COME E' ANDATA A TREVISO
INTERVISTA A STEFANO OVANI, DELEGATO ALLA CONCONFERENZA NAZIONALE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI DEL PRC


febbraio 2001, a cura di REDS

 

 

Stefano Ovani ha 39 anni e lavora come netturbino presso l'ASPES SPA di Pesaro. Oltre ad essere delegato in azienda segue per la Cgil il comparto igiene urbana a livello provinciale.

 

Questa conferenza, diciamolo, è stata preparata un po' male. Abbiamo sentito di federazioni in cui i delegati sono stati scelti in maniera burocratica, in altre invece in maniera del tutto casuale. Ci puoi raccontare, alla fine, che platea hai trovato a Treviso?

Parlando con i compagni delle Marche, durante il viaggio di ritorno a casa, tutti quanti eravamo contenti della riuscita di quest'appuntamento: la partecipazione è stata superiore alle attese (il primo giorno ci sono state difficoltà per il pranzo) la composizione dei delegati era abbastanza eterogenea anche se a forte prevalenza maschile e una cosa che mi ha colpito è stata pure l'attenzione prestata e il grado di partecipazione ai gruppi di lavoro.
Insomma c'era un clima d'attesa nei confronti di questa conferenza. Le osservazioni che hai fatto riguardo alla preparazione di quest'appuntamento le ho sentite anch'io, però diversi interventi hanno riportato contributi dai quali era evidente una discussione avvenuta, che partiva dal concreto, da esperienze fatte.

Il dibattito sindacale nel partito purtroppo si è sempre centrato su: stiamo dentro in Cgil o ne usciamo? Invece che su COME si fa sindacato qualunque sia la collocazione di sigla. Si è riproposta anche a Treviso questa discussione?

Questo ancora rimane IL problema. Certe volte ho avuto l'impressione che per alcuni il Partito sia un luogo per ingaggiare una battaglia il cui scopo è quello di convincere a stare nei sindacati di base piuttosto che nella Cgil. Quasi che il senso di appartenenza sia maggiore nei confronti della propria sigla sindacale che in Rifondazione Comunista.
Il sindacato per noi deve essere uno strumento e l'adesione a una sigla piuttosto che ad un'altra spesso è dettata da ragioni locali (che ne so, lavoro in un'azienda dove la maggioranza dei lavoratori è iscritta alla Cgil) o di categoria (nei trasporti pubblici le Confederazioni stanno promuovendo e gestendo in prima persona la privatizzazione selvaggia del settore ed in questo caso la resistenza dei lavoratori passa attraverso i sindacati di base).
Servivano più interventi che raccontassero come concretamente operano i militanti sindacali come quello di una compagna di Taranto che ha parlato della sua esperienza dentro l'Arsenale.

Fortunatamente in Cgil si è ricomposta la frammentazione della sinistra sindacale, non per questo però sono stati risolti i pesanti limiti del "fare sindacato" di questa organizzazione. Se n'è parlato?

Sono intervenuti tutti i "big" della sinistra sindacale, anche troppi. La battaglia per il prossimo congresso della Cgil è decisamente importante, però il problema è come ci si arriva a quella scadenza.
Emblematica è stata la vicenda raccontata da un nostro compagno della Zanussi: i risultati di quella battaglia fatta contro il progetto aziendale del lavoro a chiamata (promosso in prima persona dai nostri compagni) si sono visti nella recente elezione della RSU dove la FIOM è diventato il primo sindacato e tutti i delegati lì eletti sono compagni della sinistra sindacale.
Purtroppo tanti ancora privilegiano le battaglie circoscritte ai soli vertici della organizzazione. Tra l'altro questa non è nemmeno efficace. La Cgil, per il secondo anno consecutivo, aumenta gli iscritti tra i lavoratori attivi e questo assieme ad un forte ricambio generazionale nel mondo del lavoro dipendente ha mutato sensibilmente la composizione degli iscritti. Sono persone che al nord magari votano la Lega perché ai loro occhi Bossi è uno che fa casino e sul piano sindacale conquisti la loro fiducia solo se ti dimostri capace di ottenere risultati con l'iniziativa e la lotta e non perché sei uno della sinistra sindacale Cgil che genericamente gli parla di solidarietà. La solidarietà concreta sorge nella lotta, come in questi giorni a Mirafiori: gli operai si sono fermati a sostegno dei 150 giovani lavoratori a termine che la Fiat non vuole assumere.

