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L’IMMAGINAZIONE TERAPEUTICA NELLO SCIAMENESIMO AMAZZONICO

LUNA EDUARDO LUIS

Jean Achtenberg, nel suo studio sull’immaginazione, il proces-so cognitivo che evoca e usa tutti i sensi, visione, udito, gusto, odore, senso del movimento, posizione e tatto, ha dimostrato il profondo effet-to, sia negativo che positivo, che questo ha sullo stato di salute di un individuo (Achtenberg 1985:3). Esso presenta alcuni esempi dell’uso terapeutico delle visioni e dei sogni, soprattutto in un contesto sciama-nico, nell’ambito di culture non occidentali, fin dall’antichità. Questo studio presenta alcuni dati che dimostrerebbero come l’immaginazione venga usata, anche oggi, come mezzo terapeutico dagli esponenti mesti-zo della medicina tradizionale nell’Amazzonia Peruviana, una tecnica che essi hanno ereditato o importato dagli sciamani Indiani.

Per almeno una decade ho condotto ricerche nell’area dell’Amazzonia Peruviana tra i terapeuti mestizo che usano l’ayahuasca, una bevanda psicotropa ricavata da una liana della giungla, la Banisteriopsis Caapi, associata ad un’altra pianta, come Psychotria viri-dis, P.Carthagenensis o Diplopteris Cabrerana. L’ayahuasca - quando preparata propriamente - provoca forti allucinazioni che sono cultural-mente strutturate e consciamente manipolate dal vegetalista (terapeuta che deriva la propria conoscenza sciamanica e il proprio potere dalle piante-maestro) con finalitàspecifiche, che consistono nell’entrare in contatto con il mondo degli spiriti, nell’esplorare l’ambiente fisico e nel diagnosticare e curare le malattie (Luna 1984) ecc., e possono cosìentrare facilmente in un sonno ipnagogico ricco di immagini.

L’esperienza èspesso altamente sinestetica, i canti diventano visibili, persino aromatici, e le visioni udibili. Sono spesso riportate allu-cinazioni tridimensionali con tutta la ricchezza multisensoriale della nor-male realtà. Infatti, ciòche viene sperimentato sotto l’effetto ddell’ayahuasca èspesso considerato da numerosi gruppi nativi come la “vera”realtà, che in qualche modo “sostiene”questa realtà. Sperimentare “‘altra”realtàèperciòdi cruciale importanza. Tra gli Indiani Tukano della regione del Vuapés, per esempio, lo scopo dell’ingestione dello Yajé(uno dei nomi popolari dell’ayahuasca) èdi “vedere”le divinitàtribali, la creazione dell’universo e dell’umanità, della prima coppia di uomini, degli animali, e dello stabilirsi di un ordine sociale (Reichel-Dolmatoff 1972:102).

Visualizzazione dell’atto terapeutico

I vegetalisti spesso riportano che sotto l’effetto dell’ayahuasca sono in grado di “vedere”e/o “sentire”le malattie nei loro pazienti e di stabilire la loro eziologia. I pazienti - sia sotto l’effetto allucinatorio della bevan-da, sia senza di essa - spesso riportano esperienze in accordo con quel-le del vegetalista. La malattia puòassumere la forma di una freccia o di un animale inviato da un agente patogeno umano o spirituale (cfr. Dobkin de Rios 1972:75). In altre circostanze viene visualizzato come una specie di flegma che ostruisce il passaggio del cibo, sangue o ossi-geno, a seconda della parte del corpo ove la patologia èlocalizzata. Vomito e diarrea, che cosìspesso avvengono come conseguenza dell’ingestione di ayahuasca, vengono interpretati come espressione dell’espulsione della malattia e sono visualizzati in forma di serpenti o di altri animali (cfr. Chiappe et al. 1985:70-71). La malattia puòessere per-cepita come un qualche tipo di fetido vapore giallastro che lascia il corpo del paziente sotto l’incantesimo del vegetalista.

