Donne e Mediattivismo

 


In occasione di una manifestazione per difendere la laicita’ dei consultori il 30 Giugno 2001, 3000 donne e lesbiche attraversano le vie del centro di Bologna .
Nella stessa piazza un gruppo di mediattivisti supporta la manifestazione, nel tentativo di creare un ponte tra il corteo femminista e il nodo italiano del network di indymedia.

Per documentare lo spirito del corteo viene pubblicata sul sito di indymedia italia la foto di una ragazza in reggiseno su cui e’ incollato l'adesivo di propaganda della manifestazione "194, guai a chi la tocca". Il focus della foto punta sul solo reggiseno, il viso non si vede.
Questa particolare foto scatena un dibattito, tra alcune delle femministe presenti al corteo, sulla scelta di quella foto (sezionamento del corpo) e genericamente sulla rappresentazione della donna nei media mainstream e indipendenti.

INTERFERENZE FEMMINISTE: MEDIA RAPPRESENTAZIONE DEL CORPO

Una certa reticenza nel farsi ritrarre dai media da parte del “Movimento” viene trasposta anche nel "movimento femminista" e ci si sottrae a maggior ragione se dietro l’obiettivo c’e’ un uomo.
I media possono "suggerire" la percezione dei territori e delle relazioni, lo abbiamo visto nella costruzione di un opinione pubblica xenofoba attorno alla questione della violenza sulle donne: stupratore=extracomunitario;
lo abbiamo visto nella solita e noiosa immagine della donna oggetto usata nel sistema pubblicitario che ha prodotto un modello stereotipato della femminilità e banalizzato il desiderio maschile.

La semplificazione e' efficace, perche' comprensibile, ma se si accompagna alla costruzione di stereotipi scivola nella banalizzazione riducendo la complessita’ delle vite (e dei corpi) in ruoli e modelli stereotipati come forma pubblicitaria ma anche di pratica “militante”: riconoscere e riconoscersi in uno stereotipo, che sia un modello estetico, un ruolo, un desiderio, una pratica o un’opinione, è rassicurante, precorre l’idea di un comportamento vincente, perche’ di massa e quindi "normale".

La diffusione della pratica mediattivista e l’accessibilita’ a tecnologie mai prima d’ora “possibili” rimette tutto in discussione. Non solo nei termini di produzione e diffusione di immaginari e linguaggi, ma anche nei termini di rapporti di forza con i media mainstream.
La proliferazione di immaginari e la consivisione degli strumenti critici per leggere le "informazioni" sono una strategia efficace per contrastare la banalizzazione prodotta dallo stereotipo e dissacrare il modello/pensiero unico.

La comunicazione diventa centrale, genera processi di costruzione degli immaginari, accompagna e interpreta i cambiamenti sociali e proprio per questo dobbiamo “metterci le mani” stravolgendone gli stereotipi. Si possono esercitare pressioni sull'immaginario che produce il media meinstream e il linguaggio che utilizza, decostruirlo per aprirne un altro. E' necessario quindi cogliere questa opportunita' per lavorare sulla produzione mediatica della rappresentazione della soggettività femminista, del corpo e del desiderio e non a caso sono tante le forme di resistenza e di autorganizzazione che le donne hanno messo in campo attivando processi e azioni collettive attarverso l'uso creativo, condiviso e consapevole delle tecnologie, dal video al computer.

Con l'apporto delle nuove e piu' economiche tecnologie e l'attitudine hacking anche un terreno scivoloso come quello della pornografia storicamente maschile si è modificato nella produzione e nella fruizione diventando frontiera di sperimentazione da un punto di vista di genere nella rappresentazione del corpo e della sessualità delle donne e tra donne.

* Approfondisci guardando:

La rete come Arte

Un'analisi sull'uso creativo e condiviso delle tecnologie, dal video al computer e sulla formazione di una comunità hacker italiana.

