![]() Da "Umanità Nova" n. 23 del 28/6/98 L'attacco alle basi zapatisteNello scontro che vede gli indigeni in rivolta del Chiapas opporsi al governo messicano essi hanno scelto con estrema coerenza la strategia della lotta politica, e quindi della rinuncia, o sospensione, dell'uso delle armi. Questo è quanto occorre tener presente se si vuole comprendere quanto sta accadendo. Su tale terreno la battaglia si svolge su due fronti. Su quello locale ed interno tale scelta si traduce in una sfida intollerabile per qualsiasi governo: la costituzione di strutture di autogoverno indipendenti dal potere centrale, cioè, nel progetto di sviluppare forme di autogestione resistendo alla repressione scatenata ad opera dell'esercito, della polizia e delle formazioni paramilitari. Sul fronte esterno l'obbiettivo è quello di denunciare di fronte ai governi stranieri, all'opinione pubblica internazionale e ai movimenti di opposizione di tutto il mondo le contraddizioni, quando non la palese malafede, del governo messicano quando afferma di voler giungere ad una composizione pacifica dello scontro, di voler rispettare gli accordi già sottoscritti in tal senso, mentre in realtà ha proceduto ad una pesante occupazione militare del territorio, ed a una repressione durissima, attuata con ogni mezzo, escluse solo le operazioni belliche su grande scala. Naturalmente questa scelta tattica da parte governativa e determinata solo dal fatto che finora l'esercito ha dovuto confrontarsi non con l'EZLN, il braccio armato della rivolta, ma unicamente con una popolazione civile disarmata, la quale oppone una resistenza attiva simile all'Intifada dei palestinesi, cioè, attraverso lo scontro fisico con uso di armi improprie. Il governo contro tale tipo di resistenza non può superare limiti ben determinati, e ciò per due motivi. La debolezza del governo, che riflette la debolezza del PRI, il partito-stato e per lungo tempo partito unico, che ora, dopo 70 anni ininterrotti di potere assoluto, si sta sfaldando, e che già deve condividere il potere con il PAN, partito formalmente alla sua destra, mentre alla sua sinistra si trova il PRD, una sinistra estremamente moderata. Ma la vera debolezza del PRI sta nella crisi economica del paese, esplosa nel 1994, con il conseguente crollo dei salari reali e dei prezzi agricoli, e quindi la fragilità del governo deriva dalle campagne in ebollizione e dalla microconflittualità estesa a tutto il paese, con l'incubo che grava sul potere che la situazione possa esplodere da un momento all'altro. Il secondo freno alla politica di repressione viene da oltre frontiera. In primo luogo dalle grandi potenze che, in un momento storico che permette alla democrazia borghese, in assenza di avversari, di recitare la sua commedia con una certa credibilità, non possono permettere repressioni su vasta scala, e soprattutto dagli USA, da sempre coinvolti nella politica interna dello scomodo vicino messicano. E poi dalla solidarietà internazionale degli schieramenti d'opposizione, pronti a scendere in piazza in tutto il mondo (come in occasione della strage di Acteal, che ha visto una mobilitazione imponente in 27 paesi del mondo e in 130 città), e che continuano efficacemente ad agitare la questione chiapaneca di fronte all'opinione pubblica.
Da una parte, quindi, una ribellione disarmata, dall'altra una repressione scientifica, che ha anche un nome: guerra di bassa intensità. E' una situazione tipica del nostro tempo, che non vede più le masse popolari prendere d'assalto il Palazzo d'Inverno. Il modello attuale della rivolta è l'Intifada, cosi come il modello di guerra dispiegata è la guerra del Golfo, con operazioni chirurgiche, bombe intelligenti e l'occhio onnipresente dei media che diffonde gli avvenimenti in tempo reale, o almeno cosi si vuole che appaia.
In questi ultimi mesi in Chiapas lo scontro si è inasprito. Il governo, non riuscendo a fiaccare la resistenza disarmata degli indigeni, ha deciso di alzare il tiro passando direttamente alla liquidazione delle strutture di autogoverno delle comunità, i municipi autonomi. La strage di Acteal ha segnato l'inizio di questa nuova fase, dove al logoramento è stato sostituito lo smantellamento dell'organizzazione municipale. Mentre in precedenza l'esercito si limitava a sorvegliare le comunità accerchiandole, e ad effettuare pattugliamenti quotidiani terroristici, lasciando il lavoro sporco ai paramilitari, da quel momento inizia a fare incursioni nei villaggi con il pretesto di cercare armi, eseguire mandati di cattura, reprimere presunti reati. Successivamente inizia ad arrestare i funzionari delle municipalità autonome sotto l'accusa di abuso d'autorità, e a devastare i locali dell'amministrazione.
