Martedì 1 Dicembre 1998
 Il Mattino
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GIORNATA DI TENSIONE AD ACERRA. BLOCCATA LA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE
Disoccupati in rivolta, il sindaco sotto assedio
Barricate dei senzalavoro, assaltate anche le sedi dei Ds e dei Popolari

PINO NERI
Disoccupati in rivolta, le sedi dei partiti prese a colpi di pietra, la sala del consiglio comunale invasa e messa a soqquadro. E poi cassonetti rovesciati nelle strade del centro mentre sindaco e assessori restavano barricati prima nel castello baronale e poi nella scuola civica di musica, dov'era stata organizzata la seduta dell'assemblea cittadina nel corso della quale si sarebbero dovuti discutere alcuni provvedimenti importanti, tra i quali l'esenzione dai ticket per la mensa scolatica alle famiglie dei senza reddito e l'istituzione di una commissione comunale per verificare le possibilità di lavoro in territorio acerrano.
E invece la protesta ha fatto saltare la riunione del consiglio, indetta per le 18 e trenta di ieri sera. Tutto s'è perso tra tafferugli con le forze dell'ordine (è stato lanciato anche un lacrimogeno, davanti alla scuola civica, in via dei mille), urla, slogan e insulti all'indirizzo dell'amministrazione municipale.
Momenti di tensione sin dalla mattinata di ieri, quando, alle dieci, una delegazione di senzalavoro ha chiesto e ottenuto di incontrare, nel vecchio castello baronale, il sindaco, Immacolata Verone, e la giunta. Obiettivo: avere assicurazioni in merito all'esito del consiglio comunale che si sarebbe dovuto tenere in serata.
Ma il faccia a faccia non ha soddisfatto i disoccupati. «Mancavano due assessori, Giacinto e La Montagna, per cui a quel punto abbiamo capito che i provvedimenti sull'esenzione dai ticket e sulla commissione per il lavoro difficilmente sarebbero stati approvati». Poi i disoccupati hanno atteso i due assessori fino al pomeriggio, mettendo in scena un protesta clamorosa e cioè sbarrando, dall'esterno, con tavoli e altre suppellettili il portone del castello baronale.
L'«assedio» è durato alcune ore. Nel maniero è rimasto intrappolato il sindaco, Immacolata Verone. Alla fine però il primo cittadino, che doveva raggiungere la sede del consiglio comunale, distante alcune centinaia di metri, è riuscito a uscire attraverso un passaggio secondario. Subito dopo è scattata la rivolta. Sono state lanciate pietre contro la sede dei democratici di sinistra, in piazza Castello.
Risultato: vetri rotti e danneggiamento dell'insegna luminosa recante la sigla del Ds. Bersagliata anche la sezione cittadina del Ppi. Quindi i disoccupati hanno rovesciato i cassonetti nu sistemati nelle vie del centro. E alla fine i senzalavoro si sono diretti verso la scuola civica di musica.
Qui, dopo aver forzato i cancelli sbarrati dalle forze dell'ordine, i manifestanti sono penetrati tra i banchi dell'assemblea cittadina, mettendo mezza sala a soqquadro e rimpiendo d'insulti il sindaco, che nel frattempo era protetto da alcuni agenti. Dopo un po’, la tregua. Ma sindaco e giunta sono rimasti, com'era già succeso in giornata, intrappolati per ore nell'edificio assediato.
 