Identificare - mediante la visualizzazione - l’agente della malattia, le ragioni della sua azione e i mezzi attraverso cui egli èriuscito a portare a termine le sue azioni malvagie èuno dei compiti principali del vegetalista e/o del paziente. Una conseguenza ditali rivelazioni èspesso una riduzione dell’ansia del paziente, cosa che d’altra parte puòcontribuire alla sua guarigione. Non avere visioni viene spesso interpretato come uno stato patologico. E stato spesso detto, ad esempio, di persone con uno stomaco sporco o uno spirito impuro che devono prima essere purificate, nel corpo e nella mente, attraverso una stretta dieta associata ad un’astinenza sessuale. Certi concetti anatomici sono spesso concepi-ti in maniera piùviva di quanto possiamo immaginare. Per esempio, quando il vegetalista sta soffiando tabacco sul paziente, si ritiene che il fumo viaggi lungo determinati sentieri nel corpo, purificandolo. Questi “caminos del cuerpo”- linee, sentieri del corpo - possono essere ben visualizzati durante una sessione con ayahuasca. Si crede, inoltre, che la qualitàdelle visioni, in una sessione di ayahuasca, dipenda non solo da come la bevanda èstata preparata, ma anche dal potere personale e dall’esperienza del vegetalista che la somministra . Si pensa che, attra-verso i suoi icaros o canti magici, un buon vegetalista abbia il potere di richiamare, aumentare e controllare lo stato alterato di coscienza rag-giunto attraverso l’ingestione dell’ayahuasca .

I vegetalisti usano simboli e metafore prese dalla loro esperienza e da quella dei loro pazienti. Tali metafore spesso derivano dalla vita delle piante e degli animali dell’ambiente amazzonico. Le visioni viste sotto l’effetto dell’ayahuasca sono spesso colme di piante e di animali della giungla, e le metafore terapeutiche derivano spesso dalle loro caratteri-stiche e dai loro comportamenti. Ad esempio, per far crescere un bam-bino forte puòessere evocata l’immagine di un armadillo, in modo che la forza delle sue gambe e delle sue ossa venga trasferita nel bambino. Un bradipo, famoso per stare apparentemente senza alcun fastidio al vento o sotto forti piogge, viene invocato per curare malattie prodotte da un accumulo di freddo nell’organismo. Possiamo affermare in que-sti casi che il processo terapeutico implica una consapevolezza ed un’integrazione con l’ambiente ecologico raggiunta attraverso l’immagi-nazione. Nell’estate 1990, mentre mi trovavo a Tachshitea, una piccola cittàlungo il fiume Ucayalli, trovai uno splendido esempio di questa idea. Làincontrai Don William Vasquez, un vegetalista che mi permise di registrare alcuni dei suoi icaros, in lingua Quechua. Uno di questi veniva usato da Don William nei casi in cui una donna gravida avesse qualche problema durante il parto. Alcuni animali ed alcune piante venivano invocate ed evocate - nel canto: prima una specie di pesce oviparo (le uova si schiudono all’interno della madre), che secondo Don William partorisce i propri neonati in qualsiasi posizione, dilato, per via cefalica o podalica. Quindi egli invocòun shuyo (Hoplerynthus unitaeniatus), altro tipo di pesce, che ha le proprietàdi essere in grado di saltare fuori dall’acqua e di trasportare séstesso con l’aiuto di un flegma che egli stesso rigurgita (cfr. Tovar 1966:186); poi invoca un boa, che ècosìviscido da poter entrare in ogni buco o cavità, ed un paiche (Arapaima gigans), enorme pesce con una pelle molto scivolosa. Infine invoca tre alberi, cacao (Theobroma cacao), cetico (Cecropia sp.) e topa (Ochroma sp.) che Don William definisce come flemmonosi - che contengono fleg-ma.

L’icaro viene cantato su un bicchiere d’acqua che la madre deve bere. Invocando - e visualizzando - le viscide qualitàdi questi alberi e animali, si ritiene che la madre possa partorire piùfacilmente ~. Ho col-lezionato un certo numero di procedimenti terapeutici durante le visioni dell’ayahuasca. Alcuni di essi sono stati riportati come il risultato di domande, poste al vegetalista, sull’origine della sua vocazione.

