PINO NERI
Disoccupati in rivolta, le sedi dei partiti prese a colpi di pietra,
la sala del consiglio comunale invasa e messa a soqquadro. E poi cassonetti
rovesciati nelle strade del centro mentre sindaco e assessori restavano
barricati prima nel castello baronale e poi nella scuola civica di musica,
dov'era stata organizzata la seduta dell'assemblea cittadina nel corso
della quale si sarebbero dovuti discutere alcuni provvedimenti importanti,
tra i quali l'esenzione dai ticket per la mensa scolatica alle famiglie
dei senza reddito e l'istituzione di una commissione comunale per verificare
le possibilità di lavoro in territorio acerrano.
E invece la protesta ha fatto saltare la riunione del consiglio, indetta
per le 18 e trenta di ieri sera. Tutto s'è perso tra tafferugli
con le forze dell'ordine (è stato lanciato anche un lacrimogeno,
davanti alla scuola civica, in via dei mille), urla, slogan e insulti all'indirizzo
dell'amministrazione municipale.
Momenti di tensione sin dalla mattinata di ieri, quando, alle dieci,
una delegazione di senzalavoro ha chiesto e ottenuto di incontrare, nel
vecchio castello baronale, il sindaco, Immacolata Verone, e la giunta.
Obiettivo: avere assicurazioni in merito all'esito del consiglio comunale
che si sarebbe dovuto tenere in serata.
Ma il faccia a faccia non ha soddisfatto i disoccupati. «Mancavano
due assessori, Giacinto e La Montagna, per cui a quel punto abbiamo capito
che i provvedimenti sull'esenzione dai ticket e sulla commissione per il
lavoro difficilmente sarebbero stati approvati». Poi i disoccupati
hanno atteso i due assessori fino al pomeriggio, mettendo in scena un protesta
clamorosa e cioè sbarrando, dall'esterno, con tavoli e altre suppellettili
il portone del castello baronale.
L'«assedio» è durato alcune ore. Nel maniero è
rimasto intrappolato il sindaco, Immacolata Verone. Alla fine però
il primo cittadino, che doveva raggiungere la sede del consiglio comunale,
distante alcune centinaia di metri, è riuscito a uscire attraverso
un passaggio secondario. Subito dopo è scattata la rivolta. Sono
state lanciate pietre contro la sede dei democratici di sinistra, in piazza
Castello.
Risultato: vetri rotti e danneggiamento dell'insegna luminosa recante
la sigla del Ds. Bersagliata anche la sezione cittadina del Ppi. Quindi
i disoccupati hanno rovesciato i cassonetti nu sistemati nelle vie del
centro. E alla fine i senzalavoro si sono diretti verso la scuola civica
di musica.
Qui, dopo aver forzato i cancelli sbarrati dalle forze dell'ordine,
i manifestanti sono penetrati tra i banchi dell'assemblea cittadina, mettendo
mezza sala a soqquadro e rimpiendo d'insulti il sindaco, che nel frattempo
era protetto da alcuni agenti. Dopo un po’, la tregua. Ma sindaco e giunta
sono rimasti, com'era già succeso in giornata, intrappolati per
ore nell'edificio assediato.
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Il Mattino, Mercoledì 2 dicembre
Acerra, un Comune nel caos
Arriva il commissario? Il sindaco: «Io resto al mio posto»
PINO NERI
Dopo la rivolta dei disoccupati, che lunedì hanno messo a ferro
e fuoco la città, la sensazione, ieri, è stata quella che
si prova quando si è davanti a una realtà allo sbando: l'ufficio
protocollo del comune occupato dai sottosalariati della cooperativa di
assistenza Koinè, il sindaco, Immacolata Verone, chiuso nel suo
ufficio poco piú sopra, al secondo piano.
