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Da "Umanità Nova" n. 19 del 31/5/98
La scorsa settimana si è chiuso l'ennesimo atto della commedia che vede il Dipartimento della Giustizia statunitense accusare la Microsoft (MS) di voler monopolizzare, usando sistemi illegali, il mercato dei programmi per Internet: il giudice federale ha fissato il dibattimento per l'8 settembre prossimo. La notizia si presta alla lettura da diversi punti di vista. Da un'ottica economica la vicenda di Bill Gates, fondatore ed attuale Direttore Generale di MS, è esemplare: l'incarnazione del mito americano secondo il quale chiunque può partire da zero ed arrivare a comprarsi un Codice di Leonardo da Vinci, un cammino passato attraverso l'acquisizione (e la successiva liquidazione) di società concorrenti, lo sfruttamento della manodopera specializzata, il dumping e tutte le altre ben note strade del capitalismo. Ma non è solo un gioco economico perchè i programmi che si utilizzano su Internet servono principalmente a comunicare, e quindi per inquadrare meglio il problema occorre accennare ad alcuni dei suoi aspetti tecnici. I computer per funzionare hanno bisogno di un sistema operativo (SO), con esso devono interagire tutti i programmi che si usano per scrivere, disegnare, giocare, ecc. La MS oggi produce Windows, il SO più diffuso. Come è facile capire, se una società ha il monopolio dei SO, tutti i produttori di programmi dipenderanno dalle sue decisioni perchè i loro prodotti rischiano di essere invendibili se non rispondono alle specifiche tecniche imposte da chi detiene una posizione dominante, e la MS già altre volte è finita sotto il mirino dell'Antitrust per questo motivo.
Negli ultimi anni, con lo sviluppo di Internet sono nati i browser, programmi indispensabili per accedere alle informazioni di tipo ipermediale presenti nella Rete.
In una situazione del genere si è inserito l'intervento dell'Antitrust che ritiene questo comportamento una violazione delle leggi sul monopolio (per abuso di posizione dominante) e che vorrebbe imporre alla MS di separare il SO da "Explorer" o distribuire insieme ad esso anche "Netscape".
A prima vista sembrerebbe che in gioco ci siano solo questioni legate alle utopie dei sostenitori del libero mercato che predicano la concorrenza "leale" ma tollerano tranquillamente, quando conviene al più forte di turno, tutti i peggiori trucchi commerciali; in realtà dietro la guerra dei browser oltre agli interessi economici dei produttori si nascondono anche dei pericoli per la libertà di espressione dei singoli individui sulle reti telematiche.
Questo non significa che gli avversari di MS siano degli angeli, nè che debba valere la massima "i nemici dei miei nemici sono miei amici", ma coloro che hanno a cuore la libertà di comunicazione via Internet dovrebbero sostenere tutti quei progetti, e ce ne sono, che si muovono verso la compatibilità e lo sviluppo di programmi e di sistemi "aperti" che per funzionare non dipendono da uno specifico padrone o da un suo concorrente.
Pepsy
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