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Da "Umanità Nova" n.22 del 6/7/97

ABOLIAMO TUTTI GLI ESERCITI

"Nella storia dell'uomo e delle guerre ci sono sempre stati diversi tipi di violenza sulle donne e sulle ragazze, senza riguardo alla cultura, alle tradizioni e alla nazionalità. Esse sono state le principali vittime in relazione ai metodi di tortura praticati su di loro." Lo scriveva Nina Kadic del gruppo di donne Tresnjevka di Zagabria nel primo documento che, sul finire dell'estate del '92, denunciava gli stupri e l'esistenza di campi-bordello in Bosnia.

Ancora oggi non so dire se veramente, e se sì per qual ragione, fino al momento in cui venivano denunciate quelle crudeltà, nessuna delle donne da tempo attive contro le guerre avesse avuto per lo meno il sospetto che crimini di tale portata si stessero verificando in un tempo e in un luogo a noi così vicini.

"Quando gli uomini sono uomini, occupati a spararsi fra loro, a conquistare nuovi territori, a soggiogare altri popoli, protesi verso la vittoria, si verificano degli stupri. Così è sempre stato." Nel saggio che Susan Brownmiller scrisse a metà degli anni '70, "Contro la nostra volontà; uomini, donne e violenza sessuale" edito da Bompiani, un intero capitolo lo dedicò agli stupri in guerra: la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, il Bangladesh, il Vietnam.

Guerre che ancora potevano essere definite attraverso categorie consuete: guerre con aggressori e aggrediti, con vincitori e vinti, buoni e cattivi, amici e nemici; guerre d'indipendenza, guerre rivoluzionarie, guerre partigiane, guerre di liberazione... sempre e comunque guerre e come tali dichiarate.

"Lo stupro in guerra non bada a guerre giuste o a guerre ingiuste .Fu un'arma di terrore quando gli unni germanici marciarono attraverso il Belgio durante la prima guerra mondiale. Fu un'arma di vendetta quando l'esercito russo marciò su Berlino durante la seconda guerra mondiale. Lo stupro persiste come normale atto di guerra." (Brownmiller)

E ora le guerre non sono più guerre?

Per la guerra del Golfo si parlò di operazione di polizia internazionale mentre nella ex-Jugoslavia si sprecarono le definizioni e non si trovarono le ragioni.

Ma i volti e e le voci delle donne slave che sommessamente raccontarono le violenze subite resteranno scolpite dentro chi, come me, le ascoltò in un greve silenzio scandito dai pianti e riaffioreranno prepotentemente alla memoria ogni qualvolta il solo sospetto, doveroso e legittimo, di violenza sulle donne si farà certezza.

Di fronte al clamore di un'inchiesta giornalistica e di un servizio fotografico, di fronte a testimonianze di stupri e torture compiuti nel '93 da militari italiani su donne e popolazione somala, cade la maschera dell'esercito impegnato in azioni umanitarie, questa volta sponsorizzate dalla sinistra al governo: la sua vera missione, come sempre, è tutelare gli interessi dei potenti, dei signori delle guerre, della fame, della morte.

Stupri, torture, prigionieri, bordelli sono la regola, e non la clamorosa eccezione, in presenza di un esercito. Affinché le guerre e i soprusi siano banditi dalla storia, aboliamo tutti gli eserciti.

Marina Padovese



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