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Da "Umanità Nova" n. 23 del 28/6/98

L'attacco alle basi zapatiste

Nello scontro che vede gli indigeni in rivolta del Chiapas opporsi al governo messicano essi hanno scelto con estrema coerenza la strategia della lotta politica, e quindi della rinuncia, o sospensione, dell'uso delle armi. Questo è quanto occorre tener presente se si vuole comprendere quanto sta accadendo. Su tale terreno la battaglia si svolge su due fronti. Su quello locale ed interno tale scelta si traduce in una sfida intollerabile per qualsiasi governo: la costituzione di strutture di autogoverno indipendenti dal potere centrale, cioè, nel progetto di sviluppare forme di autogestione resistendo alla repressione scatenata ad opera dell'esercito, della polizia e delle formazioni paramilitari. Sul fronte esterno l'obbiettivo è quello di denunciare di fronte ai governi stranieri, all'opinione pubblica internazionale e ai movimenti di opposizione di tutto il mondo le contraddizioni, quando non la palese malafede, del governo messicano quando afferma di voler giungere ad una composizione pacifica dello scontro, di voler rispettare gli accordi già sottoscritti in tal senso, mentre in realtà ha proceduto ad una pesante occupazione militare del territorio, ed a una repressione durissima, attuata con ogni mezzo, escluse solo le operazioni belliche su grande scala.

Naturalmente questa scelta tattica da parte governativa e determinata solo dal fatto che finora l'esercito ha dovuto confrontarsi non con l'EZLN, il braccio armato della rivolta, ma unicamente con una popolazione civile disarmata, la quale oppone una resistenza attiva simile all'Intifada dei palestinesi, cioè, attraverso lo scontro fisico con uso di armi improprie. Il governo contro tale tipo di resistenza non può superare limiti ben determinati, e ciò per due motivi. La debolezza del governo, che riflette la debolezza del PRI, il partito-stato e per lungo tempo partito unico, che ora, dopo 70 anni ininterrotti di potere assoluto, si sta sfaldando, e che già deve condividere il potere con il PAN, partito formalmente alla sua destra, mentre alla sua sinistra si trova il PRD, una sinistra estremamente moderata. Ma la vera debolezza del PRI sta nella crisi economica del paese, esplosa nel 1994, con il conseguente crollo dei salari reali e dei prezzi agricoli, e quindi la fragilità del governo deriva dalle campagne in ebollizione e dalla microconflittualità estesa a tutto il paese, con l'incubo che grava sul potere che la situazione possa esplodere da un momento all'altro.

Il secondo freno alla politica di repressione viene da oltre frontiera. In primo luogo dalle grandi potenze che, in un momento storico che permette alla democrazia borghese, in assenza di avversari, di recitare la sua commedia con una certa credibilità, non possono permettere repressioni su vasta scala, e soprattutto dagli USA, da sempre coinvolti nella politica interna dello scomodo vicino messicano. E poi dalla solidarietà internazionale degli schieramenti d'opposizione, pronti a scendere in piazza in tutto il mondo (come in occasione della strage di Acteal, che ha visto una mobilitazione imponente in 27 paesi del mondo e in 130 città), e che continuano efficacemente ad agitare la questione chiapaneca di fronte all'opinione pubblica.

Da una parte, quindi, una ribellione disarmata, dall'altra una repressione scientifica, che ha anche un nome: guerra di bassa intensità. E' una situazione tipica del nostro tempo, che non vede più le masse popolari prendere d'assalto il Palazzo d'Inverno. Il modello attuale della rivolta è l'Intifada, cosi come il modello di guerra dispiegata è la guerra del Golfo, con operazioni chirurgiche, bombe intelligenti e l'occhio onnipresente dei media che diffonde gli avvenimenti in tempo reale, o almeno cosi si vuole che appaia.
Su ciò occorrerà riflettere. Ma prima i fatti, su quello che è attualmente il fronte più caldo, su cui si stanno sperimentando su larga scala le forme di questa di questa ribellione disarmata e di questa guerra atipica.