Nell’Amazzonia, come in molte altre parti del mondo, la vocazione scia-manica èin qualche modo conseguenza di una seria malattia o di una crisi spirituale (cfr. Eliade 1964:33-66; Halifax 1982). Le procedure tera-peutiche visionarie possono variare, ma hanno tutte, piùo meno, la stessa efficacia. Possiamo riconoscere elementi simbolici o anche poeti-ci, in alcuni di questi racconti. Ma dal punto di vista di chi si sottopone alla cura, essi sono eventi reali. Voglio qui presentare due esempi di cura durante visioni da ayahuasca, il primo preso da una precedente mia pubblicazione (Luna 1986:40), il secondo tratto da un mio recente lavo-ro.

Esempio 1 - NeI 1983 incontrai Don Celso Rojas, un vegetalista che vive con la moglie e i figli nella cittàdi lquitos, sulla sponda sinistra del Rio delle Amazzoni. Don Celso era nato in una piccola colonia nella parte superiore del fiume Tapiche nel 1905. All’etàdi 30 anni soffrìdi una seria lesione alla gamba sinistra, che provocòin breve un ascesso sup-purato resistente al trattamento. Dopo circa 3 mesi di sofferenza fu costretto a recarsi fino a Iquitos per trovare un po’ di assistenza medica. Dopo 4 mesi in ospedale, il dottore disse che la gamba andava amputa-ta. Egli rifiutòe tornòalla propria casa. Aveva sentito precedentemente strani racconti sui poteri curativi dell’ayahuasca e decise di tentare. Durante i tre mesi successivi non mangiòcarne di maiale, zucchero e sale, néebbe relazioni sessuali con alcuna donna. Dopo 6 mesi di inge-stione continua dell’ayahuasca, almeno una volta ogni settimana, un piccolo uccello apparve nelle sue visioni. Egli guardòla propria gamba e vide che era ricoperta di larve. Il piccolo uccello le asportava e le divora-va fino a quando, terminato il suo compito, sparìnella pentola dell’ayahuasca. Da quel momento notòun progressivo miglioramento della gamba. Gli spiriti della pianta cominciarono ad apparire nelle sue visioni e gli insegnarono la loro arte medica, ma gli proibirono di prati-carla per almeno due anni. Sua moglie morìdurante quel periodo. Egli iniziòa praticare attivamente nel 1941. Attualmente vive in lquitos e ha una seconda casa dove due giorni a settimana - il martedìe il venerdì-beve ayahuasca e cura gente malata.

Esempio 2 - Dal 1985 ho iniziato a collaborare con Pablo Amaringo, un pittore e un tempo vegetalista che vive in Pucallpa, la seconda cittàpiùgrande dell’Amazzonia Peruviana. Amaringo ha dedicato gli ultimi anni a dipingere le visioni che aveva durante l’ingestione dell’ayahuasca quan-do era un vegetalista.

Egli mi disse che per alcuni anni aveva avuto una seria malattia coronarica ma che questa era guarita durante una sessio-ne di ayahuasca. Questa èla sua storia: “Questo accadde quando arrivai a Tamanco nel 1951. Mio padre mi portòad una colonia chiamata Brazil. In una casa, al termine della città, viveva una donna chiamata Maria Pacaya. Mio padre doveva curare alcuni pazienti e cosìprese l’ayahua-sca. Egli diede un po’ della bevanda anche a me, dopo avervi soffiato sopra con lo scopo di aiutarmi. La bevanda era cosìforte che quasi urlai. Le visioni erano cosìvivide che pensai che ciòche stavo vedendo non era piùsoltanto immaginazione, ma un contatto con qualcosa di fisico e reale. Vidi delle sfingi; ero in Africa, Europa e America; improv-visamente vidi un dottore vestito in un abito grigio-viola. Era un ameri-cano. Sua moglie indossava un vestito verde smeraldo. Le loro figlie avevano un vestito del medesimo colore. Sembravano tutte infermiere, avevano con sébisturi, aghi, uncini, cotone e medicine di vario tipo. Il medico mi chiese di togliermi la maglietta. Prese un grosso e lungo col-tello e mi aprìil torace dalla clavicola all’ultima costa sul lato sinistro. Con un martello ruppe le costole ed aprìil mio petto. Mise il mio cuore su un piatto, dove lavoròsulle mie arterie e le unìtra loro con tubi di un qualche tipo di soffice plastica. Il dottore mi mostròl’esatta localizzazio-ne del danno nelle mie arterie. Nel frattempo la sorella del dottore aveva giàpreparato l’ago e l’aveva infilato per ricucire la ferita. Essi rimisero il mio cuore al suo posto, chiusero il petto e ripulirono e chiusero la ferita. Mi ordinòdi digiunare per una settimana. Lo feci e da allora mi sentii sempre perfettamente.

