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Da "Umanità Nova" n. 24 del 19/7/98

Uno scippo parlamentare di mezza estate.
La disciplina della valutazione di impatto ambientale.

Luglio - agosto, tempo di vacanze, caldo rilassamento e disattenzione. La classe politica lo sa bene e, metodicamente programma per questo periodo il varo di scelte importanti ma criticabili. E' il caso della disciplina della V.I:A. (Valutazione di impatto ambientale) approvata il 9 luglio dall'aula del senato in un testo risultante dalla unificazione dei disegni di legge nn. 64, 149, 422, che ora passa all'esame della camera.

Dopo 14 anni dalla presentazione della prima proposta di legge in materia, si può affermare che sono state tradite le aspettative di una lunga attesa. La normativa (19 articoli e 4 allegati) ha scippato i cittadini dello strumento principale attraverso il quale possono essere garantite la trasparenza e la democraticità del V.I.A.: l'assemblea pubblica. E' invece prevista una "inchiesta pubblica" che è tutt'altra cosa e si svolge sulla falsariga delle osservazioni presentate dai cittadini agli strumenti urbanistici. L'articolo 9 prevede, infatti, che "chiunque può fornire contributi di valutazione sul piano scientifico e tecnico attraverso la presentazione di memorie scritte..." Nell'allegato D, che elenca le modalità dell'inchiesta pubblica, è previsto che il presidente della stessa inchiesta decida sull'ammissibilità delle memorie e svolge "audizioni aperte al pubblico" con i soggetti che hanno presentato le memorie ammesse, con le associazioni ambientaliste a carattere nazionale e con quelle a carattere regionale-locale: Come si vede massima disponibilità ad accettare le memorie e, per esperienza, sappiamo come spesso vengano trattate arbitrariamente le osservazioni agli strumenti urbanistici. Ma soprattutto è inaccettabile che il confronto resti circoscritto al presidente dell'inchiesta, ai soggetti che hanno presentato le memorie ammesse ed alle associazioni ambientaliste mentre i cittadini si limitano ad ascoltare. Viene così esclusa ogni possibilità di contraddittorio tra i cittadini stessi e gli altri protagonisti, primi tra tutti i presentatori del progetto ed il presidente dell'inchiesta. La sorte beffarda ha voluto che questa normativa V.I.A. vede un verde, Ronchi, ministro dell'ambiente. Quello stesso Ronchi che, da deputato fu il primo firmatario della proposta di legge "Norme per la valutazione dell'impatto ambientale (atto camera ndeg. 2128) presentata nel lontano 5 ottobre 1994. Quella proposta prevedeva, all'articolo 5, la convocazione di pubbliche assemblee anche se subordinate alla richiesta sottoscritta da almeno tre consiglieri comunali e da almeno cinquecento cittadini elettori.

Ma c'è di più. La proposta di legge del 1984 prevedeva all'articolo 7 il referendum popolare: "Contro il parere positivo, rilasciato dall'ufficio dell'ambiente regionale, di valutazione di impatto ambientale di un determinato piano o progetto, è ammesso il ricorso ad una consultazione popolare referendaria dei cittadini elettori residenti nel comune o nei comuni dell'area interessata". Si può quindi affermare che la normativa approvata il 9 luglio dal senato ha scippato ai cittadini non solo l'assemblea pubblica, ma anche il referendum. Niente di nuovo sotto il sole. La classe politica fonda il suo potere sulla delega e vede come il fumo negli occhi qualunque forma di partecipazione popolare alle scelte o di democrazia diretta. La normativa sulla V.I.A. approvata dal senato costituisce un ulteriore stimolo a rafforzare il "sesto potere". Quello dei cittadini che, attraverso comitati spontanei e movimenti di base, si oppongono con successo alle scelte imposte dall'alto, impedendo che vengano realizzati insediamenti dannosi all'ambiente nel quale vivono.

Giacomo Buonomo



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