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Dal Bollettino "Arcipelago" 1998 [Umanitư Nova del 19 luglio 1998]

Catalogo per l'autogestione: la necessità la difficoltà

Un contributo al dibattito per lo sviluppo del progetto del catalogo per l'autogestione

Nel corso della quarta fiera dell'autogestione (Prato Carnico) è emersa, sia nell'ambito dei dibattiti su temi specifici dell'autogestione sia nelle chiaccherate nate spontaneamente tra chi a vario titolo è parte dell'arcipelago autogestionario, l'esigenza di costruire una rete di contatti stabili e con un minimo di articolazione organizzativa.

Non si parlava ancora del "catalogo per l'autogestione" ma della necessità di una realtà agricola di far sapere dell'esistenza di un'eccedenza di prodotti in un ambito più ampio di quello locale, così come delle iniziative editoriali che hanno bisogno di una distribuzione alternativa delle proprie produzioni, delle attività dei centri sociali autogestiti, dei vari tentativi di organizzare dei mercatini del libero scambio, delle banche del tempo, di tutti quei problemi che le varie realtà hanno affrontato singolarmente senza poter sapere se da qualche altra parte c'era chi li aveva già affrontati e forse già disponeva delle soluzioni.

Nelle precedenti edizioni della fiera dell'autogestione aveva via via preso forma l'idea delle Agenzie/Laboratorio come punti di riferimento che potessero contribuire a superare l'isolamento e la frammentazione che non di rado contraddistinguono le iniziative autogestionarie. Questo perchè, spesso, il coinvolgimento di chi è impegnato in un attività autogestita è tale da impedire di conservare tempo ed energie per allacciare e mantenere rapporti stabili con le altre realtà.

Queste le premesse. Nei mesi successivi l'idea di creare un "catalogo" delle produzioni e delle attività autogestite è stata approfondita dibattuta ed infine, con gli incontri di Roma (dicembre `97) e Bologna (febbraio `98), tradotta in un progetto da realizzare.

Crediamo ora che il catalogo per l'autogestione possa essere lo strumento per amplificare e coordinare il lavoro delle realtà autogestite, delle agenzie/laboratorio, dei gruppi o, più in generale, di tutti coloro che con modalità diverse sono comunque impegnati a sostenere e sviluppare l'idea e la pratica autogestionaria.

Non vogliamo a questo punto illustrare il progetto nei particolari, (chi fosse interessato può trovare ampio resoconto sul ndeg. 10 di Umanità Nova del 28 marzo 1998) ma evidenziare alcune questioni che rimangono aperte. Vogliamo porre all' attenzione collettiva alcuni problemi che, crediamo nell'ambito della prossima fiera, possono trovare soluzioni o, perlomeno, stimolare il dibattito teso allo sviluppo e rafforzamento del progetto catalogo per l'autogestione.

Procedendo in ordine casuale e non di importanza o priorità ecco alcuni dei temi da approfondire:

-Come si può far arrivare il catalogo tra le mani di chi non è parte del "movimento"? Dato che una delle sue finalità è quella di mostrare nella sua concretezza la realtà dell'autogestione, la realtà di chi, fuori e contro la logica del profitto, fuori e contro la mercificazione del lavoro, opera con modalità libertarie e con finalità mutualistiche.

-Il catalogo nasce localmente ma necessita di una versione "nazionale" e forse anche "internazionale". Come strutturare il processo organizzativo alla base in modo da scavalcare i limiti dei confini burocratici senza però perdersi nelle sovrapposizioni, nello spreco di energie? Ricordiamo che il catalogo serve non solo al trasferimento dei prodotti, in alcuni casi geograficamente limitato, ma anche alla circolazione delle esperienze e dei saperi).

-Nell'ambito del progetto catalogo si sono esplicitate le caratteristiche che qualificano le realtà autogestite. Ma quando si richiede ad una realtà di compilare una scheda informativa sulle proprie finalità, attività e modalità organizzative (una specie di presentazione),si ha l'intenzione di utilizzarla come una sorta di autocertificazione, o come il primo elemento di un "indagine" per verificare se la richiesta d'inserimento nel catalogo è rispondente all'intento di destrutturare i meccanismi del capitalismo e della gerarchia e non piuttosto un tentativo di aprirsi un nuovo mercato?

-Come sostenere il progetto soprattutto nella sua fase iniziale, quando è indubbiamente difficoltoso stabilire un contatto con quelle realtà che esistono, ma non sono conosciute? Sarebbe importante raggiungere un "numero" di adesioni sufficiente ad innescare un effetto volano indispensabile a far decollare il progetto in tempi relativamente brevi.

Certo rimangono ancora altri punti di natura tecnica piuttosto che ideale che richiederebbero un confronto collettivo, ma troppa carne al fuoco rischia di essere cucinata male...

Potremo cercare qualche risposta durante la prossima fiera a San Martino in Rio.

Collettivo Libertario Novatese



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