| NON PIOVE...GOVERNO LADRO | 
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 L’emergenza idrica sta facendo venire a “galla” le reali intenzioni che i governanti territoriali e regionali hanno nelle loro paludosa testa. Ma cosa nascondono il Lockness della politica nelle loro fangose affermazioni? Innanzi tutto vediamo le loro proposte: doghe,
      deviazioni di fiumi da una regione all’altra…grandi infrastrutture. Ma
      tutto questo risolverà il problema idrico? O servirà solo a rinviare il
      problema e a fare ulteriori danni? A chi serve tutto ciò? Che tipo di
      viluppo nascondono tali progetti?   Affrontiamo
      un problema per volta. Le famose dighe servono? Pensiamo proprio di no. Infatti, crediamo che servano esclusivamente a sconvolgere l’habitat circostante creando un impatto ambientale notevole. La dimostrazione ultima è la diga di San Giusto, o meglio l’invaso. L’invaso di San Giusto non servito neanche ad irrigare i terreni limitrofi; è servito esclusivamente a bloccare il naturale decorso di due piccoli torrenti. Allora perché si vuole continuare a costruire dighe, a lastricare i letti dei fiumi, a cementificare e disboscare gli argini favorendo la desertificazione? La risposta è che a Foggia è l’industria del cemento e del mattone. Come a livello globale i politici sono schiavi delle lobby economiche anche a livello locale la situazione non cambia. In entrambi i casi sono i business a decidere le scelte politiche sulla pelle dei cittadini e territori, e questo indipendentemente dallo schieramento politico. L’emergenza idrica fa venire a galla un altro grosso problema: lo sviluppo. Fiore all’occhiello delle politiche neoliberiste del governo di centrosinistra nel nostro territorio è stata l’invenzione del contratto d’area di Manfredonia. Oltre ad essere una situazione aberrante per le condizioni di lavoro e i ricatti a cui sono e saranno sottoposti i lavoratori, nessuno si chiede “ma le industrie che nascono e cresceranno sul territorio di Manfredonia di cosa hanno bisogno? Per coloro che non lo sanno hanno bisogno di due elementi: l’acqua e l’energia. Questi due elementi dove verranno presi? Dove si troverà l’acqua in una provincia già assetata? La posizione assunta da i vari governi di destra o centro “sinistro”, rispetto allo sviluppo in capitanata zampilla sotto gli occhi: si vuole massicciamente intervenire a favore dell’industrializzazione a discapito dell’agricoltura. La regione, lo stato, la comunità europea vogliono l’abbandono dei terreni, probabilmente per ricreare una sorta di latifondo a vantaggio di industrie dell’alimentazione e magari delle grandi aziende agricole BIOTECH, proprio come accade nei paesi del terzo mondo.  Quali
      potrebbero essere soluzioni alternative? Innanzi tutto si dovrebbe abbandonare la logica dell’industrializzazione e del modello contratto d’area. Si deve rilanciare un piano agricolo biologico serio basato no su colture intensive. Tenendo presente che da noi sono ben poche le che si possono coltivare o allevare. Per l’acqua si devono iniziare a fare i progetti a breve e lunga scadenza. Si potrebbe recuperare l’acqua depurata degli scarichi domestici convogliandola per l’irrigazione. Questo servirebbe a ridurre se non ad annullare l’uso dei pozzi in agricoltura. Teniamo presente che le falde da cui si attinge l’acqua stanno abbassandosi a dismisura, e nel momento in cui la falda si svuota produce delle cavità enormi che possono provocare degli smottamenti in superficie sia, se sono collegate al mare, delle infiltrazioni di acqua salata proveniente da mare, provocando, una volta usata, danni enormi ai terreni agricoli. Si deve iniziare a finanziare e imporre l’adeguamento delle abitazioni in chiave ecologica di risparmio energetico ed idrico differenziando ad esempio gli scarichi,in quanto è impensabile che vi sia un'unica fogna per acque chiare e acque scure. Questo ad esempio per le case che sono state costruite nella zona 167 a Foggia si poteva già fare. Inoltre ognuno di noi produce enormi sprechi d’acqua per mancanza di cultura e educazione riguardo ad un più razionale utilizzo delle risorse naturali e sul rispetto dell’ambiente e del ecosistema. La realtà purtroppo va nella direzione opposta: le lobby economiche preferiscono che si creino dighe e fabbriche. A tutto ciò ci si può opporre promovendo l’impegno dal basso, della società civile che deve riappropriarsi delle decisioni sul territorio in cui vive emergendo dalla fanghiglia maleodorante dove ci ha impantanato chi governa. E necessario promuovere la mobilitazione e il dibattito intorno a questi temi iniziando a porci la domanda: dove ci condurrà questo modello dio sviluppo?  Alcuni
      dati   La diga sul Celone, tributario del torrente candelabro, praticamente ultimata, costo di oltre 120 mld. Al centro di polemiche per le ditte appaltatrici in odore di mafia ei rocamboleschi consigli comunali che, dopo varie diatribe ne avvallarono la costruzione. Le polemiche non si sono esaurite alla luce dei grandiosi ritrovamenti archeologici proprio nell’alveo dell’invaso. Nella diga sarebbero confluite le acque del torrente Vulgano, con la traversa che si vuole costruire per un costo di 52 mld. Sempre sugli affluenti del Candelabro (Salsola, Triolo) sarebbero previsti invasi/traverse. Oltre 250 mld il costo dello sbarramento sul Triolo con le relative traverse. La diga di Pian dei Limiti, seconda prevista sul fiume Fortore, a valle dell’invaso di Occhito. Osteggiata dal comune di Carlantino, prevede un costo di quasi 400 mld. Con essa è previsto anche lo sbarramento sullo Staina, afflunte del Fortore e sempre al confine con il Molise è prevista anche una diga sul Saccione. La diga di
      Palazzo d’Ascoli sul Carapellotto, affluente del Carapelle, per 72
      mila m3 e
      oltre 350 mld complessivi. Il progettoprevede anche la derivazione delle
      acque del Carapelle e del Cervaro, per confluire nell’invaso. Anche sul
      bacino dell’Ofanto, alle esistenti dighe
      di Conza, Osento, Capacciotti, Locone e Rendina si aggiungono quelle
      previste su altri due affluenti e l’incremento del quantitativo di acque
      derivate dal bacino attraverso la traversa “S. Vanere” in agro di
      Rcchetta S. Antonio. Il
      complesso reticolo idrografico della Capitanata rappresenta tra i
      principali fattori che contribuiscono in modo determinante alla
      biodiversità di queste zone, assolvendo inoltre al delicato compito di
      sostentare troficamente le comunità vegetali e animali anche nei periodi
      di siccità ovvero di rappresentare corridoi ecologici per la mobilità
      della fauna selvatica, garantendo la vitalità di popolazioni normalmente
      isolate. La ricchezza naturalistica cresce esponenzialmente fino alle zone
      costiere,dove i bacini imbriferi vanno ad alimentare le ultime zone umide
      scampate alla bonifica. E’ il caso delle paludi alla foce del fortore o
      della riserva naturale “Frattarolo” alimentata dal Candelabro, del
      lago Salso (ex Daunia Risi) alimentato dal Cervaro, tutte ricadenti,
      insieme all’ultimo tratto del Candelabro, nel Parco Nazionale del
      Gargano. Scusate
      se è poco 
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