In questi ultimi mesi in Chiapas lo scontro si è inasprito. Il governo, non riuscendo a fiaccare la resistenza disarmata degli indigeni, ha deciso di alzare il tiro passando direttamente alla liquidazione delle strutture di autogoverno delle comunità, i municipi autonomi. La strage di Acteal ha segnato l'inizio di questa nuova fase, dove al logoramento è stato sostituito lo smantellamento dell'organizzazione municipale. Mentre in precedenza l'esercito si limitava a sorvegliare le comunità accerchiandole, e ad effettuare pattugliamenti quotidiani terroristici, lasciando il lavoro sporco ai paramilitari, da quel momento inizia a fare incursioni nei villaggi con il pretesto di cercare armi, eseguire mandati di cattura, reprimere presunti reati. Successivamente inizia ad arrestare i funzionari delle municipalità autonome sotto l'accusa di abuso d'autorità, e a devastare i locali dell'amministrazione.
Il primo ad essere investito e il municipio autonomo "Ricardo Flores Magon", dell'Aguascalientes di La Garrucha, nelle vallate tzeltal, il cui capoluogo Taniperlas, viene occupato l'11 aprile. Poi è la volta del municipio autonomo "Tierra y Libertad", dell'Aguascalintes di Oventic, negli Altos, il cui centro principale Amparo Aguatinta è devastato il primo maggio.

L'ultimo a subire tale sorte è il municipio autonomo "San Juan de la Libertad", Aguascalientes di Oventic, dove vengono investiti contemporaneamente tre centri, il capoluogo El Bosque, Chavajeval e Union Progreso.
Che cosa significhi guerra di bassa intensità, che abbia luogo nella selva chiapaneca, in Palestina, nell'Ulster o in Somalia lo si può desumere dalla cronaca di quest'ultima operazione dell'esercito messicano, quale uso calibrato di menzogna e terrore. Si comprenderà che lungi dall'essere una guerra attenuata o addirittura umanizzata, (ammesso che ciò sia possibile) come il termine lascia intendere, si tratta di puro terrorismo nei confronti di una popolazione inerme, e che il suo vero nome e quello di guerra sporca, in cui si assommano guerra e terrorismo su vasta scala.

A ciò si contrappone unicamente la determinazione degli zapatisti. Per rendere la scarna tragicità di quanto sta accadendo nella selva non si può che lasciar parlare direttamente gli attori del dramma.

Il governo

I fatti si svolgono il 10 giugno, e il governo dello stato ne da notizia il giorno successivo.

"Il governo dello stato accusa gli abitanti filozapatisti di El Bosque di voler creare una situazione simile a quella verificatasi ad Acteal, per cui ha giustificato l'intervento dell'Esercito messicano in quanto inteso a 'ristabilire lo stato di diritto nella zona' e ha sciolto il municipio autonomo di San Juan de la Libertad.
"Il procuratore Rodolfo Soto Monzon ha dichiarato che durante le operazioni per 'una applicazione rigorosa della legge' nel municipio di El Bosque, dove negli ultimi tre mesi tre persone sono morte ed altre undici sono risultate ferite in vari scontri, il governo dello stato ha sollecitato l'appoggio dell'Esercito.
"Le autorita del governo dello stato hanno informazioni secondo le quali le manifestazioni di violenza provocate fino a ieri nella comunita di Los Platanos avevano lo scopo di suscitare una situazione simile a quella di Acteal, con il fine di farne ricadere la responsabilita sul governo e le forze di sicurezza, in quanto incapaci di ristabilire lo stato di diritto.
"Ha sottolineato che l'appoggio dell'Esercito e stato richiesto allo scopo di perseguire 'i delinquenti' ed eseguire mandati di cattura contro 15 persone sulle quali gravano procedimenti penali per reati di omicidio, rapina e danneggiamenti. Pertanto, ha aggiunto, si e avviata una operazione al fine di penetrare nelle due roccaforti zapatiste di Union Progreso e Chavajeval, dove e accertato che 'le forze di sicurezza sono state attaccate con armi da fuoco.'..."
(Angeles Mariscal, La Jornada, 11 giugno).

Di rinforzo il ministero degli Interni dirama il seguente comunicato:

"Denunciamo la perdita di vite umane, come anche feriti e danneggiamenti nel corso di tali avvenimenti, tanto fra i cittadini della comunita come fra appartenenti alle forze di pubblica sicurezza.
"Esortiamo le comunita ed i gruppi in conflitto, ha risolvere pacificamente ogni contesa ed a concordare forme di dialogo per dirimere le loro contrapposizioni. Il rispetto della legalità è una condizione indispensabile perche questi conflitti si risolvano secondo lo stato di diritto e non facendosi giustizia con le proprie mani attraverso l'uso della violenza.
"Rimaniamo fermamente decisi a favorire una politica che permetta di risolvere i conflitti per via pacifica e nell'ambito della legge, e guardiamo con attenzione agli sviluppi degli avvenimenti e delle indagini relative svolte dalle autorita competenti."
(La Jornada, 11 giugno)

Di fronte a tanta compostezza e senso di responsabilità, sembrerebbe che si stia parlando di qualche rissa da osteria, nella quale questi illuminati e pensosi uomini di legge vogliono intervenire solo per far prevalere il buon senso.