Abc della femminista tecnologica
Il pensiero femminista che non si serve di mezzi di comunicazione resta solo nella nostra testa. di Femminismo a Sud



INTERFERENZE FEMMINISTE: AUTONARRAZIONE, SAPERI, REDDITO


Il femminismo storico (in italia) molto spesso non conosce o riconosce la presenza e la pratica di un mediattivismo al femminile
.
Nello stesso tempo le donne mediattiviste non avendo o non rivendicando un’identità di genere non intersecano i loro percorsi con quello femminista, la pratica mediattivista necessita di un metodo capace di generare un processo di partecipazione che non passa esclusivamente in un riconoscersi identitario, sia esso di "area politica" o di "genere


La discontinuità tra questi 2 mondi la riconosciamo per la nostra esperienza, come peculiarità Italiana, e' evidente la mancanza di interesse e valorizzazione del lavoro che molte donne seppur non dichiarate come "femministe" svolgono sul terreno della rappresentazione del corpo e della donna, l’hackeraggio dei codici che hanno definito l’immagine della donna e della sessualità.
Questa sorta di snobismo riflette del resto un vizio del movimento politico italiano di distinguere la teoria dalla pratica, i tecnici dai politici.

Altro dato e' il tabu' e la resistenza che si innesca verso tutte quelle esperienze che generano esplicitamente reddito collettivo e/o personale, di fatto molti dei progetti che si muovono attraverso l'uso condiviso consapevole delle tecnologie e che vedono le donne come protagoniste (studi di grafica, radio comunitarie, blog, progetti editoriali..) tentano di creare reddito: la valorizzazione delle competenze come antidoto alla precarieta' non solo individuale ma del progetto stesso.

Vari gruppi di donne di diverse nazionalità si sono incontrate in appuntamenti europei di mediattivismo generando il senso di uno "spirito femminile" nel cuore del mediattivismo. La narrazione collettiva, la condivisione dei saperi, la capacità di fare reti, la pratica e la teoria come inscindibili, l'accessibilità e la consapevolezza, sono "valori" fondanti del mediattivismo e dell'hacking italiano, ma sono da sempre pratiche delle donne.
I media fai da te e l'accessibilita' delle tecnologie sono un’occasione per proseguire il percorso di autonarrazione/rappresentazione da sempre praticata dal femminismo

Da un intervista a Sadie Plant

" ...la relazione tra tecnologia dell’informazione e liberazione della donna, dura da molto tempo. Più le macchine diventano intelligenti più le donne si liberano...le donne sono sempre state le parti macchina di una cultura molto maschile. Le donne sono state il mezzo di riproduzione della specie, di riproduzione della comunicazione. Più le macchine diventano autonome, più le donne lo diventano. Penso che le donne, nel momento in cui creano la connessione si sentono molto più a loro agio con la tecnologia e in verità l’idea che la tecnologia sia maschile, è un mito sostenuto dalle attuali strutture di potere. Questo mito è sempre più irrilevante."


* Approfondisci guardando:

Il Gioco

Articolo per Moltitudine su "Donne nello spazio pubblico della politica"
SheSquat e’ un circuito milanese di ragazze tra i 20 e i 26 anni

Serpica Naro
community dedicata alla moda autoprodotta, è un brand collettivo che ripensa la produzione di stile oltre la precarietà, è un luogo dove condividere talenti e saperi.



Meeting europei in cui le mediaattiviste si sono incontrate:


Firenze (EFS novembre 2002)
Berlino (Campo Chaos agosto 2003)
Torino (Hackmeeting giugno 2003)
Amsterdam (Next5minutes settembre 2003)
Parigi (Metallosmedialab EFS novembre 2003)
Ginevra (Polimedialab, progetto HighNoon, dicembre 2003
Digitales (Bruxeles 2004/2006)

Linkiamo alcuni progetti e esperienze fem e tech in Italia
(in aggiornamento)

cryptokitchen
Cryptokitchen nasce dall'idea di un gruppo di donne durante un corso di informatica di base, organizzato per colmare il divario di genere nei confronti delle donne nell'ambito della diffusione delle tecnologie dell'informazione

Le tecniche
Le Tecniche da oltre 10 anni si occupano del noleggio di attrezzature audio e video per concerti e manifestazioni culturali all'aperto.

Comunicattive
Comunicazione di un certo genere


Serpica Naro
community dedicata alla moda autoprodotta, è un brand collettivo che ripensa la produzione di stile oltre la precarietà, è un luogo dove condividere talenti e saperi.

vidalocarecords