Dall'altra parte troviamo a volte sindacati di base con difetti assai simili a quelli della Cgil e/o con atteggiamenti settari verso gli altri sindacati. A Treviso ne avete trovato traccia?

Sono intervenuti in diversi, in particolare compagni e compagne dei trasporti, della scuola e della sanità.
C'è stato di tutto, interventi settari contro la Cgil (o meglio contro coloro i quali si ostinano a stare in questo sindacato a prescindere da tutto) ad interventi che motivavano la scelta di lavorare nei Cobas (specie nella scuola o nei trasporti) perché lì è più facile organizzare lotte e ottenere risultati come ad esempio è stato per lo sciopero generale della scuola nel far fallire il "concorsone".
Rimane la sensazione che in Rifondazione, sul tema lavoro, uno possa fare quello che vuole. Una specie di contenitore dove c'è posto per chi si ritaglia una nicchia in Cgil senza rompere le scatole più di tanto e per chi fa le RbB del tipo Rotture di Balle, senza che nessuno debba rendere conto del proprio operato.

Il PRC sconta una storica debolezza nel sindacato e nei posti di lavoro. Pensi che questa conferenza segni un piccolo passo per una sua presenza maggiore e più radicata?

La conferenza ha posto il problema che il tema del lavoro non può essere un argomento relegato solamente a chi fa sindacato o a qualche (dove c'è) fantomatica commissione lavoro od operaia, ma la vera svolta deve essere nelle nostre pratiche politiche e sindacali, come in concreto facciamo le cose.
Si è anche parlato della costituzione dei circoli sui posti di lavoro, un annoso problema che spesso viene posto senza mai trovare una risposta soddisfacente. Non ho partecipato al gruppo di lavoro specifico e quindi non posso dare informazioni in proposito.

Con che accordi e impegni ci si è lasciati?

Al di là di un generico invito a promuovere movimenti (che rischia di dire tutto e niente e soprattutto non dice come) si è stabilito come prioritario continuare il lavoro d'inchiesta, lavorare per sostenere la nuova area programmatica Lavoro e Società, dato che a settembre dovrebbero partire i congressi di base della Cgil e realizzare unità d'azione tra sinistra sindacale e sindacati di base su alcune questioni.
E' stata annunciata la Consulta permanente dei lavoratori e delle lavoratrici del PRC come luogo di confronto e di costruzione di piattaforme. E' una cosa utile per uscire dalla occasionalità delle conferenze, però al momento mi è sembrato un impegno solamente evocato, stiamo a vedere.

Una domanda di carattere locale: abiti in una delle province a più alta concentrazione operaia in Italia. Da quello che sentite tutti i giorni, come viene percepito dagli operai il nostro partito? Cosa ci manca per essere sul serio un partito operaio?

La nostra è una realtà di piccola e media azienda. Gli operai conoscono Rifondazione soprattutto per sentito dire, magari attraverso la televisione. L'attività locale del partito è molto assorbita dalle questioni amministrative e spesso nelle zone industriali ci si va solamente in campagna elettorale.
Però senza che noi lo sappiamo ci sono lavoratori che durante assemblee nelle fabbriche contestano i sindacalisti richiamandosi a Rifondazione (sono cose che ogni tanto orecchio in Cgil). Insomma viene percepita la nostra radicalità, il nostro essere diversi. Quello che manca è un lavoro di base, costante, su temi sentiti quali la sicurezza, il salario, i tempi di lavoro ed i servizi per le famiglie degli operai.
Ma come dice Sebastiano (un compagno di Fano molto ironico) forse è meglio così, perché se i lavoratori ci conoscessero davvero poi ci evitano e magari non ci votano più, perché nei nostri circoli si fanno solo le campagne elettorali e si discute dell'allargamento della giunta. Chissà, forse esagera....