Lavoro Interinale o Lavoro Ind ‘o rinal
Quando il lavoro umano divenne un mezzo di sfruttamento al fine di ricavarne profitto a discapito di altri individui, e quindi si abbandonò la forma di lavoro primordiale atta a soddisfare i bisogni di una comunità, le individualità che presero il sopravvento reclutavano forza lavoro tramite l’intermediazione di un soggetto con cui l’acquirente concordava il prezzo della merce. Successivamente il proprietario, come ogni oggetto che si acquisti al mercato, una volta esaurito le potenzialità della sua macchina la liquidava senza alcun problema. Certo allora si parlava di schiavi ma la storia è andata avanti per millenni. Fino a che si capì che l’unico modo per poter avere più garanzie per il proprio avvenire era quello di unirsi e di lottare per i propri diritti. Così che nei primi anni del secolo masse di lavoratori si mossero per far cambiare le cose. In parte ci riuscirono conquistando diritti che nessun lavoratore dalla notte dei tempi aveva mai avuto. Badate bene, nessun governo fece regali, al contrario tutti i governi del passato siano essi stati di sinistra o di destra osteggiarono in tutti i modi le attività di quelli che erano stanchi di camminare a capo chino. I lavoratori li conquistarono col sangue e col sudore, lasciandoci molte volte la vita. Questo piccolo cenno storico è servito a rendere un po’ l’idea di come siamo tornati indietro nel tempo per quanto riguarda i diritti di chi lavora. Pensate alla MANPOWER oppure alla ADECCO e pensate a quale è il loro lavoro. Trovare forza lavoro e venderla al miglior offerente (quella che viene detta intermediazione di manodopera) che ne farà quello che vuole costringendolo a lavorare come, dove, quando e a quanto vuole lui e tenendolo sotto il ricatto del licenziamento. In fine quando non gli servirà più lo liquiderà come si faceva con gli schiavi. Sempre per rimanere ai nostri tempi lasciate che vi faccia la cronistoria sul lavoro interinale in Italia. Luglio ’93: l’accordo tra governo, padroni, e triplice sindacale che da il via alla concertazione prevede l’introduzione del lavoro interinale come tipologia contrattuale. Autunno ’97: il lavoro interinale viene introdotto in Italia con la legge 196 dal governo di centro-sinistra con l’appoggio di Rifondazione Comunista, abolendo una legge che vietava esplicitamente “l’intermediazione di manodopera”. Aprile ’98: l’accordo tra CGIL, CISL e UIL e Confindustria permette alle imprese, salvo accordi di categoria peggiorativi, di utilizzare al proprio interno l’8% di lavoratori interinali su base annua, non viene fissata la percentuale massima di utilizzazione di lavoratori precari in una azienda. Autunno ’99: l’accordo tra CGIL, CISL e UIL e Confindustria permette l’assunzione di lavoratori atipici con basse qualifiche (2 livello metalmeccanico, 5 livello alimentare) prima escluse, introduce il lavoro interinale in agricoltura e nell’edilizia . Fine ’99: Sono presenti in Italia 40 agenzie di lavoro interinale, tra cui le maggiori: Manpower, Obbiettivo lavoro, Adecco, Interiman; quasi 300.000 contratti interinali sono stati firmati, la stragrande maggioranza nel nord e nel centro. 2000: 500.000 sono i posti di lavoro atipico offerti al nord. 2001: Oramai l’assunzione tramite agenzie di lavoro interinale è il metodo di assunzione più diffuso. E a questo punto mi fa sorridere come fino a qualche anno fa ci si riteneva fortunati ad avere un contratto a tempo indeterminato piuttosto che uno a contratto di formazione professionale perché quest’ultimo non dava garanzie a lungo termine (massimo due anni). Adesso le tipologie di contratto sono talmente tante e talmente infami che ci si ritiene fortunati ad averne uno a formazione professionale. Pensate a quante persone è stato negato il diritto di avere un avvenire garantito. Come ci si può costruire un futuro se questi signori posso licenziarci quando gli fa comodo. E se a qualcuno venisse in mente di dire che così si risolve il problema della disoccupazione, rifletta prima di farlo e pensi che il padronato può trattarci in questo modo fintanto che esiste la disoccupazione. E la disoccupazione esiste fintanto che c’è bisogno di manodopera a basso costo. Volete un esempio? La IVECO SOFIM di Foggia produce circa 1000 motori al giorno. Ebbene nessuna industria della IVECO produce tanto. Le due aziende più produttive e meno costose del gruppo FIAT guarda caso si trovano al SUD nelle zone ad alta disoccupazione, e sono appunto la IVECO di Foggia e la FIAT di Melfi. I nostri genitori hanno versato lacrime e sangue per ottenere quel poco che ora i signoroni ci stanno togliendo. Ora se si vuole un lavoro che non dia garanzie o un lavoro in nero o si vuole rientrare nella triste statistica dei tre morti sul lavoro al giorno, allora i nostri padri sono morti in vano. Se si vuole invece offrire ai nostri figli il futuro che i nostri padri hanno iniziato a costruire per noi con la forza delle loro battaglie, allora bisogna unirsi e abbandonare la filosofia del: “CHE ME N FREG A ME TANT I U TENG U POST FISS!” e aiutare chi ha un lavoro precario o che non c’è l’ha proprio. Si sappia che le moltitudini sono in cammino. Le masse stanche stanno alzando la testa per dire BASTA. Genova l’ha dimostrato. Era da tempo che non si vedevano 300000 persone in piazza a manifestare. Non lasciamo l’onere di lottare per i nostri diritti ad altri, tutti insieme possiamo spaventarli, soli possiamo solo avere paura. Non deleghiamo biechi personaggi con la speranza che ci aiutino, non è mai successo. Smettiamola di nasconderci dietro il: “CHI M’U’ FC FA’!” ma gridiamo con tutta la forza che VOGLIAMO UN ALTRO MONDO! Bolscefigo
|