L'ultimo a subire tale sorte è il municipio autonomo "San Juan de la Libertad", Aguascalientes di Oventic, dove vengono investiti contemporaneamente tre centri, il capoluogo El Bosque, Chavajeval e Union Progreso. A ciò si contrappone unicamente la determinazione degli zapatisti. Per rendere la scarna tragicità di quanto sta accadendo nella selva non si può che lasciar parlare direttamente gli attori del dramma. Il governo I fatti si svolgono il 10 giugno, e il governo dello stato ne da notizia il giorno successivo.
"Il governo dello stato accusa gli abitanti filozapatisti di El
Bosque di voler creare una situazione simile a quella verificatasi ad
Acteal, per cui ha giustificato l'intervento dell'Esercito messicano
in quanto inteso a 'ristabilire lo stato di diritto nella zona' e ha
sciolto il municipio autonomo di San Juan de la Libertad. Di rinforzo il ministero degli Interni dirama il seguente comunicato:
"Denunciamo la perdita di vite umane, come anche feriti e
danneggiamenti nel corso di tali avvenimenti, tanto fra i cittadini
della comunita come fra appartenenti alle forze di pubblica sicurezza. Di fronte a tanta compostezza e senso di responsabilità, sembrerebbe che si stia parlando di qualche rissa da osteria, nella quale questi illuminati e pensosi uomini di legge vogliono intervenire solo per far prevalere il buon senso. Ma passiamo ad altre versioni dei fatti. Il pretesto
"... Il pretesto, - l'imboscata di ieri nelle vicinanze di Los
Platanos, - era stato qualcosa di predisposto ed in un certo qual modo
preannunciato. Anche se non esiste alcuna prova che la sparatoria sia
opera degli zapatisti il procuratore Monzon ha deciso che le cose
stanno così. Il racconto degli aggrediti Ecco come sono andate le cose secondo le testimonianze della popolazione.
"... All'alba 16 veicoli della Pubblica Sicurezza, appoggiati
dall'Esercito, sono entrati dall'unica strada sterrata che porta a
Union Progreso. Nello stesso tempo decine di uomini della polizia
statale e federale si muovevano sui pendii adiacenti circondando il
villaggio. Vi erano due priisti incappucciati che indicavano gli
zapatisti, hanno detto gli abitanti, e dopo essere stati denunciati da
costoro un gruppo di contadini e stato fatto segno a colpi di arma da
fuoco dai poliziotti ... Contemporaneamente a Chavajeval ha luogo una identica caccia all'uomo.
"... La Pubblica Sicurezza ed i militari sono arrivati alle sette
del mattino con decine di autocarri. Hanno trovato la strada bloccata
da pietre. Secondo un giornalista presente ai fatti i poliziotti che
erano in prima linea hanno lanciato lacrimogeni verso il villaggio.
Dopo poliziotti e militari hanno cominciato a sparare
indiscriminatamente - poichè, secondo loro, erano stati aggrediti.
Quindi è subentrato l'esercito che ha occupato il villaggio, dove ha
incontrato la resistenza degli abitanti. L'accusa Il 13 giugno viene diffusa da parte degli zapatisti una accusa gravissima nei confronti degli aggressori, quella di aver trucidato i prigionieri. Questa compare in una lettera firmata da tutti i municipi autonomi, che sono in numero di trentadue.
"... Il giorno dieci del presente mese, in questa comunita, Union
Progreso, sono arrivati centinaia di poliziotti, soldati federali e
gruppi paramilitari, che hanno circondato la comunita, sono entrati
distruggendo tutto, e sottoponendo gli abitanti ad aggressioni ed
interrogatori. Quelli che hanno tentato di fuggire sono stati colpiti
dai proiettili dei soldati e dei poliziotti. Ma questi compagni feriti
sono stati giustiziati per ordine del governo dello stato e federale.
Noi, indigeni zapatisti di questo Municipio di San Juan de la
Libertad e dei Trentadue Municipi Autonomi."