Il bilancio delle tensioni è stato pesante: la sezione dei popolari
ha subito dei danni e la sede dei democratici di sinistra è stata
presa d'assalto due volte nello spazio di qualche ora. Lunedì sera
i disoccupati l'hanno bersagliata di pietre. Poi, in nottata, i soliti
ignoti hanno tentato addirittura d'incendiarla facendo bruciare della benzina
all'altezza di un ingresso posto lateralmente alla sede politica di piazza
Castello. Comunque il fuoco ha fatto danni limitati.
E ieri il segretario cittadino dei ds, Pasquale Marangio, si è
recato in commissariato a sporgere denuncia. «Non possiamo piú
tollerare questa situazione, ad Acerra non è piú possibile
amministrare in queste condizioni», tuonano alcuni militanti della
sinistra e del partito popolare riuniti in piazza Castello, proprio a pochi
passi dai luoghi della ribellione.
Da qui, lunedì scorso, i senzalavoro hanno sferrato la loro
offensiva. Dalle dieci del mattino e fino a sera hanno assediato il castello
baronale, sbarrando con tavoli e sedie il portone principale d'accesso
dell'antico edificio in cui sindaco e giunta stavano predisponendo i lavori
del consiglio comunale, che si sarebbe dovuto tenere a poca distanza, in
serata, nella ex scuola civica di musica, ora sede di una scuola materna.
Erano circa le 18, i «ribelli» si sono minacciosamente
diretti verso la scuola, in cui erano stati allestiti i banchi del consiglio
comunale. Durante il tragitto le sezioni dei democratici di sinistra e
dei popolari sono state fatte oggetto di sassasiole.
Sono stati anche rovesciati per strada i cassonetti della nettezza
urbana. Poi, alle 20, il nuovo assedio, stavolta all'edificio in cui si
sarebbe dovuto tenere il consiglio. La sala è stata invasa e messa
a soqquadro. Sindaco e giunta sono rimasti per alcune ore barricati in
una stanza attigua. Risultato: la riunione dell'assemblea cittadina è
saltata.
Dovevano essere discussi, tra gli altri, tre provvedimenti: l'esenzione
totale dai ticket della mensa scolastica per le famiglie dei senza reddito,
l'istituzione di una commissione per il lavoro e l'assestamento di bilancio
(proprio lunedì era l'ultimo giorno utile per votare l'assestamento
per cui, probabilmente, il comitato regionale di controllo nominerà
un commissario per l'approvazione di quest'atto amministrativo).
Dulcis in fundo, nella notte tra lunedì e martedì, il
fuoco appiccato nella sede dei democratici di sinistra. «Bisogna
rapidamente giungere a un chiarimento politico complessivo e definitivo
- fa sapere Pasquale Marangio, segretario cittadino ds - le istituzioni
devono amministrare, qui si rischia il caos, l'anarchia». I sospetti
di dimissioni in giunta alimentano adesso l’ipotesi che il Comune potrebbe
essere commissariato nel giro di qualche settimana.
Dieci giorni fa i democratici di sinistra, dopo l'ennesima protesta
clamorosa (le due settimane consecutive di occupazione del Municipio messe
a segno dal movimento disoccupati organizzati e dai cobas-lsu), hanno duramente
criticato il sindaco. Al centro della polemica la proposta relativa all'esenzione
totale dai ticket per i senza-reddito e l'istituzione della commissione
per il lavoro. «Proposte demagogiche e irrealizzabili», stigmatizza
Marangio. «Io resto al mio posto - replica però Immacolata
Verone - quelle proposte sono il frutto di un accordo politico stipulato
da tutta la maggioranza».
Nel frattempo il primo cittadino lancia l'appello: «Bisogna rispettare
le istituzioni se vogliamo cambiare davvero. Per quanto mi riguarda finora
ho fatto, non senza duri sacrifici, tutto quello che mi è stato
possibile fare». E i comunisti italiani, attraverso Mimmo Valio e
Pietro Improta, concludono: «Niente commissariamento. Bisogna andare
avanti ritrovando l'unità d'intenti necessaria».