Ma passiamo ad altre versioni dei fatti.

Il pretesto

"... Il pretesto, - l'imboscata di ieri nelle vicinanze di Los Platanos, - era stato qualcosa di predisposto ed in un certo qual modo preannunciato. Anche se non esiste alcuna prova che la sparatoria sia opera degli zapatisti il procuratore Monzon ha deciso che le cose stanno così.
"Nonostante le autorita del municipio autonomo e le basi d'appoggio zapatiste abbiano respinto immediatamente l'accusa, il governo e i mezzi d'informazione ufficiali hanno sostenuto la versione che gia preparata. E non si preoccupano certo per l'assenza di prove.
"L'operazione, uno dei progetti che più stavano a cuore al governatore, è iniziata ieri, immediatamente, quando per la seconda volta è accaduto che i priisti si facessero una imboscata fra di loro. Un fatto analogo era accaduto il 18 aprile, quando dopo un incidente simile era morto Andres Lopez Hernandez. Gli abitanti sono divisi da problemi di terre e dai rapporti che intrattengono con il municipio autonomo. I priisti di Los Platanos, una delle poche comunità di El Bosque che non appartiene al municipio autonomo, hanno allora espulso le famiglie zapatiste ed hanno instaurato lo stato d'assedio.
"Si e aperta cosi la via ad una serie crescente di provocazioni. Il 27 aprile a Los Platanos vi sono state fra i priisti altre due uccisioni, ma ciò è accaduto quando nella comunità non vi erano piu zapatisti. Nonostante ciò per la seconda volta sono stati accusati senza prove.
"Ma la terza accusa è risultata la più clamorosa. I passamontagna che portavano gli aggressori che ieri hanno assassinato Roberto Perez Ruiz su di un autotrasporto diretto al capoluogo municipale e ferito cinque passeggeri, sono apparsi sufficienti al procuratore Monzon per considerarli 'una dimostrazione che quando in un municipio costituzonale si instaurano i sedicenti municipi autonomi ciò produce solo risse e vendette.'... "
(H. Bellinghausen, La Jornada, 11 giugno)

Il racconto degli aggrediti

Ecco come sono andate le cose secondo le testimonianze della popolazione.

"... All'alba 16 veicoli della Pubblica Sicurezza, appoggiati dall'Esercito, sono entrati dall'unica strada sterrata che porta a Union Progreso. Nello stesso tempo decine di uomini della polizia statale e federale si muovevano sui pendii adiacenti circondando il villaggio. Vi erano due priisti incappucciati che indicavano gli zapatisti, hanno detto gli abitanti, e dopo essere stati denunciati da costoro un gruppo di contadini e stato fatto segno a colpi di arma da fuoco dai poliziotti ...
"Sebastian ha sentito spari diretti contro i compagni che si erano rifugiati in un campo di caffè. 'Noi invece ci hanno messi con la faccia per terra, non potevamo vedere nulla. I poliziotti ci hanno interrogato: volevano sapere dove erano le armi, se eravamo zapatisti' racconta Gomez Gomez ...
"Molti sono stati malmenati dagli agenti. 'Circa sette poliziotti mi hanno legato, mi hanno afferrato per le mani e per i piedi e mi sono saliti sopra varie volte' ha affermato Antonio Gomez Gonzalez.
"Quelli della Pubblica Sicurezza dicono che avevamo armi, che hanno trovato una cartuccera e un passamontagna, ma non è vero. Non hanno trovato armi e percio un poliziotto ha messo un passamontagna ad un collega e gli ha dato in mano un R-15, scattato delle foto e ripreso un video, per poter presentare questo come prova', ha detto Antonio Gomez.
"Sono entrati in tutte le case e si sono portati via registratori, televisori, denaro, insomma tutte le cose di valore ...
"La polizia si è ritirata alle due del pomeriggio ... Sei o sette i contadini scomparsi ... Gomez, abitante del luogo, cosi ha denunciato: 'Non sappiamo se li hanno portati via, se li hanno uccisi o se li hanno feriti. Erano un gruppo di compagni che fuggiva per l'arrivo dei soldati, ma li hanno raggiunti e gli hanno sparato ..."