Gli osservatori Si e gia detto che il governo e obbligato a combattere una duplice battaglia: una sul campo, ed un'altra altrettanto importante di fronte ai media. Infatti, da una parte i militari che eseguono le incursioni nei villaggi sono in genere seguiti da giornalisti, il cui lavoro viene si ostacolato ma la cui presenza il governo non puo, o non vuole, eludere. E dall'altra giocano un ruolo ugualmente importante gli osservatori, elementi di varia provenienza, messicani e stranieri, ufficiali e non, appartenenti ad una grande varieta di organizzazioni di opposizione, dalle ONG agli Accampamenti per la Pace, dagli organismi di intermediazione riconosciuti dal governo, come la CONAI e la COCOPA, alle varie commissioni d'indagine spontanee, carovane di soccorso, delegazioni parlamentari provenienti dall'estero. Anche questo porsi della ribellione al centro dell'attenzione del mondo e un elemento essenziale per comprendere questa "drole de guerre" di fine millennio, in quanto svolge un ruolo determinante nell'indirizzare gli avvenimenti. Nel giorno dell'attacco a San Juan de la Libertad nella zona e presente una carovana proveniente da Citta del Messico inviata da varie organizzazioni di difesa dei diritti civili, che redigono prontamente dei rapporti i quali confermano e precisano la versione dei fatti gia presentata dagli zapatisti, smentendo completamente le dichiarazioni governative. Rapporto sull'incursione a Union Progreso
"... Gli uomini del villaggio tzotzil spiegano che normalmente i
convogli dell'esercito passano sulla strada vicina alla comunita in
direzione di Los Platanos. Ma il 10 giugno, alle 5 del mattino, il
convoglio si e fermato davanti al villaggio e 23 veicoli della polizia
e dell'esercito sono penetrati nella comunita mentre altri 24 sono
rimasti sulla strada ... La carovana di osservazione Enlace Civil, CEPAZ, Barzon, CAI, FZLN, KINAL ANTZETIKD." Rapporto sull'incursione a Chavajeval
"... I fatti. Il 10 giugno 1998, verso le 6 del mattino, sono
giunti alla comunita di Chavajeval circa 85 autocarri con circa 3500
elementi appartenenti alla Pubblica Sicurezza, alla polizia
giudiziaria statale e federale, e all'esercito, tutti pesantemente
armati.
In fede: Enlace Civil, FZLN, COPAZ, alcuni medici."
La situazone attuale
E' ancora prematura dare una valutazione attendibile sullo
sviluppo degli avvenimenti, ma vi sono chiari segnali che sembrano
indicare un sostanziale fallimento dell'attacco contro i municipi
autonomi, o comunque che tale operazione sta incontrando delle
difficolta.
"Chiediamo che si sappia dei soprusi che vengono perpetrati nel
nostro ejido da quando il 1 maggio 1998 e stato smantellato il
municipio autonomo. Hanno rinchiuso nel carcere di Cerro Hueco i
nostri mariti, in tutto 58 contadini innocenti, arrestati mentre
andavano a lavorare, dopo tre giorni hanno liberato qualcuno, ma gli
altri continuano ad essere detenuti. (Le donne di Amparo Aguatinta denunciano, 10 giugno 1998) Ma in altri casi pare che il governo dello stato non sia riuscito ad imporre un nuovo sindaco, o che comunque permanaga una struttura municipale autonoma parallela, come nel caso di "Flores Magon", da cui sono pervenuti appelli a nome di un Consiglio Autonomo, come il seguente in cui, denunciando l'incursione di un gruppo paramilitare, così si esprimono: "... Che rimanga chiaro che non molliamo: non ci spaventano e non ci arrenderemo. Ne lasceremo che ci distruggano, poichè abbiamo i nostri diritti e intendiamo farli valere. Percio dichiariamo che non siamo noi i provocatori, non siamo noi ad aver dato inizo alla violenza. Quello che vogliamo e Pace con Giustizia, con Democrazia e con Dignità per tutti i messicani.
Consiglio Autonomo "Ricardo Flores Magon."
Ma il fatto più importante e che in questi giorni il governo federale ha dichiarato una tregua. Se questo sia vero ed in quale misura, e quale sia il significato di questa mossa lo diranno i prossimi avvenimenti. 22 giugno Valerio Bertello
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