Visualizzazione della lotta con l’agente della malattia

Il processo terapeutico viene concepito come implicante un qualche tipo di lotta con l’agente della malattia. Durante l’iniziazione i vegetalisti affermano di acquisire i loro poteri, che comprendono canti magici o icaros, un flegma magico chiamato yanchai - dal Quechua “conoscenza”-, marri o yausa, oggetti di potere - pietre, essenze di varie piante - e spiriti adiuvanti, che possono comprendere animali reali o mitologici, re, regine, soldati, aeroplani da guerra, UFO, santi, angeli, ecc. I vegetalisti quindi possiedono un vasto repertorio di oggetti ed immagini che pos-sono usare nelle lotte con gli sciamani rivali o con gli spiriti malvagi.

Il potere del vegetalista viene quindi visualizzato dalla gente che partecipa alle visioni attraverso l’immaginazione simbolica: ho personalmente rac-colto molti casi in cui la gente sotto l’effetto dell’ayahuasca ha visto i vegetalisti vestiti con abiti magnifici o con simboli di potere - cotone, medaglie, spalline o insegne di molti tipi.

- I vegetalisti possono appari-re come re europei, guerrieri indiani, ammiragli o generali, santi o feroci animali. Possono essere circondati dai loro spiriti aiutanti, irradianti luce, con fiamme al centro delle loro teste o nell’atto di compiere impre-se favolose, come costruire con i loro canti un muro che circonda il luogo ove avviene la sessione, creare vortici, tempeste o altri fenomeni metereologici per difendere se stessi e i pazienti da nemici visibili e invi-sibili. Il confronto con l’agente della malattia puòavvenire anche in sogno. Poichéle sessioni dell’ayahuasca avvengono di notte, ènormale specialmente nelle zone rurali - che i pazienti passino la notte nella casa del vegetalista.

- Io stesso sono stato testimone di situazioni in cui il vegetalista, mentre dormiva, ingaggiava lotte a voce cosìalta da essere udito dai suoi pazienti. La malattia successiva, il vegetalista avrebbe spiegato ciòche era accaduto durante la notte, in genere il suo trionfo sugli agenti patogeni, rinforzando cosìla speranza di guarigione dei suoi pazienti. I vegetalisti chiamano i vari mezzi di difesa, che possiedono per proteggere se stessi da nemici fisici e spirituali, arkana. Arkana èprobabilmente una parola derivata dal Quechua arkay, “bloccare”, “impedire”(Park et al., 1976:27). Ogni sessione terapeutica finisce con una procedura rituale chiamata arkaneo - la fissazione dell’arkana -. Il vegetalista soffia fumo di tabacco, rinforzato precedentemente con ica-ros, sul paziente, creando cosìuna maglia o armatura invisibile che copre il corpo del paziente, prevenendo possibili successivi attacchi degli agenti patogeni. La stessa procedura avviene quando un novizio èstato in solitudine per un certo periodo di tempo, mentre stava imparan-do dalle piante-maestro. Prima di tornare alla normale vita sociale, egli deve essere protetto dall’attacco di guaritori gelosi, o di hechicheros -stregoni -

Si ritiene che il vegetalista, sotto l’influenza dell’ayahuasca, possa vedere l’arkana che un altro guaritore ha posto sul paziente. L’arkaneo puòessere visto in relazione ai vari bagni rituali di vari tipi di piante, ed èritenuto favorire la buona fortuna in amore e negli affari e la protezione contro le malattie.