Contemporaneamente a Chavajeval ha luogo una identica caccia all'uomo.

"... La Pubblica Sicurezza ed i militari sono arrivati alle sette del mattino con decine di autocarri. Hanno trovato la strada bloccata da pietre. Secondo un giornalista presente ai fatti i poliziotti che erano in prima linea hanno lanciato lacrimogeni verso il villaggio. Dopo poliziotti e militari hanno cominciato a sparare indiscriminatamente - poichè, secondo loro, erano stati aggrediti. Quindi è subentrato l'esercito che ha occupato il villaggio, dove ha incontrato la resistenza degli abitanti.
"Fino alle cinque del pomeriggio ci sono state sparatorie, colpi di bazooka, lancio di lacrimogeni, e perfino colpi di mortaio diretti contro le montagne circostanti.
"Rimane da riferire che i militari appostati all'entrata di Chavajeval non hanno permesso l'accesso a nessun giornalista della stampa internazionale, fra i quali vi erano i corrispondenti di Pp, Afp, Reuters, New York Times ..."
(Jesus Ramirez Cuevas, La Jornada, 11 giugno)

L'accusa

Il 13 giugno viene diffusa da parte degli zapatisti una accusa gravissima nei confronti degli aggressori, quella di aver trucidato i prigionieri. Questa compare in una lettera firmata da tutti i municipi autonomi, che sono in numero di trentadue.

"... Il giorno dieci del presente mese, in questa comunita, Union Progreso, sono arrivati centinaia di poliziotti, soldati federali e gruppi paramilitari, che hanno circondato la comunita, sono entrati distruggendo tutto, e sottoponendo gli abitanti ad aggressioni ed interrogatori. Quelli che hanno tentato di fuggire sono stati colpiti dai proiettili dei soldati e dei poliziotti. Ma questi compagni feriti sono stati giustiziati per ordine del governo dello stato e federale.
"Nella comunita di Chavajeval, lo stesso giorno, centinaia di soldati e poliziotti, appoggiati da elicotteri muniti di artiglieria, e da aerei da guerra, hanno occuoato la comunita. Sono arrivati sparando e lanciando gas lacrimogeni sulla popolazione. Centinaia di bambini, donne, anziani, uomini hanno cercato di fuggire in montagna, ma sono stati inseguiti. In queste azioni repressive sono morti due compagni e decine sono stati arrestati e portati via vivi, come animali, sugli autocarri della polizia e dell'esercito. Ma se oggi ci restituiscono morti i nostri compagni che sono stati portati via vivi, allora sono stati giustiziati dai soldati e dai poliziotti. Accusiamo i governi criminali di Roberto Albores Guillen e Ernesto Zedillo Ponce de Leon quali autori morali di questo crimine contro il popolo di San Juan de la Libertad e chiediamo che questi criminali codardi vengano puniti ...
"Pero vogliamo dire a questi signori che i loro sono governi criminali e sanguinari, che non rimarremo zitti, ne con le braccia conserte, che i nostri morti non rimarranno in silenzio, continueranno a parlare perche altri parlino e vivano. Che la giusta lotta dei popoli indigeni zapatisti non potranno fermarla con proiettili, bombe, cannoni, carri armati ed aerei da guerra. Possono incarcerare molti di noi, ci possono uccidere a centinaia o a migliaia, ma non potranno mai uccidere la nostra coscienza di lotta, la nostra determinazione e la nostra ragione di essere in quanto popoli.
Da ogni goccia del sangue sparso dai nostri compagni caduti nasceranno nuovamente dieci, cento, mille zapatisti e continueremo a lottare perche noi i poveri abbiamo la forza della ragione.

Noi, indigeni zapatisti di questo Municipio di San Juan de la Libertad e dei Trentadue Municipi Autonomi."
(Lettera dai municipi autonomi, 13 giugno)

Gli osservatori

Si e gia detto che il governo e obbligato a combattere una duplice battaglia: una sul campo, ed un'altra altrettanto importante di fronte ai media. Infatti, da una parte i militari che eseguono le incursioni nei villaggi sono in genere seguiti da giornalisti, il cui lavoro viene si ostacolato ma la cui presenza il governo non puo, o non vuole, eludere. E dall'altra giocano un ruolo ugualmente importante gli osservatori, elementi di varia provenienza, messicani e stranieri, ufficiali e non, appartenenti ad una grande varieta di organizzazioni di opposizione, dalle ONG agli Accampamenti per la Pace, dagli organismi di intermediazione riconosciuti dal governo, come la CONAI e la COCOPA, alle varie commissioni d'indagine spontanee, carovane di soccorso, delegazioni parlamentari provenienti dall'estero. Anche questo porsi della ribellione al centro dell'attenzione del mondo e un elemento essenziale per comprendere questa "drole de guerre" di fine millennio, in quanto svolge un ruolo determinante nell'indirizzare gli avvenimenti.