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Il Mattino, Mercoledì 2 dicembre

Acerra, un Comune nel caos
Arriva il commissario? Il sindaco: «Io resto al mio posto»
PINO NERI

Dopo la rivolta dei disoccupati, che lunedì hanno messo a ferro e fuoco la città, la sensazione, ieri, è stata quella che si prova quando si è davanti a una realtà allo sbando: l'ufficio protocollo del comune occupato dai sottosalariati della cooperativa di assistenza Koinè, il sindaco, Immacolata Verone, chiuso nel suo ufficio poco piú sopra, al secondo piano.
Il bilancio delle tensioni è stato pesante: la sezione dei popolari ha subito dei danni e la sede dei democratici di sinistra è stata presa d'assalto due volte nello spazio di qualche ora. Lunedì sera i disoccupati l'hanno bersagliata di pietre. Poi, in nottata, i soliti ignoti hanno tentato addirittura d'incendiarla facendo bruciare della benzina all'altezza di un ingresso posto lateralmente alla sede politica di piazza Castello. Comunque il fuoco ha fatto danni limitati.
E ieri il segretario cittadino dei ds, Pasquale Marangio, si è recato in commissariato a sporgere denuncia. «Non possiamo piú tollerare questa situazione, ad Acerra non è piú possibile amministrare in queste condizioni», tuonano alcuni militanti della sinistra e del partito popolare riuniti in piazza Castello, proprio a pochi passi dai luoghi della ribellione.
Da qui, lunedì scorso, i senzalavoro hanno sferrato la loro offensiva. Dalle dieci del mattino e fino a sera hanno assediato il castello baronale, sbarrando con tavoli e sedie il portone principale d'accesso dell'antico edificio in cui sindaco e giunta stavano predisponendo i lavori del consiglio comunale, che si sarebbe dovuto tenere a poca distanza, in serata, nella ex scuola civica di musica, ora sede di una scuola materna.
Erano circa le 18, i «ribelli» si sono minacciosamente diretti verso la scuola, in cui erano stati allestiti i banchi del consiglio comunale. Durante il tragitto le sezioni dei democratici di sinistra e dei popolari sono state fatte oggetto di sassasiole.
Sono stati anche rovesciati per strada i cassonetti della nettezza urbana. Poi, alle 20, il nuovo assedio, stavolta all'edificio in cui si sarebbe dovuto tenere il consiglio. La sala è stata invasa e messa a soqquadro. Sindaco e giunta sono rimasti per alcune ore barricati in una stanza attigua. Risultato: la riunione dell'assemblea cittadina è saltata.
Dovevano essere discussi, tra gli altri, tre provvedimenti: l'esenzione totale dai ticket della mensa scolastica per le famiglie dei senza reddito, l'istituzione di una commissione per il lavoro e l'assestamento di bilancio (proprio lunedì era l'ultimo giorno utile per votare l'assestamento per cui, probabilmente, il comitato regionale di controllo nominerà un commissario per l'approvazione di quest'atto amministrativo).
Dulcis in fundo, nella notte tra lunedì e martedì, il fuoco appiccato nella sede dei democratici di sinistra. «Bisogna rapidamente giungere a un chiarimento politico complessivo e definitivo - fa sapere Pasquale Marangio, segretario cittadino ds - le istituzioni devono amministrare, qui si rischia il caos, l'anarchia». I sospetti di dimissioni in giunta alimentano adesso l’ipotesi che il Comune potrebbe essere commissariato nel giro di qualche settimana.
Dieci giorni fa i democratici di sinistra, dopo l'ennesima protesta clamorosa (le due settimane consecutive di occupazione del Municipio messe a segno dal movimento disoccupati organizzati e dai cobas-lsu), hanno duramente criticato il sindaco. Al centro della polemica la proposta relativa all'esenzione totale dai ticket per i senza-reddito e l'istituzione della commissione per il lavoro. «Proposte demagogiche e irrealizzabili», stigmatizza Marangio. «Io resto al mio posto - replica però Immacolata Verone - quelle proposte sono il frutto di un accordo politico stipulato da tutta la maggioranza».
Nel frattempo il primo cittadino lancia l'appello: «Bisogna rispettare le istituzioni se vogliamo cambiare davvero. Per quanto mi riguarda finora ho fatto, non senza duri sacrifici, tutto quello che mi è stato possibile fare». E i comunisti italiani, attraverso Mimmo Valio e Pietro Improta, concludono: «Niente commissariamento. Bisogna andare avanti ritrovando l'unità d'intenti necessaria».