Ma
vi sembra possibile che nel 2002 per avere un@ figli@ tu debba passare
dalle strettoie di una legge che si fonda sul atavico - per non dire
fondamentalista - principio della famiglia intesa come uomo+donna+matrimonio
= figli?
...che
nega alla donna come tale la capacita' decisionale rispetto alla propria
maternita' a prescindere da legami affettivi formalizzati ed eterosessuali?
...che
privilegia una concezione di maternità legata all'immagine di un ovocita
fecondato e svaluta quell'universo di affetto, di sensazioni, di scommesse
che si svela quando la maternità diviene scelta consapevole?
...che
preferisce riconoscere la personalità giuridica ad un embrione assumendo
la scelta di maternità come un assoluto, senza tener conto delle complicazioni
mediche che possono incidere sulla salute fisica e mentale della madre
e del nascituro (la legge infatti prevede il divieto di aborto qualora
l'ovocita fecondato attraverso PMA presenti malformazioni - una volta
che te lo sei cercato te lo tieni!)?
...che
preferisce mettere sotto stress il corpo di una donna "reale" obbligandola
a successivi (e al contempo limitati) espianti di ovociti, in nome
di un astratto concetto di vita "potenziale", piuttosto che preservarne
(di lei) la salute e l'integrità psicologica?
Questa
legge, pensata con l'obiettivo di "regolamentare la giungla
della provetta", ormai in attesa di approvazione parlamentare
da questa primavera, insieme alla macchinosa e inefficace normativa
italiana in materia di adozioni hanno il retrogusto della scandolosa
battaglia contro il principio di libera scelta delle donne, battaglia
condotta dal Movimento per la vita e da vari movimenti di opinione
fedeli alla concezione cattolica e borghese di famiglia (uomo+donna+matrimonio+casa+2macchine+secondacasa=figli).
L'erosione
dello Stato Sociale a cui stiamo assistendo ormai da vent'anni e che
si sviluppa in maniera sempre più pervasiva, coinvolge tutt@, e in
particolare lascia scoperto il fianco della tutela dei soggetti a
cui non è riconosciuta ancora la piena cittadinanza. Il tendenziale
venir meno, infatti, di determinate forme di assistenza e tutela tipiche
del modello fordista, parallelamente allo svilupparsi di nuovi saperi
e tecnologie, vede l'emergere di nuove realtà sociali che necessitano
di regolamentazione. Il problema è che spesso questa regolamentazione
si traduce da una parte in un vero e proprio meccanismo di
esclusione che tende a riservare determinati beni e servizi ad una
ristrettissima cerchia di "soggetti" (stiamo pensando anche
all'istituto del brevetto per le multinazionali) e dall'altra in processi
di revisione in senso restrittivo di diritti frutto di precedenti
conquiste. Nel caso delle donne questa tendenza si traduce a livello
materiale con il venir meno di strutture di assistenza e prevenzione
(della salute, della maternità, dell'aborto) trasformate via via in
strutture di natura privata - di difficile accesso perché sottratte
all'idea di bene collettivo - e nella presenza nei consultori
di movimenti e associazioni di volontariato a ispirazione fortemente
cattolica e, a livello giuridico, nel subdolo attacco alle conquiste
in materia di aborto e prostituzione.
Pensiamo
ad esempio alla nuova legge sulla prostituzione che pianificando gli
eros centers e limitando le "zone" urbane in cui sia possibile esercitarla,
attuano una rigida restrizione del diritto a prostituirsi liberamente
sancito dalla legge Merlin e costringono le lucciole alla reclusione
in erosmarkets ed al check in sanitario coatto. Ma pensiamo anche
alla riesumazione dell'art.85, "travestitismo", ossia mascheramento
della propria identità punibile col ritiro del passaporto, ecc., che
più volte in questi mesi transgender italian@ si sono vist@ applicare
nonostante le battaglie vinte in vent'anni di lotte.
Contro
questo trend si sono schierat@ molte donne e uomini che nel loro piccolo
si sono autoorganizzat@ dando vita a strutture alternative - nate
dall'esigenza sociale e rivolte al sociale - (pensiamo a Hera, un'associazione
catanese di aspiranti madri e padri e medici che si sono autofinanziati
per praticare la procreazione medicalmente assistita, pensiamo all'attività
del Mit e all'autorganizzazione delle lucciole in difesa dei loro
diritti).
Partendo
dall'esempio che queste esperienze offrono, dal modo in cui esse sono
state pensate e realizzate, dall'efficacia sociale delle loro pratiche,
noi riaffermiamo il diritto all'autodeterminazione delle scelte sul
proprio corpo, ribadendo la concretezza di questo concetto e arricchendone
il significato in una prospettiva di trasformazione sociale. Il che
significa per noi prendere atto dell'emergere di nuovi contesti -
nuove tecnologie, nuove forme di mercato, nuovi saperi - e della necessità
sempre più diffusa non solo di accedervi ma di recuperarne-estrarne
il valore sociale, in una parola di renderlo ricchezza collettiva.
Vorremo
cogliere l'occasione che ci si è presentata con la manifestazione
a Torino di sabato 16novembre per parlare a tutto il movimento di
donne, e di uomini, di realtà GayLesbianBisexTransQueer, di lucciole
e luccioli, di hackers e copyleftsupporters, migranti e stanziali
di cui noi stess@ facciamo parte e che di fronte a questa situazione
si sta organizzando in modo creativo e propositivo.
Ci
piacerebbe che venisse costruito un incontro nazionale tra tutte queste
realtà affinché si potessero mettere in rete le forze e i progetti
e perché le nostre singole vertenze acquisissero un contesto comune
fatto di pratiche condivise.