Pensieri Meridiani

 

“Carlo Levi sosta all’interno del mondo contadino, ne sente le profonde risonanze. Riesce ad “entrare” in questo universo sconosciuto, guardandolo con occhi diversi, non pretendendo di essere la “sua cura”. Ecco perché riesce a capire la sua alterità.

  Così il sociologo Franco Cassano in apertura del convegno nazionale “Carlo Levi e il Mezzogiorno, tra passato e presente” (Torremaggiore 05/11/2001) ha marcato la diversità leviana, “divergenza” che lo rende attualissimo proprio sulla linea di quel “pensiero meridiano”, che pone il sud Italia in posizione “altra” rispetto alla tradizione storiografica-sociologica meridionalista tuttora imperante. Il “pensiero meridiano” di Cassano sta aprendo preziosi spiragli per tutti coloro che “vivono il Sud”, i “Sud del mondo” come luoghi densi di opportunità presenti e future, rifuggendo il vittimismo di chi ne mette in rilievo solo i ritardi, l’ineluttabile negatività. Una prospettiva “altra” che vuole abbandonare il facile cliché del Mezzogiorno “piagnone”, depauperato rispetto al nord Italia. Vuole lasciarselo definitivamente alle spalle, non perché non esistano ritardi e discriminazioni, ma per riconquistare la propria autonomia, rinunciando definitivamente alla richiesta di compensazioni elargite dagli altri, in posizione dominante, e secondo parametri decisi altrove. La nostra collocazione nel Mediterraneo potrebbe diventare una risorsa, come lo fu nel passato quando questo mare “aperto” mise in comunicazione etnie, lingue, religioni e culture di terre diverse. Ciò sarà possibile soltanto se non si perderà di vista la solidarietà. Evitando di essere indifferenti verso chi, nei paesi del sud-est del mondo, procede con passo diverso rispetto a quello dominante, “lento” rispetto alla “velocità” del nord-ovest del globo. Una scelta obbligata, se non si vogliono marcare “le differenze”, ampliare le “fratture”, sempre foriere di nuovi fondamentalismi, di nuove violenze, di nuove guerre. Le fratture vanno trasformate in elementi di intesa, di dialogo, di scambi, di benessere. In che modo? Cercando finalmente di pensarci “da noi”, e non “continuando a pensarci come ci pensano gli altri”. Noi, grazie alla nostra storia, siamo il risultato di incroci e “contaminazioni” incredibili. Ecco perché da sempre siamo allergici a qualsiasi tipo di “pulizia etnica”, il nazionalismo non è una dimensione che ci appartiene, mentre siamo, invece, disponibilissimi, per convinzione interiore, alla solidarietà mondiale. In ciò siamo in posizione di “vantaggio culturale” rispetto alle regioni del nord-est, chiuse nel loro piccolo egoistico federalismo neoliberista. La nostra collocazione geografica, così fragile e precaria, è un’altra potenziale risorsa, se è vero che la realtà non è mai tutta bianca o tutta nera, ma ricca di luci diverse, delle sfumature di luce meridiana, dei nostri colori, del colore del nostro mare, il Mediterraneo.

 

Rukola riceve da Terri M.R.    

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