Sexyshock
decide di spostarsi dal tpo al centro della citta', perche' ha
voglia e desiderio di investire su modalità diverse del
fare le cose e di ragionare attorno agli spazi, alle relazioni
e ai progetti.
Questi spazi di relazioni e progetti preferiamo chiamarli Citta’,
non piu’ centri sociali.
Il centro sociale, cosi’ come lo abbiamo conosciuto noi, risulta ormai
un modello eticamente non piu’ sostenibile e politicamente non efficace
rispetto al nostro modo di immaginare e praticare la politica.
Parliamo di esaurimento del modello centro socialista, perche' simbolico di un
modo di concepire e viversi le relazioni dentro gli spazi che sta stretto ai
desideri di chi agisce la politica dentro questi spazi e sta lontano a chi con
questa produzione di senso dovrebbe inter/agire, perche' fortemente identitario,
poco fluido ed esclusivo, soprattutto inattuale in questa fase di perenne spostamento
e di infinite contaminazioni, inservibile per generare partecipazione ed altri
modelli di incontro.
Essere il Centro (sociale?) quindi un Uno (singolare
maschile), non ci interessa.
Ci interessa ri-pensare che conflittuale e’ lo spazio (anche sentimentale)
che un corpo e’ in grado di mettere in gioco e in discussione nel quotidiano e
quali gradi di apertura, di respiro, di piacere è in grado di aprire
per altr@ e per se stess@.
Ci interessa sperimentare nuovi modelli di relazione e produzione di senso,
di società, di piacere, perche’ riteniamo che sia possibile incidere
senza disporsi a piramide, moltiplicarsi senza clonarsi, diversificarsi senza
disperdersi, parlare senza ricorrere alla rappresentanza.
Sexyshock nasce nel 2001 come spazio di contaminazione,
un progetto trasversale alle varie strutture e soggettivita’ esistenti in citta’, non appiattito
sull’identita’ dell’uno o dell’altro, per questo le Betty*
provengono tutte da vissuti e spazi diversi a volte distanti. Sexyshock e’ quindi
la scommessa di un gruppo di donne di giocare con i temi della sessualià e
delle identità, e un laboratorio per sperimentare nuove forme di comunicazione
e di relazione.
Le mura, i portavoci, le agende, il modello unico della politica gli stanno
evidentemente stretti, per questo sexyshock non puo’ piu’ continuare
a trasformarsi dentro il tpo.
Le progettualità del sexy andranno oltre queste mura, perche’ e'
lo spazio che si da alla qualita' delle relazioni il terreno su cui vogliamo
camminare e lavorare.
Partendo quindi sempre da un se’ e da un vissuto reale, non strumentale
e ideologico, utilizzando diversi piani di partecipazione Sexyshock, oggi, vuole
creare un nuovo spazio in città piu’ accessibile e accogliente,
in cui si possono trovare dei toys per colorare e arricchire il piacere sessuale
e attraverso il piacere mettersi in relazione con realtà, progetti e singol@
che condividano la stessa voglia di sperimentare codici diversi e creare delle
reti come insieme fluido di canali e punti di congiunzione instabili. Reti che
siano un processo e non un meccanismo di inclusione/esclusione, di in e out,
ma un percorso aperto in cui confluire e defluire cercando di mettere a valore
le diversità e gli immaginari senza livellare al basso le autonomie,
le pratiche e i tempi delle singole soggettivita'.
Abbiamo tanti orizzonti, nessuna prospettiva assoluta,
nessuna analisi globale, nessuna verità.
abbiamo dalla nostra parte il prisma consapevole delle
nostre parzialità e
delle differenze e una gran voglia di andare avanti.
E in una fase di trasformazione necessaria al nostro agire politico
sappiamo di non essere sole.