Nel giorno dell'attacco a San Juan de la Libertad nella zona e presente una carovana proveniente da Citta del Messico inviata da varie organizzazioni di difesa dei diritti civili, che redigono prontamente dei rapporti i quali confermano e precisano la versione dei fatti gia presentata dagli zapatisti, smentendo completamente le dichiarazioni governative.

Rapporto sull'incursione a Union Progreso

"... Gli uomini del villaggio tzotzil spiegano che normalmente i convogli dell'esercito passano sulla strada vicina alla comunita in direzione di Los Platanos. Ma il 10 giugno, alle 5 del mattino, il convoglio si e fermato davanti al villaggio e 23 veicoli della polizia e dell'esercito sono penetrati nella comunita mentre altri 24 sono rimasti sulla strada ...
"In quel momento sette giovani che si stavano recando ai campi vedendo i militari avvicinarsi hanno iniziato a correre verso la montagna. I soldati gli hanno sparato ...
"Uomini e donne del villaggio hanno tentato di fuggire, ma la polizia ha fermato gli uomini e consentito solo alle donne di andarsene con i bambini verso il loro attuale rifugio nella selva, ad un'ora e mezza di cammino dalla comunita. Non dispongono di un tetto, non hanno cibo ne coperte per proteggersi durante le notti fredde e umide degli Altos ...
"Nel villaggio gli uomini sono stati costretti a sdraiarsi bocconi sulla strada, rimanendo in questa posizione per piu di un'ora mentre i poliziotti saccheggiavano una ad una le case. Hanno rubato tutti gli apparecchi elettrici e il denaro - 7.000 pesos in uno spaccio e 30.000 della cooperativa. Nei negozi 'hanno distrutto ogni cosa, hanno mangiato meta delle provviste e il resto lo hanno distrutto'. Gli osservatori hanno trovato sacchetti di biscotti aperti e buttati per terra, sacchetti di cibo spaccati, le bottiglie tutte aperte e consumate a meta ...
"Hanno caricato sugli autocarri le attrezzature per la lavorazione del caffe, chitarre, machete, indumenti, videoregistratori, televisori. Hanno aperto le gabbie dei conigli, hanno fatto fuggire i cavalli e si sono ingozzati con gli animali del villaggio: polli, conigli e tacchini ...

La carovana di osservazione

Enlace Civil, CEPAZ, Barzon, CAI, FZLN, KINAL ANTZETIKD."

Rapporto sull'incursione a Chavajeval

"... I fatti. Il 10 giugno 1998, verso le 6 del mattino, sono giunti alla comunita di Chavajeval circa 85 autocarri con circa 3500 elementi appartenenti alla Pubblica Sicurezza, alla polizia giudiziaria statale e federale, e all'esercito, tutti pesantemente armati.
"All'arrivo dei contingenti un gruppo di 150 donne con i bambini si sono organizzate per richiedere il loro ritiro. Senza una parola di risposta la Pubblica Sicurezza, che si trovava in testa al convoglio, ha sparato raffiche di mitra sopra le loro teste e lanciato gas lacrimogeni su di loro e nelle case, provocando la fuga degli abitanti in varie direzioni verso le montagne, i quali sono stati inseguiti a terra e fatti segno colpi di bazooka e dall'alto da due elicotteri che sganciavano bombe sulle montagne circostanti dove la popolazione stava cercando rifugio ...
"Gli abitanti hanno riconosciuto un priista di Los Platanos che guidava i militari indicando persone e case ...
"Hanno compiuto perquisizioni in tutte le case, dove hanno sequestato documenti (certificati di nascita, certificati elettorali) e oggetti personali (indumenti, stivali, coperte), hanno rubato tutti gli oggetti di valore: apparecchiature elettriche (televisori, radio, registratori, macchine da scrivere, macchine da cucire), attrezzi da lavoro (machete, pale, picconi, asce); hanno rubato o distrutto alimenti (caffe, mais, fagioli), hanno ammazzato animali domestici e distrutto utensili da cucina (mulino per il mais, pentole, piatti e bicchieri) e hanno rubato il denaro.
"In quasi tutte le case sono stati trovati escrementi umani.
"Perquisizioni e furti nei locali comunitari: nella chiesa hanno profanato il santissimo, nella scuola hanno sottratto macchine da scrivere, nella farmacia comunale le medicine, nella cooperativa tutte le merci, nel municipio hanno sequestrato e distrutto i documenti e le macchine da scrivere, ed hanno tagliato la conduttura dell'acqua potabile ...
"Queste operazioni militari si sono protratte fino alle tre del pomeriggio, e nel corso di queste sono morte quattro persone, assassinate mentre tentavano di fuggire ...

