Lunedì 15 Marzo 1999  Il mattino di Napoli - 2 articoli (uno peggio dell'
altro).

«Troppi cortei, occorre limitarli»
L’assessore Paolucci: micidiali gli effetti sul traffico
GIAMPAOLO LONGO

Assessore Paolucci, è preoccupato?
«Guardi, io non voglio fare il gioco dello scaricabarile, perché in una
grande metropoli il problema traffico ha mille risvolti, mille facce. Ma
gli effetti ci sono. Inutile addolcire la pillola, o raccontarsi favole».
Faccia un esempio.
«Uno, immediato, di routine: un blocco di una ventina di minuti può avere
ripercussioni sulla circolazione per un paio d’ore».
Il giorno più brutto?
«Due mesi fa, via Acton tagliata in due. Un inferno».
***
L’urlo della piazza, la sequenza ossessiva di cortei: immagini di una città
in fibrillazione. Massimo Paolucci, assessore alla Mobilità, è uno che ogni
giorno insegue il fronte del sit-in. Perché quando la protesta è a macchia
di leopardo, un po’ qui e un po’ là, bisogna inventarsi una strategia,
spostando decine di vigili urbani da una parte all’altra, lavorando insieme
con le forze di polizia per cercare di tenere a bada l’ingorgo e sperare
che prima o poi finisca l’assedio.
Assessore, il prefetto ipotizza di limitare le autorizzazioni ai cortei.
Che cosa ne pensa?
«Sono d’accordo con quel che ha detto il prefetto Romano. Occorre che le
istituzioni diano risposte concrete al malessere sociale, ma c’è un limite
che non può essere superato».
Quale?
«Le degenerazioni vanno combattute severamente, salvaguardando quelli che
sono i luoghi simboli del turismo. Non sono in discussione le proteste
sindacali, i cortei organizzati: si tratta di manifestazioni legittime, che
vanno rispettate, per carità. Ma cosa ben diversa sono i provocatori,
quelli che mettono in ginocchio la città. Nei loro confronti non vi può
essere alcuna forma di esitazione».
Ogni giorno una protesta, la città sembra essere tornata di colpo indietro...
«Noi ci troviamo di fronte a un paradosso: mentre le organizzazioni
sindacali varano un codice di autoregolamentazione sul versante degli
scioperi per evitare disagi sul fronte dei trasporti, noi dobbiamo fare i
conti con la paralisi provocata dai sit-in».
Quali effetti provoca un corteo alla circolazione?
«Qui non parliamo di un solo corteo, ma di più manifestazioni nel corso
della stessa giornate, della stessa ora. Gli effetti sono gravissimi. In
questi ultimi mesi la protesta a ritmi quotidiani rappresenta il nostro
incubo. Il sistema stradale si regge su un equilibrio delicatissimo, basta
poco per farlo saltare. Perché le strade queste sono, mica ne abbiamo cento
a disposizione. È come la teoria dei vasi comunicanti: se blocco
un’arteria, subito l’ingorgo si ripercuote su tutta l’aria interessata».
Quali sono le zone più interessate?
«Corso Umberto, tanto per farle un esempio. Una volta occupata questa
strada, il traffico coinvolge immediatamente corso Garibaldi, e poi via
Marina e via Foria. Se poi il corteo avviene al Museo, allora è una
tragedia, in quanto la città viene praticamente tagliata in due».
Quando si verificano più manifestazioni nella stessa giornata, salta anche
l’organizzazione dei vigili urbani...
«Esatto, perché bisogna spostare uomini nelle zone interessate dalla
protesta. A cominciare dai vigili motociclisti: decine di agenti municipali
vengono dirottati quotidianamente sui percorsi delle manifestazioni. Si
modifica l’organizzazione del lavoro, si fatica a tenere sotto controllo
tutte le zone. Insomma: un problema serio. Anche se, è bene ribadirlo, c’è
un’ottima intesa con le forze di polizia: si lavora insieme per affrontare
le emergenze, per risolvere in tempo reale le difficoltà che si presentano».
Con la protesta quotidiana vanno all’aria anche tutti i piani per rendere
questa città meno caotica.
«Guardi, qui mi ricollego a quanto dicevo precedentemente: in una grande
metropoli il traffico è un tema complesso, che presenta tante
sfaccettature. Non voglio certo scaricare sui manifestanti le difficoltà
che s’incontrano sul fronte della circolazione. Ma è indubbio che quando si
mette in atto un blocco stradale, e le auto restano imbottigliate nella
paralisi, l’arteria interessata si trasforma in una camera a gas. Insomma:
ai problemi di collegamento si aggiungono anche quelli relativi
all’inquinamento. Ne dobbiamo tenere conto».
L’urlo in piazza, che sfocia spesso nella violenza, nello sfregio della
città, sembra essere un retaggio del passato. Condivide?
«Non farei paragoni tra stagioni così profondamente diverse. Bisogna però
dirlo con estrema chiarezza: chi pesnsa che bruciando cassonetti e tenendo
in scacco la città, possa ottenere corsie preferenziali, si sbaglia di
grosso. È un errore del passato che non può in alcun modo ripetersi».
 

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PARALISI QUOTIDIANA
Blocchi e sit-in, una settimana nera

Si è appena chiusa una settimana incandescente: giovedì il giorno nero.
Manifestazioni e scontri con la polizia. I disoccupati hanno bloccato i
binari della stazione centrale: per due ore bloccati i collegamenti
ferroviari. Quattordici persone denunciate in stato di libertà alla
magistratura. Contemporaneamente in via Santa Lucia un altro focolaio di
protesta: sassaiola con le forze dell’ordine, un paio di agenti contusi. In
via Orsini tensione alle stelle: rovesciati i cassonetti dei rifiuti. Dopo
qualche minuto un altro fronte: manifestazione in via Toledo e poi sit-in
alla Rinascente, con esposizione di uno striscione. La città è andata
subito in tilt, perché sono andate in scena altre proteste, davanti alla
Prefettura, alla sede Rai, al museo di Capodimonte. Venerdì, la replica,
anche se non si sono verificati incidenti. I lavoratori ex Gepi a Palazzo
Reale, Lsu in corteo da piazza del Gesù a piazza Municipio, edili a
piazzale Tecchio. Il traffico, ovviamente, si è subito paralizzato. Al di
là delle legittime proteste per la rivendicazione di un lavoro, va detto
che quando la piazza s’infiamma, con atti di vandalismo a negozi e
strutture pubbliche, il costo che deve sopportare la collettività è
altissimo. Nel ’98 due miliardi di danni: a fuoco cassonetti per i rifiuti
e autobus, distrutte fioriere, danneggiate sedi istituzionali.