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Da "Umanità Nova" n.18 del 1/6/97. AlbaniaLE CONVULSIONI DELL'IMPERIALISMO ITALIANOLe contorte vicende legate alla presenza italiana in Albania si arricchiscono quasi ogni giorno di novità che spesso assumono caratteri farseschi. Il siluramento dell'ambasciatore Foresti (di cui riferivamo nel numero scorso) è stato seguito dalla nomina del suo successore. Manfredo Incisa di Camerana, e dalla contemporanea nomina di un "Commissario straordinario alla ricostruzione" nella figura del generale in pensione Angioni. Ma sabato 31 maggio, appena 24 ore dopo la nomina, "Repubblica" pubblica un'intervista al nuovo ambasciatore a Tirana nella quale Incisa di Camerana si lascia andare a giudizi estremamente pesanti sia nei confronti di Foresti che di Angioni. L'intervista provoca la sua immediata destituzione da parte del ministro egli esteri Dini.La conclusione logica che si deve trarre da queste vicende è che la vera guerra per bande non si svolge nelle strade di Valona o Argirocastro, come vogliono farci credere i giornalisti di regime, ma nei corridoi dei palazzi romani dove si annidano banditi non meno pericolosi dei mafiosi albanesi. Gli interessi sono enormi. Un personaggio come Foresti - che Incisa di Camerana ha accusato di carrierismo - ha pesantemente inciso sulla vita politica albanese, prima sostenendo Berisha durante la campagna che ha preceduto le elezioni del maggio 1996 e poi operando al fine di evitare che tali elezioni fossero invalidate a causa delle pressioni della comunità internazionale. Il suo obiettivo era quello di sostenere gli interessi economici e strategici italiani in Albania. Si tratta di una politica condivisa, sia pur con sfumature diverse, dall'intera classe dirigente italiana: da Alleanza nazionale a Forza Italia, dal CDU al PDS. Non a caso nelle veline diffuse dalla Farnesina (Ministero degli esteri) e pubblicate dalla stampa dopo lo scandalo dell'intercettazione si specificava che "il tono (della telefonata) appare il frutto di precise istruzioni, anche se non formali, provenienti da Roma" ("Il Sole 24-Ore" del 25 maggio). E ancora non a caso il PDS si è tenuto fuori dalla polemica, avallando di fatto il sostegno a Foresti espresso da Dini. Un discorso a parte merita la nomina del supercommissario Angioni, nomina che, sembra, sia stata decisa almeno un mese addietro. Questo personaggio - mitizzato, come ha detto Incisa di Camerana, per i suoi trascorsi proprio durante la prima grande avventura militare italiana, quella in Libano del 1983/1985 - dovrebbe coordinare la politica italiana nell'opera di ricostruzione "con riferimento ai settori della giustizia e penitenziario, della pubblica istruzione, della sanità e della produzione" (Corriere della sera del 31 maggio). E scusate se è poco. C'è però da domandarsi perché tale delicatissimo compito è stato affidato ad un militare sia pure in pensione, ex addetto militare di De Mita quando era presidente del Consiglio e sul punto di candidarsi a Sindaco di Roma nelle liste del Polo in contrapposizione a Rutelli. Forse la chiave per capire i durissimi scontri che coinvolgono i palazzi romani ce la da il giornale della Confindustria che fino al momento in cui scriviamo queste note (lunedì 2 giugno) ha dato ben poco spazio al "caso Foresti" e ha taciuto sia sulla nomina di Angioni che sulla polemica intervista di Incisa di Camerana, preferendo dare grande risalto all'assemblea degli imprenditori italiani impegnati in Albania, svoltasi a Tirana il 31 maggio. Il resoconto della riunione era tutto incentrato sulla necessità di ottenere appoggio finanziario dall'Italia e dal governo albanese e, soprattutto, sulla sicurezza che deve essere garantita agli imprenditori impegnati in un paese "dove sono le bande criminali a dettare legge". Chissà se si riferivano a quelle di Zani o a quelle di Dini. Vedremo, A. R. |