Don Emilio Andrade, un vegetalista che vive nelle vicinanze di lquitos, mio informatore da anni, dava bagni rituali di Sacha Ajos (Manosa Alliacea) (cfr. Luna 1986:136-9) il martedìe il venerdì. Egli “dipingeva”i suoi clienti con linee e croci, proteggendo l’intero loro corpo. Sebbene le linee non potessero essere viste fisicamente, erano presenti nell’immaginazione della gente, che attribuiva a queste un significato reale. Bagni rituali di questo tipo devono essere ripetuti periodicamente, poichéèdetto che l’effetto della pianta sedesvanese, svanisce dal corpo nello steso modo in cui scompaiono gradualmente i disegni sul corpo e deve, perciò, essere rinnovato. Angelika Gebhart-Sayer (1985;1986;1987) ha dimostrato in modo convincente che tra gli Shipibo-Conibo dell’Ucayalli la terapia èuna questione di applicazione di disegni visionari associati con la cura dell’aura.

Durante le sessioni tera-peutiche lo sciamano canta icaros specifici - visibili sotto l’effetto dell’ayahuasca - ricoprendo il paziente con disegni terapeutici, simili a quelli reperibili oggi nei tessuti, ricami e ceramiche dipinte. Poichétutti gli individui, fin dalla prima infanzia, vengono sottoposti a trattamenti terapeutici, ogni persona si sente spiritualmente permeata e saturata con tali disegni (Gebhart-Sayer 1985:145). Simili idee si possono pro-babilmente trovare anche tra altri gruppi di Indiani Amazzonici. Vorrei suggerire che sebbene il fatto di dipingere il corpo sia quasi del tutto scomparso tra le tribùIndiane acculturate e non si sia preservato nem-meno tra le popolazioni mestizo, forse non ècompletamente scomparso dalla mente dei vari gruppi. In questa prospettiva pratiche come quella di Don Emilio, menzionata prima, dovrebbe essere attentamente analiz-zata.

Conclusioni

Descrizioni fatte dai vegetalisti e dai pazienti sulla fenomenologia dei rituali terapeutici sotto l’influenza dell’ayahuasca mostrano che i vegeta-listi piùesperti sembrano possedere un qualche controllo personale e transpersonale sulle allucinazioni prodotte dalla bevanda. Infatti, questo potere èciòche distingue nelle menti delle genti amazzoniche un vege-talista buono da uno mediocre, per il quale il perdere questa abilitàequi-vale alla perdita dei poteri sciamanici. Le immagini invocate dai vegetali-sti sono spesso descritte come un qualche tipo di fenomeno elettroma-gnetico che èsotto il loro controllo e che puòassumere molte forme. Negli ambienti rurali i vegetalisti spesso recuperano immagini deposita-te nelle loro conoscenze - e in quelle dei loro pazienti - sul comporta-mento e sulle proprietàdi piante e animali. Comunque, ogni nuova idea o conquista tecnologica puòessere appropriata e veni usata in modo sciamanico: angeli, santi, re e regine, spiriti in forme diverse, libri, mac-chine e raggi X, farmacie, medici, aeroplani, UFO, mezzi di ogni tipo possono apparire nelle visioni ed essere usati come simboli terapeutici per performance sciamaniche.

L’uso tradizionale di piante psicoattive in un contesto sciamanico èun campo ricco e degno di essere estesamente esplorato. Puòoffrire infatti interessanti tracce sulle potenzialitàdi una vivida immaginazione al ser-vizio di fini terapeutici o di autocura. Tali studi sembrano particolarmen-te importanti oggi, in quanto l’uso indiscriminato di sostanze psicoattive presenta una sfida per la societàoccidentale.