In fede: Enlace Civil, FZLN, COPAZ, alcuni medici."
(Rapporto della carovana civile sui fatti di Chavajeval, 12 giugno 1998).

La situazone attuale

E' ancora prematura dare una valutazione attendibile sullo sviluppo degli avvenimenti, ma vi sono chiari segnali che sembrano indicare un sostanziale fallimento dell'attacco contro i municipi autonomi, o comunque che tale operazione sta incontrando delle difficolta.
In fatti nel municipio autonomo "Tierra y Libertad" hanno installato un nuovo sindaco, ma cio non ha fatto venir meno la resistenza, come appare chiaro da questo appello lanciato dalle donne della comunita.

"Chiediamo che si sappia dei soprusi che vengono perpetrati nel nostro ejido da quando il 1 maggio 1998 e stato smantellato il municipio autonomo. Hanno rinchiuso nel carcere di Cerro Hueco i nostri mariti, in tutto 58 contadini innocenti, arrestati mentre andavano a lavorare, dopo tre giorni hanno liberato qualcuno, ma gli altri continuano ad essere detenuti.
l giorno 4 marzo e venuto il governatore ad installare un nuovo sindaco di nome Elias Mendez, e ci ha offerto molte cose: casa, luce, strade, terra, progetti, posti di lavoro per i giovani, ed e venuto a chiedere la pace. Tuttavia il sindaco e Roberto Lopez. Ci sembra ingiusto che costoro facciano e disfino le cose a loro piacimento solo per il fatto di essere del PRI. Costoro hanno gia detto chi sono quelli che saranno portati via, mentre quelli di loro che sono stati arrestati li hanno gia rilasciati. Si sono portati in carcere perfino dei guatemaltechi innocenti, ci hanno circondati con l'esercito e la Pubblica Sicurezza e commettono ingiustizie.
Finora questa Pubblica Sicurezza va in giro di notte, spara con armi da fuoco pesanti, minacciando quotidianamente la gente nella comunita e lungo le strade con le loro grida. Ed il governo chiama tutto questo pace, mentre noi siamo spaventati dalle loro armi.
Chiediamo al governatore Albores Guillen se questa per lui e pace e che sia criticato per questo da tutto il mondo, e che se questa non e pace che cambi atteggiamento. Chiediamo che liberino quelli che tengono in carcere, che non vengano emessi mandati di cattura per certi compagni, che si cancellino tutti i mandati di cattura, che la Pubblica Sicurezza venga tolta dal nostro ejido ..."

(Le donne di Amparo Aguatinta denunciano, 10 giugno 1998)

Ma in altri casi pare che il governo dello stato non sia riuscito ad imporre un nuovo sindaco, o che comunque permanaga una struttura municipale autonoma parallela, come nel caso di "Flores Magon", da cui sono pervenuti appelli a nome di un Consiglio Autonomo, come il seguente in cui, denunciando l'incursione di un gruppo paramilitare, così si esprimono:

"... Che rimanga chiaro che non molliamo: non ci spaventano e non ci arrenderemo. Ne lasceremo che ci distruggano, poichè abbiamo i nostri diritti e intendiamo farli valere. Percio dichiariamo che non siamo noi i provocatori, non siamo noi ad aver dato inizo alla violenza. Quello che vogliamo e Pace con Giustizia, con Democrazia e con Dignità per tutti i messicani.

Consiglio Autonomo "Ricardo Flores Magon."
(Denuncia di operazione paramilitare, 15 giugno)

Ma il fatto più importante e che in questi giorni il governo federale ha dichiarato una tregua. Se questo sia vero ed in quale misura, e quale sia il significato di questa mossa lo diranno i prossimi avvenimenti.

22 giugno

Valerio Bertello



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