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Da "Umanità Nova" n. 24 del 19/7/98

Sarno: una tragedia presto dimenticata e responsabilità non tanto occulte

Strage degli innocenti, strage delle coscienze

Parlare della catastrofe che ha colpito Bracigliano, Quindici, Sarno e Siano è compito arduo, in quanto ancora oggi, a circa due mesi dalla tragedia umana ed ambientale manca una relazione tecnica attendibile che potrebbe - e dovrebbe - specificare cause e, principalmente, le innegabili responsabilità di amministratori ed enti preposti alla salvaguardia dell'ambiente e della cosa pubblica.

Come cittadino sarnese mi è più congeniale parlare nello specifico di Sarno e del dissesto idrogeologico del suo territorio. E' evidente - e sotto gli occhi di tutte le coscienze libere - che coscientemente o inconsciamente, tale dissesto è stato costruito giorno dopo giorno da coloro che, gli "amministratori della cosa pubblica", da cinquant'anni ad oggi hanno permesso qualsiasi sciacallaggio sul territorio. Personaggi intenti, ieri come oggi, a chiudere tutte e due gli occhi, a costruire reti con il malaffare allo scopo di accaparrare suffragi per loro stessi ed i loro partiti, allo scopo di mantenere il potere decisionale nella gestione del paese.

Tale stillicidio di piccole azioni culminate nel disastro finale, è stato sistematicamente operato da tutte le amministrazioni che si sono susseguite dal dopoguerra ad oggi: dalla "mitica" Giunta Capua (noto latifondista sarnese) alle varie giunte democristiane (con o senza la partecipazione della "sinistra"), fino all'attuale giunta clerical-fascista. Quest'ultima, ripercorrendo la consolidata strada dell'immobilismo congenito ed interessato, nei tre anni di gestione ultimi ha permesso che i suoi cumparielli continuassero a portare avanti lo scempio ambientale, con le speculazioni edilizie, le discariche a cielo aperto abusive ma ampiamente tollerate, con vandalismi vari - il tutto ovviamente senza disporre ed organizzare la sorveglianza sul territorio-. La logica è sempre quella: non inimicarsi nessuno, almeno fra quelli che "contano" in paese. Il tutto senza dire che Sarno - come il più noto, da questo punto di vista, Quindici - è un Comune dove negli anni addietro i Consigli Comunali sono stati più volte sciolti per infiltrazioni camorristiche.

Riemergere dal fango

Oramai da decenni sulla una volta dolce e ridente della collina a ridosso di Bracigliano, Quindici, Sarno e Siano si sono susseguiti incendi a ripetizione, talvolta di vasta portata (come l'ultimo dell'estate scorsa, prima del disastro), molto spesso senza alcun intervento antincendio. E' cosa nota che il terreno colpito così duramente e ripetutamente dal fuoco diventa sterile per un periodo assai lungo, le radici dei pochi alberi ed arbusti rimasti non hanno più la forza di trattenere il terreno e, magari in presenza di ulteriori particolari situazioni idrogeologiche, la pioggia ha vita facile per trasportare a valle enormi quantità di fango.

Quello che alla natura viene tolto, la natura se lo riprende, questo è il monito da recepire e interpretare. Da questo assunto bisogna partire per attivare tutte le coscienze sensibili ed oneste in questo scenario di morte: riemergere dal fango vuol dire agire in prima persona. Le lacrime e la rabbia devono essere il filo conduttore che permetta di agire d'ora in poi con la volontà di costruire una cultura del rispetto della Natura. L'individuo è una piccolissima parte di essa, ed egli deve interagire in armonia con le altre componenti, in equilibrio con il mondo che lo circonda, vivendo la sua esistenza senza l'incubo della vendetta della Natura.

Per rispettare la memoria di tante vite spezzate è necessario che soggetti sociali e politici diano vita a comitati di base che abbiano le capacità tecniche di proporre e soprattutto di gestire o quanto meno controllare in prima persona tutti quegli interventi idonei per il ripristino ed il monitoraggio del territorio, interventi che devono diventare, perché no, anche una fonte di lavoro per i tanti, tantissimi giovani e meno giovani disoccupati. Costituire Cooperative di Lavoro, Associazioni Culturali ed Ambientali volte alla gestione ed alla salvaguardia del territorio: è in quest'ottica che la sezione di Sarno dell'USI-AIT sta interagendo con il tessuto sociale per promuovere iniziative di solidarietà a livello nazionale, nonché progetti mirati allo sviluppo socio-ambientale ed al risanamento del territorio, per l'emancipazione sociale e culturale di tutti i diseredati, oppressi, sfruttati, emarginati. E' ora di dire basta ai soprusi, alle discriminazioni sociali e razziali, e costruire una società autogestita di liberi ed uguali. (...)

I risultati della tragedia

Carmine è un bimbo di circa 5 anni, spesso con la madre viene dalla zia che abita vicino a casa mia, gioca con i cugini. E' un bimbo vivace, intelligente per la sua età, e letteralmente terrorizzato dalla tragedia che ha colpito la nostra zona.

Quanti altri bambini come lui stanno vivendo questo senso di paura? Riusciranno a liberarsi dal terrore del disastro? Sono domande che mi sono sorte quando una sera, per circa un'ora, si chiedeva e mi domandava cosa farà d'ora in poi la montagna alle nostre spalle: la sua immaginazione era del tutto catturata dal pericolo di altre frane, dal crollo della montagna, dalla morte che essa può portare.

Carmine vive in questo incubo, di notte sogna e di giorno rivive la Grande Paura. Le mie rassicurazioni non lo rasserenavano, continuava a ripetere di avere paura, nemmeno il fatto che la sua zona non è stata toccata dal disastro lo lascia tranquillo.

Occorreva forse essere stati presenti al nostro colloquio per rendersi conto fino in fondo della tragedia umana e psicologica che lui sta vivendo. Il trauma è profondo, e non ci si può che augurare che Carmine e tutti gli altri bimbi - ed anche gli adulti: la paura non ha età - della zona riescano a liberarsi in fretta dall'angoscia dell'immane tragedia.

Dobbiamo far sì che lo spettro del terrore venga scacciato dalla loro mente, e che il sorriso torni ad illuminare i tanti occhi dove prima brillava la spensieratezza, la voglia di giocare e di disubbidire per affermare il diritto alla vita.

Sabatino Capatano



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