sale dal Paese.
In questo scenario appare incomprensibile la scelta di evitare qualsiasi iniziativa
di mobilitazione contro un governo ormai privo di legittimità politica
affinché abbandoni la guida del Paese. Grave appare in particolare l’offerta
di collaborazione sul piano della politica economica rivolta al presidente del
Consiglio da Romano Prodi a nome dell’Unione. Appellarsi oggi a Berlusconi,
come ha fatto Prodi, chiedendogli di realizzare «misure impegnative, serie
e severe» nel nome del Patto europeo di stabilità, garantendogli
in quel caso il proprio sostegno, significa interpretare le domande di Confindustria
e dei poteri forti e, di fatto, offrire una sponda a Berlusconi.
I lavoratori, le masse popolari, il popolo della pace di questo Paese hanno
un’esigenza opposta: chiedono una forte iniziativa sociale e politica
di massa – nelle lotte, nei movimenti e nelle istituzioni – volta
a cacciare subito il governo di centro-destra (impedendogli di causare ulteriori
danni contro il lavoro e la pace e di procedere nelle proprie “riforme”
istituzionali di segno autoritario) e tesa a creare i rapporti di forza capaci
di imporre una alternativa vera.
Claudio Grassi
Marco Ferrando
Salvatore Cannavò
Claudio Bellotti