Da "Umanità Nova" n. 23 del 27/7/97
Il processo alla "serenissima" Armata responsabile del blitz spettacolare di Piazza S. Marco si è concluso con una sentenza tutta politica su cui può servire soffermarsi. La condanna, diversificata, ad un massimo di 6 anni di reclusione (facilmente suscettibile di riduzioni e sconti) ma che riconosce comunque il carattere eversivo del manipolo armato, da un lato ha voluto evitare di creare "martiri" utili alla causa secessionista, dall'altro ha ribadito l'autorità e la legalità dello Stato. Pur essedo refrattari a carceri e tribunali, non si può non sottolineare la relativa mitezza delle pene richieste e comminate, specie se paragonate a quelle inflitte ad altri soggetti più genuinamente sovversivi (basta ricordare i cento anni di galera distribuiti ai militanti del Leoncavallo per reati quali manifestazioni non-autorizzate, occupazioni, piccoli espropri, etc.); per cui il "vittimismo" leghista secessionista appare francamente ingiustificato e non è difficile immaginare come sarebbe andata se un gruppo paramilitare di estrema sinistra, armato di mitra e blindato, avesse sequestrato un traghetto e occupato una qualsiasi piazza. Lo scenario del processo presso il bunker di Mestre, dopo le cariche dei celerini contro gli autonomi e gli studenti antirazzisti, ha visto una pesante militarizzazione di tutto il territorio veneziano e una lunga serie di intimidazioni e piccoli attentati da parte di nuclei vicini agli 8 del campanile, a cui però non ha corrisposto una partecipazione popolare di loro supporters paesani in tribunale (dove sono state presenti poche decine di persone tra amici e parenti), pronti a sottoscrivere un po' di "schei" per gli 8 ma alquanto restii ad esporsi in prima persona. La Lega Nord sempre più divisa al suo interno, con una Liga Veneta schierata incondizionatamente dai vertici alla base coi "serenissimi", per bocca di Maroni ha dovuto promettere la prossima scarcerazione degli otto ad opera dell'imminente "rivoluzione" padana e lo stesso Bossi, dopo uh diluvio di fax e telefonate di protesta dell'elettorato veneto, ha dovuto rettificare i suoi giudizi sui "serenissimi", preannunciando che proprio da Venezia il prossimo 14 settembre partirà una nuova, risolutiva, fase della lotta per la "liberazione" e ribadendo su "La Padania" che "la Lega è l'unica organizzazione rivoluzionaria che disponga degli strumenti adatti per la lotta allo Stato italiano". Tale scadenza-bis sancirà in modo ulteriore la raggiunta centralità di Venezia per l'intera politica, più o meno ufficiale, per contendere il terreno al leghismo, ma cercando di "evitare contrapposizioni" nella stessa giornata. A quanto pare scenderà in campo Prodi in visita ufficiale come capo del governo Roma-no, poi sarà la volta del PdS il 7 settembre e di Rifondazione Comunista il 13. Nei 3 giorni immediatamente precedenti al II Padania-day sono inoltre previste una serie di iniziative di mobilitazione antirazzista e antisecessionista della cosidetta "società civile" con la partecipazione di soggetti assortiti, dal sindaco Cacciari agli Autonomi nella loro versione federalista che, unica eccezione, per il 14 non vogliono lasciare totalmente liberi il palcoscenico e la piazza veneziana al turbolento circo di Bossi. (Corrispondenza da Venezia, 15 luglio) |