M.A.P. MuseoArteProcessuale

      "Dentro il_fuori", Accademia di Nazionale di San Luca, Roma 2003.
      projekt: francesca iovino valerio bindi cecilia de biase
      con claudio cigolini
      Consulenti sistema dell'arte: antonio rocca, manuela oneto, marco deseriis.
      M.A.P. video concept: SCIATTOproduzie
      excerpts: Liquid Hong Kong di Francesca da Rimini
      musik: Okapi a.k.a Filippo Paolini
      specials: descreen.it
      map download: pdf 1178kb

        txt Autore: francesca iovino

      M.A.P.
      MuseoArteProcessuale

      La città contemporanea quale territorio a flusso costante, piattaforma di spostamenti e di dispersioni: qui, il movimento indica percorrenza come sistema di traiettorie possibili, come configurazione di potenziali intrecci di attraversamenti e trasformazioni successive. Qui, la rete di usi costanti o di occupazioni transitorie, di tragitti a scansione regolare, ad intercettazione multipla o ad evoluzione sparsa, è meccanismo per organismi architettonici relativi all'installazione urbana piuttosto che all'edificio statico e indeformabile.
      Il sistema evolutivo, il meccanismo di mutazione territoriale è ambito di osservazione, di comunicazione, ovvero percorso espressivo, spazio attivo per la combinazione di micronarrazioni urbane, di interferenze e intercettazioni temporanee, di trasmissioni processuali complesse.
      Il museo per la metropoli contemporanea diviene dispositivo ad evoluzione continua. M.A.P. - museo di arte processuale - è luogo di mutazione, di attraversamento e di flusso, un sistema sottoposto a dinamiche di movimento e di elaborazione incessante, dirette propriamente verso la visualizzazione non dell'evento finale, ma del processo stesso di determinazione dell'opera.

      La struttura del museo si articola in un impianto reversibile e componibile; un organismo modulare per un'architettura "labile", per uno stanziamento a tempo determinato, per un'occupazione che è zona temporaneamente autonoma, spazio territoriale "codificato" o ambiti costruiti a programmazione multipla. Un sistema work in progress che prevede differenti fasi temporali di realizzazione, secondo processi di gemmazione e di moltiplicazione, di stanziamento debole come di assoluta mobilità o permanenza temporanea. Inseguendo una composizione capace di attivare flussi, dispersioni, connessioni e interazioni, racconti brevi di intrecci diversificati: un luogo "aperto e fluido" per l'arte performativa, arte d'installazione, net art, body art, land art, guerrilla kunst…
      In un'area che è zona di convergenza di traiettorie infrastrutturali a grande scala, l'inserimento in successione di 4+1+1 apparati di connessione e programmazione, distribuiti secondo tracciati lineari di insediamento o tramite disseminazioni puntuali. In un territorio ad attraversamento costante, show è spazio per eventi multipli; comunità è fascia ad uso residenziale; fabbrica è zona specifica di lavoro e di "produzione" processuale; documenta è area di confine progettuale per ambiti di divulgazione e ricerca. Una composizione di pixels tridimensionali che sono strutture modulari prefabbricate a destinazione particolare, congegni architettonici sovrapposti ed "ancorati" al territorio, sistema complesso che si codifica nell'uso differenziato dei dispositivi edilizi, ma anche nella loro coerente disposizione sul territorio.
      Nel tessuto frammentato degli elementi costruiti, lo spazio dei recinti diviene terreno a fruizione istantanea di ambiti aperti, di aree a trasformazione continua, zone mutagene sottoposte agli effetti di land art come a trattamenti di coltivazione diretta; mentre mobile, ultimo pezzo del M.A.P., è sistema di spostamento e di intercettazione, struttura trasferibile o piuttosto scheggia distaccata per attività concentrate.

      Ma il congegno museale non si restringe ai soli elementi di impianto progettuale. Pur riconoscendo l'importanza di alcuni elementi preesistenti di completamento (individuabili nel gruppo di capannoni - incrocio via Prenestina via P. Togliatti - ad uso del teatro dell'Opera), il Museo per l'Arte Processuale trova naturale connessione, nonché diretto canale di riferimento, nelle forme di comunicazione, espressione o narrazione delle molteplici "derive" del centro sociale Forte Prenestino: qui la TAZ è divenuta area permanente di trasformazioni successive, luogo in divenire di attivismo processuale. In questa direzione quindi, si delineano rapporti di interdipendenza e di collegamento, proprio verso l'attivazione di congegni metropolitani per la produzione e la stratificazione di narrazioni, per la disseminazione di elaborazioni e comunicazioni contrarie a logiche di fissità e di immanenza.
      Il movimento quindi, quale dispositivo di "permanenza" in ambito urbano, quale azione evolutiva di percorrenza e progressione, quale ordigno di indeterminazione, 'struttura dissipativa non-lineare', di passaggio, di conflitto e di trasformazione multipla e diversificata: questo il territorio della progettazione processuale.

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    SCIATTOproduzie:valerio bindi cecilia de biase francesca iovino
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